Un po’ d’Irlanda fra le gole del Cicolano

Il telefono squilla, alzo la cornetta e….: “A Marcè, ma che te ne stai ancora a core appresso ai cinghiali? Guarda che qui da me se pijano ‘n sacco de pesci. Vedi de libberatte che se famo ‘na ggiornata de quelle da rompe le nasse.”; dall’altra parte c’è Stefano Fornari, un caro amico che abita a Borgo San Pietro, un paesino da favola sulle sponde del lago del Salto.
Senza pensarci due volte, accetto subito l’invito e nel primo giorno utile, io e Vito, partiamo alla volta di Borgo San Pietro.
A due persone normodotate sarebbero dovute bastare un paio d’ore e mezza di viaggio..……..A noi invece ce ne sono volute tre e mezza perché, percorso di google maps alla mano, ci siamo persi, prima dentro Terni, a causa di una galleria interrotta, e poi fra le nebbie della “Salto-Cicolana”.

Finalmente, verso le nove e trenta, lungo la strada che da Petrella Salto scende verso il lago, il cielo si apre sotto di noi, svelando all’improvviso un paesaggio di rara bellezza, quasi surreale, incastonato fra i monti che sovrastano la valle del Salto.

lago salto
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panoramica
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Per un attimo è stato come essere dentro a uno di quei filmati di pesca girati in Irlanda: tanto verde, tanta acqua, un po’ di foschia e soprattutto (spero) i gardon che Stefano ci ha promesso. Manca giusto qualche faccia rubiconda coi capelli “pel di carota”, un po’ di pinte di birra e gli ingredienti per giustificare il titolo d’apertura ci sono tutti.

Sul lago, oltre a Stefano, ci sono ad aspettarci anche, Giggi, spalla inseparabile di Stefano; Quintilio, Presidente della Società Sportiva Valle Del Salto; Peppe, il padre di Stefano; Enrico, un asso della pesca all’inglese; Fabrizio, fratello di Stefano e fotografo ufficiale di giornata e Pino “de Roma”, al secolo Giuseppe Ercolani.

Vorrei salutarli con più calma, ma non c’è tempo da perdere, siamo già in ritardo e quindi, mentre gli altri scaricano in quattro quattr’otto la nostra macchina, Stefano ci “propina” una colazione volante a base di caffellatte e briosce calde, spiegandoci nel frattempo come impostare la pesca a quei branchi di gardon che stanno aspettano solo noi.

La nostra postazione di pesca è appena fuori dell’abitato di Borgo San Pietro, esattamente dove sorgeva in origine il vecchio paese, ora sommerso dalle acque. In quel punto le nostre lenze pescheranno fra delle mura diroccate dove prima c’erano case, strade e piazze…..Devo dire che per me questa è una sensazione un po’ inquietante.

Toccando l’acqua con le mani sento che è piuttosto freddina e Stefano, che ha intuito al volo la mia perplessità, mi anticipa dicendo che nel Salto si pesca tutto l’inverno, anche con temperature sotto lo zero, senza che questo incida sull’attività dei gardon, che si trovano a loro agio negli alti fondali di questo invaso e tanto per rendere l’idea, dove stiamo per immergere le nostre lenze, a 20/25 m. da riva, ci sono circa quindici metri e quindi d’acqua.

Tradotto in pratica, questo significa che sarà necessario usare una pastura tenace al punto giusto per scendere intatta fino al fondo e poi, una volta giunta a destinazione, sciogliersi velocemente.
Nel caso invece che la pastura si sfaldi lungo la colonna d’acqua, al posto dei gardon, nostro obiettivo di pesca, saliranno a mezz’acqua delle fameliche scardolette di 40/50 gr. che non ci lasceranno scampo.

Stefano mi dice che qui le pasture di color nocciola sono quelle che vanno per la maggiore tuttavia, vista la forte presenza di predatori come lucci e persici reali, io credo che uno sfarinato scuro, dove il pesce in pastura sia meno visibile, possa comunque andare bene……se non meglio.
Alla luce di questo decido di bagnare una miscela composta dal 70% di Wonder Black e 30% di Speedo, due pasture distribuite da Colmic, molto apprezzate per le breme, ma che funzionano alla grande anche con i gardon.

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si prepara la pastura
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Vito invece, anche lui convinto dal fattore predatore-preda, volendo una pastura ancor più legante, propende per la sola Wonder Black, lavorando però sulla bagnatura, al fine di ottenere l’effetto desiderato.
Le lenze utilizzate dai ledgerman del Salto sono perlopiù multi loop, proprio per il loro potere auto ferrante, molto utile per un pesce come il gardon, che mangia l’esca con forchetta e coltello. Questa montatura però non è consentita in gara e quindi sia io che Vito ci affidiamo a un semplice running rig, con appeso un open end da 30 gr., seguito in basso da una ventina di centimetri di lenza brillata per irrigidire l’insieme e per finire, un finale Colmic Stream da 0,115 mm. al quale legare un amo leggero del 18 o del 16. Due bigattini bianchi (perché non ne abbiamo di colorati) penzoloni e il gioco entra nel vivo.

Dopo aver fatto un po’ di fondo iniziale a base di pastura e qualche bigattino, i pesci hanno a subito risposto e le catture si sono susseguite al ritmo di un pesce a calata, salvo qualche breve pausa, dovuta forse alla presenza di predatori in caccia.

I gardon del Salto non sono pesci di taglia, tant’è che difficilmente se ne trovano più grandi di 100/150 gr., ma il loro particolare approccio con l’esca è davvero intrigante e difficile da decodificare, tanto che all’inizio ho subito messo in fila tre o quattro “padelle” da manuale, di quelle che ti lasciano con un palmo di naso (come se il mio non lo fosse già abbastanza). Dopo però, non appena prese le giuste le misure, per gli astuti pescioletti dagli occhi arancioni non c’è stato più niente da fare.

Il trucco consiste nel non mettere mai la lenza troppo in tensione, altrimenti si vedranno solo delle “fucilate” e delle penose camice di bigattino. Il metodo migliore per averla vinta sui gardon del Salto è quello di lasciare la lenza leggermente allentata, ferrando al primo accenno, oppure lasciare che il pesce mangi meglio, allentando gradualmente la lenza, per ferrare dopo, quando il vettino si flette in progressione.
Ovviamente la seconda tecnica garantisce un maggior successo rispetto la prima, ma è molto più lenta e in caso di gara vincerebbe sicuramente chi è più capace di rispondere al primo accenno del pesce.

A tale proposito sia io che Vito abbiamo in bobina del trecciato, un Colmic Vastar da 0,10 mm, non per avere più tenuta, ma solo perché il trecciato, con allungamento pari a zero, ci da il doppio vantaggio di vedere meglio ogni minimo accenno e di arrivare prima sulle mangiate del terribile pesciolino.

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Anche Stefano e Pino hanno un loro metodo molto efficace (se ne approfittano perché giocano in casa) e questo consiste nel richiamare appena un po’ la lenza già dal primo segnale, stimolando così la curiosità del gardon, che reagisce attaccando l’esca senza indugio.

In questo caso la tecnica è senza dubbio molto catturante anche se ma a parer mio, facendo sempre riferimento ai tempi di gara, è sempre più veloce la ferrata al primo accenno, esattamente come sta facendo Vito, seriamente impegnato nel cimento fra la sua velocità d’esecuzione e l’astuzia del pesce………Devo dire che il ragazzo viene bene.
Volendo fare una scheda tecnica, c’è da dire che per questo genere di pesca necessitano canne davvero molto sensibili e reattive, capaci di trasmettere anche il più insignificante accenno, ma allo stesso tempo molto rapide della risposta, per non arrivare in ritardo sulla ferrata.

Sia io che Vito abbiamo affidato le sorti di questa pescata alle Colmic Pro Feed da 10 ft. con vettino da 1 oz. poiché, conoscendo le caratteristiche di questa canna, scattante in ferrata, ma elastica e parabolica nella gestione del pesce, non abbiamo avuto dubbi sulla scelta, che si è poi rivelata azzeccata, visto che nessuno di noi due non ha mai subito slamature, tenendo conto che il pesce andava ferrato a 25/30 m., in un fondale di 15 m., con fili dello 0,11 e ami del n°18. Tutto questo significa che l’insieme di canna, lenza e pesci è stato perfettamente bilanciato.

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Inutile dire che, anche se siamo fra amici, quando si tratta di pesca si incomincia sempre per scherzo, ma poi il virus della competizione prevale e la battuta di pesca diventa un parallelo comunque amichevole, ma dove alla fine si guarda chi ha più pesci, tant’è che già da come sono stati piazzati i panchetti si è capito subito che io e Vito avremmo dovuto ingarellarci con quelle due vecchie volpi di Stefano e Pino.
Alla fine dei salmi, siccome nessuno di noi aveva la bilancia, vista la differenza davvero irrilevante, abbiamo optato di comune accordo per un dignitoso pari merito anche perché, essendo già le due del pomeriggio, gli “arrosticini” che Peppe stava cuocendo sulla brace chiedevano di essere mangiati a tutti i costi.

Per la verità gli accordi erano che avremmo mangiato in fretta un boccone, bevuto un sorso di vino e poi saremmo tornati subito a pescare. Purtroppo però avevamo fatto i conti senza l’oste perché di contorno agli arrosticini c’erano anche dei filetti di pesce in carpione made in Peppe, un certo numero di fette di pancetta di maiale, un paio di kg. di pane fresco e profumato, sei bordolesi di Chianti Classico e del liquore alla Genziana, anche questo self made. Morale della favola……..col piffero che abbiamo pescato ancora.
il foco è pronto
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anche la fame viene calmata con gli arrosticini
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una cucina improvvisata
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una amicizia che si consolida
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si mangia e si beve
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Vito e il Chianti
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A pancia piena nessuno ha più pensato alle canne, preferendo un momento si sana conversazione all’attività alieutica e solo quando la luce del giorno ha iniziato a dare evidenti segni di cedimento, abbiamo deciso a malincuore di fare rientro verso casa.
È stata una giornata stupenda, di quelle che ti rimettono in pace con il mondo e per questo bel regalo, oltre agli amici della Valle del Salto, voglio ringraziare anche il Dirigente dell’Ufficio Risorse Faunistiche della Provincia di Rieti per averci gentilmente concesso i permessi necessari per questo servizio.

E ora, prima di chiudere, qualche accenno di interesse generale.

Il Lago del Salto, con la sua superfice di oltre 10 km. quadrati, è il più grande lago artificiale del Lazio. Si trova in Provincia di Rieti ed è stato creato nel 1940 dallo sbarramento del fiume Salto e il conseguente allagamento dell’omonima Valle. Le sue acque sono condivise con quelle del vicino lago del Turano, mediante un canale artificiale lungo circa 9 km, ricavato traforando il Monte Navegna, spartiacque naturale fra le Valli del Turano e del Salto.

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Il Salto ospita anche due campi gara di pesca sportiva, entrambi ubicati nella zona di Fiumata e che sono in grado di ospitare, in base al livello delle acque, da un minimo di 60 concorrenti, a un massimo di 100, quando il lago è basso.

Il principale obiettivo di pesca in gara è il gardon (ce ne sono davvero tantissimi), ma possono anche arrivare in pastura pesci diversi come Breme, carassi, carpe e cavedani, anche se la loro cattura è decisamente meno frequente.
A questo punto direi proprio che dobbiamo prenderci un po’ di tempo libero e andare sulle sponde di questo paradiso terrestre per confrontarci con i suoi pesci……Io ci sono stato e voglio tornarci al più presto.
Un saluto a tutti gli amici di Match Fishing da
Marcello Corbelli
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canna in tiro
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