TANTE LUCI E POCHE OMBRE SUL CANALE DI ANITA

Peccato per le sponde poco uniformi……….., peccato per alcuni tratti di argine, sulla riva opposta, senza vegetazione…………, peccato per tutti coloro che amano questo canale ma se possono lo evitano…………, peccato per tutti coloro che hanno sempre detto che ad Anita non si prende niente………, peccato per tutti coloro che non hanno provato a lanciare la lenza in acqua in questo inizio 2010 e vedere quanto pesce si prende……

PECCATO!…….ma non per tutti!!

Il Circondariale sud est Anita è lo stesso che scorre ad Ostellato, e anche nel tratto che passa ad Anita il pesce c’è e mangia tanto!

Breme in grande quantità, carassi di buona taglia da insidiare con ogni tecnica di pesca.

E’ vero che questo canale non piace molto agli amanti della roubaisienne a causa di argini molto disomogenei con picchetti più favoriti di altri a causa di una sponda poco lineare.

Se per la pesca con il lungo palo ad innesti il campo di gara di Anita mostra alcune condizioni negative questo non si può dire per la tecnica all’inglese per la quale le cose vanno decisamente meglio.

La pesca all’inglese deve essere fatta dalla tre quarti del canale alla sponda opposta e quindi la limitata regolarità dell’argine, dove si colloca l’agonista, assume poca importanza.

La pesca con la canna inglese è una tecnica che abbiamo messo in disparte troppo velocemente nel nostro paese sostituendola con la roubaisienne anche se va detto che l’avvento delle breme, nei nostri canali, ha risvegliato l’entusiasmo per questa tecnica inventata dai sudditi della regina Elisabetta.

Ad Anita quest’anno sono previste alcune gare di campionato: dal regionale Emilia Est a diverse gare di carattere provinciale.

In questo canale, circa 30 anni fa, la pesca principale per un agonista era indirizzata alla ricerca di scardolette quelle che avevano le pinne e la coda di colore rosso.

Se non si pescava attaccati alle cannelle sulla sponda opposta e non si alimentava con una pastura che facesse la macchia gialla a galla non si potevano vincere le gare.

Poi negli anni 90 sono arrivati i carassi che hanno fatto impazzire tutti gli agonisti per un decennnio e la tecnica che veniva utilizzata era a senso unico con la canna inglese.

Ad Anita si svolgevano competizioni di alto livello come l’Eccellenza o le selettive del campionato italiano individuale (600 persone).

I primi galleggianti inglesi erano costruiti con lunghe penne di pavone piombate e senza bulbo, poi arrivarono quelli con il bulbo di balsa e la la fantasia salì al potere con galleggianti di ogni forma e struttura diversa.

Al galleggiante inglese si applicarono successivamente riporti di tonchino, alette direzionali e fischioni di cannuccia per rendere più visibile alla distanza la punta del galleggiante.

Una miriade di prototipi diversi nella forma, nel colore e nella grammatura.

All’inizio degli anni 80 mai si sarebbe pensato di arrivare, solo dieci anni dopo, a galleggianti superiori ai 30 grammi necessari per pescare a lunghe distanze tant’è che anche i produttori di canne si sono dovuti adeguare mettendo sul mercato attrezzi che potessero lanciare zavorre molto pesanti.

E dopo le canne e i galeggianti è stato il turno delle fionde le quali dovevano assicurare il lancio di bocce di pastura a distanze impressionanti (50/60 metri).

Negli anni ottanta ad Ostellato veniva organizzato un quadrangolare internazionale con le nazionali di Italia, Inghilterra, Francia e San Marino dove per la prima volta si potevano osservare da vicino i mostri sacri inventori della pesca all’inglese.

Tom Pikering, Bob Nudd, Kevin Ashurt, Dick Clegg sono solo alcuni grandi campioni d’oltre Manica che abbiamo visto pescare sul Circondariale.

Noi giovani di allora rimanemmo folgorati nel vedere con quanta semplicità e precisione questi mostri sacri del Regno Unito riuscivano a lanciare il galleggiante a lunghe distanze e nello stesso tempo a lanciare con la fionda le bocce di pastura facendole cadere sempre nello stesso posto.

Incredibile!!!

Uno spettacolo, cari amici di Match Fishing, che nessuno può immaginare!

Ecco adesso quei ricordi riaffiorano e stimolano divertenti uscite di pesca nell’unico canale che offre le migliori garanzie per la pesca all’inglese….Anita per l’appunto!!

La cannella sulla sponda opposta, il traliccio dei fili dell’alta tensione da prendere a riferimento per la pasturazione, le fionde con elastici per lanciare senza forzare troppo le bocce fatte con una mano, l’aroma di pastura che ti rimane impregnato nelle mani, la parananza sporca per pulire le mani dalla pastura e dalle breme bavose, le auto che transitano sulla strada dell’argine Agosta senza nemmeno sentirle e i grandi spazi di cielo e di acqua dove gabbiani, anatre, insieme a fagiani, aironi, falchi, allodole e gazze, rompono il silenzio di quel posto con il loro cantare.

E’ finito l’inverno, la temperatura sale giorno dopo giorno, e come d’incanto l’orologio biologico risveglia tutti i gli abitanti della valle del Delta del Po e tra questi anche i pesci che si rimettono in attività.

Inizia la stagione della pesca e Anita ogni fine settimana, da marzo a novembre, accoglierà centinaia di persone lungo gli argini del canale dediti alla pesca sportiva.

Chi si apposta con le tre canne per la pesca a fondo di siluri e grosse carpe, chi con la bilancella, chi con la roubaisienne e chi con la canna inglese o con il ledgering.

C’è nè per tutti i gusti.

Anita non delude nessuno e accoglie tutti a braccia aperte e i pesci, sempre più numerosi, sono li ad aspettare le esche dei pescatori.

Attenzione però dopo tante luci è giusto raccontare anche alcune ombre!!

In questi ultimi anni molti stranieri sono arrivati in Italia e queste persone pare che abbiano trovato nella pesca una fonte di sostentamento alimentare gratuita.

Spesso le carpe, i carassi di peso maggiore ad un chilogrammo e anche grosse breme sono bottino molto ambito da stranieri dell’Est per la loro tavola del giorno dopo.

Ma non è tutto!

Alcuni di questi nuovi cittadini si stanno divertendo a prendere di mira le auto di appassionati fotografi, che giungono in quei luoghi anche da paesi lontani per ammirare e immortalare con la reflex e potenti teleobiettivi la natura delle Oasi.

L’obiettivo di queste persone sinistre è quello di rubare loro la borsa con l’apparrecchiatura fotografica custodita.

Queste canaglie hanno escogitato un modo semplice per sgraffignare il materiale di notevole valore riposto all’interno dell’auto e per questo vi invitiamo a fare molta attenzione alla vostra auto ed essere prudenti per evitare che dopo le macchine fotografiche arrivasse il turno delle costose canne da pesca.

Tagliano la gomma anteriore sinistra (lato guida) e attendono la partenza dell’ignaro conducente il quale quando si accorge di avere una gomma a terra è costretto a scendere per la sostituzione della stessa.

A quel punto intervengono i malfattori i quali affiancano la loro auto (con cofano posteriore aperto per non far vedere il numero di targa) a quella ferma sul cavalletto e con un gesto fulmineo aprono lo sportello arraffano ciò che trovano sul sedile passeggero e scappano veloci lasciando la vittima nell’impossibilità di intervenire.

Quindi quando andate da quelle parti fate molta attenzione alla vostra auto perchè fatti del genere si sono purtroppo già verificati più di una volta.

Sabato 27 febbraio 2010 ad un fotografo professionista di Brescia con questa tecnica gli hanno rubato tutta l’attrezzatura per un danno di svariati migliaia di euro oltre alla gomma tagliata da buttare.

Ho visto con i miei occhi la scena e l’auto dei malfattori, una RAV nera (si dice guidata da zingari), in un batter d’occhio si è dileguata con il bottino del malcapitato fotografo.

I pescatori che si recano a pescare ad Ostellato, a Medelana o ad Anita per quanto sopra detto, farebbero bene quindi a chiudere a chiave l’auto lasciata sull’argine durante l’azione di pesca onde evitare brutte sorprese.

Alessandro Scarponi

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