LUNGHEZZA DEI TERMINALI… “LE DRITTE” DI ALBERTO NERI
Siamo ancora qui a parlare di terminali, con il quarto appuntamento di questa serie “in onda” ogni mercoledì su Match Fishing.
Questa volta è il turno di Alberto Neri, testimonial Maver e grande campione che quest’anno è stato anche CT della nazionale italiana disabili che ha conquistato il bronzo ai giochi mondiali della pesca in Fiuma.
Anche a lui abbiamo chiesto quali sono le sue opinioni in fatto di terminali.
Ciao Alberto, innanti tutto ti chiediamo di dare un voto all’importanza della lunghezza del terminale. E’ sicuramente una tra le cose più importanti che un agonista deve tenere in considerazione.
Come conservi i terminali e quanto possono durare conservati a quel modo?
Devo dire che come quasi la maggior parte degli agonisti mi sono convertito alle valigette di legno
per tante ragioni, una in particolar modo è che rispetto a quelle in metallo o in materiale plastico risentono in modo minore il fattore calore. Non perché i modelli fatti con altri materiali non siano all’altezza ma ritengo che il legno sia migliore come protezione per i terminali. La durata è sempre molto soggettiva da agonista ad agonista diciamo che nel mio caso anche un anno, cercando di conservarli al meglio possibile soprattutto dalla pioggia e umidità.
Prova a dettare alcune regole base per stabilire la lunghezza dei terminali
Credo di poter dire per l’esperienza che mi sono fatto in tanti anni di gare ci siano alcune regole che sono determinanti: La prima quale tipo di pesca andremo ad utilizzarli es: bolognese o roubaisienne? La seconda: a quale tipo di pesce sarà rivolto il nostro interesse.
Variare la lunghezza del terminale può servire a selezionare la taglia?
Certo! Nella pesca del cavedano direi che è determinante avere un terminale un poco più lungo rispetto al solito. Soprattutto nelle acque medio lente più il terminale è lungo più l’esca si muove in modo naturale e diventa quindi maggiormente attrattiva per i pesci di grossa taglia. Al contrario nelle acque che presentano correnti veloci o turbolente preferisco terminali più corti. Nella pesca della breme questo non da risultati migliori, dipende anche tanto dal tipo di esche che si usano.
L’appoggio modifica la lunghezza? Ti e’ mai capitato di pescare molto appoggiato?
Si! È un modo che spesso uso nella pesca dei Cavedani e delle Carpe in acque ferme e chiare a volte anche con un “volo” di un metro. Nei fiumi vicino a casa sia il Reno che il Setta, molto spesso “Sempre” i Cavedani dopo poche manciatine di bigattini si alzano dal fondo e si mettono a selezionare i bigatti sotto il pelo dell’acqua. Quindi o li peschi a vista oppure sei destinato a prendere solo quelli più “tonti” (che poi parlando di cavedani non sono poi così tanti). Se ci spostiamo dalla corrente principale e troviamo un punto dove c’è poca corrente o quasi nulla è li che li “freghiamo con un bell’appoggio e senza la necessità di usare ami piccoli.
La lunghezza varia anche in base all’esca?
Sì, come ho già detto prima variano in base al pesce ma anche al tipo di esca che andiamo ad utilizzare.
I piombi sul terminale vanno bene?
Che vadano bene direi proprio di no! Ma che a volte si faccia di necessità virtù quello si.
La spiegazione è abbastanza semplice e questa mia tesi si riferisce a quando si pesca con terminali molto sottili tipo 0,06/0,09. Questo perché il pallino seppur il più tenero che si possa trovare potrebbe comunque segnare il filo nel punto dove lo si è stretto.
Per evitare di cambiare il terminale si puo’ alzare l’ultimo piombo ed allungare il finale utilizzando un pezzo di lenza madre sopra l’asola?
Direi che tutto si può fare se si vuole ma che questo sia un modo diverso per avere un appoggio sul fondo maggiore non mi convince in pieno. Lo vedo un poco macchinoso, forse si fa prima a legarsi un amo con un terminale più lungo.
A peschiera ed in acque limpide e’ chiaro, ma con pesci meno nobili tipo le breme di ostellato o i carassi del lama puo’ servire rimpicciolire i diametri per aumentare il numero delle mangiate?
Vista la varietà di specie presenti nelle nostre acque in questo ultimo decennio direi che sono nobili anche loro. Scherzi a parte il fatto di rendere meno visibile il nostro terminale all’occhio dei nostri avversari sicuramente è solo positivo. Ci sono tre fattori importanti: sondare bene il fondale, avere fiducia nei prodotti che si usano nella pasturazione e valutare bene le esche che si impiegano.
Usi le lenze dirette? Quando? Quali vantaggi hanno?
Le uso difficilmente perché nel caso di perdita dell’amo sono costretto a sondare di nuovo e questo è solo una perdita di tempo. L’unica situazione dove uso una lenza diretta è a Peschiera per pescare cavedani sulla fiondata con la roubaisienne. Il solo e unico vantaggio è quello di avere un’elasticità uniforme nel nylon per tutta la sua lunghezza.
Nylon tradizionale e fluocarbon: quali differenze? Quali usi e in che situazioni?
Mi reputo ancora un tradizionalista, forse perchè utilizzo fili in cui credo ciecamente e che rispettano le caratteristiche che dichiariamo. Il fluoro carbon per il momento ho potuto constatarne la sua efficacia nella pesca in mare a profondità relativamente basse max 30mt, qui effettivamente ho visto la differenza rispetto ad un filo tradizionale.
Ci dici quali sono i tuoi monofili preferiti sia per i terminali sia per le lenze madri?
Questa è una di quelle domande a cui personalmente non vorrei mai rispondere! Detto così potrebbe sembrare che uso chissà che cosa di rivoluzionario oppure che uso fili particolari, ma la realtà è molto diversa. A questo punto dell’intervista mi sento di spiegare la ragione. Nella mia vita di pescatore-agonista ho avuto l’occasione di lavorare e di pescare per aziende di primissimo piano e quindi ho utilizzato sempre quello che era il Top di questi prodotti. Qui in Maver abbiamo fili con il marchio Smart e vi posso garantire che sono di eccezionale fattura e quando portiamo al pubblico un nostro filo dietro c’è mediamente un anno di test fatti.
Per le mie caratteristiche nel pescare preferisco impiegare fili morbidi e chiari con una buona elasticità, per scendere più nel dettaglio per terminali l’EXEL 57, per lenze l’ELITE “Lenze & Terminali” e questi nella pesca diciamo più tecnica: Cavedani, Breme e Carassi.
Nel caso invece la pesca si svolga tanto per non fare nomi nell’Arno Pisano, dove molto spesso si pensa che sia sufficiente solo mettere un filo di grosso diametro ho provato a rivoluzionare questa teoria. Ho potuto fare tante gare dove pescare utilizzando un terminale dello 0,18/020 rendeva molto di più che uno del 0,25. Quindi in questo caso utilizzo l’SLR nel terminale e lenza madre Smart TT “new generation”. Nella pesca a bolognese uso lo Smart Genesis, filo chiaro molto morbido, in mano ti dà l’effetto della seta, per quanto riguarda la pesca all’inglese imbobino sul mulinello lo Smart Dual Band, un filo che è l’unione di due nylon, da questa fusione il risultato è stato una quasi assenza di memoria meccanica, quindi dopo i primi lanci il filo si stende linearmente tra gli anelli consentendo lanci più lunghi. Il suo peso specifico leggermente superiore ad uno tradizionale, gli permette di affondare meglio e vi posso garantire ha una durata impressionante.
Bene, grazie mille Alberto e arrivederci sulle pagine del sito…
Grazie a voi, non mancherò….