OMAGGIO A SIMONE…
A distanza di qualche giorno dalla perdita di Simone Carraro, con le emozioni che ancora si accavallano nell’anima e l’incredulità di un evento tanto devastante quanto fulmineo non smette di esserci compagna , ho voluto incontrare tre persone che, a vario titolo, sono state vicine, vicinissime a Simone negli ultimi 15 anni del suo percorso umano e sportivo: Lele e Glauco Tubertini e Ferruccio Gabba.
Questi tre uomini sono stati, per tanto tempo e per vari, comprensibili motivi, un fondamentale complemento alla famiglia di Simone, gli amatissimi genitori che lo seguivano praticamente sempre, sui campi di gara.
Costoro hanno avuto l’opportunità di conoscere a fondo l’asso della Lenza Emiliana e di condividerne tantissimi momenti, sportivi ed umani; nessuno, oltre ai genitori, poteva descrivermi Simone come uomo e come sportivo e quindi ho voluto dare voce ai loro ricordi e, concedetemelo, al loro cuore nel tratteggiare questo loro ritratto personale di Simone.
Con Match Fishing abbiamo raccolto dei contributi video in cui Carraro é stato protagonista; alternare la lettura alle immagini e alla voce del campione di Muggiò speriamo possa farcelo sentire ancora una volta vicino, non solo nella memoria ma anche nei sensi.
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LELE TUBERTINI
Sono trascorsi alcuni giorni dalla scomparsa di Simone, un lutto che ha colpito pesantemente non solo la pesca sportiva italiana in genere ma anche la famiglia Tubertini direttamente, poiché Simone era un assiduo frequentatore di casa Tubertini, quasi un suo componente…
“Certo. Simone é venuto da noi in giovane età, poco più che un ragazzo. Dapprima é stato un agonista poi é entrato in Azienda come agente. Aveva comprato casa a poche centinaia di metri da casa mia, frequentava assiduamente casa mia, era molto amico di Glauco e di tutti gli altri componenti della famiglia. Era un ragazzo eccezionale, con i suoi pregi ed i suoi difetti, come tutti, ma un ragazzo splendido, al quale eravamo legati da un rapporto molto stretto. Per chi non lo sapesse, Simone negli ultimi tempi era diventato anche parte dell’Azienda con una quota di compartecipazione nella proprietà.
E’ stata una mazzata terribile per noi, per la famiglia e per l’Azienda, perdere una persona giovane, valida, in quel modo drammatico ed improvviso. Ancora ora faccio fatica a rendermene conto.
Anche per il lavoro sarà una perdita molto difficile da superare, anche se la vita ed il lavoro debbono andare avanti. Sostituire Simone, in Azienda, sarà difficile, perché Simone é, ne parlo al presente, insostituibile.”
Lele, nel giro di pochi giorni, tu hai dovuto subire la perdita di due persone che, in tempi e modi diversi, sono stati molto importanti per la tua Azienda e per la tua famiglia: prima Giampiero Barbetta ora Simone…
“E’ vero, anche se per Giampiero, purtroppo, eravamo più preparati perché le sue condizioni erano peggiorate moltissimo negli ultimi tempi per la malattia che lo aveva devastato. Sulla sua importanza per me e la mia famiglia, oltre che per l’Azienda, non ci sono dubbi: Giampiero ha letteralmente vissuto a casa mia per dieci anni, quando collaborava con noi. Poi le nostre strade professionali si sono divise ma il rapporto personale era rimasto molto buono e ci sentivamo spesso; negli ultimi anni si era anche appassionato di caccia, come me, e spesso abbiamo trascorso le vacanze assieme. Ci siamo sentiti fino agli ultimi tempi, sino a quando lo ha potuto fare. Di lui conservo un grande ricordo, come pescatore e come amico.”
Torniamo a Simone. Da quanto tempo era arrivato a Bazzano?
“Come agonista arrivò in Lenza Emiliana nel ’97; nel ’99 iniziò anche a lavorare per noi. Era molto giovane ed ha fatto tutta la trafila agonistica, iniziando dalla squadra C.”
C’é qualche particolare di quegli anni che ti colpì da subito?
“Simone era un talento naturale, lo si capiva benissimo già allora. Aveva solo bisogno di maturare agonisticamente e di fare esperienza, soprattutto nei nostri campi di gara, nei canali, sui pesci dei canali. Lui veniva dalla Lombardia, era cresciuto pescando e gareggiando in posti differenti e con tecniche un po’ diverse. Ha fatto molto in fretta, comunque, a capire le nostre acque, perché la pesca lui l’aveva nel sangue. Simone come pescatore aveva tutto.”
Lele, tu hai conosciuto tantissimi campioni dl nostro sport, passati e presenti. Se dovessi caratterizzare Simone con due aggettivi quali sceglieresti?
“La prima qualità che mi viene in mente di Simone é sicuramente la velocità nel maneggiare la roubaisienne. Come lui ho visto solo Marcel Van den Eynde, con la stessa dimestichezza con quella canna. Con quell’attrezzo in mano erano molto simili!”
Come si conciliava la sua natura lombarda con la nostra realtà emiliana, Lele?
“Ti confermo che Simone, negli anni, era diventato emiliano, vivendo qui gran parte dell’anno. Venendo qui da giovane e vivendo a contatto con la nostra realtà era maturato molto ed era diventato emiliano, tutte le sue amicizie erano di qui, tantissime amicizie anche al di fuori dell’ambito pesca.”
Cos’hai pensato quando ti é arrivata la notizia di quanto stava succedendo?
“Simone era qui in Azienda mezz’ora prima. Aveva organizzato il suo lavoro prima di recarsi alla seduta di fisioterapia che stava facendo per la riabilitazione dopo l’intervento alla spalla che aveva subito durante l’inverno. Dopo poco é arrivata la telefonata che ci annunciava che era stato male durante la fisioterapia e che lo stavano portando in ospedale. In quel momento non sapevamo cosa stesse accadendo, cosa gli fosse successo e pensavamo ad un problema cardiaco. Si trovava già dentro una struttura sanitaria di alto livello e si sperava potessero intervenire già loro… Purtroppo è stato un evento talmente devastante e violento che non c’è stato nulla da fare. Voglio ricordare anche la forza d’animo della famiglia, che immediatamente ha disposto la donazione degli organi di Simone. Parti importantissime del suo corpo sono andate ad aiutare tante persone, che in questo momento possono ricominciare a sperare grazie a lui e alla sua famiglia.”
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GLAUCO TUBERTINI
Glauco, tu e Simone eravate pressoché coetanei, tanto che avete pescato anche assieme quando lui arrivo da Milano, in un gruppo di giovani talenti che avrebbero scritto tante belle pagine di agonismo: tu, Simone Carraro, Oscar Ferrari, Massimo Vezzalini, Antonio Fusconi, Saccani, lo stesso Mazzetti…
“Simone arrivò da noi per merito di Marco Mazzetti, che in quegli anni era con noi. Un giorno Marco mi chiamò a casa e mi disse che c’era la possibilità di farlo venire a Bologna. Lui ne sarebbe stato contento e noi lo accettammo subito. Quell’anno Marco Mazzetti mi sembra vincesse il Club Azzurro e Simone era tra i primi. Quando arrivò in Lenza Emiliana partì dalla squadra C e ruotavamo tutti anche nella squadra B, alternandoci a seconda delle esigenze. Ci togliemmo diverse soddisfazioni nell’Eccellenza di quegli anni. Io poi rallentai la mia attività mentre lui decollò definitivamente approdando alla squadra A e a tutti i risultati che sono venuti negli anni seguenti.”
Abbiamo visto tu e Simone tante volte sui campi di gara, alternandovi uno a pescare e l’altro a fargli da sponda, un segno anche di grande fiducia sportiva reciproca…
“Era più che fiducia, eravamo amici sotto tutti i punti di vista, quasi fratelli. Tra noi c’era la massima confidenza ed apertura.”
Tu sei anche uomo d’azienda. Com’era Simone sotto questo punto di vista?
“Simone era l’emblema dell’organizzazione, della meticolosità e dell’ordine. Lui era molto schematico ed organizzato, nel lavoro e nella pesca. E grazie al suo grandissimo entusiasmo per il nostro sport era in grado di trasmetterlo alle persone. Quando mio padre gli propose di entrare a far parte della Società con una quota di proprietà, lui accetto immediatamente. In questo ruolo era diventato ulteriormente più importante perché collaborava nelle scelte commerciali, di prodotto e strategiche. E nel tempo la sua figura avrebbe avuto un’ulteriore evoluzione. Diciamo che il suo ruolo di agente nella ditta stava diventando marginale e per lui si sarebbero aperte nuove possibilità. “
Ho negli occhi una immagine del Tubertini Day 2012, ad Ostellato, con Simone sotto l’ombrellone che faceva la spalla a tuo figlio Matteo nella pesca alle breme…
“Si. Matteo per la prima volta aveva manifestato la voglia di venire a vedere una gara e quindi mi accordai con Simone per farlo provare un po’ al suo posto. Mio figlio naturalmente conosceva Simone da sempre, perché frequentava assiduamente casa nostra. Con una scusa Simone si fece sostituire da Matteo all’ultimo momento sul panchetto e gli si mise alle spalle per insegnargli i fondamentali della pesca a roubaisienne, che lui non aveva mai fatto. Doveva fare qualche calata e provare a prendere un pesce; con i consigli di Simone si appassionò tanto che non volle smettere, fece tutta la gara e rimanemmo ancora un’ora a pescare dopo la fine, nonostante piovesse, da tanto che si era divertito. Simone rimase tutta la gara al suo fianco, dandogli tutti i consigli e i suggerimenti, incessantemente e con grande pazienza. Quella volta era in coppia con Umberto (Ballabeni) e alla fine catturò più di lui. Fu l’unica volta che Matteo pescò e fu proprio Simone a riuscirci!”
C’é qualche episodio che ti piace ricordare della tua lunga amicizia con Simone, qualche aneddoto comune che ti viene alla mente?
“Come puoi immaginare, tanti anni di amicizia così profonda hanno lasciato centinaia di episodi nella mia memoria. Molti sono fatti personali, intimi, di cose che abbiamo condiviso; poi ci sono le tante trasferte che spesso diventavano anche delle vacanze, i Mondiali per Club, le gare all’estero. le vacanze fatte assieme.
Quando andavamo in albergo eravamo sempre in camera assieme e lui puntualmente si metteva i tappi nelle orecchie perché diceva che io russavo come un cinghiale. Poi, alla fine, era lui che non mi faceva dormire, perché russava e i tappi io non li avevo mai…”
L’immagine che molti hanno di Simone é di un personaggio senza peli sulla lingua, irruento, a volte forse anche troppo…
“Certamente Simone non aveva mezze misure, quando doveva dirti delle cose non si tratteneva e non le mandava a dire. Questa sua peculiarità lo ha caratterizzato per tutta la vita, anche se negli ultimi anni era certamente maturato molto.”
Come ti ricordi Simone pescatore, di quando ci hai pescato assieme e cosa ha portato, secondo te, alla Lenza Emiliana quando é arrivato?
“Come diciamo noi a Bologna, Simone era una macchina! Rapido, preciso, organizzatissimo, un grandissimo senso dell’acqua. Diverso sicuramente dagli altri suoi compagni di squadra. Alla Lenza Simone ha portato la capacità organizzativa, la meticolosità. Era lui che preparava i materiali per la squadra. Come agonista ha portato Titoli italiani, due Mondiali per Club, vittorie in Club Azzurro, due medaglie all’Europeo del 2012. E una infinità di vittorie in gare di altissimo livello che non riesco neppure a ricordarle.”
Cos’hai pensato quando ti é arrivata la prima notizia di quanto stava succedendo?
“Incredulità, sicuramente. Ho penato che se fosse successo il contrario lui sarebbe stato sicuramente vicino alla famiglia e altrettanto abbiamo cercato di fare noi con i genitori di Simone, che sono di casa per noi e sono rimasti ospiti nostri per i giorni terribili dell’ospedale e dei funerali. Quando ho saputo la notizia ero all’estero per una breve vacanza e sono rientrato subito a Bologna, anche se ho avuto diverse difficoltà con il volo di rientro e sono arrivato solo dopo diverse ore.”
Un momento molto bello e suggestivo si é avuto all’inizio del Memorial Pasinetti di pochi giorni fa, quando tutti gli agonisti prima di iniziare la gara hanno alzato le canne al cielo in suo ricordo, un ideale presentat’arm in suo onore con quelle che sono state le sue armi sportive…
“Si, mi hanno parlato di questa cosa e ringrazio tutti coloro che erano presenti all’evento per il gesto molto bello. Ognuno ha esplicitato il proprio dolore nelle modalità che gli sono più congeniali. Personalmente non me la sono sentita di intervenire alla manifestazione e anche le nostre Società, la Lenza Emiliana ed il GPO, in quell’occasione hanno osservato un giorno di lutto non partecipando all’evento e ricordando Simone in quel modo. Poi dal giorno dopo siamo ripartiti, perché lui avrebbe voluto così. Voglio ringraziare comunque tutti i pescatori, tantissimi, che a vario titolo e vario modo hanno fatto pervenire alla famiglia e a noi il loro segno di vicinanza. Come organizzazione siamo stati il collettore di questi messaggi indirizzati alla famiglia e li abbiamo fatti pervenire loro appena tutto é finito.”
Quale ricordo ti resta, Glauco, di Simone?
“Personalmente me ne restano tantissimi, quelli di una parte della vita vissuta assieme, tutti i giorni, dentro e fuori il mondo della pesca. Per me Simone è stato come un fratello e per la mia famiglia un figlio. Per tutti gli altri che lo hanno conosciuto come agonista, per il mondo della pesca, posso anticiparti sin da ora che nella prossima edizione del Memorial Van den Eynde, la 7^, ci sarà un premio speciale intitolato a lui, il 1° Trofeo Simone Carraro assegnato al vincitore della classifica degli individuali. Lui era molto orgoglioso dell’istituzione del Memorial Van den Eynde e crediamo che questa iniziativa che lo abbina al grande campione belga lo avrebbe reso felice.”
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FERRUCCIO GABBA
Dopo lo scompiglio di quei giorni, il dolore e lo sgomento dei fatti, resta il dolore, proprio e strettamente personale di ognuno. Con te vorrei tratteggiare un breve profilo di Simone agonista, con il quale hai condiviso tanti anni della tua carriera sportiva oltre che di vita. C’é un aneddoto particolare che ti viene alla mente pensando a Simone?
” Io e Simone arrivammo alla Lenza Emiliana a distanza di un anno l’uno dall’altro, io nel ’96 e l’anno seguente lui.
Come puoi immaginare, vivendo così a stretto contatto per tanti anni, di fatti che ci hanno accomunato ce ne sono tantissimi. Il primo che mi viene in mente riguarda un Club Azzurro o una Superselezione per la Nazionale, credo del ’96, al Terrapieno di Firenze. Capitammo a picchetto l’uno con l’altro; ci conoscevamo superficialmente, ci si salutava come con tanti altri ma niente di più. Fu lui a dirmi che era stato contattato da Glauco per entrare alla Lenza Emiliana e doveva decidere cosa fare. La mia unica risposta fu che se avesse voluto venire a pescare con degli amici, se aveva voglia di entrare in una famiglia quello era il suo posto. Quella é stata la prima volta in cui io e Simone abbiamo parlato del nostro futuro, e così é stato. Credo però che quando lui mi disse queste parole avesse già deciso, in cuor suo, quale strada imboccare.”
Ho fatto la stessa domanda a Lele e a Glauco, la giro anche a te: una parola per definire Simone come uomo ed una per il Simone agonista…
“Come uomo la parola che per me lo definisce é “sincerità”, come agonista lui era l’emblema della “programmazione”.
“Sincerità” perché lui é stato un uomo che non conosceva la falsità, una delle migliori qualità di una persona. Quando aveva qualcosa da dirti, Simone te la diceva in faccia, bella o brutta che fosse. Il rapporto tra me e lui era basato su questo. Tra di noi non ci sono mai stati segreti, quello che avevamo in testa ce lo dicevamo, magari anche discutendone o litigando. Siamo stati anche per dei periodi senza parlarci, per delle divergenze, ma sapevamo che erano periodi transitori, che passavano, perché alla base c’era un rapporto di fondo ben più solido di una semplice discussione.
Come pescatore ti ho detto “programmazione” perché lui non era un istintivo, assolutamente; Simone aveva la necessità di programmare ogni dettaglio della sua competizione, ogni sfumatura, ogni momento delle sua gara lui doveva averla in testa già da prima.
Lo notavi già da come si posizionava sul posto di pesca, da come si muoveva, piccoli dettagli che denunciavano come lui, in testa, avesse già la sua programmazione, il suo ordine mentale. E da questi schemi lui non poteva uscire. Ecco, forse il termine ancora più adeguato é schematico.”
Hai pescato con Simone, ad altissimi livelli per tanti anni, quasi venti. Una qualità ed un difetto di Simone come agonista…
“La qualità é certamente quella che ti ho detto prima, a cui aggiungerei la professionalità nella preparazione. Lui aveva portato una professionalità in questo che innanzitutto é un hobby, la necessità di predisporre ogni dettaglio, un atteggiamento che solo uno sportivo professionista adotta per il conseguimento del risultato finale. Il difetto, il suo limite, forse é stato proprio questo, la schematicità. Durante la preparazione di una gara importante, che a volte dura tutta la settimana, se tutto procedeva secondo i suoi modelli Simone diventava pressoché imbattibile, perché tutto era pianificato ed organizzato alla perfezione e lui era calato al cento per cento nelle tre ore della gara. Se durante le prove o durante la gara si modificava qualcosa, questo poteva mandarlo in crisi perché poteva entrare in crisi la sua preparazione quasi matematica. Purtroppo a volte le gare di pesca contemplano tante variabili che sono difficilmente preventivabili prima e che vanno affrontate al momento, di volta in volta.”
Tu, come Lele e Glauco, siete stati letteralmente vicini a Simone sino all’ultimo minuto. Vuoi raccontarci di quelle ore …
“Quando è arrivata la notizia in Ditta di quello che era successo, io e il fratello di Lele ci siamo precipitati alla Rianimazione dell’Ospedale Maggiore di Bologna, dove era stato portato Simone. Abbiamo aspettato assieme, sul posto, l’arrivo della mamma di Simone e siamo rimasti lì fino all’ultimo. Purtroppo la sensazione sulla sua sorte é stata subito molto negativa; dopo poco dal suo ricovero una dottoressa ha chiesto di parlare con un famigliare e all’arrivo della mamma di Simone ci hanno comunicato che il paziente era in serio pericolo di vita. Simone, in quel momento era comunque ancora vivo e la speranza c’era ancora. Purtroppo già in serata la tac era bruttissima e dopo la notte ci hanno comunicato che non c’erano più speranze.”
Quella di Simone, oltre che una grande perdita umana lo é anche dal punto di vista sportivo per la Lenza Emiliana, proprio alla vigilia del Campionato Italiano per Società. Avete già pensato a come rimodulare la squadra?
“Per noi la mancanza di Simone è un vuoto enorme, anche sportivo, perché sostituire un Nazionale come puoi capire é molto difficile, praticamente impossibile. Sicuramente per le prime due gare di Adria sarà sostituito da Moreno Ravaglia, che pesca con noi già da un paio d’anni ed è inserito bene nella squadra. Abbiamo pensato che potrebbe essere un po’ prematuro inserire uno dei due ragazzi nuovi (Giambrone e Corradi) subito in prima squadra, caricandoli del peso di una responsabilità oggettivamente enorme, in un momento come questo. Moreno ha più esperienza, é più maturo e noi dovremo essere bravi a far quadrato per superare questo momento difficile e guardare avanti.”
Voglio terminare questa chiacchierata nel ricordo di Simone con l’auspicio e l’augurio che proprio lui possa essere la vostra spinta propulsiva in più per il nuovo CIS che vi aspetta, il vostro quinto uomo…
“Perché no? E’ una bella immagine e la voglio proprio prendere come un augurio per la nuova stagione!”
Al momento di pubblicare questa intervista e la raccolta di video su Simone Carraro, si sono da poco concluse le prime due prove del CIS, disputate ad Adria, proprio dove Simone aveva disputato la sua ultima gara, vincendo il settore. La “sua” Lenza Emiliana ha vinto alla grande la prima prova, proprio con Moreno Ravaglia che lo ha sostituito appieno, ed onorato il suo ricordo nel modo migliore, concludendo il week end di gare alle Chiatte nettamente in testa alla classifica provvisoria.
Simone, dal paradiso dei campioni giovani, sicuramente apprezzerà…
An.Bo.
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