REGIONALE TOSCANA: FIUME ARNO AREZZO E FIRENZE
5 LUGLIO 2009 ARNO AREZZO E FIRENZE
CAMPIONATO REGIONALE TOSCANA
L’ARNO NON E’ PIU’ D’ARGENTO
Domenica 5 luglio, nell’Arno aretino e nell’Arno a Firenze si è svolta la terza prova del Campionato Regionale Toscano denominato “Masini”. Trecentoventi garisti, suddivisi in 80 squadre, smistati in 4 diverse zone, due nei campi gara aretini, e due nei campi gara fiorentini si sono presentati sulle sponde del fiume toscano.
Nonostante i sistematici temporali pomeridiani, le prove dei giorni precedenti la gara avevano permesso di capire abbastanza chiaramente la pesca più redditizia: Firenze vedeva prevalere l’alborella su tutte le altre tecniche e, se vogliamo essere più precisi, nei campi bassi delle Piaggie, la pesca era ed è rimasta a senso unico ed i più forti alborellisti hanno prevalso, mentre nei campi alti del Cigno e delle Caserme la pesca, anche se in tanti si sono basati sull’alborella, i settori sono stati vinti da coloro i quali hanno fatto il pesce di taglia o perlomeno hanno mischiato alle alborelle qualche bel carasso o altro.
Quindi, a Firenze tutto come da copione, mentre ad Arezzo il copione è servito solo a perdere la gara, dato che tutto è apparso diverso rispetto al preventivato, certamente a causa del possente nubifragio, che si è abbatto su Laterina, dalle 6,00 alle 7,00.
Tuttavia, giunti sul fiume, da un primo esame visivo, pareva che questo non avesse risentito molto del temporale, ma a gara iniziata è subito apparso chiaro che i dieci chili di pesce necessari per vincere, non sarebbe stato possibile metterli in nassa.
La pesca dei giorni precedenti era solo un pallido ricordo: la roubasienne a tredici metri con un grammo e mezzo, innescando il mais per non essere disturbati dall’alborelle; l’esca staccata da terra per selezionare il carasso dal pesce gatto; la pesca a mezz’acqua con il caster per portare a riva gli stupendi cavedani aretini. Tutto da dimenticare.
Chi ha vinto, ad eccezione di rarissimi casi, lo ha fatto pescando con la canna da alborella da tre metri o da tre metri e mezzo, pastura da alborella, un amo del n°18, ma anche del n°16, tipo la serie 11 di Tubertini, innescando un bigattino e via a prendere quello che veniva, e sono venuti in tanti, oltre alle grosse alborelle; pesci piccoli ma piccoli per modo di dire, dato che carassini, persici sole e lasche(o strisce) di venti-trenta grammi fanno peso. Tanto per dire, il Tesi Sandro del Bellariva Bandino, con questa pesca ha totalizzato 7440 punti. È vero che lui ha strafatto, ma anche altri come il Tonelli Mario della SPSD Fario Soliera o il Palai Piero dell’APO Tubertini-La Peche, che hanno vinto i loro settori rispettivamente con 3360 e 3300 punti, non sono stati da meno se si pensa che c’è chi, come il sottoscritto, si è fossilizzato nella ricerca del pesce di taglia, portando alla pesa meno di un chilogrammo di “gattini” grandi come le dita di una mano. Quindi bravi davvero a coloro i quali hanno dato la giusta interpretazione ad una delle poche gare veramente da interpretare.
In chiusura, per spronare chi può fare qualcosa, vorrei rappresentare l’amarezza che provo pensando a quello che è stato per decenni il più bel campo gara, certamente della Toscana, ma sono certo di non esagerare se dico d’Italia, mi riferisco a Firenze; quel fiume che regalava a noi appassionati delle emozioni indimenticabili, per il quale facevamo a gara a farci la gara, oggi è scansato come la peste e, quando ci devi andare lo fai a malincuore. Non so come, ma dobbiamo fare qualcosa, non possiamo rimanere indifferenti al naufragio di questo splendido pezzo di storia della pesca italiana. Io non so se la colpa è delle acque fredde provenienti dalla diga di Bilancino, o se il danno imputabile alla pesante presenza dei siluri, sono certo però, che se non risolviamo il problema, non servirà a niente cercare di portarci più gare possibile, nella speranza che queste servano ad invogliare il pesce. Firenze ha urgente bisogno di pesce…….i pescatori vengono, io ne sono certo. E quando il fiume tornerà ad essere quello di una volta, sarà allora che menti lungimiranti dovranno adoperarsi per far sì che quello si mantenga.
Chiudo con una piccola discutibilissima opinione personale: l’acqua fredda di Bilancino può certamente essere un problema per l’ecosistema in grado di ospitare specie di pesci che già popolavano le nostre acque prima degli “alloctoni”, ritengo sia solo questione di tempo, ma il problema siluro, anche se certamente è una concausa e non la sola causa, come lo risolveremo? Non rispondetemi con faciloneria che i siluri sono dappertutto, perchè il siluro può non essere un problema se tenuto sotto controllo, ma la densità della popolazione presente nell’Arno fiorentino, secondo il mio parere è esagerata ed il rischio è quello che diventi (anche se purtroppo lo è già) un busines.
Voglio solo ricordare che noi pescatori inorridiamo davanti al problema “cormorano”: il cormorano è un animale di due chili che vive in colonie di pochi elementi e mangia in relazione alla sua mole; il siluro è un pesce di 1-150 chili, presente in quantità molto rilevanti e si nutre in relazione alla sua mole…..Fate voi.
Un caloroso saluto
Marcello Corbelli