LEDGERING D’AUTORE CON I FRATELLI DE PASCALIS

Ma secondo voi, cari amici di Match Fishing, avrei mai potuto rifiutare l’invito per una giornata di pesca ai Laghi di Tuna di Gazzola, specialmente se la proposta arriva direttamente da i fratelli De Pascalis? Ovviamente la risposta è no, anche perché sarebbe stupido perdere la ghiotta occasione di pescare fianco a fianco con due giganti del ledgering, quali sono i “Depa brothers”; le loro conoscenze in materia sono a livelli di eccellenza, visto che stiamo parlando di un Campione Italiano fresco di nomina ed un probabile componente della Nazionale di pesca a Ledgering 2012.

Io invece, quando Angelo (il fratello maggiore) mi ha chiamato, ci ho pensato su, ma non perché ho perso il bene dell’intelletto, bensì perché un mesetto prima in quelle stesse acque, nonostante la presenza dei due “pessimi soggetti”, avevo vinto di misura una gara incerta fino all’ultimo pesce e per questo, memore del detto toscano “il cacio vinto un si rigioca”, ero tentato dal trovare una scusa, a salvaguardia del vantaggio morale acquisito.

Poi però mi sono ricordato dell’ospitalità degli amici dell’L.B.F. Calendasco, delle carpe di Tuna e sopratutto i “Pisarei e fasò” bagnati (molto bagnati) con del Gotturnio bevuto nella “scudela”, non ho saputo resistere.

Alle otto in punto di una limpida mattinata ottobrina arrivo al bar dei Laghi, dove mi aspettano Angelo e Massimiliano De Pascalis, pronti per assolvere al “duro compito” di affrontare avversari davvero tosti, per niente disposti a cedere facilmente.

Giusto il tempo per un cappuccino ed un cornetto e poi via di filata verso le sponde del lago superiore, dove ci stanno aspettando le carpe di Tuna, seriamente intenzionate a vendere care le squame.

Da quando ci siamo salutati l’ultima volta, proprio sulle sponde di questo stesso lago, noto con piacere che molto è cambiato per i De Pascalis e mentre prima, seppur con orgoglio, indossavano la maglia dell’LBF Calendasco, oggi li trovo vestiti con l’abbigliamento ufficiale della Preston Innovation, segno tangibile che i loro successi non sono passati inosservati, tanto meno dalla ditta Betti Sport di Capannori (LU), che li ha scelti come portacolori per l’Italia del noto marchio inglese.

L’aria fresca invita a muoversi un po’ più in fretta per non prendere freddo e questo significa che rispetto al mese precedente dovremo rivedere la strategia d’approccio alla normale pesca, tuttavia il sole già alto scalda l’acqua e, a meno che il pesce non sia più che fermo, sicuramente prima o dopo troveremo l’insidia giusta per avere la meglio.

A causa del repentino abbassamento delle temperature, le carpe che fino a pochi giorni fa stazionavano naturalmente sui dieci/undici metri da riva, si sono allontanate in cerca di fondali più alti e adesso dovremo richiamarlo sulla stessa linea con del brumeggio, meglio se un po’ più carico di “sapori” rispetto a qualche settimana indietro. Proprio a questo proposito Angelo inizia a preparare il fondo con dei “Fin Perfect Feed pellet” da 2 e 4 mm, aromatizzati al gusto halibut, io invece……….lo copio sfacciatamente.

La montatura utilizzata è costruita su una lenza madre di Reflò Power Max dello 0,25, un Preston pellets feeder large da 25 gr montato in linea, un finale Reflò Braidcast da 12 lb, lungo non più di cinque cm, un amo del n° 16 serie PR27, al quale fissare per mezzo di un bait band su di un hair rigs, un cilindretto dello stesso pellet da 6 o 8 mm, alternandolo talvolta con dei “Fin Perfect Expanders pellet”, sempre della stessa dimensione

La canna ideale per questo genere di pesca non può che essere una specifica da carpodromo, del tipo “commercial” o come nel caso dei De Pascalis, una Preston Mini Carp da 10 ft, appositamente concepita per assorbire progressivamente le potenti scosse delle carpe, che a Tuna non scherzano affatto.

Massimiliano, il “Depa Junior”, ha deciso per un’impostazione sostanzialmente diversa, affidando le sorti della sua giornata all’ultimo nato di casa Preston: il Banjo Feeder, un’originale flat method progettato per la pesca con il pellet, così chiamato per la sua forma decisamente somigliante all’omonimo strumento musicale. Per costruire il finale, Massimiliano ha scelto un Reflò Power da 0,19, con un amo del 16 della serie PR 27, innescando un paio di bigattini scodinzolanti; per la pasturazione iniziale il Max ha fiondato alcune scodelline di pellet dal gusto fruttato,

Passano solo pochi minuti dal primo lancio e Massimiliano inizia ad infilare una carpa dietro l’altra, mentre io ed Angelo stiamo lì a guardarlo inermi per almeno un quarto d’ora, poi finalmente, quando tutto sembrava perduto, anche i nostri quiver iniziano a dare segni di vita e da quel momento ha preso il via un continuo susseguirsi di catture. Quello che però ha più colpito la mia attenzione è stato lo spettacolo offerto dalle esili Mini Carp, capaci di contorsioni inverosimili pur di domare quei rimorchiatori con le pinne che qui a Tuna chiamano carpe.

Volendo dare ascolto alla voglia di pescare, non ci saremo mai alzati dai panchetti, ma l’inalienabile richiamo di una tavola imbandita con i saporiti prodotti piacentini esercita un fascino tutto suo ed è proprio il caso di dire che come sempre in Italia, tutto finisce a tarallucci e vino e se è vero che a tavola non si invecchia io, ad occhio e croce, sono tornato a casa ringiovanito di almeno un paio d’anni.

La trasferta in quel di Tuna di Gazzola si è conclusa con la promessa di un altrettanto invitante appuntamento lungo le rive del Po, a caccia dei famigerati barbi europei.

Che dite amici di Match Fishing, accetto……..oppure si.

Marcello Corbelli

I fratelli De Pascalis con una parte del bottino di giornata

i materiali usati per le carpe diTuna

i pellet e gli aromi utilizzati

Max e le carpe di Tuna

Angelo e la sua Mini Carp in azione

una coppiola di carpe

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *