LEDGERING: Trofeo Italia Città di Siena
Ebbene si, cari amici di Match Fishing, anche se questa estate sembrava non finire mai, la tramontana di ieri (domenica 9 ottobre) ci ha tolto ogni dubbio, ricordandoci che in autunno, le temperature possono calare anche bruscamente e ne sa qualcosa l’allegra brigata del ledgering, che si è data appuntamento lungo le sponde del più bel campo gara della Toscana, nell’Arno in quel di Laterina, prima di chiudere le canne nei foderi per la pausa invernale.
Il via libera all’organizzazione del Trofeo Italia Città di Siena, con la formula della gara di ledgering a coppie, lo abbiamo avuto durante la programmazione della stagione agonistica 2011, allo scopo di sondare la risposta degli appassionati di questa disciplina per poi, se i numeri lo avessero consentito, proporre alla Federazione Nazionale l’eventuale istituzione di un Campionato Italiano a Coppie.
Gli oneri organizzativi, d’accordo con le altre componenti dello stesso circuito, li ha presi in carico l’ASD Forze di Polizia, Forze Armate e Vigili del Fuoco, che ha scelto per l’occasione l’Arno aretino, memore del successo riscosso da questo campo gara in occasione degli “Italiani” dell’anno precedente, mentre per la premiazione siamo tornati al passato, riconoscendo ai vincitori i loro meriti, tramite la gradita consegna di ottimi salumi tipici toscani, in netta contrapposizione con l’andamento generale che vuole la fredda consegna di un altrettanto fredda busta contenente qualche banconota da dieci euro.
Il premio più bello, quello più ambito, lo abbiamo però vinto noi organizzatori, ancor prima di gareggiare, solo vedendo l’intero tratto dell’Arno, dal “Metano” al “Tagliato”, pieno di pescatori venuti da tutta Italia per partecipare ad una gara priva di titoli, per il solo gusto d’esserci.
La festa, perché di questo si è trattato, è incominciata ancor prima della gara stessa, già dalla sera della vigilia, quando una venticinquina di noi si sono ritrovati per l’ora di cena al Ristorante “il Cacciatore” così, tanto per passare un paio d’ore in compagnia, con la gambe sotto al tavolo, davanti a qualche tagliatella al cinghiale, un risotto ai porcini e dell’arrosto misto, il tutto bagnato con “alcune” bottiglie di buon Chianti.
Ometto i particolari sul convivio per non compromettere la nostra inappuntabile onorabilità.
Alle 6,30 dell’indomani, freschi come rose, i partecipanti sono al London Bar di Laterina. Un cornetto, un cappuccino, un saluto agli amici e poi tutti lì, davanti al tabellone in fremente attesa dell’abbinamento per il posto gara, che avverrà per mano del Mazzarella, unica vergine disponibile al momento.
Non appena ricevuto in sorte il picchetto, il serpentone di macchine parte in direzione del campo gara, tagliando l’impenetrabile coltre di polvere alzata lungo la strada bianca che costeggia l’Arno fino a destinazione.
Il nostro arrivo sul campo gara infastidisce alcuni stramaledettissimi cormorani e mentre li guardo volare via, faccio un veloce calcolo balistico per capire quale potrebbe essere la cartuccia più adatta per “spaventarli” in modo definitivo, ma poi mi rammento di avere un’indole spiccatamente animalista e rivedo la mia posizione, rivolgendo un pensiero analogo, ma ben più belligerante verso chi, per mezzo di leggi assurde, li protegge.
Il fischio di inizio da il via a cinque ore di gara da consumare pescando con la sola canna da ledgering in un Arno meno generoso rispetto al consueto, a causa della siccità che da tre mesi affligge il territorio, decimando drasticamente le sorgenti del fiume, attualmente ridotto ad un canale di acqua stagnante e già colonizzato da inquietanti strisce di mucillaggine.
Fortunatamente, si fa per dire, le temperature sono scese drasticamente, passando da trenta a quindici gradi nel giro di ventiquattrore, con livelli minimi di quattro gradi all’alba e questo paradossalmente, ha rimesso un po’ in attività il pesce………ed anche il mio mal di schiena.
Con le prove del sabato e dei giorni precedenti, erano state appurate le preferenze del pesce che mostrava maggiore interesse verso pasture dolci, di colore giallo; la linea di pesca variava da una zona all’altra, comunque sempre oltre la metà canale ed il pesce di taglia preferiva l’innesco del mais o della mini boiles, montati sull’hair rigs, sopratutto perché l’uso di queste esche eliminava il disturbo arrecato dal pesciolame.
Essendo consentita la sola pasturazione con il feeder, si è resa necessaria un’intensiva serie di lanci iniziale, al fine di creare una ristretta area di pascolo dove radunare il pesce, per poi rallentare sensibilmente il ritmo dei lanci, concentrando l’attenzione sui quiver, in attesa del momento buono per rispondere al segnale.
Per la verità sono stati molti quelli hanno dovuto fare più attenzione al che le carpe non gli strappassero via le canne dai supporti, che non ai deboli accenni degli smaliziati carassi e questo ha fatto tanta differenza alla pesa finale, dato che tante carpe davvero bellissime, hanno fatto salire non poco gli aghi delle bilance, rendendo di fatto inutile la pesca di ricerca, rivolta alle altre specie. Tuttavia va segnalato un elemento meritevole d’attenzione, e cioè, la costante risposta del pesce per tutta la durata delle cinque ore, cosa difficilmente riscontrabile nelle altre gare, dove di norma l’attività diminuisce sensibilmente già dopo le due ore.
Al segnale di fine gara si tirano le somme; l’Arno non ha dato il massimo di se stesso, ma ha reagito meglio di quanto sperato, con una media del pescato pari a 10 kg. a coppia, con pesi che vanno dai 4/5 kg di base ai 17/18 kg di vertice, senza contare l’eccezionale prestazione della coppia Moscati-Mandrelli, che ha strafatto, con ben 33 kg. di pesce.
Colgo quindi l’occasione per parlare dei vincitori, ma non con i soliti elogi, seppur meritati, bensì guardando le loro prestazioni sotto un profilo analitico, visto che in questa gara come in poche altre, hanno davvero vinto i migliori, quelli che tutti noi conosciamo come i migliori; questo dimostra che gareggiando in coppia l’uno sopperisce o corregge le carenze dell’altro e viceversa, con il risultato evidente che andiamo subito ad esaminare.
Il primo settore lo vince la coppia LBF Calendasco, formata dal Campione Italiano in carica, Angelo De Pascalis e da suo fratello e Massimiliano, entrambi componenti della Squadra Nazionali: due elementi di spicco che praticano da sempre questa tecnica e che se individualmente (forse) possono anche essere (raramente) battuti, in coppia sono una corazzata inaffondabile. Una prestazione eccellente la loro, impostata nel più classico dei modi per questo campo gara e cioè pasturando abbondantemente poco oltre la tre quarti, per poi pescare 4 o 5 metri oltre il punto pasturato, senza mai sbagliare niente. Il risultato è stato stravincere in un picchetto centrale di un settore che di fatto aveva un iniziale ed un terminale, visto lo stacco degli “Alberi” (almeno trenta metri) che c’è fra il “Tagliato” ed i “Cannini”. Con 15 kg doppiano i secondi.
Il secondo settore lo vincono due “pessimi” elementi venuti a far parte della nostra carovana solo da quest’anno, ma che si presentano subito con le idee chiare: Manuel Marchese, vincitore delle prime due prove del Campionato Italiano e Stefano Mariotti, medaglia di bronzo 2011 allo stesso Campionato, entrambi della Lenza Mantovana. La loro gara si svolta pescando sempre sulla linea della tre quarti, facendo il fondo con la solita pastura dolce di colore giallo per poi proseguire con il bigattino, anche come innesco, certo è che hanno pescato molto bene, visto che con i loro 17 kg, hanno pressoché triplicato i secondi.
Il terzo settore è stato quello più uniforme in quanto al pescato e se lo aggiudicano due simpaticissimi amici, Lombardi Gianmarco e Pasquale Vitale dell’LBF Calendasco i quali, anche se sempre molto disposti allo scherzo, quando c’è da pescare, scherzano un po’ meno e ne sanno qualcosa i componenti del loro settore. La loro impostazione di gara è stata la stessa dei fratelli De Pascalis, loro compagni di società, pescando oltre la tre quarti, con pastura dolce e mais come innesco.
Ma la vera differenza, rispetto al normale andamento della gara, nasce dall’inventiva della coppia Club Fario, composta dal Campione Italiano uscente, Michele Moscati e dal suo degno compare Marco Mandrelli, i quali hanno letteralmente dominato il quarto settore con una tattica basata sulla ricerca dei carassi, pescando cinque ore attaccati dalla parte opposta del canale con un pasturatore da bigattini, portando alla pesa due nasse piene di carassi, per un peso totale di oltre 33 kg, utili a raddoppiare i secondi.
Come appare chiaro, questi risultati non possono essere frutto di un caso, niente di questa gara può essere addebitato alla fortuna, poiché tutto è stato ben preparato e perfezionato in corso d’opera, come nel caso della coppia Lombardi-Vitale, i quali pur essendo volontariamente partiti con pasture diverse ed esche diverse, non appena messa a punto la loro strategia di coppia hanno vinto una gara che, se individuale, sarebbe stata irrimediabilmente compromessa.
Ma ora che non c’è più niente da raccontare, non resta che riconoscere il merito di una vittoria schiacciante alla fortissima coppia del Club Fario, composta da Michele Moscati e Marco Mandrelli, ed alle due piazze d’onore conquistate rispettivamente dall’LBF Calendasco, con la coppia Lombardi-Vitale e dalla Lenza Mantovana, con la coppia Marchese-Mariotti. Un podio di pregio, composto da ossi duri che faranno ancora molto parlare di loro.
Una gran bella giornata si avvia all’epilogo, il gruppo degli amici si saluta cordialmente con un arrivederci e anche se il bruciore di una sconfitta è molto diverso dal sapore di una vittoria, a gara conclusa rimangono solo due obblighi da assolvere: congratularsi con i vincitori ed onorare rispettosamente i vinti. Questo è il concetto che forma l’autostima, diversamente è solo presunzione ed è proprio partendo da questo pensiero che mi preme ricordare a tutti noi cosa stiamo facendo e sopratutto come lo stiamo facendo.
Nel rugby c’è una regola non scritta chiamata “il terzo tempo” e cioè il festeggiare insieme a prescindere dai vincitori e dai vinti. Per il momento noi lo stiamo facendo spontaneamente ed i frutti di tale comportamento si leggono nelle facce soddisfatte dei partecipanti. Se continuiamo così, sforzandoci di trasmettere anche ad altri il nostro modo pulito di intendere questo sport, possiamo stare tranquilli che non ci fermerà mai nessuno, perlomeno fino a quando saremo un gruppo e non tanti individui.
Alla prossima amici.
Marcello Corbelli