ISOLA SERAFINI: SE DICI BARBO, FALLO CON GARBO!
“Grazie ragazzi, è stata una giornata indimenticabile. Non avrei mai pensato di prendere così tanto pesce….. Ma poi, con questo freddo…. Roba da non credere…….. Comunque continuo a pensare che andare a pesca con tre gradi sotto zero, è da ricovero coatto”.
Cosa ne pensate, amici di Match Fishing? Potrebbe andare come striscia di chiusura per il servizio sui barbi di Isola Serafini? Io direi di si……se solo il servizio ci fosse. Il problema è che non sono ancora riuscito a farmi venire in mente le idee giuste per l’apertura, ecco perché sono partito dalla fine. Forse però è meglio spiegare perlomeno l’antefatto e cioè quando, un mesetto fa, il mio amico Angelo De Pascalis, sapendo che non sono mai stato a pesca di barbi, mi chiama al telefono invitandomi per un’uscita ad Isola Serafini.
A parte il piacere di sentire una voce amica, sul momento, visto il termometro in “pimpinella” fra lo zero e il sotto zero, rimango un po’ perplesso, ma quando poi Angelo continua dicendomi che per avere condizioni ottimali dovremo aspettare che faccia più freddo, le mie perplessità si trasformano in certezze: il De Pascalis ha perso il lume della ragione. Ma siccome non si devono mai contraddire i pazzi, accetto l’invito e lo faccio anche molto volentieri……..del resto anch’io non è che sia poi così tanto sano di mente.
Le fredde giornate invernali scorrono una di seguito all’altra fino a quando, in uno di quei giorni che anche i pettirossi girano con la sciarpa al collo, mi chiama Angelo dicendomi di preparare l’occorrente perché, visto il sensibile calo delle temperature, il momento è dei migliori e proprio grazie al freddo troveremo attivi soltanto barbi di taglia. Io gli rispondo di getto che con questo freddo, di attivo troveremo solo i virus del broncopolmonite, ma la mia è una risposta ironica, in realtà non stavo aspettando altro.
Certo di poter contare sull’appoggio di Vito, altro scriteriato compagno di tante “battaglie”, alzo il telefono e facendo leva sull’amicizia che ci lega, senza dargli il tempo di rispondere irrompo dicendo: “Siamo stati convocati d’urgenza dai barbi di Isola Serafini…..Io vado, te che fai, vieni?”. Lui, dopo avermi apostrofato pesantemente, mi chiede: “A che ora si parte?”…. Lo sapevo…..Non mi avrebbe mai lasciato andare da solo in terra Padana.
Alle cinque e mezza di un gelido mattino invernale io e Vito, euforici come bambini, partiamo alla volta di Isola Serafini. Dopo tre ore circa di un tranquillo guidare arriviamo a Caorso, dove troviamo ad aspettarci Angelo De Pascalis (il Depa) e Gianmario Lombardi (il Segugio). Non avrei mai osato chiedere di più: stiamo andando a pesca di barbi europei nel Po, nel “sancta sanctorum” di Isola Serafini e per di più accompagnati da due guide d’eccezione come il De Pascalis e il Lombardi, rispettivamente Presidente e Responsabile del Settore Giovanile del gruppo L.B.F. Italia di Calendasco….L.B.F. vuol dire “Ledgering & Barbel Fishing”…..Capito perché non potevamo chiedere di più?
Isola Serafini si chiama così perché è circondata dalle acque del Po: sulla sinistra passa il così detto “Braccio Morto”; sulla destra, dopo lo sbarramento della centrale idroelettrica, scorre il “Braccio Vivo” ed è proprio in questo tratto che la corrente del fiume forma un ambiente fra i più interessanti e suggestivi per il “barbel fishing”.
Per l’occasione, Angelo e Gianmario hanno deciso di portarci sulla sponda sinistra del “Braccio Vivo”, circa un chilometro a valle della centrale idroelettrica, comodamente sistemati in un ampio ghiaieto. Il posto è davvero bello: un imponente correntone largo oltre cento metri e profondo mediamente tre metri e mezzo/ quattro metri.
Dovendolo descrivere a chi non lo ha mai visto, senza perdermi nel superfluo, direi semplicemente che è l’ambiente ideale che ogni pescatore trova dipinto nel suo immaginario: una leggera nebbia che sale dall’acqua; un invitante “struscio” e tutto intorno la brina, bianca come fosse il velo di una sposa. Tuttavia, nell’insieme c’è una cosa mi hanno colpito più di altre ed è l’acqua del Po: azzurra e limpida come quella di un torrente di montagna. Non l’avrei mai creduto.
Ora però è venuto il momento di pescare: “Siam mica qui a pettinare le bambole, né ”.
Angelo decide di provare già da subito a prendere “quello bello” e a tale scopo prepara una montatura che prevede il bloccaggio del pasturatore sul trave di lenza, per un sicuro effetto auto-ferrante; come finale si affida ad un ottimo 0,30 al quale lega un robusto amo del n° 12, lasciando sotto un hair rig lungo abbastanza per accogliere due mini boiles da 10 mm. o un “cannolo di pellet” da 12 mm., entrambi al gusto di pesce.
Al mitico Vito piace l’idea di affidare le sorti del suo esordio con i barbi di Isola Serafini, ad una lenza preparata per pescare ben fermo sul fondo e a questo proposito…….mi frega un pasturatore Nisa da bigattini di 90 gr. che poi monta semi-scorrevole sulla lenza madre.
Gianmario, alias il Segugio, decide di provare l’opzione della pesca “a dragare” e monta un Preston Quickload feeder da soli 50 gr. che dovrà muoversi lentamente sotto la spinta dell’acqua, seguendo così la scia dei bigattini che escono dal pasturatore. Per fare questo il Segugio prepara una lenza conosciuta come “Evoluzione De Pascalis”, che è appunto una evoluzione del più conosciuto paternoster, modificato ad arte per acquisire mobilità.
Io, memore della famosa locuzione “ in medio stat virtus”, propendo per un pasturatore della Drennan, un Oval block end da 70 gr., da far scorrere per soli 10 cm. Questo a mio avviso è il giusto compromesso che mi permetterà di stare fermo…..ma non troppo, godendo comunque di un buon effetto auto-ferrante.
Ad eccezione di Angelo, che sta cercando il pezzo da 90 con una montatura all’uopo destinata, tutti noi abbiamo montato finali molto lunghi, anche di due metri, per dar modo alle nostre esche di rimanere più tempo possibile sulla scia dei bigattini di pasturazione.
Provo a spiegare la dinamiche di questa fase: la forte corrente presente del nostro spot di pesca trascinerà i bigattini fuori dal feeder molto velocemente; usando un finale corto, questo verrà subito superato dai bigattini in transito e la nostra esca sarà fuori dall’area di pasturazione. Con un finale di circa due metri invece, la nostra esca si troverà per più tempo mischiata con i bigattini fuoriusciti dal feeder poiché questi, trascinati dall’acqua si spargeranno, diluendosi lungo il percorso e di conseguenza la striscia di brumeggio impiegherà più tempo a passare oltre.
Tanto per fare un esempio, pensiamo a una corsa ciclistica: se i corridori sono in gruppo, li vedremo passare davanti a noi in un attimo, ma se invece sfilano alla “spicciolata”, pur andando alla stessa velocità, noi impiegheremo molto più tempo per vederli transitare tutti. Ecco fatto. Ora togliete le biciclette, vestite i ciclisti da bigattini e il concetto sarà ancora più chiaro.
Questo teorema autarchico mi ha già infiammato l’unico neurone cerebrale a mia disposizione…….. Forse è meglio tornare alla pratica
Finalmente iniziamo a pescare, non vedo l’ora di sentire in canna uno di quei rimorchiatori.
Lancio a ore 13, per avere la lenza in pesca pressappoco davanti a me; accompagno la discesa del feeder fino a quando tocca il fondo e poi do una “cannata” di filo, lasciandogli fare la pancia (bow per gli anglofili), tanto quanto basta per riuscire a stare in pesca.
Passano meno di cinque minuti e vedo il quiver della mia canna scattare all’indietro (drop back bite, sempre per gli anglofili); la impugno immediatamente ed inizio a recuperare, convinto di trovarmi di fronte a una reazione “barbacea” e invece, pur sentendo che ho un bel pesce in canna, la difesa mi pare un po’ freddina.
Per la verità sono un po’ deluso, mi aspettavo chissà cosa e invece…………Il recupero è veloce, anche perché con un finale dello 0,22 è inutile fare le “forzine”, ma rimango ancora più stranito quando vedo aggallarsi una breme da un paio di kg…….Ma come una breme!? Ho capito male, o dovevamo prendere dei barbi?
Nel frattempo Angelo è impegnato nel recupero di un pesce, che sembra anche piuttosto robusto, ma quando gli domando se ha agganciato “Ottobre Rosso” il Depa mi risponde con serafica nonchalance che è un barbetto, sui due chili……..Poca roba.
La cosa si fa interessante, ma non finisco nemmeno di pensarlo che la canna si stacca di nuovo e questa volta capisco perché i barbi europei godono di tale fama: la loro difesa è talmente possente e strenua, che giungono al guadino sfiniti a tal punto da doverli ossigenare a lungo prima di poterli rilasciare.
Vito, che in principio ha avuto grossi problemi a causa del filo in bobina, è finalmente entrato in pesca e pare proprio intenzionato a recuperare il tempo perduto, tanto che sta dando del filo da torcere a Gianmario il quale, seppur flemmatico, macina un barbo dopo l’altro. Ma lui si sa, è del posto e in più ha fiuto per i barbi, sennò….che Segugio sarebbe.
L’intera giornata di pesca è stata un continuo susseguirsi di catture e per catture intendo dire svariate decine di pesci, solo qualcuno sotto i due kg., tutti gli altri oltre i due chili, con sei o sette “pezzi” oltre i tre chili……..e scusate se è poco.
Alla fine, dovendo fare una valutazione su quale sia la strategia di pesca da consigliare a chi vorrà cimentarsi con i barbi di Isola Serafini, posso dire che oggi il pesce ha risposto bene ad ogni insidia, tuttavia quella che forse ha dato i migliori risultati si è rivelata la pesca con il peso minimo necessario per stare in pesca (70/80 gr); finale molto lungo, dallo 0,18 allo 0,22; importantissimo invece l’amo, mai più grosso di un robusto n° 16 e anche se può sembrare illogico guardare la misura dell’amo e non quella del finale, è necessario usare ami piccoli, scendendo senza remore anche fino ad un n° 20. Se questo può servire, vi dico che per tutta la sessione di pesca ho usato un Super Spade della Drennan del n° 18 e non ho slamato un solo pesce. Quindi mi raccomando…………..se dici barbo, fallo con garbo.
Un saluto a tutti gli amici di Match Fishing da
Marcello Corbelli
Davvero belloccio ……..non parlo del pesce
All’ombra dell’ultimo sole……….
E pensare che non voleva venire
Gianmario Lombardi……In arte Il Segugio