CARP’S ISLAND IL PARADISO DEL FEEDER FISHING
Ci sono luoghi che non si possono descrivere o raccontare, ma vanno vissuti per poterli apprezzare come meritano, sono appena tornato da una giornata di pesca che ricorderò molto a lungo. Come insegna il buon Alessandro, un bel reportage non va pensato e studiato giorni e giorni, basta ripensare alle emozioni vissute e buttarle giù cosi come vengono.
Oggi è giovedì, avendo il weekend impegnato per motivi di lavoro, usufruisco di un riposo infrasettimanale, uno sguardo alle previsioni, durante la mattinata prevedono nebbia e temperature intorno allo zero per poi aumentare durante la giornata, sino ad arrivare alla massima di 10°, la voglia è tanta e quindi azzardo. Come meta scelgo uno dei più bei laghi della Valdaso il “CARP’S ISLAND”, famoso per la presenza di una copiosa popolazione di splendide Tinche. Una rapida telefonata a Gianluca Farnesi che lo gestisce insieme a Cristiano, sempre disponibile a dare tutte le info necessarie. Catture di tinche non ne sono state registrate ultimamente, ma grossi cavedani si. Mi basta per togliermi ogni dubbio, si parteeee.
Arrivo nella Valdaso che è appena alba, dopo i doverosi saluti a Gianluca che gestisce anche il vicino lago Dei Cedri, raggiungo la mia postazione, la numero due, il lago è nato per il Carp Fishing e quindi ci sono a disposizione ben sette postazioni comodissime e distanziate di quasi cinquanta metri una dall’altra. Le previsioni ci hanno azzeccato c’è tanta nebbia e la famosa isola, sita al centro del lago quasi scompare.
Affronterò questa sessione pescando a Feeder, utilizzando come esca sia bigattini sia pellet self made allo stramberry, preparate con il famoso Ea Form Machine di Erdei Attila, distribuito in Italia da Tubertini. Montatura classica running rig con deriva, pasturatoti Rochet di Nisa, finale di 60 cm Più Più dello 0,16 , ed amo numero 12 della serie 229. Come pastura alternerò bigattini in colla con dei micro pellet da 2 mm Pro Carp all’halibut, ed un mix di pastura composta da un chilo di Gold Medal Yellow ed Expand Gold Mix di VDE.
Finalmente si pesca, dopo la prima mezz’ora dedicata a pasturare la zona prescelta, che dista circa quindi metri dalla postazione (in questo lago e fondamentale trovare uno spazio libero tra le piante acquatiche presenti sul fondale, operazione non difficilissima vista la limpidezza dell’acqua che consente di vedere il fondo anche a 4-5 metri di profondità) finalmente la prima timida tocca sulla Telica Feeder da 13” innescata con il bigattino, pronta ferrata, e dall’altra parte avverto la presenza di un pesce un po’ anomalo, infatti, appena arriva in superficie capisco il perché, è un’anguilla.
Dopo una mezz’ora d’attesa e la volta della Telica da 12” con il pellet, il quiver sembra curvarsi al rallentatore, agevolando la ferrata, speriamo che non sia un’altra anguilla, non faccio in tempo a pensarlo che il coso che ha mangiato la mia pellet, mi fa capire che non è sicuramente un piccolo pesce, la partenza e lenta ma poderosa, la canna si flette all’inverosimile, ma il pesce rimane sul fondo e lentamente fila verso il largo, posso fare ben poco, se non concedergli filo, non so cos’è, ma dalla potenza delle sue ripartenze e dalla curvatura della mia povera Telica intuisco che sarà uno dei tanti Big Fish presenti in questo lago. Per circa quindici minuti sono in balia di quel coso, che si concede il lusso di condurre il combattimento, la mia telica è messa alla frusta, e come finale ho un piccolissimo 0,16 e ancora più piccolissimo l’amo uno 0,14, e quindi sono costretto a concedergli altri 15 minuti.
E’ passata mezz’ora ormai, sinceramente vorrei anche pescare invece di assecondare sto coso. Finalmente si ferma, forse gli avrò fatto pena e stranamente ritorna verso di me, cosi posso recuperare del filo, ma ancora non riesco a vederlo, gli chiedo solo questo…”fatti vedere, almeno non starò tutta la settimana a rimunigiare su che pesci eri”. Compie dei giri, e questo mi fa tornare in mente un combattimento a cui ho assistito qualche giorno fa, il giro della morte di un tonno di oltre 30 chili, c’è solo una piccola differenza in quell’occasione la canna era un 80 Libbre in questo caso la mia ha un casting di 20-70 grammi, ma non voglio mica catturarlo, mi basterebbe vederlo.
Vi sembrerà strano, ma il coso sembra leggermi nel pensiero, ed incomincia a risalire, finalmente lo posso vedere è un bellissimo ed enorme storione, Gianluca me l’aveva detto che c’erano dei storioni tra i 25 ed i 40 chili, e questo mi ricorda molto il tonno di prima, quindi sicuramente intorno ai trenta chili. E’ la prima volta da quando pesco a Feeder che aggancio un Big Fish di cotanta mole. Visto che sembra collaborare, immagino già una bellissima foto con questo bestione, però ho il problema di come farlo entrare nel mio guadino da acchiappafarfalle.
La fortuna sembra essere dalla mia parte oggi, mi giro, e nella capanna vicino alla postazione vedo uno di quegli enormi guadini triangolari da Carp Fishing, il Big Fish sembra tranquillo, e tento il tutto per tutto, riesco ad aggallare il pesce che sembra quasi scivolare verso l’enorme bocca del guadino, mancano pochi centimetri e poi sarà dentro, ma come un fulmine a ciel sereno succede l’irreparabile, il mio amo cede, cerco con un ultimo sforzo di allungare il guadino sotto di lui per farlo entrare, ma il suo enorme peso lo fa piegare, e lo storione lentamente guadagna il fondo.
Rimango alcuni minuti esterrefatto ad osservarlo, mentre lentamente si allontana, era il pesce che ho sempre sognato di catturare, ero ad un passo, sarebbero bastati pochissimi maledetti centimetri, non so se ridere o piangere, per fortuna arriva la telefonata dell’amico Stefano che mi distrae, dopo avergli raccontato quello che era appena successo, ritorno a pescare, mi consola il fatto, che nonostante la sua mole, sproporzionata rispetto alla mia attrezzatura, ci sono andato veramente vicino. La giornata è ancora lunga e potrei sempre consolarmi con qualche bel cavedano e perché no con qualche superba tinca, ma il racconto di questa giornata di pesca termina qua, ora basterà guardare le foto per capire com’è andata a finire.
E’ arrivata l’ ora di rimettere tutto in macchina e ritornare a casa, prima però mi soffermo un attimo su quel pontiletto di legno, per rivivere un ultima volta tutte le emozioni che questo paradiso della pesca mi ha regalato, con una promessa, ritornerò molto, ma molto presto….” carico amico storione sei avvisatooooo“.
Ed ora le immagini di questa splendida giornata di pesca
i cavedanosauri di Carp’s Island
Particolare dell’innesco, da notare il cambio di dimensione del Pellet prima di essere innescato e dopo alcuni minuti di immersione
una bellissima carpa
ed ora sua maesta la TINCA
Prima di salutarvi vi sonsiglio di visionare questo Filmato girato nella tarda primavera al lago Carp’s Island
Per Match Fishing Giuseppe trani