I BARBI DEL FIUME BIDENTE

Nelle acquee del fiume Bidente convivono diverse specie ittiche, la più diffusa è sicuramente quella rappresentata dal barbo che vi abita fin dalla notte dei tempi.

Questo ciprinide dal corpo allungato, progettato da madre natura appositamente per nuotare con velocità, si è guadagnato l’appellativo di trattore dei fiumi.

La sua fama di ricercatore lo porta sempre a rincorrere qualsiasi cosa che si muova in acqua purchè commestibile non disdegnando nel periodo estivo anche frutta come le bacche di sambuco, i chicchi d’uva o le more di bosco, i chicchi di mais o le amarene.

Ad ogni stagione varia il suo menù, anche se le larve di bigattino le gradisce tutto l’anno.
Così sabato 28 giugno mi sono recato a Galeata per una pescata alla ricerca di questo pesce tra i più sportivi tra quelli di acqua dolce.

L’imperativo era: trovare dei barbi, dei grossi barbi!
Per questo compito, non certo impossibile, ma neppure facilissimo, tenuto conto che il tempo a disposizione per queste uscite di pesca è sempre relegato ai fine settimana, quando tutti gli appassionati della lenza si riversano in fiume occupando i raschi e le buche migliori, si sono offerti volontari alcuni personaggi del Team Valle Savio di Cesena, con i quali è stata pianificata una uscita su un fiume che di norma offre sempre generosi risultati: il Bidente.

I personaggi che mi hanno accompagnato , o se preferite condotto … in questa uscita di pesca sono stati Dall’Ara Roberto e Sersale Sauro di Cesena specialisti della pesca a passata in fiume i quali si sono impegnati per una lezione di pesca con la bolognese.

Per l’occasione abbiamo scelto un raschio situato a valle del ponte che precede l’ingresso al paese di Galeata.
Il tratto di fiume è circondato da un bosco rigoglioso che assicura una provvidenziale ombra rendendo più gradevole la battuta di pesca in questa calda estate di fine giugno.

Il posto di pesca si presenta con una leggera corrente ed ha una profondità variabile tra un metro e mezzo e due metri.

L’acqua si presenta si è presentata leggermente velata a causa di un forte temporale che si era abbattuto alcune ore prima nella zona.

Si decide di aprire una canna bolognese con mulinello lunga sei metri.

Il mulinello, un Crack adatto per questo tipo di pesca, è stato imbobinato con del filo n° 12 sul quale è stato applicato un galleggiante da 0,15 grammi.

Lenzino terminale dello 0,8, amo del n° 24 con innescato un bigattino appena puntato sotto pelle e via alle prime passate.

Il pesce è in piena attività, ogni tanto qualche esemplare di cavedano di buona taglia lo si vede “bollare” in superficie per cibarsi di qualche insetto caduto dagli alberi.

Iniziamo a lanciare copiose manciate di bigattini leggermente a monte della zona di pesca e poco dopo le prime affondate del galleggiante portano al recupero qualche cavedanello unito a piccoli barbi.

Succede sempre così quando si inizia una pescata nel fiume.

I primi ad abboccare sono sempre i pesci più giovani, quelli senza malizia che attaccano l’esca incuranti dell’amo che vi sta nascosto dentro.

Ma occorre insistere perché il pesce piccolo è famelico e numeroso e solo dopo averli sfamati per bene possiamo contare sull’arrivo dell’”artiglieria pesante”.

In questi posti occorre fare silenzio e soprattutto non dimenarsi troppo con i piedi in acqua perché le onde generate trasmettono un segnale di pericolo al pesce con il rischio di compromettere il risultato di pesca.

Ma il cavedano di grossa taglia conosce i l pescatore e la sua sportività tanto da avvicinarsi alla zona di pesca, superata l’iniziale diffidenza, a pochi metri l’uno dall’altro.

Dopo mezz’ora di passate e di continue manciate di bigattini il pesce di piccola taglia inizia a diminuire.
Questo è il primo segnale: i pezzi da novanta sono prossimi all’ingresso in zona pesca.

Il pesce piccolo, nel rispetto delle gerarchie sociali, quando arrivano i pesci di qualche chilo si mette da parte.
Occorre comunque continuare la pasturazione con il lancio di manciate di bigattini sempre nello stesso posto e sempre con cadenza precisa.

D’altra parte un cavedano da 1 chilogrammo riesce a mangiare da solo in poco tempo senza problemi qualche etto di queste piccole larve di mosca carnaria.

Non a caso per trascorrere un pomeriggio sul fiume è meglio portare sempre non meno di 1,5 chilogrammi di larve.
L’ombra ormai copre l’intera zona di pesca, il colore dell’acqua si fa ancora più scuro e il minuscolo galleggiante, dall’antenna gialla fluorescente, si riesce a notare a meraviglia.

Sono passate da poco le ore 16 e le condizioni adesso sono perfette per l’inizio di una dura battaglia.

Infatti il galleggiante, della lenza di Sauro Sersale, verso la fine della passata si ferma e affonda deciso senza resistenze: logicamente la sua ferrata è decisa, la canna inizia ad incunearsi e il mulinello inizia la sua funzione.

Adesso la sportività è allo stato puro: la forza del pesce che tenta di fuggire in posti sicuri per liberarsi dall’amo che lo sta pungendo sul labbro carnoso contro quella del pescatore.

In questi casi l’arma in più del pescatore si chiama frizione del mulinello senza la quale non si riuscirebbero a contenere le sfuriate dei grossi cavedani.

La lotta continua, il pesce tenta di risalire la corrente dove troverebbe alcuni grossi sassi, poi punta diritto verso la riva opposta dove ci sono alcuni rami.

E’ il momento di stringere la frizione e infatti poco dopo il grosso cavedano rallenta la sua corsa, è il segnale che le sue forze cominciano a cedere.

Poi all’improvviso prova a dirigersi verso la sua tana che possiede sotto i lastroni sommersi di tufo ma alla fine riesco a vincere la resistenza del pesce e questa volta il round è a favore del pescatore.

La lotta si è giocata su un equilibrio delicatissimo. Bastava un niente da ambo le parti per avere la meglio. La lotta è stata dura ma sportiva e il risultato è stato incerto fino alla fine.

Pescare cavedani di qualche chilo con filo dello 0,8 e amo del 24 non è cosa facile.

Anche Roberto Dall’Ara inizia a catturare pesci di buona taglia d’altra partequesti campioni di pesca in fiume, sempre ai vertici delle classifiche provinciali, sanno molto bene come affrontare queste sfide e soprattutto come vincerle.

Ma il pesce ne sa una più del diavolo e infatti il grosso cavedano catturato da Sauro, che custodiva all’interno della nassa, riesce con balzo stile salmone, a ritrovare la libertà.

La pesca continua, la pasturazione pure e le mangiate del pesce piccolo sono scomparse quasi del tutto.

Adesso la storia si fa interessante. Il tramonto offre le migliori opportunità di pesca, e adesso ogni affondata può essere un pesce di taglia super.

E così infatti è.

Roberto Dall’Ara riesce a catturare un buon cavedano dal peso superiore al chilogrammo e nello stesso tempo anche Sauro Sersale si ritrova la canna inarcata per merito di un peso massimo agganciato.

Il primo riesce a salparlo mentre il secondo lo perde dopo una corsa furiosa del pesce.

Il pesce è riuscito a rompere il filo terminale a Sauro ma la battaglia continua incessante.

Anch’io riesco a catturare una nave che si muove lentamente sott’acqua senza riuscire a staccarla dal fondo. La sua corsa è lenta e decisa e la mia canna è messa a dura prova.

Il pesce cerca di risalire il raschio la dove l’acqua corre più veloce ma lo trattengo con una frenata della frizione costringendolo a cambiare direzione.

La sua forza è notevole e decide di nuotare verso un grosso sasso sommerso. Quello è stato il jolly che gli ha permesso di rompere la mia lenza.

Peccato, da come tirava, avevo sicuramente catturato un esemplare davvero di taglia maxi.

Ma questa è la pesca sportiva, una volta vince il pescatore e un’altra il pesce.

Il calare del sole rinfresca ancora di più l’aria e al tramonto si decide di sospendere la battuta di pesca.

Chiudiamo le canne bolognesi e ci avviciniamo per valutare il bottino di quel pomeriggio: davvero ragguardevole nelle nasse ci sono tanti cavedani che rilasciamo liberi di ritornare a nuotare nelle fresche acque del Bidente.

Come sempre avviene tra amici, alla fine di ogni pescata, si valuta il peso di ciascuno per determinare chi dovrà offrire la bevuta al primo bar che si incontra sulla via del ritorno a casa.

Questa volta è toccato al sottoscritto pagare ma occorre dire che contro questi due campioni di pesca in fiume è sempre difficile spuntarla.

In ogni caso la rivincita è d’obbligo, non solo tra i pescatori ma anche con i pesci i quali ci salutano con alcuni salti la dove l’acqua scorre lenta e silenziosa.

Sul Bidente il film della pesca a passata continuerà e i cavedani, come sempre, sono pronti a recitare il ruolo di attori principali.

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