PELLET? ……(parte 1)
Quante volte abbiamo usato quest’esca e questa pastura durante l’anno e quante volte la useremo nel prossimo e nel prossimo ancora? Funziona o no? Cos’è una pellet? Che tipologie di pellet esistono? Come si scelgono? Come vanno trattate? Come vanno date? Quando? Per quali specie? In quali ambienti? Come si innescano? Proviamo a dare una risposta…
Le pellet sono un’esca e pastura piuttosto recente nel panorama italiano, anche se in molti laghetti se ne fa uso da tempo, provenendo le carpe da allevamenti che le accrescono a suon di pellet, per cui facile è pasturarle con ciò di cui si sono alimentate fin dalla nascita. E’ nei laghetti infatti che l’uso di pellet diventa sempre più popolare, anche perché laddove si vieta la pastura spesso è consentito un certo quantitativo di pellet, proteiche, naturali e che fanno ingrassare il pesce velocemente mantenendolo in salute. Ma cos’è una pellet?
Pellet?
Ad occhio un cilindro di piccole dimensioni profumato al pesce, a tutto ciò che ha questa forma e serve per pescare diamo il nome di pellet. Se però andiamo ancora dentro, di cosa è fatta una pellet? Una pellet che sia tale, e non sia semplice pastura pressata, cosa con cui è spesso confusa, è composta in linea generale da farina ed olio di pesce, mais, canapa, soia ed altri cereali, ovvero elementi classici non al pesce. La tipologia di farine ed oli e la loro concentrazione distinguono le varie tipologie di pellet, rendendole più adatte ad una specie, uno scopo, un ambiente, una stagione. Normalmente sono distinte in halibut pellet, carp pellet e coarse pellet, rispettivamente pellet all’halibut, pellet da carpa e pellet da pesce bianco. La differenza tra di esse è nella tipologia e nella quantità di farina di pesce utilizzata, le halibut pellet sono scure ed oleose, questo significa che sono oltremodo ricche in farina di pesce ed oli e quindi molto nutrienti, le carp pellet, più chiare, hanno una minore quantità di farina di pesce ed oli, ancora meno le pellet da bianco. La quantità di farina ed oli influisce sulla scelta delle pellet, più oli hanno più tendono a saziare in fretta il pesce, meno ne hanno meno li saziano, questo è pacifico, ecco perché le pellet da bianco sono molto chiare, più secche e “povere” mentre per contro le halibut sono le più ricche. Così in negozio il solo colore delle pellet vi dice già quanto sono ricche e a quali pesci e periodi dell’anno sono rivolte. Gli inglesi facilitano il compito distinguendole in “high oil” e “low oil” pellet, con molto o poco olio. Questi sono gli elementi base, cui i vari produttori aggiungono stimolatori, aminoacidi, acidi grassi oltre che coloranti ed aromatizzanti, pellet rosse, verdi, alla betaina, fragola, dolci ecc. normalmente abbinandole ad uno sfarinato dello stesso tipo o ad un additivo liquido dello stesso tipo. Solo l’esperienza personale aiuterà a capire quali pellet nei propri ambienti sono più efficaci quali meno, in assoluto e in relazione ai periodi dell’anno e alle specie.
Tipologie
Individuate le tre grandi categorie di pellet, al loro interno separiamo le pellet da pasturazione da quelle da innesco. Le pellet che si trovano nei comuni pacchi da 900 grammi/1 kg sono pellet da pasturazione, chiamate feed pellet. Sono secche e dure, possono essere date in molti modi, a fionda, a mano, a coppetta, strette con una mano, nella pastura, con method e pellet feeder, con cage feeder, con conetti ecc. ecc.., secche o bagnate correttamente. Insieme ad esse esistono pellet da innesco, distribuite in scatoline da un centinaio di grammi. Nessuno vieta l’innesco di pellet da pasturazione ma una pellet da pasturazione innescata tra una miriade di pellet date come pasturazione, quanta possibilità ha di essere trovata in fretta? Quale maggiore appeal ha per il pesce? Questo è il motivo per cui pasturando a pellet va scelta una diversa pellet come innesco, deve essere più attrattiva, quindi di diverso colore o di diversa consistenza o di diverso aroma o di diversa grandezza. Questo è il motivo per cui le pellet da innesco sono normalmente più grandi, più colorate, più ricche e oleose, morbide ecc.., più appetibili insomma, ma nessuno vieta di usare una feed pellet da innesco purchè si differenzi dalle altre per colore e taglia. Le pellet da innesco sono generalmente morbide ma consistenti. La ragione di ciò è nel fatto che possono essere innescate direttamente sull’amo ed essendo spugnose ed oleose favoriscono il rilascio veloce degli aromi risultando più attrattive ed appetite dal pesce, che tenderà ad arrivare prima su di loro. La tendenza attuale è a realizzarle sia per l’amo che per l’hair rig ma principalmente per l’uso con la roubasienne, dove inneschi su rig sono complicati e non consentiti e dove oltre l’innesco diretto si usa l’anellino elastico. Questa una seconda distinzione, pellet da pastura, pellet da innesco, pellet dure e pellet morbide da innesco. Esistono anche delle pellet da pasturazione morbide a dirla tutta ma sono più rare ed utilizzate più nel carpfishing che nel colpo ma la loro produzione per il colpo è in aumento. Un’altra distinzione che va fatta è tra le feed pellet e le expander pellet. Le Expander sono pellet dure e secche come le feed, leggermente più vuote, leggere perché cariche d’aria, che a differenza delle altre galleggiano e per farle affondare è necessario usare una apposita pompa, la quale facendo pressione sull’acqua dove sono immerse tende a privarle dell’aria residua e farle riempire d’acqua. L’expander diventa così una feed e hook pellet dalle caratteristiche un po’ diverse, è più morbida, spugnosa e leggera. L’uso delle expander affondanti è più da colpo, a feeder sono usate come pellet pop up così come escono dalla confezione. Abbiamo così fatto delle distinzioni di base, tra di esse esistono infinite sfumature e varianti.
Taglia e preparazione
Pellet da 1 mm prima e dopo la bagnatura
Quando entriamo in un negozio di pesca ben fornito troviamo non solo una varietà notevole di pellet ma le troviamo di diversa misura, da 1 a 8 mm normalmente. Perché e quali scegliere? Il criterio principale di scelta è molto semplice e dipende dalla taglia del pesce che andremo a pescare, maggiore è la taglia media maggiore è il diametro delle pellet da dare. Se le carpe sono fino a 800 grammi daremo pellet da 1 e 2 mm, se sono dal kg ai due daremo pellet da 3 e 4 mm, se sono dai 2 ai 4 daremo pellet da 4/6 fino agli 8 mm per pesci dalla taglia media sopra i 4/5 kg. Questo criterio vale nei periodi di forte attività, d’inverno dovremo fare un downsizing, usare quindi pellet piccole anche a pesci grossi, normalmente in presenza di pesci sia piccoli che grossi o carassi e carpe si tende a mixare pellet di diversa grandezza. Come prepararle, le pellet uscite dalla busta sono dure, molti le bagnano appena nella bacinella e le lasciano li ad assorbire acqua, altri le danno secche. E’ possibile farlo ma così le pellet non solo ci mettono tempo a dare gli aromi, perché scambiano con l’acqua molto lentamente, ma risultano dure al pesce che spesso le rifiuta. Il modo corretto di dare pellet è ammorbidendole e non si fa bagnandole appena, così si sfaldano all’esterno e restano dure all’interno, ma con una preparazione apposita in modo che rimangano compatte ma morbide. Molto molto molto importante, le pellet non devono sciogliersi, molti credono che il loro scioglimento attiri il pesce, nulla di più sbagliato (faremmo prima con una pastura no?) devono rimanere compatte così che il pesce le distingua e si fermi a raccoglierle una ad una, in questo modo soltanto diventano uno strumento per tenere a lungo il pesce sotto, come il mais e i bigattini o i caster o la canapa, una pellet è esattamente la stessa cosa (lo capiremo prima o poi invece di vietarle?). Esistono vari modi di preparazione delle pellet, il più semplice ed usato è l’ammollo diretto. Bisogna dotarsi di due contenitori uguali, in uno mettiamo le pellet fino a metà circa, vi versiamo dell’acqua fino a coprirle, le giriamo con un dito affinchè tutte siano bagnate, aspettiamo un minuto per diametro delle pellet, poi vi mettiamo dentro l’altro contenitore, capovolgiamo e facciamo pressione facendo così uscire tutta l’acqua, le lasciamo così per 25/30 minuti poi le disponiamo in un recipiente più ampio; sono pronte. In alternativa le disponiamo in una bacinella ampia, le copriamo di acqua quasi del tutto e aspettiamo finchè non hanno la giusta consistenza girandole ogni tanto per poi sempre versarle in un contenitore più grande. Il risultato è una pellet più grande dell’equivalente secca, compatta ma che si schiaccia per intero alla pressione tra due dita, in questo modo la pellet rimane integra sul fondo, è subito attiva ed è morbida in bocca al pesce. I tempi di bagnatura/riposo variano da produttore a produttore e in base alla grandezza, con un po’ di esperienza si arriva a conoscerli. Operazione di bagnatura molto importante, se si sfaldano vanifichiamo tutto. E’ possibile anche aromatizzarle mettendo dell’aroma liquido nell’acqua di bagnatura così che penetri all’interno della pellet con essa o direttamente sulle pellet. Così preparate possono essere date in tutti i modi, fionda, coppetta, a palle, feeder ecc..
Le pellet trovano terreno d’elezione nei laghetti, come già detto il pesce introdotto è allevato a pellet e laddove si usano bigattini, pastura e mais il pesce tende a riconoscerle comunque e alla lunga a preferirle per via del loro diverso contenuto nutritivo completo. Per fare una equivalenza sulla quantità da darne pensate che il contenuto in proteine delle pellet è del 50% circa, dei bigattini del 4%, del mais dell’1%, 10 grammi di pellet danno le stesse proteine ad un pesce pari a 60 grammi di bigattino e 270 di mais! Dare ad una carpetta 10 grammi di pellet equivale quasi a farla crescere dello stesso peso. Allora bisogna andare cauti con l’uso delle pellet, una cosa è però pressochè certa, se si inizia a pescare in un laghetto dando pellet, in breve tempo le pellet diventeranno esca e pastura principe, è solo questione di tempo. Una pasturazione a pellet con quali esche si abbina? La prima risposta è: pellet! Non c’è nessuna ragione per cui un pesce che si alimenta sulle pellet non debba essere pescato a pellet, questo è comprensibile ma è anche vero che nel corso della pescata può diventare diffidente man mano che i suoi simili finiscono in nassa, allora è utile associare alle pellet qualche altra esca, quindi dare insieme ed innescare mais o caster o bigattino morto o verme o boilies. Innescando pellet è buona regola, come spiegato, che siano di taglia e colore diverso, rosse, verdi, bianche, una 6 mm rossa su un tappeto di feed da 2 mm è la pellet su cui il pesce tende ad andare per primo. Le pellet rappresentano, lo avete capito, un universo non del tutto semplice e pieno di varianti, la pesca a pellet è un’arte che tiene conto del tipo di pellet, del suo peso, della taglia, dell’aroma, della consistenza, dell’suo a galla, dell’uso a fondo, a feeder o roubasienne, la combinazione con gli aromi e le pasture. Nella prossima puntata la pesca a pellet feeder in laghetto.
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