AMARCORD – LA REPLICA DI TARTERINI …e il dibattito si allarga
Il Direttore di Noi Pescatori Umberto Tarterini ci ha fatto pervenire questa opinione apparsa sull’ultimo numero della famosa Rivista di agonismo. Prendendo spunto dall’esperienza del recente passato, con il suo stile tipico Umberto traccia una interessante riflessione, estremamente attuale, su alcuni aspetti dell’agonismo di oggi.
Buona lettura!
Angelo Borgatti
Amarcord
Saranno i capelli bianchi, saranno i tanti anni passati nel mondo della pesca, principalmente agonistica, ma una certa nostalgia per il passato la provo veramente.
E’ una prassi comune per quelli come me, non più giovanissimi, ripetere “ai miei tempi le cose erano più belle”; in questo caso, però, questo concetto mi sembra molto appropriato. Non vi nascondo, infatti, che vivendo ancora nel mondo dell’agonismo, a volte provo molto disagio nel constatare il grande cambiamento nel comportamento dei vari soggetti che ruotano attorno al questo ambiente.
La prima cosa che salta all’occhio è la notevole differenza che si registra ai raduni delle gare.
Ai miei tempi (concedetemelo) il raduno di una gara era una festa. Si incontravano gli amici che arrivavano da altre province o da altre regioni, ci si trovava tutti al luogo del raduno, con serenità e tanta allegria; saluti, scherzi, barzellette, risate erano la regola. Adesso vai al raduno di una gara, trovi uno o due componenti delle varie squadre che aspettano i sorteggi, gli altri aspettano sul campo gara o sono impegnati, a debita distanza, ad impastare pasture o a sistemare le esche.
E’ difficile sentire una risata e si sente palpabile la tensione.
Non parliamo poi delle premiazioni.
Oggigiorno è difficile ritrovare tutti i componenti di una squadra al raduno post gara. Spesso rimane uno per ritirare i premi per i compagni di società, gli altri se ne vanno magari direttamente dal campo gara, senza nemmeno passare dal raduno. Se non si tratta di una prova finale di un Campionato importante è difficile vedere al raduno più di un 20-30% degli agonisti che erano iscritti. Le premiazioni si sono ridotte ad una cosa, permettetemi il termine, “squallida”, una autentica mancanza di rispetto sia nei confronti degli avversari ma anche, e soprattutto, di chi ha organizzato o ha offerto dei premi.
Una volta (a ridaje!) i concorrenti di una gara erano principalmente amici e poi avversari. Ora sono solo avversari quando non addirittura “nemici”.
Trovare la causa, o meglio le cause, di questo stato di cose non è difficile. Ci sono stati, a mio avviso, una serie di fattori che hanno portato alla situazione attuale. Provando a fare una specie di sintesi potrei cominciare dal calendario delle competizioni che sono diventate sempre più estremizzate. Ormai c’è un Campionato Italiano per ogni specialità, per ogni tecnica di pesca e per ogni categoria di pescatori. In questo modo non rimane spazio per altra attività, se non per piccole competizioni organizzate appositamente in preparazione di questo o quel campionato, che interessano solo quelli che al quel determinato campionato partecipano.
Risultato: una costante tensione dei protagonisti che non trovano più il gusto di fare una gara solo per il piacere di farla. Veramente non capisco cosa ci abbia guadagnato la Federazione ad aver portato all’esasperazione ogni tipo di competizione. Una cosa è certa: il numero degli agonisti è in continuo calo. Calo che è iniziato da oltre un decennio, esattamente da quando le competizioni sono diventate sempre più verticistiche.
Per non parlare del costo di una gara, che è veramente assurdo. Ormai, se vuoi avere una speranza di poter ben figurare, devi essere presente sul campo di gara almeno tre o quatto giorni prima. Inoltre ti obbligano ad usare esche che costano più del caviale! Perché poi? Il tutto in funzione dell’esperienza da acquisire per i componenti della Nazionale? Quindi per favorire pochissimi elementi, quasi solo e sempre quelli, si costringono tutti gli altri a spendere una valanga di soldi, senza alcuna contropartita.
Infatti i premi che si vincono in una gara sono assolutamente inadeguati al costo della stessa. Lo facciamo per la gloria? Allora è una gloria che si ottiene a caro prezzo! Non a caso hanno avuto un grande incremento i carpodromi, laghetti per lo più a pochi chilometri da casa, che con 5 euro di bigattini ed un barattolo di mais, ti permettono di fare una gara tra amici e di essere a casa presto, per poter dedicare tempo alla famiglia. E per fare questo non serve la tessera federale!
Ricordo che negli anni sessanta, settanta e ottanta, all’inizio dell’anno veniva stampato un calendario delle gare che si svolgevano in tutti i campi di gara, erano gare fini a se stesse, con ottime premiazioni, che vedevano la partecipazione di centinaia di pescatori.
Nella mia zona si cominciava l’ultima domenica di febbraio con gare ad Ostellato con 600/800 partecipanti e si continuava per mesi con questo tipo di gare, divertenti, senza particolari tensioni e senza stress. Le uniche concessioni alla competizione impegnata veniva dal Trofeo d’Eccellenza e dal Campionato Italiano Individuale, a cui si accedeva attraverso i Campionati Provinciali. Per tutto il resto dell’anno si gareggiava per divertimento e basta. Ed eravamo in tanti!
Questo succedeva in Arno, nel Mincio, nella Fiuma e in tanti altri campi di gara.
Una buona colpa di quanto accaduto è anche della roubaisienne. Ormai quasi ogni gara di pesca al colpo si sviluppa con questa tecnica, tutti in fila come tanti soldatini, tutti con la stessa canna in mano, la stessa lenza, la stessa piombatura. In questo modo si è tolto al pescatore il proprio estro, la propria inventiva, quel senso dell’acqua che faceva la differenza tra i bravi e i brocchi.
Se da un lato questa tecnica ha permesso di ottenere buone prestazioni in campo internazionale, nell’ambito interno ha appiattito la pesca agonistica e, quel che è peggio, a mio avviso, la sta uccidendo. Non a caso, proprio in questo ultimo periodo, molti agonisti del colpo si stanno riversando verso la tecnica del feeder, che non sarà il massimo dell’espressione tecnica, ma almeno fanno qualcosa di diverso.
Una volta, prima di passare alle competizioni, avevi per anni praticato la pesca sportiva. Prima di tutto eri un pescatore poi diventavi un agonista. I giovani di adesso invece come si avvicinano alla pesca? Ti portano in un laghetto, ti mettono una punta di una roubaisienne in mano, e ti fanno prendere un sacco di carpe. Quello che si appassiona continua, se la famiglia si può permettere il costo dell’attrezzatura e quant’altro che non è assolutamente a buon mercato, gli altri tornano alle loro play station ed ai loro computer.
A questo possiamo aggiungere anche l’assoluta disaffezione alla bandiera sociale, alla maglia della Società. Infatti, in questi ultimi vent’anni, è molto cambiato l’atteggiamento dei pescatori nei confronti delle Società. Fino alla fine degli anni ottanta era una rarità vedere un pescatore cambiare Società, l’attaccamento alla bandiera e alla maglia era molto forte. Poi sono cambiate le cose.
La Società non viene più vista come la propria bandiera, ma come un club dove svolgere la propria attività agonistica, fino a quando non ne trovi un’altro che, per motivi vari, non ti attiri maggiormente. In questo gli sponsor hanno avuto un ruolo determinante e certamente non positivo. Oggigiorno i pescatori, bravi e meno bravi, cambiano spesso casacca, solo perché magari trovano più “conveniente” pescare in un posto anziché in un altro.
Tornando a quelli che, a mio modesto parere, sono stati gli anni d’oro dell’agonismo nazionale, era impensabile che un pescatore andasse a pescare in una società di un’altra provincia, figuriamoci poi in un’altra regione. Ora è “quasi” la regola.
Come potrà mai un pescatore vivere la vita sociale se abita a centinaia di chilometri dalla sede sociale? Questo è un altro dei motivi per cui diventa difficile fare gruppo e quindi, inevitabilmente, uno si fa la sua gara e poi se ne torna a casa, magari il risultato della squadra lo apprende telefonicamente, strada facendo. Mi sembra quasi di essere di fronte ad una specie di “legione straniera” popolata da tanti “mercenari”. Chiaramente ci sono anche le eccezioni, ma quelle servono solo per confermare la regola.
Sia ben chiaro, non voglio passare per quello che “sputa sul piatto in cui ha mangiato”, ma fare queste riflessioni mi sembra doveroso per una coerenza professionale che mi ha sempre contraddistinto. Chi mi conosce lo sa bene, non mi sono mai nascosto dietro ad un dito e quando, a mio parere chiaramente, avevo qualcosa da “denunciare” l’ho sempre fatto, firmando con nome e cognome le mie riflessioni, le mie esternazioni e le mie opinioni. Punto!
Umberto Tarterini
Umberto mi ha inviato queste note di replica ad alcuni interventi e, a causa di un problema tecnico di inserimento del testo tra i commenti, lo abbiamo inserito di seguito al suo testo. Questa precisazione per correttezza verso tutte le parti.
…e che il dibattito continui!
Angelo Borgatti
“Ho apprezzato molto, e ne sono lusingato, che diverse persone abbiano voluto commentare quanto da me scritto. Ringrazio tutti, i favorevoli ed i contrari, per il loro contributo offerto. Voglio premettere che quanto ho scritto è solo il mio personale pensiero, non è il vangelo. Forse però, un po’ sono stato male interpretato. Non volevo assolutamente dire che una volta era tutto bello e che ora è tutto uno schifo. Assolutamente!
Diciamo che vi sono molte cose che forse, in anni passati, avevano un altro…..sapore. Che poi, come qualcuno ha detto, “tutto cambia nella vita” è sacrosanta verità. Resta da vedere se in meglio o in peggio. Ma che i tempi siano cambiati l’ho visto benissimo. Appunto! Con questo non voglio certo creare un conflitto tra generazioni e nemmeno alimentare polemiche.
Però mi domando: perché, ora che siamo nel tempo dei telefonini, non è più possibile ridere per una barzelletta? Già di per sè è questa una barzelletta! Che oggi ci sia più agonismo di allora è tutto da verificare, che ci sia un agonismo più “malato” questo è certamente vero.
Che la principale causa che porta alla diminuzione degli agonisti sia la mancanza di giovani nel nostro sport, è quasi come scoprire l’acqua calda e comunque non credo proprio che vi sia una sola causa responsabile del calo degli agonisti ma molteplici che, messe tutte assieme, hanno creato la situazione attuale. Ho letto questa riflessione dell’amico Caslini, per il quale nutro molta stima: “Quindi le soluzioni sono: portare i ragazzi a pescare e aumentare i luoghi di pesca sotto casa, tutto il resto sono cose che secondo me contano relativamente.
Questa sarebbe la soluzione dei problemi? A dire il vero a me sembra solo una bella utopia.
Caro Luca, frasi come questa le sento da almeno un quarto di secolo, ma soluzioni in quel senso nessuna. La verità è che pescatori si nasce, non si diventa. La passione per la pesca la devi avere nel sangue fin da piccolo, diversamente non vai a cercare uno specchio d’acqua qualsiasi per vedere di poter catturare un pesce. Poi qualcuno lo può diventare perché magari in famiglia c’è già un pescatore che ti coinvolge, ma sono casi rari. Io, nonostante sia già “anziano”, seguo con interesse i vari dibattiti che si sviluppano su varie tematiche relative ai problemi del nostro sport e ne ho sentite di tutti i colori. Ognuno ha la sua ragione e la sua soluzione, ma la cosa strana è che, di solito, leggo quasi sempre solo critiche. E per fortuna che ora le cose vanno bene!
Certo le differenze, caro Francesco A.P.S. Il Gabbiano, sono tante e non era mia intenzione fare confronti tra le due ere. Le mie erano solo personali riflessioni, con le quali Lei non concorda, ma ho letto anche commenti favorevoli per cui, come vede, si tratta solo di opinioni. Anche le sue.
Le mie saranno retrò ed il mio amarcord lascerà il tempo che trova, ma già il fatto che si sia aperto un dibattito lo riporta d’attualità. Non trova?
Per onestà trovo che alcune delle considerazioni espresse nei vari interventi siano condivisibili. Il ragionamento espresso nel mio articolo, era limitato ad alcuni degli aspetti che ruotano attorno al mondo dell’agonismo. Chiaramente il discorso si può ampliare, ma che, rispetto al passato, ci siano delle grandi differenze, non si può negare. Solo chi ha vissuto le due realtà le può percepire nella loro interezza.
Questo, come altri, è un argomento che meriterebbe di essere valutato con più attenzione, per il quale varrebbe la pena di porre una serie di quesiti e sentire il parere degli agonisti, di ieri e di oggi. Ne trarrebbe vantaggio tutto il sistema e sarebbe un segnale alla Federazione, che mai come in questi ultimi anni mi è sembrata sorda alle istanze degli agonisti. Da questi problemi non sono esenti gli Sponsor, ma qui il discorso si fa molto più complicato.
In alcuni commenti viene ripetuto che ora è il tempo dei computers, dei tablet, di internet, dei telefonini, tutto il resto è superato. Avrei molto da obiettare su questo concetto.
Non voglio dilungarmi oltre, se non per dire a Sampei60 che, anche se l’età non è più verde, non uso i piccioni per comunicare. Non sarò modernissimo ma dispongo anch’io di un paio di telefonini, di un PC portatile ed un Mac sul tavolo del mio ufficio.
E concludo ricordando che internet è si un bel mezzo, veloce per comunicare, ma questo non dovrebbe esimere nessuno dal metterci il proprio nome e cognome, come faccio sempre io e pochi altri.
Questo non sarà moderno ma è una civile forma di rispetto.”
Umberto Tarterini