CAMPIONATO ITALIANO DI SOCIETA’: L’OPINIONE DI UMBERTO TARTERINI
C.I.S.: Siamo sicuri che sia stata una buona idea?
Per il 2013 la Federazione ha varato un Campionato Italiano per squadre di Società con la partecipazione di 40 squadre su un percorso di otto prove.
Questa specie di SuperElite, è una competizione che va a sostituire le finali di fine stagione che fin’ora si erano fatte tra le prime classificate dei vari gironi di Eccellenza, in numero proporzionato alla partecipazione.
E’ mia precisa convinzione che sia stato un errore!
Intanto questa novità agonistica introduce un altro scalino nel panorama agonistico che ci porterà ad avere altro frazionamento all’interno delle società, che si troveranno ad avere i propri agonisti divisi in cinque diverse categorie: Promozionali, Regionali, Serie A, Trofeo d’Eccellenza, Super Eccellenza o come preferite chiamarla.
In momenti così difficili, con le società sempre più in difficoltà, soprattutto dal punto di vista economico, in cui anche le Aziende che le sponsorizzano devono affrontare una crisi che è sotto agli occhi di tutti, creare un ulteriore girone non mi è sembrata un’idea particolarmente indovinata.
Mi domando a chi questo possa giovare?
Le rinunce ad usufruire delle promozioni ottenute nella stagione agonistica 2012, sono state tante e si stanno moltiplicando pericolosamente. Sono sempre di più le società e le squadre che preferiscono limitarsi ad attività locali o regionali, rinunciando a competizioni di livello più impegnativo, principalmente dal punto di vista economico. Questo, secondo me, è un segnale da non trascurare.
E’ molto probabile che il tempo delle competizioni ad alto livello sia diventato un lusso per pochi.
In pochissimo tempo tante cose sono cambiate ed è meglio prenderne atto prima che sia troppo tardi. Le grandi competizioni di livello nazionale, probabilmente, con i tempi che corrono, sono diventate anacronistiche.
Inoltre, dal punto di vista prettamente agonistico, è molto facile prevedere che dopo poche gare, tre o quattro al massimo, il 70/80 % delle squadre partecipanti avranno un numero di penalità talmente alto rispetto a quelle che occupano la parte alta della classifica, che renderanno la loro partecipazione puramente decubertiniana, chiaramente in relazione al titolo in palio: l’assegnazione dello Scudetto tricolore.
Se vogliamo continuare a negare l’evidenza, padronissimi di farlo, però poi dobbiamo essere pronti anche ad affrontarne le conseguenze, oppure vogliamo fare come gli struzzi?
Lo sanno tutti che, attualmente, il nostro panorama agonistico vede un ristretto numero di società con un potenziale tecnico enorme rispetto a tutte le altre. Non è da adesso che questo avviene, però in un momento come questo, credo che gli sforzi economici che la partecipazione ad una competizione come questa, con scarsissime o quasi nulle possibilità di ottenere un buon risultato, siano diventati insostenibili per molti.
Si pensi solo ai costi di trasferta.
Credo sia molto meglio pensare di ritornare ad una attività prettamente promozionale, più legata al territorio, che possa salvaguardare i numeri dei partecipanti, oggi in caduta libera, anziché continuare con competizioni sempre più esasperate nelle forme e nei termini, che finiscono per portare a tante rinunce. Anche perché non credo sia interesse di nessuno, ne Federazione, ne Aziende del settore, dover registrare una continua diminuzione degli agonisti attivi.
Non dico che si debba smettere di fare gare di alto livello, assolutamente, ma devono essere pensate per un numero di squadre molto minore.
Per tutti gli altri, quelli “normali”, si devono fare gare meno impegnative dal punto di vista economico, non per questo meno interessanti, sia per chi partecipa sia per chi opera nel settore commerciale.
Se spendiamo meno soldi per la benzina e le trasferte, è probabile che ci rimanga qualche euro in più da spendere in attrezzatura ed accessori.
Se a qualcuno questo discorso può sembrare esagerato, è sufficiente guardare come sono andate le ultime competizioni del 2012 che hanno fatto registrare dei cali di partecipazione che hanno sfiorato il 50% rispetto all’anno precedente. Questo vorrà pur dire qualcosa?
Mi si potrebbe obiettare che nessuno poteva prevedere una crisi come quella che stiamo vivendo, d’accordo, però nessuno vieta di rivedere le scelte e adeguarle, appunto, “al momento che stiamo vivendo”.
Il miglior medico è quello che riconosce il suo errore e cambia la cura…
E noi abbiamo dei buoni medici?