ESISTE UN SISTEMA PERFETTO?
Dopo alcuni giorni in cui non ho “navigato” sui vari Siti, ho ritrovato su MF un dibattito dagli interventi e dai toni accessi ed interessanti.
“Finalmente!” Mi sono detto.
Non solo per l’argomento, sempre molto stimolante e sul quale, già tempo addietro, è stato scritto tanto (anche dal sottoscritto) ma, soprattutto, perché mi ha dimostrato che gli agonisti italiani, per fortuna, sono ancora vivi e vegeti.
Tanti commenti a questo argomento “d’elite” (in definitiva riguarda infatti poche decine di persone), sono solo la punta di un iceberg ben più grande di persone che, pur non esprimendolo materialmente, dimostrano interesse anche per le questioni etico/politiche del nostro sport e non solo per i particolari di una lenza o di un galleggiante.
“Molto bene.”
La discussione, nata sulla “presunta” esclusione di due componenti la Nazionale (su questo punto le versioni sono notevolmente differenti…) da uno stage/uscita non ufficiale/pescata tra amici/qualcos’altro sul campo di Covato di alcuni componenti (non tutti e addirittura senza CT a quanto mi risulta, anche se, curiosamente, con la maglia azzurra addosso ai presenti) e sulle cui modalità sarebbe innanzitutto meglio si chiarissero tra loro i diretti interessati, senza troppi proclami o recriminazioni che generano non poca confusione, è presto passata sulle modalità di selezione dei componenti la Nazionale.
Come successo TUTTE le volte che in forma pubblica (giornali e, ora, web) si tocca l’argomento Nazionale e sua formazione, si suscita un vespaio di polemiche. Scorrendo le opinioni, tutte sacrosante quando inerenti all’argomento, un po’ meno quando svariano su temi limitrofi o personali, sia le attuali che quelle espresse in passato in simili occasioni, l’impressione che provo è che siano generalmente giuste o, almeno, motivate da validi argomenti.
Vediamo di elencare alcuni degli argomenti di “sceltotecnisti” e “filoclassifichisti” (concedetemi i due pessimi neologismi…)
Argomenti dei favorevoli alla scelta tecnica:
1 – in questo modo il CT ha l’opportunità di assemblare la formazione (per lui) più forte;
2 – nei campi di gara esteri occorre una esperienza internazionale e gli “agganci” esteri che la maggior parte dei nostri agonisti non ha;
3 – Si crea un gruppo più coordinato e coordinabile da parte del CT che opera anche le scelte tecnico/tattiche;
4 – L’Inghilterra, che opera solo scelte tecniche, guarda caso vince spesso ed ovunque;
Argomenti dei filo classifiche:
1 – In questo modo si mettono tutti i pescatori sullo stesso piano e i più meritevoli dell’anno pescano;
2 – Così facendo si da’ la possibilità di creare una esperienza internazionale ad un numero maggiore di persone;
3 – Non è dimostrato che con il sistema attuale si siano ottenuti i risultati migliori;
4 – Se il CT é un agonista in attività, soprattutto ad alto livello, si possono avere possibili conflitti d’interesse.
Mi sembrano tutti argomenti quantomeno plausibili e tutti egualmente degni di considerazione, che conducono, però, a quello che, secondo me è il vero problema.
Il problema reale, che genera tutte le discussioni, come ha rimarcato Umberto nel suo articolo, è il sistema misto vigente in Italia, che contempla l’utilizzo delle classifiche del Campionato Italiano individuale (il Campione italiano) e del Club Azzurro (i primi 5) oltre a 5 scelte tecniche dello Staff Tecnico federale tra i componenti della precedente Squadra nazionale per comporre la Squadra nazionale dell’anno corrente.
Questa possibilità consente, di fatto, al CT di recuperare qualche importantissimo “pezzo d’esperienza internazionale” che, malauguratamente, fosse rimasto escluso da una eventuale classifica di rendimento (Campionato Italiano o Club Azzurro che fosse). Se come escamotage è certamente fine e previdente, risulta evidente che con questo criterio, di fatto, si bloccano buona parte degli ingressi, e delle possibilità di fare esperienza, di nuove leve, dal momento che risulterebbe oltremodo difficile e di grande responsabilità per qualsiasi CT non confermare tra le scelte tecniche elementi di consolidata esperienza, anche nel momento che una eventuale classifica li penalizzasse.
Per sua natura la pesca è uno sport che difficilmente ti da l’opportunità di valutare il “gesto tecnico” di uno sull’altro, come può succedere in altri sport, dal momento che, ad altissimo livello, sono tutti in grado di usare molto bene una roubaisienne piuttosto che avere grande dimestichezza con una bolognese o una inglese; in più, la scelta tecnica del CT del momento non si può operare dietro una visione diretta sul campo dei pretendenti alla maglia, dal momento che questi spesso operano a distanza tra loro e in condizioni diverse. Se poi il CT è in attività non può nemmeno fare questo tipo di valutazione dal momento che è impegnato nelle sue gare e con il proprio club. Ecco, quindi, che l’opera del CT si esplica tramite la valutazione dei risultati che i vari atleti ottengono, nelle varie manifestazioni a cui partecipano.
Proviamo a ribaltare la situazione, accantonando l’esempio dell’emergente che ambisce alla Nazionale e considerando, per puro esempio, l’atleta XY, in forza alla Nazionale da anni, che nella sua attività di club totalizza 2/3/4 pessimi risultati di settore nel corso di un’annata sfortunata. Si potrebbe ancora considerare come un punto di forza della Nazionale? Secondo il parametro della scelta tecnica probabilmente si, potendo vantare una grande esperienza internazionale e la conoscenza di tutte le tecniche ma secondo il parametro della classifica di rendimento quasi sicuramente no. E allora?
I fautori della scelta tecnica possono portare a loro favore, giustamente, lo spessore tecnico ed i risultati dimostrati da XY negli anni e la sua conoscenza delle realtà tecniche straniere; i sostenitori del criterio “classifica” possono obiettare che se non si da l’opportunità a chi consegue determinati risultati di accedere alla Nazionale, questi, anche se potenzialmente forte, non potrà mai acquisire quelle esperienze necessarie a compiere il salto di qualità.
Entrambe le posizioni mi sembrano ragionevoli.
La scelta tecnice è, per definizione, un modus operandi che si adotta laddove vi sia l’impossibilità di effettuare una scelta secondo un criterio oggettivo inappellabile. In tutti gli sport di squadra, dove la formazione opera unita sullo stesso terreno e il singolo è parte effettiva di un gruppo (Calcio, Basket, Pallavolo, Pallanuoto, Rugby, ecc.) e il risultato è conseguito da un gruppo nel suo insieme e non da un singolo componente, la scelta tecnica diventa l’unica strada percorribile per costituire una Nazionale, dal momento che non esistono graduatorie singole attendibili e misurabili.
Negli sport individuali, al contrario, dove il risultato conseguito è del singolo (Atletica Leggera, Tennis, Scherma, Pugilato, ecc) ed è valutabile oggettivamente con un tempo, un punteggio, una misura ecc. la valutazione del risultato è la discriminante ultima su cui operare per costituire una Nazionale.
La Pesca Sportiva è forse l’unica, tra gli sport del CONI, che è sostanzialmente un ibrido tra queste posizioni, dal momento che essa è una disciplina sostanzialmente individuale portata al servizio di un risultato di squadra (quello che conta per i riconoscimenti del CONI) frutto dei risultati dei singoli, che operano autonomamente nel proprio picchetto, ancorché in esecuzione di una regia concordata e verificata con il CT, ma sostanzialmente in autonomia e senza influenze dirette sulla contemporanea azione dei compagni, dislocati altrove nel corso della manifestazione e alle prese con situazioni differenti. In buona sostanza, nella Pesca Sportiva il discorso di squadra è più collegato alla necessità di fare gruppo e di avere i migliori esecutori possibili della strategie scelte con e dal CT.
E’ questa, infatti, una delle argomentazioni maggiormente sostenute dai “sceltotecnici”: “e se, adottando il criterio della pura classifica, ne scaturiscono elementi che, pur tecnicamente forti, non sono caratterialmente in grado di fare gruppo o di perseguire le scelte e le strategie adottate, precludendo quindi il risultato della squadra? In definitiva la Federazione deve perseguire il risultato, per il suo lustro e, anche, per i contributi economici del CONI, commisurati esclusivamente AI RISULTATI (ironia della sorte!) e non al numero dei tesserati.”
Ineccepibile.
Ma come la mettiamo con la definizione “amatoriale” della Pesca Sportiva?
Il nostro NON E’, almeno ufficialmente, uno sport professionistico ma amatoriale! E, come tale, dovrebbe dare a tutti le stesse opportunità di arrivare ai massimi vertici senza la valutazione di alcuno ma solo in relazione ai meriti, e quindi ai risultati, ottenuti con un sistema predefinito (le gare), misurabile (la loro valutazione), organizzato e garantito dalle regole della Federazione (la Circolare Normativa).
Negli sport professionistici, dove chi gareggia, se bravo, vive delle proprie fatiche, fa parte del gioco, anzi della professione, essere sottoposto continuamente a delle valutazioni di merito, esattamente come succede nel lavoro quotidiano di ognuno di noi; nelle attività amatoriali, qualsiasi esse siano, il criterio può, e secondo me deve, essere diverso.
Se in questa attività amatoriale attraverso un momento di grazia e ottengo risultati ottimi, perché mi deve essere preclusa la possibilità di averne dei benefici (anche la Nazionale)? Se sono una meteora, finito il momento di grazia tornerò nella massa, ma se per caso ho qualche numero, posso anche farmi delle esperienze preziose che mi faranno crescere ulteriormente. Semplice no?
In definitiva, chi è in Nazionale ora per scelta tecnica proviene da quel sistema delle Superselezioni che li ha messi a durissima prova e che ha fatto emergere i veri talenti, indiscussi ed indiscutibili, come loro. Ma essere i n°1 in uno sport, professionistico o ancor più amatoriale come la Pesca Sportiva, deve prevedere l’eventualità di mettersi in discussione sempre, magari divertendosi, visto che siamo semplici amatori. O no?
Probabilmente no! Questo sport, al di là delle definizioni, per sua struttura ed organizzazione e per gli eccessi che sempre più lo contraddistinguono e su cui non ci si può soffermare in questa sede, è sempre meno uno sport amatoriale e sempre più assume contorni semi intensivi o intensivi, perlomeno nei suoi massimi livelli.
Allora come lo vogliamo definire?
Professionistico? Forse per qualcuno, pochi, pochissimi, certo non per la maggioranza che ci mette tantissimo di suo, sotto ogni aspetto, pagando letteralmente di persona.
Credo sia sempre più prossima la necessità, nel caso l’agonismo abbia un futuro, che la Federazioni arrivi ad operare una scelta “politica” sulla svolta che vuole dare al movimento, ammesso che ne abbia la coscienza e l’opportunità, ridefinendone i confini: andare verso una sorta di professionismo dichiarato, eventualità che il sistema economico delle Aziende e dei vari soggetti economici che gravitano attorno al nostro mondo non credo possa supportare, oppure tornare ad un ambito più umano del gioco, ricollocando tutto e tutti in una dimensione che aveva qualche (pochi) decenni orsono, con regole e soprattutto modalità più consone ad uno sport amatoriale.
Questo sistema a due velocità, dove convivono realtà così difformi di persone di valore con mezzi enormi e persone, forse di minor valore ma con mezzi molto minori, porta inevitabilmente a sistemi a due velocità, o misti, come li definisce il mio Capo Redattore Tarterini.
E’ un gatto che si morde la coda, inevitabilmente.
E che conferma che la scelta, “politica” a questo punto, va operata ad altro livello.
Occorre il coraggio di operare una scelta a livello federale: o la classifica o la scelta tecnica pura. Basta compromessi.
Secondo il sottoscritto non esiste altra soluzione.
Un invito sincero, da tesserato, agli uomini della Federazione che, direttamente o indirettamente, sono chiamati in causa da queste discussioni, per le loro scelte: capisco appieno la scelta di non commentare sempre ed ovunque le critiche espresse in varie sedi non ufficiali come un giornale o un sito, ma la necessità di sentire la voce e gli argomenti chiarificatori della Federazione sono una realtà, lo dimostrano i tanti interventi alle discussioni; se poi si vuole dare il giusto rilievo ufficiale alle eventuali risposte o comunicati esiste la sede naturale per farlo che è il portale FIPSAS. Ma le risposte e i chiarimenti sono spesso necessari, come il confronto, per far sentire sempre vicina la “nostra” Federazione.
In conclusione voglio ribadire la mia personale stima a tutti i componenti e allo Staff Tecnico della Nazionale così come ai dirigenti del Settore, confermando che in tutte le argomentazioni su esposte non vi sono riferimenti a nessuno di loro, a cui va riconosciuta la buonafede, ma solo considerazioni di carattere generale. Fare o alimentare polemiche non è mia intenzione ne’, tanto meno, interesse di nessuno, soprattutto in vista del prossimo evento iridato.
Un augurio di massima serenità a tutto l’ambiente per il prossimo mese che manca al “nostro” Mondiale e un sincero: Forza Azzurri!