INTERVISTA AL CT DELLA NAZIONALE FEEDER MARIO MOLINARI
Presente al Test Match di Feeder Fishing qualificante al Memorial Pasinetti 2013 anche il C.T. della Nazionale Mario Molinari, che ho intervistato brevemente per fare il punto del movimento Feeder in Italia e qualche anticipo sulla trasferta in Sud Africa degli Azzurri in occasione del Mondiale di specialità 2013.
Mario, oggi sei qui ad Ostellato non solo per prepararti al Memorial Pasinetti di domani ma anche per visionare gli Azzurri e qualche altro pretendente alla maglia…
“Esatto. Oggi sono presenti diversi ragazzi che parteciperanno allo Stage che terremo a fine giugno al Lago Borghese, in provincia di Pistoia. Alcuni di loro non li avevo mai visti pescare e questa è un’ottima occasione per osservarli.”
Parlami un attimo di questo Stage di giugno…
“I tempi dello stage saranno per forza brevi, un week end, e saranno finalizzati prevalentemente a preparare il Mondiale in Sud Africa, predisporre i vari dettagli e le attrezzature da portarci al seguito.”
Che notizie abbiamo del campo di gara in Sud Africa?
“E’ lo stesso dove disputarono il loro Mondiale, un paio d’anni orsono, le nostre ragazze. Giampiero Barbetta e qualcuna di loro mi hanno dato una serie di notizie molto utili a riguardo. Si tratta di un grande lago derivato dalla costruzione di una diga, situato in un ambiente molto naturale, a 40 km dal centro abitato più vicino, popolato pressoché esclusivamente da carpe e la pesca dovrebbe essere a senso unico su questa specie. In Sud Africa è molto popolare e vi si disputano diverse competizioni, tanto che è stato attrezzato con pedane fisse in alluminio che si addentrano per molti metri dentro l’acqua bassa del sottoriva. I settori sono separati l’uno dall’altro e la conformazione della sponda é piuttosto naturale per cui per noi dello staff tecnico non sarà facile seguire lo svolgimento della gara. Anche le caratteristiche del fondale di ogni settore sono differenti l’uno dall’altro e quindi le difficoltà aumenteranno. Gli organizzatori ci hanno parlato di pesi attorno ai 50 chili per vincere il settore ma ai tempi del Mondiale femminile i pesi furono molto inferiori, anche a causa della frega in corso. Abbiamo visto dei video del lago e speriamo di trovare le condizioni che ci aspettiamo.”
La ritieni una pesca congeniale ai nostri atleti?
“La Nazionale femminile pescò all’inglese, ad una distanza congeniale alla pesca a feeder, in una pesca a senso unico a carpe, con il mais. Sarà anche un Mondiale atipico perché esche e pasture saranno fornite dall’organizzazione e quindi anche la ricerca di qualche nota migliorativa in questo ambito non si potrà fare. Ha un po’ il senso di un raduno piuttosto che un Mondiale come siamo abituati ad immaginarlo. D’altra parte la scelta del Sud Africa era stata fatta tempo fa dalla Federazione internazionale, quando probabilmente nessuno pensava che il Feeder potesse avere questo successo e si potessero iscrivere ben 22 Nazionali. Se si fossero immaginati questi numeri forse il Sud Africa sarebbe venuto più avanti nel tempo, in altre condizioni. D’altra parte il paese africano andava giustamente premiato con un altro evento internazionale vista la loro grande sportività dimostrata dalla loro presenza continua ai Mondiali, in Europa, da tanti anni.”
Molto suggestiva la prospettiva di un Mondiale in Sud Africa ma decisamente poco in linea con le breme di Ostellato…
“Certamente. Non dobbiamo però dimenticare che le edizioni seguenti, nel 2014/2015/2016, rispettivamente in Irlanda, Olanda e Slovenia o Slovacchia, saranno tutte in campi di gara popolarti da abramidi, quindi dobbiamo per forza di cose allenarci su questi pesci.”
Torniamo alla Nazionale ed hai suoi componenti…
“Quello che è stato denominato Stage in definitiva è una sorta di Club Azzurro di specialità e si svolgerà al Lago Borghese; raggruppa i migliori del Campionato Italiano 2012 ed i membri della Nazionale 2012 che ha pescato in Belgio. La composizione della Nazionale sarà comunque stabilita per scelta tecnica dal sottoscritto e dai miei collaboratori Fulvio Forni e Verter Bergonzoni, con l’eccezione del Campione Italiano che ne sarà componente di diritto, pur senza avere garantita la sicurezza di pescare.”
Mi accennavi allo stupore con cui, anche a livello internazionale, è stata accolta questa esplosione di consensi verso il Feeder Fishing. Direi che anche in Italia siamo in questa situazione…
“Diciamo che in Italia è una realtà in gran parte da costruire. Stiamo assistendo alla scoperta da parte del grande pubblico di una sistema di pesca che consente di catturare pesci con una relativa, e solo apparente, facilità. Quello che colpisce del feeder fishing è la semplicità del sistema, alla portata di tutti. Già dalla osservazione di una gara si ha la percezione di un sistema alla portata di tantissimi pescatori; poi c’è l’aspetto non trascurabile della possibilità di catturare anche pesci importanti come taglia, che con altre tecniche è più difficile catturare. Purtroppo dobbiamo ammettere che, al di là del grande interesse attorno soprattutto alle manifestazioni che si stanno svolgendo in questi ultimi tempi, abbiamo la realtà di un movimento che esprime un Campionato Italiano con 70 persone, più o meno. La Coppa Italia disputata qui ad Ostellato a fine marzo ha radunato un centinaio di persone e questa è una situazione sicuramente promettente. Analizzando però i dati si osserva che vi hanno partecipato delle società locali, attratte probabilmente dalla comodità e dalla possibilità di partecipare ad una manifestazione ufficiale a carattere nazionale. Il fattore locale è ancora molto importante e denuncia che il movimento deve ed ha le potenzialità di crescere in modo concreto. Al momento siamo in una fase di transizione, con molti agonisti dediti al Colpo che stanno provando anche questa via ma sono ancora nella fase del guado tra le due discipline. Ci sono tanti bravi atleti, compresi alcuni famosi campioni, che si sono appassionati al Feeder ma non hanno ancora deciso da quale parte stare.”
Ritieni che sia impossibile la pratica delle due specialità da parte dello stesso atleta?
“Posso dirti che anche nell’ambito dei partecipanti allo Stage ci sono ottimi atleti che hanno dimostrato di essere all’altezza della situazione ma che non hanno ancora deciso di “saltare il fosso” dedicandosi prevalentemente al feeder. Come CT mi auguro che questo accada, perché altrimenti sarà difficile poterci contare sopra ed investire. Praticare le due discipline contemporaneamente è molto complesso e richiede una grandissima maturità sportiva per poter mantenere i piedi in entrambe le scarpe.”
Secondo Mario Molinari il Feeder deve essere considerato parte integrante della Pesca al Colpo o una entità sportiva a se stante?
“Noi siamo una nazione, come molte altre, che ha una distinzione netta tra le due specialità. Inghilterra, Irlanda ed Ungheria, che comprendono il Feeder come parte integrante del Colpo e lo usano in ogni competizione, indistintamente, assieme a roubaisienne ed altre tecniche, sono casi atipici. Non credo che la nostra Federazione possa arrivare a comprendere il Feeder come tecnica aggiuntiva del Colpo; oggi come oggi forse non sarebbe neppure giusto in Italia, perché non ci sono neppure le premesse per poterlo pensare. Certamente se succedesse che, nel giro di un paio di stagioni, si raggiungessero numeri più importanti di partecipanti alle manifestazioni di cartello, ad esempio un paio di centinaia di persone, allora probabilmente si potrebbero prendere in considerazioni approcci differenti anche dal punto di vista regolamentare. Solo il tempo potrà dare una risposta in questo senso.”
Anche in quest’inizio di stagione, come già nel 2012, stiamo assistendo alla conferma di Ostellato, in tutti i suoi tratti, come campo di gara ideale anche per il Feeder. In Italia su quale altro palcoscenico possiamo contare?
“Ti rispondo con una considerazione che può sembrare assurda o estremamente banale: nel nostro Paese abbiamo centinaia di posti potenzialmente idonei al Feeder. Le gare sociali, che un tempo erano la regola ed oggi sembrano diventate degli impedimenti dell’agonismo, con il Feeder si possono fare anche in un piccolo ambiente, con poche persone. Il Feeder si può esplicare in ogni posto dove ci sia un po’d’acqua, quasi indipendentemente dalle sue conformazioni fisiche, dal piccolo canale di pianura largo 10 metri ai grandi laghi o fiumi del piano. E’ sufficiente vi sia una concentrazione minima ed omogenea di pesci, perchè qualsiasi corpo idrico possa essere approcciato con il feeder agonistico in maniera sportivamente e tecnicamente valida, considerazione che non si può sempre fare con le tecniche tradizionali del Colpo. Se ci limitiamo ai numeri di praticanti di oggi, le possibilità sono enormi e tutte da scoprire. Nessuno di noi ha una percezione reale di cosa potrebbero essere, ad esempio, il Mincio a Peschiera o Pozzolo affrontati a Feeder in competizione. E gli esempi potrebbero essere naturalmente tantissimi altri.”
Pensi che si possano fare tentativi in questo senso?
“Ti confermo che a livello di poche persone alcune prove sono state fatte. E con successo. Si tratta di voler provare a portarci una competizione di cartello per fare una verifica più seria. Con i numeri di oggi del Feeder questi tentativi di possono fare e ritengo che si potrebbero avere dei risultati sorprendenti, anche perché l’approccio del Feeder è meno invasivo rispetto a quanto succede nel Colpo, i picchetti sono più larghi, non esiste la pasturazione pesante iniziale, la durata delle gare è maggiore, tutte condizioni potenzialmente più favorevoli alle catture. Concludendo, non ci sono preclusioni a nessun campo di gara per il feeder ed abbiamo davanti un grande novero di possibilità da esplorare.”
Visto il grande interesse che la disciplina sta suscitando in quest’ultimo periodo, pensi di arrivare a suggerire alla Federazione l’istituzione di una qualche forma di filtro dei partecipanti alle competizioni o rimani assertore della iscrizione libera di chiunque ad ogni tipo di competizione, anche a carattere nazionale?
“Io credo che siamo troppo giovani e ancora indietro nel nostro cammino per arrivare a fare valutazioni di questo genere. Purtroppo per ora i numeri sono ancora troppo piccoli per cui oggi fare dei voli pindarici di questo tipo sarebbe una forzatura. Credo si debba puntare a costruire uno zoccolo duro di praticanti e che diano dimostrazione di essere dei trascinatori; e su questo versante direi che ci stiamo riuscendo, grazie ad una trentina di persone che hanno scelto il feeder come loro tecnica principale, probabilmente stimolati da varie considerazioni tra le quali quella di una maglia Azzurra non è certo stata di poca importanza. Credo che la Pesca al Colpo ci debba insegnare la strada da percorrere, quella di un numero importante di partecipanti al Campionato Italiano, provenienti dalle selezioni provinciali. Bisogna arrivare a creare dei campionati Provinciali in tante Sezioni, magari con solo 30 partecipanti ma che nel complesso movimentino un buon numero di praticanti distribuiti sul territorio. Tali numeri sono molto maggiori rispetto a quanto potrebbe fare qualsiasi gara a carattere nazionale. Creando un movimento a livello locale che faccia gareggiare le persone vicino a casa, su campi conosciuti, con avversari mediamente più abbordabili, sarebbe la strada migliore per diffondere la specialità nella sua versione agonistica. Se da qui poi si arrivasse a realizzare un Campionato Italiano a cui partecipano i migliori 100, avremmo ottenuto un risultato straordinario.°
E’ di questi giorni una discussione vivace su eventuali limitazioni dell’attrezzatura in competizione…
“In quell’occasione mi sono espresso con una considerazione a metà strada tra lo scherzo e la provocazione, ossia all’affermazione di uno degli assistenti tecnici di cui si avvale la Federazione per il Feeder, che sogna una disciplina che mantenga lo spirito dilettantistico delle origini, io mi sono lanciato proponendo un limite puramente indicativo di tre attrezzi per ogni agonista da presentare in gara. Questa idea lo aveva trovato sintonico perché gli rammentava i tempi della cosiddetta “pesca pratica”, tecnica di avvicinamento al mondo delle gare che si praticava molti anni or sono e che prevedeva una limitazione quantitativa di attrezzatura, proprio per andare incontro alle esigenze dei principianti o di chi non voleva gravarsi troppo di attrezzature per una competizione. Questo livello agonistico consentiva di mantenere agganciato al mondo dell’agonismo un certo numero di persone che stavano in una condizione intermedia tra l’amatoriale e l’agonista dichiarato. Nel Feeder poi, questa limitazione sarebbe puramente teorica, dal momento che io ritengo che, in gran parte delle competizioni disputate con questa tecnica, con tre canne ben scelte si possa affrontare ogni situazione, anche perché, nel caso si rompa una lenza, oltre ad avere due attrezzi di scorta, in meno di tre minuti la si può nuovamente rifare, perché sono montaggi sempre estremamente semplici e nell’economia di una competizione di 4-5 ore capisci che non sono veramente nulla. L’argomento delle limitazioni, in definitiva, ritengo sia una questione puramente teorica; il punto importante credo sia invece lanciare al neofita il messaggio che chi si avvicina alla tecnica o al mondo delle competizioni a Feeder, lo può fare tranquillamente con l’attrezzatura che ha e che si troverà alla pari dell’agonista esperto o del campione, almeno come parte tecnica. In definitiva che non si deve spaventare del gap tecnologico e che è il benvenuto.”
Ringrazio il mio interlocutore mentre, scorrendo lungo il campo di gara, si intravvedono molti volti noti dell’agonismo locale e nazionale frammisti a “feederisti” puri o, come li definisce Molinari, che hanno saltato il fosso…
Tanti auguri, Feeder, di cuore
Angelo Borgatti