Seconda prova selettiva del Campionato Italiano Feeder: il commento di Marcello Corbelli

Umbertide 07 luglio 2013

È un Tevere ancora velato dalle ultime piogge quello che ha accolto i partecipanti alla seconda prova di selezione del Campionato Italiano Feeder, girone Centro-Sud, ma nonostante le condizioni dell’acqua, non al massimo di quello che è solito offrire Umbertide, tante sono state le catture, come tanta è stata la varietà di queste, con delle belle nasse con tanti cavedani, carassi, carpe e barbi.

I concorrenti hanno tutti (o quasi) avuto a che fare con i famosi “cavedanosauri” tiberini, con dei barbi europei come littorine e con delle carpe più simili a “Ottobre Rosso” che non a dei comuni pinnuti, per non parlare dei carassi, talvolta abbondantemente oltre il chilogrammo di peso.

La scelta del tratto di fiume interessato dalla manifestazione, inizialmente oggetto di qualche polemica, si è invece rivelata molto azzeccata e la quantità omogenea del pescato lo testimonia, anche se l’incognita del sorteggio ha costretto tutti a decidere per la propria impostazione solo dopo l’assegnazione del picchetto, dato che nel tratto di campo gara che va dai Fili alla Carpina Alta, ci sono zone molto diverse tra loro, sia per la strategia di gara da adottare, sia riguardo la pasturazione, più incentrata sui bigattini nei settori a monte, a fronte di una popolazione ittica formata per lo più da cavedani e barbi, rispetto ai settori più a valle, dove si rileva una presenza molto più eterogenea e di conseguenza meno selettiva…….

Del resto però ritengo personalmente che tutto questo, e mi riferisco alla scelta operata, abbia arricchito ancor più d’interesse una competizione già di per se molto accattivante e quindi, i miei complimenti a Michele Moscati, responsabile dell’organizzazione.

Come sempre succede a Umbertide alle sette di domenica mattina, davanti al negozio dello Zucchini c’è una folla chiassosa in attesa del sorteggio, ma subito dopo l’estrazione, come per incanto, tutto si dissolve; è un momento magico, il più importante di ogni gara.

Alle nove in punto il suono prolungato di un clacson annuncia l’inizio. Ci aspettano cinque ore di sane e intense sensazioni agonistiche, da mettere a frutto per ottenere il miglior risultato possibile.

Per quanto è stato possibile rilevare durante le prove libere, la gara sarà certamente suddivisa in due fasi distinte, con la prima frazione rivolta a cavedani e barbi, poco oltre il centro fiume, per poi passare alla seconda opzione, a ridosso della sponda opposta o vicino alle tante ramaglie portate in acqua dalle piene, dove dovrebbero alloggiare carpe e carassi.

Questo riferito solo ai settori bassi, mentre a Carpina Alta tutta la gara sarà basata su cavedani e barbi.

Purtroppo, come sempre accade quando si scrive di una gara, non ho la possibilità di conoscere tutte le tecniche e le strategie degl’altri, visto che anch’io partecipo e quindi ho ben altro a cui pensare e per questo, a parte le poche testimonianze raccolte, che tratterò in chiusura, non posso che parlarvi della mia gara la quale, seppur con lo stesso epilogo dei “pifferi di montagna”, è stata ben impostata, con una strategia che “avrebbe” dato i suoi frutti, se non fosse per qualche “lieve“ incomprensione fra me e la popolazione ittica del Tevere.

Al sorteggio mi viene assegnato il picchetto E 8, nella zona della Strettoia e più precisamente, come l’E 9 e l’E 10, davanti a una frana che forma uno spiaggione di fango lungo una quarantina di metri (spettacolo deprimente), ma con un albero secco di fronte dove, se io fossi una carpa, ci prenderei la residenza.

In parole povere, non sono in un bel posto, ma mi posso difendere cercando il pezzo da novanta nei pressi dei rami sommersi che ho davanti.

Con i lanci di sondaggio, facendo strisciare il piombo sul fondo, ho potuto verificare che cinque o sei metri prima dell’albero, alla mia sinistra e anche sulla metà del canale, sempre verso sinistra, ci sono degli incagli e quindi dovrò necessariamente stare più verso destra, per evitare che il pesce vada fra quegli impicci.

Inizio la gara scaricando a venti metri da riva una serie di pasturatori pieni di bigattini incollati, per richiamare qualche bel cavedano e perché no, anche qualche barbo, poi faccio altrettanti a un paio di metri dall’albero secco, questa volta però con un menù più variegato, a base di pastura, di mais, di canapa e di bigattini………….Con un servizio del genere, se c’è una carpa in tutto il bacino del Tevere, deve venire da me.

Ho montato un finale da 0.14 mm, secondo me già fin troppo grosso, a dispetto delle notizie assunte che consigliavano fili ben più consistenti per insidiare i cavedani di taglia e nello stesso tempo riuscire a reggere quei nerboruti barbi europei che amano pascolare sullo stesso tappeto di pastura.

Come da copione, il primo lancio in pesca lo faccio sulla linea corta e dai frenetici movimenti del quiver capisco di avere sotto dei pescetti insignificanti, ma insisto ugualmente, sperando che arrivino presto i genitori di quei piccoli rompiballe.

Faccio ancora due o tre lanci e immediatamente dopo un accenno appena percettibile, la canna parte come una fucilata, rompendo senza possibilità di replica il mio finale dello 0.14………..Mi sa che darò ascolto a quelli che mi dicevano di non andare per il sottile.

Da quel momento, il tempo trascorre in una deprimente fase di stanca (anche aumentando e riducendo il finale) tanto che dopo un’ora e mezza ho al mio attivo solo quattro cavedani, uno solo dei quali degno di tale nome.

La mia pazienza certosina sta dando i primi segni di cedimento, tuttavia decido comunque di rimanere ancora un po’ sulla stessa linea di pesca e contemporaneamente tengo “sveglia” la zona vicino alla pianta sommersa, pasturando di tanto in tanto con un paio di lanci.

Ormai sono passate più di due ore di gara e rispetto agli altri sono decisamente indietro; non è più il caso di aspettare, se non trovo qualche pesce di taglia sono con il fondoschiena per terra e per questo decido di cambiare radicalmente pesca, montando amo e finale degni di maggior rispetto e lancio sulla linea di pasturazione preparata quasi a ridosso dei rami secchi.

Non riesco nemmeno a mettere bene in tensione la lenza che la canna quasi schizza via dal supporto, sotto lo strappo violento di una “cosa” che non esita un attimo a portarsi via il mio finale nuovo di zecca (uno 0,20), lasciandomi con un palmo di naso lì, a sgranare un rosario di moccoli, con il serio rischio di passare da maleducato.

Per farla breve ho agganciato otto, ripeto otto, carpe riuscendo a metterne in nassa soltanto una di un paio di chili, mentre le altre se ne sono andate tutte, portandosi sistematicamente con se i miei finali, senza badare minimamente al loro diametro.

Grazie a Dio il segnale di fine gara arriva prima che il mio sistema nervoso vada a puttane. Sono sicuro di essere il fanalino di coda del mio settore e in effetti, con i miei 3,730 kg. di pescato, sono riuscito a “conquistare” il nono posto del mio settore.

Sicuramente con solo uno di quei sette pesci che mi hanno strappato tutto, sarei passato in testa o comunque sarei rientrato nei tre.

marcello corbelli

Ma…. però…. se avessi….se non fosse…. come diceva sempre la mitica nonna Caterina: “il se e il ma sono il verbo dei coglioni” e quindi ora non mi resta che leccarmi le ferite, cercando di recuperare l’impossibile in occasione dell’ultima gara di selezione, nell’Arno a Laterina, che sarà invece una passeggiata in scioltezza per quei personaggi come Gregorio Giovannoni (LBF Umbertide), che ha letteralmente inventato il suo splendido primo di settore, pescando cavedani per tutta la gara, in un posto impossibile, come quello davanti al tubo di pescaggio della pompa, nello Strettoio, oppure anche come Massimiliano Loda, alfiere dell’Oltrarno Colmic, che ha vinto il suo settore con i cavedani, mettendo a frutto le sue profonde conoscenze in materia, maturate nelle acque del Po piemontese, a tu per tu con il ciprinide dagli occhi gialli.

A Vito Benvenuti (APD Firenze) è invece servita tutta la sua trentennale esperienza agonistica, per voltare a suo favore una gara che si stava mettendo molto male. Anche lui, come me, si era lasciato abbindolare dalla pesca con finali (si fa per dire) sottili, ma dopo un paio di “stuccate” da brivido, ha subito invertito l’andazzo della sua prestazione aumentando il calibro dei fili, riuscendo così a tenere pesci di tutto rispetto, nella zona alta del campo gara, dove cavedani e barbi, alla pari del mio amico Vito, l’hanno fatta da padroni.

Perfetta anche la riconferma, dopo il primo assoluto a Ponzano, di Manuel Giovannangeli (Team LBF Centro Italia), che ha impostato tutta la sua pesca al “pezzo grosso” e l’ha perfettamente azzeccata, costruendo una vittoria stellare del suo settore, che poi era anche il mio e anche quello di lady Carla Ferranti, la quale mi aveva lanciato il guanto di sfida, che io ho raccolto spavaldamente, per poi soccombere a suon di pesci di fronte alla bella e, ahimè, anche brava, damigella perugina.

La pubblicazione della classifica generale esalta le prestazioni di tre personaggi che si stanno dimostrando davvero coriacei, con in testa Manuel Giovannangeli, seguito a una penalità da una vecchia volpe del feeder agonistico come Massimiliano Loda e da Gregorio Giovannoni, una giovane promessa che sono sicuro, farà molto parlare di se in futuro.

Avrei parlato molto volentieri anche di Riccardo Pieri, l’assoluto di giornata e di Andrea Carnaccini, altro vincitore di settore, purtroppo però a causa di alcuni problemi di carattere familiare, assommati a un’emicrania incipiente, sono stato costretto a lasciare Umbertide non appena finita la gara e unicamente per questo motivo non ho potuto raccogliere notizie sulla loro gara. Mi scuso con questi amici e mi impegno a riservare loro più spazio alla prima occasione utile.

La prossima tappa della carovana feederofila sarà in terra di Toscana il prossimo 28 luglio, nell’Arno aretino a Laterina, in quel fiume che, seppur nella pendice opposta, nasce sulla stessa catena di monti da dove sgorgano anche le acque del Tevere…..….Speriamo che essendo invertito il corso dell’acqua…………

Un grazie particolare a Giuseppe Davini, che mi ha fornito le foto della premiazione e un saluto agli amici di Match Fishing da

Marcello Corbelli

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