MASSIMILIANO PAGLIA: “DIAVOLO D’UN SAMPEI”

Sul sito della FIPSAS nazionale abbiamo trovato questo simpatico articolo a firma di Giacomo Fasola con foto di Fredi Marcarini. Pubblicato  sul numero di Luglio/Agosto 2011 di STYLE PICCOLI, (un’estensione del marchio STYLE, mensile del CORRIERE DELLA SERA) è stato pubblicato un servizio dedicato a Massimiliano Paglia e ai Mondiali di Pesca Sportiva.

Noi di Match Fishing ve lo proponiamo integralmente.

MASSIMILIANO PAGLIA: DIAVOLO D’UN SAMPEI

Chi si ricorda la sigla di Sampei, il cartone animato anni Ottanta dedicato al giovane pescatore giapponese?

«Tredici anni e peschi l’impossibile…».

Signore e signori, ecco a voi la versione emiliana: niente orecchie a sventola, il sorriso è più zen ma l’età e la propensione ad acchiappare tutti quello che gli nuota a portata di canna sono le stesse («Solo che i pesci che prendo io sono veri, i suoi mica tanto!»).

Massimiliano Paglia vive a Pellegrino Parmense, paesino che ospita mille anime e un torrente, lo Stirone.

Da qui è cominciata la carriera di Max, che dal 2009 gareggia per la Nazionale e l’anno scorso, ai Mondiali Under 14, ha conquistato il primo posto di squadra e il secondo individuale nella pesca al colpo.

Ai Fishing World Championships (www.sfwc2011.it), in programma dal 28 agosto al 4 settembre in sei regioni italiane, sarà il super favorito.

Com’è la giornata tipo del giovin pescatore?

Sveglia alle sette, scuola, compiti, partitella a pallone o giretto in bici. Poi la cena e a letto alle dieci e mezza.

E quand’è che prendi in mano la canna?

Sabato e domenica, qualche volta il lunedì pomeriggio. In settimana tra lezioni, compiti e allenamenti di karate, non ho mai tempo.

Spiega la pesca al colpo in due parole.

Si fa in superficie e con la roubaisienne, una canna fissa a innesti.

Tu come hai cominciato?

A otto anni, con gli amici. Poi una volta sono uscito con mio zio Cesare, che faceva le gare. Mi son fatto prestare la sua attrezzatura, e da lì è partito tutto… Oggi riesco a batterlo, qualche volta.

I tuoi genitori?

Preferiscono guardare. Ma papà si sta appassionando: mi segue, tifa, si agita molto.

Io sono più tranquillo.

Che sport fanno i tuoi compagni?

Tiro al piattello, ciclismo, calcio…

Dì la verità: pensano che la pesca sia una disciplina «sfigata».

Macché, pescano anche loro, solo che non si mettono in competizione… Quello che abbocca se lo portano a casa e lo mangiano.

Io ributto sempre i pesci in acqua.

Non hai mai la tentazione di metterli nel piatto, magari grigliati?

Quelli che si prendono in gara, tipo i carassi e le scardole, non sono mica buoni. E poi tre «prede» in tre ore. Provavo a cambiare l’innesco, a montare un’altra esca, ma niente.

Quand’è così non ti diverti.

In gara si sta in silenzio?

Si può parlare, l’importante è non alzare troppo il tono della voce.

Mettiamo che a un tuo avversario scappa un urlaccio proprio mentre stai per prendere la famosa carpa da 30 chili…

Grido anch’io, ma contro di lui!

Sei superstizioso? Hai un amuleto?

Un cappellino blu, la prima volta che l’ho messo i pesci saltavano dritti nella nassa.

E da grande, già deciso cosa farai?

Vorrei lavorare coi computer, mi piace montare i video, con le musiche, gli effetti speciali e tutto: ci metto le foto delle «prede» più grosse che prendo.

Che programmi guardi in tv?

I film mi piacciono tutti, tranne quelli romantici e di fantascienza. E poi ci sono i cartoni animati.

Il tuo soprannome, «Diavolo della Tasmania», viene da un cartone.

Sì, da Taz dei Looney Tunes. Mi chiamano così perché sono molto veloce a «slamare» i pesci, staccarli dall’amo: non è facile, se finisce in gola ci vuole del tempo.

A proposito di tempo: tra scuola, pesca e karate, te ne rimane per leggere?

Qualche rivista, come Noi pescatori e Pesca in.

Per Il vecchio e il mare c’è tempo.

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