TROTA LAGO: LA PESCA DELL’INVERNO
La rivista PESCA IN è lieta di presentarvi un Corso di pesca alla trota in lago, con Gino SOFFRITTI.
Partono da questo mese una serie di inediti appuntamenti, dedicati alla pesca della trota in laghetto o cava, tecnicamente descritti dal forte agonista di questa specialità, Gino Soffritti. Una serie di articoli che il pluricampione italiano scrive per Pesca In, imbastendo via, via un punto di riflessione dedicato sia ai neofiti, ma anche agli esperti …
Testo e foto di Gino Soffritti
Sono Ginetto Soffritti, pescatore ed agonista della specialità della pesca alla trota in laghetto, testimonial delle aziende Tubertini e Sagip e se pensaste, leggendo queste note, che si tratti di un servizio di pesca di almeno trent’anni fa, vi sbagliate.
E’ un servizio recentissimo realizzato in esclusiva per Pesca In, perché ho valutato, con la mia esperienza di anni e anni al contatto con il mondo della pesca dilettantistica che fortunatamente, ci sono ancora molti pescatori che iniziano a conoscere il nostro sport/divertimento e quindi, che avrebbero un grosso aiuto se qualcuno fosse in grado di insegnare poche ma indispensabili “dritte” per accorciare i tempi di apprendimento delle tecniche di pesca. La mia tecnica, la mia passione, il mio sport agonistico, persino la mia attività commerciale hanno una sola matrice che li accomuna: la pesca della trota in lago.
Senza falsa modestia so che il mio nome è conosciuto in tutta Italia proprio grazie alla mia attività agonistica che mi ha permesso di vincere tanti campionati italiani di Società e tanti campionati individuali. Così dopo molti e molti anni di attività mi sono reso conto, quando mi avvicinano i giovani pescatori, che le loro domande sono sempre indirizzate a conoscere i cosiddetti “miei segreti” che altro non sono che il frutto dell’esperienza e della sperimentazione di nuove e continue tecniche di pesca per migliorare attrezzature, esche ed accessori. Pertanto se è vero che il mio bagaglio di nozioni tecnico/pratiche viene etichettato come i “miei segreti” allora con questa serie di servizi i miei segreti li regalo a tutti. Prima, però, per capire ed entrare in sintonia con la pesca alla trota in laghetto, mi pare importante esplorare e ripercorrere il lungo cammino tecnico e sociale del fenomeno di questo tipo di pesca dilettantistica che ha coinvolto centinaia e centinaia di migliaia di pescatori da circa la metà degli anni sessanta sino ai nostri giorni e credo ancora per tantissimi altri anni a venire.
La pesca in laghetto nasce con i primi allevamenti per fini economici della trota iridea e siamo circa agli inizi degli anni sessanta per l’appunto. E’ pur vero che la si allevava anche prima ma con quantitativi limitati e più che altro come gestione sperimentale. Perciò con la possibilità di avere a disposizione a costi accessibili la trota iridea alcune Sezioni Provinciali Fips del Piemonte, in primis quella di Novara, iniziarono a “seminare” le trote iridea prima dell’apertura della pesca all’alba dell’ultima domenica di febbraio nei bellissimi corsi d’acqua di pianura, le cosiddette “fontane” cioè le risorgenze caratterizzate da acqua cristallina a temperatura costante. Purtroppo oggi non sono più tali per l’impoverimento della falda. Lo scopo era quello di incentivare il tesseramento nei primi due mesi dell’anno, ed era stato facile ottenerne un notevole successo di adesioni, dal momento che sino ad allora per pescare una trota in pianura i novaresi dovevano avventurarsi sui grandi fiumi come il Ticino e la Sesia con la speranza, per pochissimi, di catturare qualche marmorata dal momento che era pressochè impossibile trovare la trota fario, arrivata nelle rogge e nei torrenti del piano molto dopo grazie agli allevamenti per grandi quantitativi anche della fario. Prima le semine di trote fario erano destinate in avannotti solo nei corsi d’acqua di montagna.
Così avendo a disposizione notevoli quantitativi di trote iridee con l’avvento dei primi seri allevamenti e quindi, con il fine di commercializzarle, si incominciò a “venderle” un poco dappertutto. Si potevano pescarle persino in alcune grosse fontane all’interno dei ristoranti pagandole a peso, da qui ad immetterle in specchi d’acqua piccoli e grandi il passo fu breve. Il secondo fattore di sviluppo dell’irradiamento della trota iridea fu il boom economico e l’inizio di grandi opere stradali e la costruzione di case e la conseguente necessità di disporre ciottolame per terrapieni e sabbia per il cemento. Ed ecco nascere le cave lungo le autostrade e nei pressi dei grandi centri abitativi per reperire il materiale necessario all’edilizia e alla cantieristica stradale. Si scavò moltissimo a livello della falda acquatica e, conseguentemente, le cave si riempirono d’acqua limpida ed in molti casi a temperatura costante: frasca d’estate, tiepida d’inverno. Ambiente perfetto per la trota iridea. Credo che la prima gara di pesca alla trota in laghetto o una delle prime, si svolse a Novara ai Laghetti Obbiadino che altro non erano che le cave dimesse per il raddoppio dell’autostrada Milano – Torino. Si trattò del Trofeo Città di Novara, seguito l’anno successivo dal Trofeo Novara Petroli. Fu un successone di iscrizioni perché, a parte l’aspetto agonistico della fittizia premiazione allora poco considerata dai più, l’importante per tutti era riuscire a portare a casa le trote, ovvio per mangiarle. Particolare interessante, che poi riprenderò trattando la tecnica di pesca alla trota in laghetto, era dato dal regolamento di gara che vietava il recupero dell’esca e quindi, si pescava con il galleggiante “fermo”. Il motivo era riconducibile al regolamento delle altre gare di pesca, quelle denominate “al colpo”, che si svolgevano sui fiumi e grandi laghi indirizzate alla cattura prevalentemente dei ciprinidi e a posto fisso. I primi garisti alla trota furono proprio quelli del “colpo” ma in brevissimo tempo le cose cambiarono. Erano gli albori di un fenomeno che crebbe ad una velocità incredibile. Dopo il successo delle prime gare novaresi l’agonismo dilagò in tutta la provincia e credo anche oltre, e non ci fu laghetto naturale o artificiale che non vide l’organizzazione di gare di pesca alla trota con il pieno garantito delle iscrizioni. Ovvio che nel giro di un paio d’anni si passò dal galleggiante fisso alla pesca a recupero ed alla infinita rincorsa del miglioramento degli attrezzi, della tecnica, delle esche, degli accessori ed al nascere dei centri di pesca sportiva con gestione professionale. Milano, la grande Milano, con quasi centomila pescatori fu la culla dei cosiddetti laghetti di pesca alla trota, non le pozze d’acqua del ristoranti ma cave dimesse enormi che potevano ospitare centinaia e in qualche caso migliaia di pescatori sulle rive contemporaneamente. Il successo fu enorme al punto che la domenica mattina, prima che nascesse il sole, si formavano le colonne d’auto in attesa che aprissero i cancelli di alcuni laghi. Di pari passo un enorme successo ottennero le gare di pesca tanto che la Fips riconobbe degna di nota l’attività agonistica della trota ed organizzò il primo Campionato Italiano per Società in provincia di Vercelli ai laghi di Salasco con la partecipazione di circa millecinquecento concorrenti. Allora non c’era il computer e la classifica venne comunicata a pomeriggio inoltrato. Poi seguirono i Campionati Italiani Individuali e l’epopea della pesca alla trota ebbe inizio per non fermarsi più. Siccome entrerò nel merito della tecnica di pesca sotto ogni aspetto in una sorta di enciclopedia bonsai della pesca alla trota in laghetto, devo anche ricordare che il terzo contributo fondamentale alla crescita esponenziale di questo tipo di pesca venne dall’agonismo quando fu modificato il regolamento di gara che prima vietava di disporre di canne di scorta montate ed innescate e poi consentì di disporre di un numero illimitato di canne di scorta pronte all’uso di gara.
Così il bagaglio tecnico del garista passò da un paio di canne alle attuali diciotto e persino venti. Potete solo immaginare quale sviluppo commerciale e tecnico provocò la modifica di regolamento che fu voluto ed è giusto ricordarlo da Dino Burzio, presidente della Sezione Provinciale Fips di Torino e responsabile nazionale del Settore Acque Interne. A lui moltissimi dovrebbero erigere un monumento per ingraziarlo delle loro fortune commerciali.
Siccome sono un agonista non posso nemmeno ignorare che la provincia di Novara fu determinante per lo sviluppo dell’agonismo e per tanti anni fu la punta di diamante della tecnica agonistica grazie alla disponibilità di tanti piccoli laghetti dove si svolgevano ogni domenica (ma anche di sabato ed anche in notturna) gare con immissioni di trote piccole (anche dieci per chilo) che hanno obbligato l’evoluzione della tecnica verso l’esasperata velocità di cattura la cosiddetta “pesca alla novarese” che portò alla mia provincia tanti titoli italiani.
Alla fine degli ottanta, giovanissimo, incominciai a gareggiare e sfruttando le conoscenze della pesca nel Lago Maggiore (abito ad Intra e ad Intra ho il negozio di pesca), mi inventai la tecnica della tremarella (termine inventato da Angelo Ramella) che mi consentì di vincere per tre anni di fila il campionato provinciale della provincia di Novara, sicuramente il più difficile d’Italia per la presenza di tantissimi agonisti di valore assoluto.
Per la tecnica della tremarella riserverò molto spazio perché credo che per chi si avvicina alla pesca alla trota in laghetto questo sistema è fondamentale per pescare sia in gara, sia per divertimento. Ma non solo. Dal prossimo incontro incomincerò ad entrare nel merito della tecnica e del perché si pesca sempre di più la trota in laghetto. Gli argomenti saranno l’evoluzione della tecnica di pesca ed in particolare tutto quanto riguarda le canne, i mulinelli, le zavorre, i fili, le esche, gli inneschi, i sistemi di pesca sia a recupero dell’esca, sia ad esca ferma, gli accessori e l’abbigliamento.
Alla prossima puntata. Arrivederci, su Pesca IN!