Campionato Regionale feeder: La coppia Moscatelli-Giannini (APO la Peche Preston) domina, ma il feeder toscano stenta a decollare.
Domenica 18 maggio, nell’Arno pisano, a Castelfranco si è svolta la prima prova del Campionato regionale Feeder Toscana 2014, che ha visto partecipare 24 coppie, per un totale di 48 concorrenti aumentando così, solo di poche unità, il numero già di per se piuttosto scarso della precedente edizione 2013.
Sentendo gli umori positivi e le discussioni in favore del feeder che animano i centri di ritrovo dei pescatori, devo ammettere che avrei decisamente scommesso su un forte incremento delle iscrizioni rispetto alle 20 coppie del 2013, arrivando magari a raddoppiare quel numero, ma così non è stato e questo mi ha lasciato un po’ di amaro in bocca, perché ho dovuto prendere atto mio malgrado che per ora, purtroppo, il feeder fishing in Toscana è molto in ritardo rispetto ad altre realtà territoriali, dove si assiste a un costante aumento dei partecipanti e dove, anche solo a livello provinciale, si sfiorano numeri a tre cifre.
Difficile capire i motivi del poco interesse che il pescatore toscano mostra verso questa tecnica, certo è che, e parlo anche per me, potrebbe essere fatto di più e meglio per incentivare quella che è una disciplina sportiva apprezzata da tutti quelli che hanno provato almeno una volta a sedersi sul paniere da gara armati solo di canne e pasturatori.
Comunque, tutto sommato, 48 concorrenti non sono poi così pochi, soprattutto quando sono simpaticamente agguerriti come quelli che domenica mattina hanno sceso l’argine dell’Arno per sentire scricchiolare le sottili canne da feeder nelle lotte furibonde con quei pesci da combattimento che hanno reso famoso l’Arno pisano, quest’anno ancor più interessante grazie alla massiccia presenza di carpe, non solo davvero belle, ma anche straordinariamente vivaci, tanto da mettere a dura prova le migliori attrezzature e per di più riuscendo spesso ad averla vinta su delle lenze decisamente nerborute.
Ne sanno qualcosa Enrico Moscatelli e Andrea Giannini, i due alfieri dell’APO (la Peche Preston) ai quali fanno ancora male le braccia per quelle cinque ore di tiro alla fune che gli hanno permesso di portare alla bilancia oltre 39 kg. di pescato e quasi altrettanto di “non pescato”, in gran parte carpe e tutte sicuramente sopra ai 5 o 6 kg.
Naturalmente carpe del genere sono uscite dovunque e non solo nel picchetto dei vincitori, tant’è che anche io e il mio compagno oltre al metterne quattro in nassa, ne abbiamo perse altrettante, che non siamo riusciti a domare nemmeno con delle montature sovradimensionate, come spesso l’Arno richiede e non crediate che siano casi limitati, poiché siano stati pochissimi coloro i quali non hanno agganciato almeno una o due carpe.
Che sia un’inversione di tendenza? Personalmente ritengo che le numerose catture di carpe, spesso di taglia, sia dovuta più all’inizio di stagione che ad altro, comunque sia va detto che dalle sessioni di prova sono state molte le coppie che, come me e Vito, hanno scelto di impostare la loro gara con uno dei due speso a ricercare la carpa.
Ecco quindi che nell’Arno pisano, famoso nel mondo per i suoi famelici “gatti”, perlomeno in questa prima fase stagionale, non è assolutamente da scartare l’idea di dedicarsi alla carpa, magari innescando sull’hair rig un paio di grossi chicchi di mais aromatizzato alla fragola o al Kryll, ma anche delle mini boiles, ugualmente aromatizzate, oppure del pellet duro da innesco al sapore di Halibut.
Tornando alla gara, non resta che elogiare i due bravissimi grossetani dell’Apo, vincitori del loro settore e primi assoluti, ma bravi anche i componenti della coppia formata da Giancarlo Ricci e Mario Urso, della P.F.P. Colmic, anch’essi vincitori del loro settore e secondi assoluti, con quasi 37 kg. di pesce alla pesa.
Meno bene invece il settore tecnico, che ha pesato con quello a monte dove, a causa dell’impraticabilità di un tratto di sponda, si è venuto a creare uno stacco di oltre 50 m. e quindi in pratica, con due primi e un ultimo di zona nei dieci picchetti………Ovviamente io e il mio socio, Vito Benvenuti, eravamo proprio nel settore tecnico che ha pesato con quello spezzato e questo ha contribuito a doverci accontentare di un poco onorevole quarto di settore (può andare come scusa per lo scarso risultato?) con l’unica, magra consolazione di essere stati, con i nostri quasi 25 kg., il miglior peso del “tecnico”.
Ottimo terzo di settore invece quello di Luca Carmignani e Gabriele Ciampalini della P.F.P. Colmic, al loro esordio ufficiale di gara. Gabriele e Luca sono due ottimi ledger-men nati come pescatori per diletto nell’L.B.F. Italia, ma che hanno deciso di affacciarsi gradualmente all’agonismo con la P.F.P. Colmic, partendo proprio da un Campionato, per così dire un po’ meno impegnativo com’è il Regionale Toscano a Coppie, volutamente retto da un regolamento quanto più possibile attinente all’essenza originale del feeder fishing e che cerca caparbiamente di conservare tutte quelle affascinanti sfaccettature tecniche proprie di questo tipo di pesca, nel preciso intento di attingere a quel bacino d’utenza che, come la coppia Carmignani-Ciampalini, ama questa tecnica per le sue caratteristiche d’approccio.
Sentiamo come ci raccontano in sintesi la loro gara le due coppie protagoniste della prima prova di questo Campionato.
Enrico Moscatelli e Andrea Giannini – APO La Peche Preston (parla Andrea Giannini)
La Dea bendata ci ha assegnato un picchetto che abbiamo subito apprezzato per la presenza di due piante franate in acqua davanti a noi, dall’altra parte del fiume. Ovviamente quello non poteva che essere un ottimo rifugio per il pesce e altrettanto ovvio era che, seppur consapevoli del rischio, dovevamo necessariamente pescare a ridosso di quelle piante semi sommerse e così abbiamo fatto.
Per riuscire a star fermi dall’altra parte del fiume e contrastare la spinta dell’acqua, abbiamo dovuto montare dei pasturatori da 70 gr., peso minimo indispensabile per pescare bene e reggere la corrente, giusto quanto basta.
Tenuto conto degli incagli certamente esistenti con le ramaglie sommerse degli alberi in acqua, sapevamo bene che una volta ferrato, al pesce non potevamo concedere nemmeno un centimetro di filo e per questo abbiamo costruito i nostri finali con 60 cm. di Reflo Power Preston da 0,26 mm., convinti che questo potesse bastare allo scopo, ma ci sbagliavamo, perché abbiamo agganciato dei treni che una volta allamati sprigionano una potenza letteralmente incontenibile tant’è che, nonostante le robuste montature, entrambi abbiamo strappato una miriade di pesci…..e che pesci.
Come pastura abbiamo affidato le sorti della nostra gara a una miscela Sonubaits a base di F1 e Kryll, con prevalenza di F1, per non scurire troppo l’impasto, poiché in prova avevamo appurato che le carpe preferivano una pastura di colore chiaro, mentre quella rossa era più adatta ai clarios, così come avevamo visto che l’innesco interamente rosso era preferito rispetto a quello bianco o a quello misto.
Che altro dire. Questa è stata la nostra impostazione di gara, una scelta che poi si è rivelata quella giusta, dato che abbiamo vinto sia il settore che l’assoluto e anche se, come sempre accade, la fortuna ha recitato il suo ruolo, a noi basta la consapevolezza di non aver sprecato niente.
Mario Urso e Giancarlo Ricci – P.F.P. Colmic (parla Giancarlo Ricci)
Con le prove dei giorni precedenti la gara avevamo visto bene che il pesce andava pescato sulla distanza compresa fra i 15 e i 25 metri e per questo, una volta preso possesso del picchetto, abbiamo deciso di partire a 20 m., per lasciarsi la possibilità di avanzare o retrocedere in base alle esigenze di gara, mantenendosi comunque sempre nel raggio d’azione ritenuto più redditizio.
Come pastura abbiamo usato la Speciale Pisa della Colmic, uno sfarinato classico a grana grossa che abbiamo tinto di rosso con del colorante alimentare, per aumentarne il potere attrattivo. Nel feeder, oltre alla pastura, aggiungevamo di volta in volta, ad ogni lancio, del mais e dei bigattini incollati.
L’innesco del mais rosso, fatto salire sulla paletta dell’amo, insieme a un ciuffo di bigattini messi penzoloni, si è rivelato particolarmente gradito tanto ai clarios, quanto alle carpe, che hanno risposto molto bene fino alla seconda ora di gara, per poi calare decisamente.
A questo punto, per vedere una buona ripresa dell’attività, abbiamo calato con la misura dei finali, passando da uno 0,225 mm. a uno 0,180 mm., entrambi in fuorocarbon (Colmic King), scelto proprio per la sua resistenza all’abrasione, caratteristica molto utile nell’Arno pisano per difendersi dai dentini dei clarios che logorano velocemente qualsiasi altro nylon.
Insieme al diametro del finale, abbiamo abbassato anche la misura dell’amo, portandolo a un 14, innescato con solo tre o quattro bigattini e questo ha equivalso a rientrare in bazzica, fino a vincere il settore, un settore vinto grazie soprattutto all’affiatamento di coppia, che ci ha permesso di portare alla bilancia due nasse dal peso pressoché identico, segno tangibile di una gara ragionata e condotta in perfetta sintonia.
Sentite le dichiarazioni delle due coppie di vertice, non resta che salutare i lettori, ma prima di farlo, mi preme ringraziare tutti i partecipanti a questa seconda edizione del Campionato Toscano a Coppie di Pesca a Feeder e voglio sottolineare che anche stavolta, la simpatia e la maturità sportiva dei partecipanti a una gara di feeder è stata la vera protagonista di giornata.
Un saluto agli amici di Match Fishing da
Marcello Corbelli