L’UNIVERSITA’ DELLA PESCA
(Alessandro Scarponi in pesca nel Mincio)
(Alessandro Scarponi con una scardola del Mincio)
SECONDO ALESSANDRO SCARPONI E’ IL CAMPO DI GARA PIU’ BELLO D’ITALIA.
E’ IL MINCIO: QUI S’IMPARANO COSE MERAVIGLIOSE
La vigilia di questo ferragosto mi ha visto protagonista in una uscita di pesca sul fiume Mincio a Peschiera del Garda.
Questo bellissimo fiume è campo di gara permanente e sulla sponda sinistra, quella in provincia di Verona, si svolgono durante l’anno molte gare di pesca al colpo.
Centinaia di pescatori, in questi giorni di ferie, si sono dati appuntamento sul Mincio per lanciare le proprie lenze, utilizzando la canna roubaisienne o la bolognese, nella speranza di vedere affondare il galleggiante per merito di una scardola, di un cavedano o di una bella carpa.
Ma per catturare qualche pesce su questo fiume, dalle acquee azzurre e limpidissime, occorre veramente saperci fare con la canna e la lenza.
Nel canale o nel lago, dove l’acqua è ferma e stagnante, è più facile pescare perché la lenza lanciata in acqua non si muove mai.
Nel fiume Mincio invece la corrente, sostenuta dal flusso di acqua rilasciata dal vicinissimo lago di Garda, rende l’azione di pesca difficile e molto tecnica.
In altre parole chi non pesca bene qui non prende pesce.
Lo dice uno che su questo fiume all’inizio ha pagato dazio con intere giornate di pesca in bianco.
Ricordo 10 anni fa, quando per preparare una importante gara di serie A, andai a pescare per tre domeniche consecutive, dalla mattina alla sera, senza riuscire a prendere mai un pesce.
Cesena – Peschiera, 500 chilometri per tre domeniche di fila senza pesce; Roba da matti!
Trascorrevo le mie giornate a lanciare la lenza in acqua verso monte facendo la passata e poi recuperavo la lenza a fine corsa senza vedere l’ombra di una pinna di pesce.
Poi osservando altri pescatori sono riuscito a “rubare” qua e la qualche segreto.
Così ho compreso alcune regole fondamentali da applicare su questo fiume come far correre la lenza in acqua accompagnando il galleggiante con la canna trattenendolo leggermente per far si che l’esca sott’acqua cammini più piano rispetto alla velocità della corrente; poi occorre individuare la giusta profondità per regolare la posizione giusta del galleggiante sulla lenza per fare in modo che l’esca cammini sul fondale sfiorando il letto dell’erba; si consiglia però, prima della pescata ufficiale, di effettuare diverse passate con la lenza apportando quelle piccole correzioni utili a raggiungere la perfezione assoluta.
Solo così si potranno avere le possibilità di vedere qualche abboccata alla nostra lenza.
Far camminare una lenza in acqua corrente occorre avere tante ore di esperienza di pesca pratica.
Ci sono degli equilibri e delle compatibilità da raggiungere nella scienza dell’idrodinamica.
Per esempio più forte sarà la spinta della corrente tanto più pesante dovrà essere la nostra lenza.
Anche la piombatura di conseguenza sarà più o meno aperta in base alla velocità della corrente.
Una cosa è certa: il filo da legare come finale, lungo almeno 35 cm, vista la limpidezza delle acquee, non dovrà mai essere superiore al n° 9.
Anche l’amo è determinante e cambia in funzione del tipo di esca che si intende utilizzare.
Si consiglia di utilizzare un amo del 16 (serie P132) per innescare il chicco di granoturco o il casterone, oppure un amo del 25 (serie K) per innescare un bigattino; un amo del n° 20 per il caster piccolo; se poi si volesse utilizzare la crisalide andrebbe bene anche un bel amo del n° 14 (serie P132).
Ma la nostra pescata non potrà mai avere successo se non attueremo alla perfezione la pasturazione necessaria per attirare il pesce sulla zona di pesca.
Su questo campo di gara è preferibile utilizzare una pastura salata al formaggio molto legante la quale deve essere lanciata a bocce della dimensione di una arancia sul luogo di pesca.
E anche qui occorre fare dei calcoli: se la forza della corrente sarà molto sostenuta occorre lanciare le bocce anche tre metri a monte dal luogo di pesca, che di solito è frontale alla posizione del pescatore, avendo cura di mantenere la stessa linearità di pasturazione per tutta la durata della pescata pena la dispersione del pesce sott’acqua.
Insomma un insieme di principi, regole, norme, avvertenze, segreti e malizie la cui violazione metterà fuori pesca chiunque.
Le regole basilari che ho acquisito, necessarie per riuscire per lo meno a catturare qualche pesce, le ho carpite osservando per ore grandi pescatori e famosi garisti in azione su questo fiume.
Una volta stavo osservando da vicino un campione del mondo di pesca, Roberto Trabucco, il quale riusciva a catturare il pesce, pescando a bolognese, senza che il galleggiante affondasse; incuriosito ho chiesto spiegazioni e alla mia domanda mi rispondeva che riusciva a leggere l’abboccata del pesce attraverso un anomalo rallentamento del galleggiante durante la passata e così ad ogni ferrata riusciva a catturare grosse scardole.
Ritornando alla mia pescata della vigilia di ferragosto posso dire di avere portato a guadino una decina di pesci tra scardole e cavedani pescati con innesco del chicco di mais e orsetti e altrettanti ne ho persi o perché troppo grossi o perché durante il recupero si infilavano nelle tane presenti nel sottoriva in mezzo all’erba sommersa.
Ho pescato a roubaisienne alla distanza di 11 metri ed ho montato un galleggiante a vela (serie cralusso) con zavorra da 5 grammi.
Il Mincio, ovvero l’Università della pesca per eccellenza, per le emozioni che riesce a trasmettere a chi lo frequenta merita di essere inserito ai primi posti della classifica dei più bei campi di gara di pesca al colpo d’Italia.
Saluti a tutti e arrivederci alla prossima pescata.