UNA SPLENDIDA VITA DA “ MEDIANO DELLA PESCA AL COLPO”
Transitando per le stradine di campagna delle mie zone mi imbatto in fossati di varia ampiezza e lunghezza atti allo scolo delle acqua piovane in eccedenza ed alla irrigazione dei campi coltivati.
Qualche uccello acquatico sporadiche rane e parecchie nutrie ne condividono l’habitat assieme agli aironi cinerini che ormai la fanno da padrone.
In qualcuno di questi, nonostante l’inquinamento derivante dalla coltivazione intensiva e dalla qualità dell’acqua che ricevono dai fiumi, resiste ancora una fauna ittica, pesce gatti nostrani, carassi, triotti, scardole, carpotte, luccetti, e rare tinche ed anguille.
Posti come questi sono stati per molti di noi da bambini la palestra di pesca. Una canna di canneto un filo un galleggiante di penna d’strice e un amo con l’occhiello ci permetteva di trascorrere interi giorni cercando di prendere qualche pesce.
foto dal web: Una foto storica di pescatore in riva al fiume
Tutto questo grazie ai vari canali di irrigazione che ricevono acqua dal fiume Oglio ed in alcuni casi anche dal fiume Po che ancora oggi resistono alla pressione dell’uomo e riescono nonostante tutto a rifornire di vita la nostra campagna ed i canali, canaletti e fossati che la attraversano.
Quanti ricordi mi assalgono nel vedere immensi campi di mais una volta coltivati senza l’ausilio delle macchine ove tutte le lavorazioni venivano fatte a mano dalla semina alla sarchiatura ed al raccolto delle messi per finire poi sull’aia per la spannocchiatura alla quale io bambino partecipavo con allegria segnando le “cavagne”, contenitori in vimini fatti artigianalmente, piene di pannocchie la cui quantità determinava la paga giornaliera dei partecipanti alle operazioni.
Durante la crescita del mais i proprietari ne affidavano le cure di sarchiatura e zappatura per eliminare le erbe infestanti a persone fidate una delle quali era mio nonno di cui orgogliosamente ne porto il nome.
Mi portava con se insegnandomi i primi rudimenti della pesca i cui attrezzi erano una canna in bambù dolce uno spago, un rudimentale piombo, altro non era che un bullone, un tappo da bottiglia in sughero sagomato con il coltello un amo di generose dimensioni e vermi prelevati da un letamaio; nonostante siffatta attrezzatura la cena era assicurata e vi assicuro che all’epoca, anni 50-60, non era poca cosa.
Proprio da questa abitudine nasce la mia passione per la pesca che dal 1974 facendo agonismo mi ha trasformato con alterne fortune in un oscuro “mediano della pesca” che ancora oggi mi pervade ed anima.
foto dal web: un guadino aiuta oggi e anche allora
Di acqua ne è passata sotto i ponti; agli inizi l’attrezzatura era scarna ridotta all’essenziale e spesso capitava di usare una sola macchina in 4 persone per andare alle gare.
Ho vissuto tutti i cambiamenti di questi anni sia in fatto di attrezzatura che di tipologia della pesca.
foto dal web: tre canne da pesca in bamboo come tanti di noi hanno utilizzato da bambini
Con gli amici della gloriosa S.P.S.D. Gruppesca di Bozzolo, mia prima società, si fantasticava sulle alchimie delle pasture e delle esche, la ricerca di ingredienti segreti, la scoperta del fouillis, del Ver de Vase, del Gatoss, e di tutte le altre esche oggi di facile reperimento.
foto dal web: una bella pescata con il pesce in una nassa rudimentale
Quante sere a ritrovarci per parlare, programmare, scoprire, fare miscele di pasture, strategie da mettere in atto durante le prove sui vari campi gare ecc. ecc.
Kilometri e ore ad inseguire il sogno, andare a visionare i mostri sacri, i campioni, per carpire loro qualche segreto, a fare esperienza.
Nonostante interruzioni di attività gare, anche lunghe, per motivi di lavoro ho colto, tra una delusione e l’altra, risultati alquanto soddisfacenti per la mia personale bacheca.
Certo non sono diventato un “Campione” ma non tutti lo possono essere o diventare; la stragrande maggioranza degli agonisti come me altro non è, parafrasando una celebre canzone, “un mediano della pesca” la cui vita seppure ricca di soddisfazioni rimane al servizio dei Campioni del nostro splendido sport; la pesca al colpo.
Senza di noi “mediani della pesca” l’agonismo nazionale non esisterebbe, sarebbe finito da tempo e tutta l’industria specializzata ne risentirebbe.
Oggi alla luce delle mie 66 primavere sto rivivendo una seconda giovinezza, il cambio di società, seguire la squadra del Team 2000 Colmic per la quale mio figlio Renato gareggia nel trofeo A1, l’aver conosciuto ed approfondito l’amicizia con Silvina Turrini ed il compagno Roberto e tutti gli altri componenti della società, l’aver avuto la possibilità di frequentare l’ambiente dell’agonismo femminile con tutti i suoi partecipanti, la grande e mitica “Zia” Rosa Micheli, i ragazzi ed i CT degli Under tutte persone veramente speciali, ed in assoluto aver conosciuto personalmente l’amico Alessandro Scarponi che offrendomi la possibilità di scrivere per Match Fhising Italia mi ha donato nuovi stimoli.
“Ergo Sum” ero, sono e rimango “un mediano della pesca” al servizio di tutti voi sui campi gara e da queste pagine cambia solo l’attrezzo; la tastiera del Pc al posto della canna.
Non ho la presunzione di diventare qualcuno ma vorrei continuare ad essere il mediano abituato a lavorare per gli altri, ieri con la canna oggi con la penna.
Raccontare storie di pesca, gare e semplici pescate, vincitori e vinti, gioie e delusioni, emozioni e albe ancora fresche oggi come 50 anni fa.
Sono queste poche cose che sanno dare un senso alla vita, la voglia di stare con voi, tra di voi, a modo mio, umilmente come sempre ho fatto, per dare quel piccolo contributo a far crescere l’ambiente della pesca che tanto mi ha dato nel corso di questa vita e per questo continuo ad amarla.
Con l’orgoglio da “mediano della pesca” cordialmente vi saluto
Con affetto, Spagolla Giuseppe