IL METAURO A FOSSOMBRONE: BARBI A CATINELLE

Può capitare a tutti di avere una giornata libera a metà settimana e se succede, in un bel giorno di piena estate, come pensate che possa essere riempita dall’alba al tramonto?

Semplice… basta una telefonata ad un amico e la giornata da libera si trasforma in super impegnata in un tour di pesca.

L’auto è sempre carica di tutta l’attrezzatura necessaria per affrontare ogni situazione di pesca sia in lago che in laghetto.

Tutta roba rigorosamente da feeder.

Le canne ci sono tutte, dalle 8 piedi per il laghetto alle 13 piedi per le lunghe distanze in canale, la borsa con le pasture da feeder e quella per la pesca a method, catini, bacinelle, scatola per i pasturatori, paniere, ferri e ombrelli, e in un angolo il frigo per le esche.

La telefonata è all’indirizzo di Peppe Trani, web master e colonna di match fishing, ….

“Peppe, il Tevere ad Umbertide sembra sporco dopo i temporali, allora dove andiamo a piegare le canne?”

” mi hanno detto che sul Metauro a Fossombrone, nel tratto riservato a campo gara, ultimamente si sta prendendo pesce, che dici?”

“Ok Peppe alle 6,30 sono a Fossombrone…”

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Detto fatto, un’ora di macchina e alle 6,15 sono già sul posto, non vedo l’ora di calare la mia lenza in queste acque perché, nonostante lo conosca perfettamente per avere letto decine di reportage, non ci mai pescato prima.

Scendo per la strada che costeggia il ponte e arrivo nella golena e invece di trovarmi davanti ad una solita ansa di un fiume, mi ritrovo in un angolo di parco ben curato.

Il fiume Metauro è tranquillo e le sue acque sono di un bel verde smeraldo. L’aria frizzante del mattino rende gradevole l’inizio della giornata.

Arriva il Peppe e insieme si sceglie il posto per sistemare la piattaforma di pesca.

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Peppe in tre minuti ha già tutto pronto mentre io continuo a scaricare merce con sommo dispiacere della mia schiena.

Ovviamente iniziano i ripensamenti e dopo avere sondato il fondo decidiamo di trasferire tutto l’Amba Aradam di una ventina di metri e via con un’altra sfacchinata.

Insomma finalmente succede che siamo pronti e le canne sono in tensione come un cane al guinzaglio quando a passeggio incrocia un altro suo simile.

Peppe ha preparato una canna (nel senso di canna da pesca in carbonio) per pescare a method e al primo lancio un pesce gli fuma subito la lenza.

Ah …cominciamo bene…

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Lega un amo più robusto (serie 229 Tubertini) e ingrossa il filo (0,16) e via con il secondo lancio.

Un feeder modificato accoglie al suo interno bigattini sfusi chiusi con un tappo di pastura al formaggio e sull’amo tre bachi bianchi.

Io non ho tempo per modificare feeder o altro, l’ho fatto per una vita con i galleggianti da roubaisienne e mi rifiuto di ricominciare con i “bigodini” da pesca ma mi rendo conto che la personalizzazione a volte premia e infatti dopo un’ora di pesca, io sto prendendo una sonora paga dal Peppe.

Sulla ruota di Peppe, sono usciti alcuni barbi tra i quali qualcuno davvero bello, poi alcuni cavedani, e dentro la nassa ci mette anche una carpotta che prima di vendere la pelle ha tirato come una matta.

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Peppe macina pesce in continuazione mentre io al suo cospetto sembro più impostato per la pratica delle parole crociate che per la pesca.

Non va e non va anche se tra un verticale e un orizzontale virtuale qualche pesciotto sono riuscito a prenderlo…o forse sono loro che hanno preso me, mah!

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Cambio tecnica, passo dal method al pellet feeder, e finalmente arrivano segnali di risveglio, prendo subito un bel carassio, poi alcuni cavedani e un bel barbo, alè ci sono.. la riscossa o la rincorsa è iniziata, ma…. ma da quel momento il Peppe, messo con le spalle al muro, decide di passare all’artiglieria pesante e non so come inizia a sfilare carpe.

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Io un cavedano, tra l’altro di quelli a dieta e Peppe una carpona di quelle da foto e infatti mi tocca fargliela…

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Sono psicologicamente finito, prendo un cavedano e lui prende un barbone nel senso di grosso barbo, prendo un carassio e lui prende una carpona nel senso di grossa carpa.

Alzo gli occhi al cielo e mi rivolgo alla divina provvidenza chiedendo cosa posso fare…. e li mi giunge un’eco che solo io potevo sentire che mi risponde are… are …are

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mi concentro per capire se sono allucinato e ripeto sottovoce alzando sempre gli occhi al cielo…”cosa devo dare?” e l’eco…dare dareee dareeee…

ah ho capito la voce celeste mi ha detto che devo dare giù roba e così come farebbe braccio di ferro, subito dopo avere mangiato la famosa scatola di spinaci, riprendo energia, cambio pasturatore, ingrosso la portata con tanti bigattini incollati dentro e tappo di pastura e lancio.

Sclippo… si dice così? mah, e infatti la canna parte dal feeder arm tanto forte che se non son sveglio a beccarla al volo sul calcio a quest’ora sarebbe in fondo al fiume con i pesci a fargli la danza di guerra attorno.

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La canna piega di brutto e la lotta si fa dura, io tiro e la sotto lui tira… meglio allentare la frizione…per farla breve dopo dieci minuti di lotta riesco ad intravvedere la sagoma scura affiorare dalle profondità del fiume.

E’ un bel barbo, l’ultimo della giornata, quello che mi permette di uscire sconfitto nella sfida con il Peppe ma con dignità.

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E’ come se in una partita di calcio avessi perso per 7 a 6 anziché per uno a zero, sono sempre due sconfitte ma dall’effetto diverso.

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Insomma la pescata sul Metauro a Fossombrone è stata una bella sorpresa, tanti pesci nobili, tante “beccate” da urlo, tanto feeder, tanta ombra e tanta comodità, cosa vuoi di più dalla vita?

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Ricordate, campo gara le canoe a Fossombrone super strada Fano – Roma, e …mi sa che ci tornerò di sicuro!

Siccome dopo tanti barbi e cavedani mi era venuta una forte nostalgia delle care amate breme per non farci mancare nulla il pomeriggio ci siamo portati in un lago nei pressi di Fano per prenderne qualcuna in compagnia dell’amico Pier Marini, il Pivot della società Bellaria Rimini Miramare, gran conoscitore dei laghi marchigiani.

Arriviamo a metà pomeriggio, siamo in tre e la pescata si articola sempre con la tecnica del feeder.

Pier e il sottoscritto a method e Peppe a feeder.

Dopo mezz’ora arriva la prima orata di acqua dolce, ha mangiato un bandu’m alla fragola.

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La seconda la prende Marini mentre Peppe, sazio della pescata del mattino, se la prende comoda.

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Ne riprendo un’altra che si aggira sul chilo e Marini ne aggancia altre tre..

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E il Peppe? notte fonda, ha le polveri bagnate e la sua cima è ferma come uno stoccafisso.

Si alza il vento, le breme smettono di mangiare, il sole inizia a calare ad ovest, tra me e me mi dico…”prendo l’ultima breme  poi smonto” fiuuuuu …che parte la canna e la ferrata è decisa.

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L’ultima breme della giornata è la mia, come al mattino l’ultimo barbo era stato il mio, ma li avevo scomodato la celeste provvidenza.

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Insomma per farla corta altre due ore di pesca per altri pesci e altro divertimento con la tecnica del feeder fishing.

Il ritorno a casa stavolta è stato diverso, l’umore ottimo, e la voglia di pesca che aumenta anziché essere saziata.

Suona il telefono …”Ciao sono Peppe…dove si va a pesca la prossima volta?”…

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