KORUM: IL NUOVO TESTIMONIAL E’ SERGIO FARINA

Ferrarese, impiegato, sposato con un figlio. Nasce in Puglia dove inizia a coltivare la passione per il mare e per la pesca. Trasferitosi in un piccolo paese a ridosso dell’argine del Po, si avvicina all’acqua dolce ed alle tecniche di pesca al colpo, soprattutto passata e ledgering. Dai canali ferraresi si sposta ben presto nelle acque del vicino Veneto confrontandosi principalmente con i pesci dell’Adige, del Sile e del Brenta. Nel 2006 si avvicina ai forum di pesca e scopre il mondo dei report e la passione per la scrittura si somma ben presto a quelle per la pesca, la cucina e la fotografia. Da quest’anno inizia a collaborare con Korum per la promozione del marchio e dei suoi validi prodotti.
A Sergio, per la nuova attività di testimonial per il marchio Korum, gli auguriamo un grande in bocca al lupo.

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D: allora Sergio, poche domande informali, giusto per “inquadrarti” meglio a uso e consumo di chi non ti conosce, cominciamo: quando nasce la passione per la pesca?

R: più che di passione io parlerei di malattia con una forte connotazione di dipendenza, in sostanza un virus che probabilmente abbiamo dentro fin dalla nascita e che, a seconda del soggetto, può manifestarsi e diventare conclamato in età differenti, nel mio caso pesco da quando ne ho memoria, quindi da ben oltre 40 anni

D: le prime esperienze alieutiche?

R: partono calcando le orme del nonno materno, prima con la fissa nei canali di bonifica ferraresi insidiando alborelle e carassi, poi nei maceri (piccole cave per la macerazione della canapa) tentando pescegatti e anguille allora molto abbondanti. Insomma tanta gavetta prima di arrivare in corrente con bolognese e galleggiante

D: e il Po quando è arrivato?

R: sono passati diversi anni prima che mi sentissi pronto, per un ragazzino vedersi una simile massa d’acqua davanti mette soggezione prima e timore poi, specie quando ti scorre a pochi metri da casa e puoi “respirare” il fiume tutti i santi giorni. Ho passato diverso tempo solo a guardare i “bolognesi” che in quegli anni affollavano le rive del mio fiume, solo verso i 14 anni ho iniziato a pescare in passata in modo autonomo, ovviamente con le risorse che i tempi e le mie tasche consentivano; il mio primo cavedano, ricordo bene, risale alla metà degli anni ‘70

D: Primo amore la “bolognese” allora?

R: si assolutamente, il fascino di un’antenna rossa che sparisce nella corrente di un fiume rimane uno spettacolo impareggiabile, una scarica di adrenalina che ancora adesso mi sorprende, le altre tecniche sono arrivate qualche anno dopo anche perché, senza macchina, le alternative a tiro di bicicletta prima e di vespa poi non erano moltissime.

D: se parliamo di altre tecniche quali sono quelle che ti sono più congeniali?

R: oltre alla passata pratico saltuariamente la fissa, la roubasienne, la trota lago, l’inglese ed un pò di spinning, anche se da qualche anno il ledgering assorbe di fatto l’80% delle mie uscite di pesca, in ogni caso che sia un’antenna che affonda, un waggler che stara o un tip che vibra poco importa, l’importante è pescare

D: parlaci del ledgering, nuovo amore?

R: ho cominciato in Po, tanto per cambiare, quando i primi barbi europei hanno iniziato a popolare in modo massiccio le acque del basso corso del fiume, da li spostarsi nel vicinissimo Veneto è stato quasi naturale, pescando in tutti quei fiumi dove la presenza di alloctoni “pregiati”, al contrario delle acque ferraresi, è ancora ben radicata. Negli ultimi tempi la feeder rod è diventata una compagna quasi inseparabile.

D: Cosa ti piace maggiormente della tecnica che prevede l’uso del pasturatore?

R: innanzitutto l’immediatezza, anche se al contrario di quanto pensano in tanti, il ledgering non è una pesca per “pensionati” ma una tecnica vera e propria con le stesse sfumature e le stesse difficoltà di ogni altro approccio di pesca; poi l’efficienza, il ledgering se attuato bene è estremamente efficace e ti fa prendere pesce (e tanto) dove spesso gli altri approcci falliscono; infine il costo decisamente più contenuto rispetto ad altre discipline, sia nell’acquisto dell’attrezzatura sia nei costi vivi di gestione vale a dire pastura, esche ed accessori

D: come mai niente gare?

R: pur riconoscendo al settore agonistico un traino indispensabile per lo sviluppo della tecnica e delle attrezzature non ho mai avuto un feeling eccessivo con le competizioni pur avendo calcato i campi gara provinciali per qualche anno. Sono molto competitivo e soffro mentalmente e fisicamente la gara e tutto quello che gira intorno. Inoltre mi piace troppo pescare quando voglio io, dove voglio io e facendo gli orari che voglio io, non scambierei un’alba sul Po con nessun primo di settore.

D: andiamo sul romantico, pesce preferito?

R: pochissimi dubbi, il cavedano. Se stiliamo una classifica del più furbo, del più sportivo, del più lunatico e del più soddisfacente, il cavedano apparirebbe in tutte le singole classifiche e la sua cattura è sempre motivo di grande soddisfazione, e poi è stato il mio primo pesce in Po preso con bolognese e mulinello, una sorta d’imprinting al quale difficilmente ci si può sottrarre.

D: Altre passioni o “malattie” oltre alla pesca?

R: la fotografia, la cucina (cucinare mi rilassa quasi quanto pescare) e naturalmente la scrittura o meglio lo scrivere proprio di pesca

D: Perché senti il bisogno di scrivere di pesca?

R: quando non riesco per motivi di tempo o di lavoro a pescare almeno una volta la settimana vado in crisi di astinenza, leggere sui social network e sui forum le esperienze altrui mi attenua un po’ la voglia di impugnare una canna; scrivo per trasportare sul fiume chi per N motivi si trova nella condizione di cui sopra, una sorta di condividere per “alleviare” la sofferenza di chi non pesca. Un articolo o un racconto, almeno per me, che sia su di un forum o su di una rivista non deve necessariamente fornire miracolosi o inediti imput tecnici quanto trasmettere le stesse emozioni di chi ha pescato anche a chi legge.

D: veniamo al nocciolo, perché Korum?

R: perché è uno dei pochissimi marchi, se non l’unico, che propone una linea veramente completa per il ledgering spaziando dagli approcci più light in acque commerciali a quelli più estremi di tipo specialist nei grandi fiumi del piano, e non parlo solo di canne e mulinelli ma anche di tutta una serie di accessori che, per il pescatore moderno, sono ormai indispensabili. Se pensiamo inoltre all’apporto di Sonubaits per quanto riguarda esche e pasture ecco che abbiamo un quadro difficilmente riscontrabile in altri marchi. Insomma “tanta roba” con un rapporto qualità/prezzo elevato e tutta l’esperienza nel ledgering made in U.K.

D: cosa ti aspetti da questa esperienza in qualità di testimonial?

R: lo scopo principale è quello di diffondere il ledgering in tutte le sue sfumature, avere alle spalle due nomi quali Angelo e Massimiliano De Pascalis mi fa ovviamente sentire più tranquillo, è stato proprio l’incontro con Angelo, in una fiera di qualche anno fa, a gettare le basi per questa collaborazione, è lui che devo ringraziare se oggi sono nel Team Preston Innovation e Korum Italia e probabilmente è il suo entusiasmo contagioso che mi ha portato ad affrontare questa nuova esperienza con grinta e soddisfazione, speriamo che i risultati siano all’altezza anche per ripagare la fiducia accordatami da Betti Sport, l’importatore italiano dei prodotti Preston Sonubaits e Korum.

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