MILO E ROBERTA COLOMBO: UN ANNIVERSARIO SPECIALE!
Una mattinata intera a parlare con un grandissimo del nostro sport come Milo Colombo e con la deliziosa Roberta, la sorella che lo affianca nella conduzione della ditta che, per prima, ha rappresentato l’Italia alieutica in Europa, mi ha dato l’opportunità di spaziare su diversi argomenti che riguardano il nostro mondo.
Milo può vantare una vita intera da agonista, oltre ad essere tutt’ora ai vertici delle graduatorie individuali; ne è prova la sua permanenza pressoché ininterrotta nel Club Azzurro, di cui è il veterano indiscusso e del quale fa parte dalla sua costituzione ad oggi, con la sola eccezione di un anno. Milo è da anni, costantemente, nelle prime posizioni del Club , enell’ultima edizione che ha concluso al 13° posto, sempre in lizza con le migliori canne della pesca al colpo,
Con un personaggio di questa caratura ed esperienza, non potevo non toccare uno degli argomenti che più stanno a cuore gli agonisti: il Campionato Italiano per Società e, in generale, l’architettura dell’apparato agonistico, argomento sul quale il Campione milanese non ha esitato a darmi le sue opinioni.
Milo, tu sei un protagonista da decenni dell’agonismo italiano ed europeo ai massimi livelli, conosci questo mondo nelle sue pieghe più profonde, essendo anche uomo d’azienda. Vorrei da te un commento come agonista e come imprenditore del ramo sul CIS 2013…
“Direi sicuramente una buona formula, eccellente. Sicuramente non avrà potuto accontentare tutti quanti, soprattutto in relazione alle lunghe trasferte a cui sono stati sottoposti gli agonisti del centro e del sud, ma in complesso credo sia stato un buon campionato.”
L’edizione 2014 prevede un format differente per alcuni aspetti, innanzi tutto l’aumento del numero delle squadre partecipanti…
“In questo non concordo molto anzi sarebbe il caso che il numero delle squadre fosse ridotto, così da omogeneizzare meglio il livello tecnico tra le varie formazioni, sia di quelle partecipanti al CIS che di quelle che concorrono nei vari trofei di serie A. Questa formula dovrebbe essere transitoria per arrivare a 30 formazioni in lizza, un numero che ritengo ottimale a questo livello, con i campi di gara di cui disponiamo.”
Credo sia importante anche il tuo riferimento al livello tecnico delle formazioni partecipanti al CIS allargato a 50 squadre…
“Certo, quella è la serie A ed oggi 50 squadre di serie A non ci sono. Esistono differenze tecniche dettate anche dalla geografia dell’Italia e dalla storia del nostro sport nelle varie zone del Paese.”
Hai accennato al problema, molto sentito, dei costi legati alla pratica dell’agonismo. Secondo te è inevitabile che l’agonismo moderno sia caratterizzato da questa voce di spesa e di queste dimensioni o si potrebbe cercare di fare un passo indietro?
“Per contenere i costi io sono molto favorevole ai week end e non capisco come mai quest’anno non sia stata adottata questa scelta per tutte le gare. Altre misure particolari non ne vedo.”
Una delle principali voci di spesa dell’agonismo ad alto livello è quella inerente le prove pre gara, ossia l’abitudine di anticipare sempre di più la presenza sul campo gara non più solo dal venerdì ma anche dal giovedì o addirittura dal mercoledì. Cosa ne pensi al riguardo?
“In verità trovo piuttosto antidemocratico che ci possano essere squadre che si possano permettere di andare sul campo gara con tanto anticipo mentre la parte preponderante degli agonisti si possono permettere solo una prova il giorno precedente, sia per il lavoro che per il carico economico e, non trascurabile, per gli impegni familiari. Ovviamente fare rispettare questa norma sarebbe difficile ma comunque per me sarebbe auspicabile, per mettere tutti nelle medesime condizioni, preservare maggiormente il campo gara e, non ultimo, contenere di molto i costi.”
Il tuo mi sembra più il discorso di un agonista che di un titolare d’azienda…
“Ci sono ambiti in cui io sono innanzi tutto agonista, e questo è uno di quelli. Roberta, mia sorella, spesso mi dice che io sono agonista anche in azienda ma non posso fare a meno di chiedermi cosa possa pensare chi viene da centinaia di chilometri dal campo di gara e durante la settimana, magari mentre lavora, pensa ai suoi rivali sportivi che in quel momento stanno provando mentre lui non può permetterselo e arriverà sul campo gara solo il giorno prima e con grandi sacrifici. Non si sentirà certamente di competere ad armi pari. A questo proposito voglio esprimere i miei complimenti vivissimi ai ragazzi delle squadre del sud, che si sono sobbarcati delle trasferte difficilissime e costose, onorando l’impegno fino alla fine. Veramente superlativi!”
Hai toccato l’argomento “sud” che porta alla domanda: un CIS dovrebbe presupporre almeno una prova anche nel Meridione. Tu cosa ne pensi?
“Io sono dell’avviso che il Sud merita questo. Oggi il nostro limite meridionale è Umbertide, posto molto bello ma legato alle condizioni del fiume, quindi potremmo anche andare più al sud, magari nei bacini artificiali dove si svolgono già le prove dei trofei di serie A di quelle zone, bacini che hanno una capienza idonea ad un campionato di 25/30 squadre come dovrebbe essere il CIS. Tra l’altro sarebbe un ottima occasione di visibilità anche per le aziende del settore e di promozione per la pesca al colpo.”
Altra domanda classica ma sempre attuale: Milo è favorevole ad una o a più squadre per ogni società partecipante al CIS?
“Risposta difficile. Personalmente sono per una sola squadra per società ma capisco anche che sodalizi che schierano più formazioni avrebbero il problema di rimodularsi profondamente. Dal punto di vista sportivo, però, una sola formazione sarebbe sicuramente la soluzione più equa.”
Secondo la tua esperienza, esiste oggi un modo per promuovere l’agonismo di base, un modo per ridare slancio numerico al settore?
“Uno dei sistemi potrebbe essere quello di gratificare maggiormente con le premiazioni i livelli di base dell’agonismo, in modo tale da rendere più interessante la partecipazione alle competizioni. Se ci fosse volontà in questo senso da parte della Federazione ci si potrebbe sedere attorno ad un tavolo, magari con le aziende del settore, per trovare qualche altro meccanismo utile ad incrementare i monte premi. Se pensiamo che oggi, a fronte di una spesa media di partecipazione ad una gara di un campionato medio alto che può aggirarsi tra i 100 e i 200 euro, magari anche di più considerando un po’ tutto, e, in caso di vittoria di settore, si portano a casa 30/40 euro o, vincendo addirittura la gara, poco più di 50/60, allora capiamo come il discorso premiazioni andrebbe forse ripensato dalle basi. Un pescatore sportivo non agonista, con queste premesse, non si sente certo stimolato ad avvicinarsi a questo mondo.”
Tu conosci bene le realtà straniere avendo partecipato a competizioni un po’ ovunque; soprattutto il mondo anglosassone è il riferimento che sempre si evoca in questi casi. Quali sono le differenze tra noi e loro? Perché, secondo te, non si riescono ad organizzare in Italia eventi di spessore particolari come in quella realtà?
“La realtà inglese è unica nel suo genere. Noi abbiamo eventi tipo l’Italian Master che propongono montepremi più interessanti su di un numero complessivo di concorrenti però molto maggiore. In Inghilterra ci sono gare da 10.000/25.000 sterline; propri ieri sera, in un sito inglese, ho visto di una gara con un premio per il primo assoluto di 50.000 sterline! Sono cifre che possono anche cambiare la vita per molte persone e comunque rappresentano una ghiotta opportunità per molti. In Italia abbiamo una mentalità diverse e, soprattutto, è molto più difficile coinvolgere sponsor esterni che investano pubblicitariamente su questi eventi, in modo da creare un montepremi interessante, che va al di là della semplice quota d’iscrizione. Non dobbiamo dimenticare che in Inghilterra la pesca sportiva ed agonistica ha ampio risalto anche sui media nazionali e quindi gli eventi hanno una visibilità molto maggiore che non da noi.”
Ma quante persone riescono a coinvolgere in Inghilterra per rendere molto visibili questi eventi?
“Mediamente sono numeri bassi se rapportati ai nostri ma ci sono tanti eventi. In Inghilterra si gareggia anche il mercoledì, ad esempio, le competizioni durano più giorni, muovono interessi molteplici e, ripeto, hanno molta visibilità mediatica. Anche le quote di iscrizione sono certamente maggiori ma la prospettiva di un premio importante attira comunque molto. Noi, nel 2013, abbiamo tentato di aprire questa via organizzando il Red Tetragon, manifestazione articolata su più giornate con una quota/pacchetto che comprendesse tutto il necessario ed un monte premi molto interessante. Abbiamo raccolto circa una settantina di adesioni ma nel 2014 faremo certamente meglio, perché dovrebbero partecipare anche i francesi che lo scorso anno erano già impegnati.”
Cambiamo argomento, Milo: il feeder. Secondo te è una specialità a se stante, con campionati autonomi, o la vedi come parte integrante della pesca al colpo?
“Vedo che tanti agonisti stanno avvicinandosi a questa disciplina con interesse, una tecnica che aiuta a contenere i costi mantenendo intatta la componente agonistica. Sono sicuro che sarà una realtà che si incrementerà nel futuro.”
Si parla di date concomitanti tra le manifestazioni di maggior livello del feeder e del colpo, così da obbligare ad una scelta coloro i quali disputano competizioni in entrambe le specialità e distinguere maggiormente le due tecniche. Il tuo parere?
“Sono assolutamente contrario a questa ipotesi. Se si vogliono praticare entrambi i calendari si deve avere la possibilità di farlo, evitando inutili frazionamenti che danneggerebbero solamente la FIPSAS e l’agonismo in genere.”
Un consiglio che vuoi dare a coloro che debbono organizzare e dirigere l’agonismo italiano…
“Uno solo, molto semplice: evitare al massimo le restrizioni e le limitazioni! Sembra un gioco di parole ma il concetto è molto semplice. Prendiamo tante volte l’esempio dagli inglesi, ci rifacciamo al loro agonismo per tante cose ma evitiamo di farlo quando potrebbe portare a delle evoluzioni positive. Mi riferisco a tutti i vincoli e vincoletti che negli anni sono andati a bloccare l’evoluzione: l limiti nelle esche e nelle pasture, il divieto d’uso dei pellets, in certe specialità le dimensioni dell’amo ecc. Lasciamo invece che il pescatore sviluppi la tecnica che ritiene migliore nel proprio picchetto, in base alle sue esperienze e al suo estro. Questo stimolerebbe l’ecclettismo personale e favorirebbe l’evoluzione delle varie tecniche. Lasciamo che ognuno cerchi di prender più pesci possibili e basta. Tutte queste limitazioni hanno portato ad una involuzione generale e, soprattutto, hanno messo in evidenza che quasi sempre non ci sono le condizioni di controllo per verificare che queste limitazioni vengano rispettate. Per controllare che tutte le regole vengano rispettate occorrerebbe un commissario di sponda per ogni concorrente e questo non è possibile! In Inghilterra, per tornare a quella realtà, queste limitazioni semplicemente non esistono.”
Non credi, però, che lasciar libero l’uso di tecniche ed esche porterebbe ad un aumento esponenziale dei costi? Proprio l’esatto contrario di quello che vorremmo…
“Assolutamente no! Anzi, dove si pesca con i pellets, ad esempio, chi sceglie di usare quest’esca non si porta proprio al seguito le esche classiche. Con un paio di varietà di queste esche affrontano una gara, con molta semplicità e senso pratico. In talune competizioni le esche vive o naturali sono quasi scomparse. E i pesci li prendono ugualmente! Nella finale del Campionato Italiano di pesca alla carpa si possono usare la pasta e le pellets, nelle qualificazioni provinciali no. Ti sembra una cosa normale?”
Concludiamo questa chiacchierata, Milo e Roberta, ricordando il prossimo anniversario dell’Azienda, che celebrerà nel 2014 il 50° anno di vita…
“Si, il 2014 sarà l’anno del nostro mezzo secolo di attività, dall’apertura del negozio, Tino Sport, ad opera della mamma, Rosa Colombo, ad oggi. Per l’occasione abbiamo prodotto una roubaisienne speciale, la Red Fifty, un panchetto nuovo e, probabilmente, faremo una edizione speciale del Red Tetragon. Abbiamo diverse idee in cantiere da sviluppare.”
Allora, Milo e Roberta, grazie della vostra cortesia e… buon compleanno dai lettori Match Fishing!
Angelo Borgatti