Campionato Regionale Toscano Feeder a coppie: I “quiver tip” domano anche Granaiolo
Per la verità i quiver tip di solito non domano mai niente, però a me titolo piace e poi mi serve per introdurre la cronaca di una di quelle gare che non ti aspetti; una gara che si era presentata nel peggiore dei modi e che invece si è poi rivelata una fra le più interessanti, dove ha prevalso la tecnica e l’intuito di chi ha saputo ben interpretare gli eventi della seconda prova del Regionale Toscano Feeder, svolta nell’Elsa a Granaiolo, in un campo gara particolarmente impegnativo, dove mai prima d’ora era stata organizzata una gara ufficiale di pesca a feeder.
Per chi non lo conosce, il campo gara di Granaiolo ha delle caratteristiche molto simili a quelle di Umbertide tanto che, pure qui nell’Elsa, il cavedano è il target di ogni gara e come noi tutti sappiamo bene, dove regna l’astuto ciprinide tutto deve essere attentamente ponderato, a partire dal rumore sulle sponde. In più c’è da dire che Granaiolo, essendo un ambiente piuttosto ristretto, è ancor più sensibile a ciò che non va fatto.
Tanto per fornire alcuni elementi di paragone, per le gare di pesca al colpo (mediamente un paio alla settimana) vengono usate lenze con galleggianti da 4X8 a 4X12, finali da 0,06 mm. e ami talvolta anche del n° 26, indipendentemente da che la pesca sia a galla o sul fondo.
Viene quindi facile capire che l’azione di pesca in un contesto del genere richiede attenzioni particolari, poiché anche solo lanciare una palla di pastura, invece di depositarla con lo scodellino, o peggio ancora, come spesso si vede fare, piantare a martellate il palo dell’ombrellone sulla sponda del fiume, può compromettere l’esito di un’intera gara.
Figuriamoci lo stato d’animo di chi sa di dover gareggiare in un ambiente simile, con una tecnica dove l’unica certezza saranno i continui tonfi dei pasturatori, lanciati in acqua da una cinquantina di concorrenti tutti in fila e se poi a questo si aggiunge che durante le prove è uscito pochissimo pesce, potete ben capire lo scoramento di chi si accinge ad affrontare una cinque ore di potenziale sofferenza.
Nei giorni precedenti la gara, gran parte delle risorse sono state spese nel tentativo di capire come “fregare” quei grossi cavedani di cui è ricca l’Elsa, ma ogni sforzo si è rivelato inutile. Il cavedano non ne ha mai voluto sapere delle nostre esche e quei pochi carassi disposti ad accettare la sfida andavano ferrati quasi sempre nel dubbio dell’accenno.
A onor del vero c’è da dire che la pesca in prova era ridotta al solo innesco del mais, a causa delle alborelle che rendevano impossibile l’utilizzo di qualsiasi altra esca e questo non aiutava certo a farsi un’idea. Molto probabilmente con tutti i concorrenti in fila sarebbe stato diverso, ma di sicuro nessuno era in grado di stabilire come.
Parlandone a palle ferme, con il senno del poi io credo che sia stata proprio la totale assenza di elementi certi ad aver reso ancor più coinvolgente quella che è stata una gran bella gara, dove ognuno ha dovuto fare appello a tutta la sua esperienza, scordandosi quei troppi luoghi comuni presenti nel bagaglio dei moderni agonisti, ormai abituati alla “comodità” di competizioni sempre più monotematiche e stereotipate.
Sulla scorta di quanto avviene nelle gare di pesca al colpo, dove l’impostazione è “roubasienne” a senso unico, sono stati molti quelli che hanno deciso di sfruttare gli stessi criteri, partendo sul centro canale, a 13/15 m., con finali sottili (0,10-0,12) e ami piccolini (n° 18-20), nella ricerca di qualche cavedanone, richiamato con abbondante bigatto incollato, proposto con dei feeders a rete e nemmeno troppo piccoli.
Di contro a chi ha scelto la pesca light sul cavedano c’è stato chi ha tentando il colpaccio, cercando fin da subito la carpa con lenze all’uopo destinate e nonostante che a Granaiolo la presenza di questa specie non sia poi così incisiva, ne sono state prese almeno cinque o sei, con altrettante che se ne sono andate, come nel caso della sfortunata coppia Nocentini-Franci della Lenza Senese (Colmic) che, pur avendo azzeccato la scelta, ha perso due delle tre carpe allamate.
Scelte radicali a parte, per il resto la gara è stata gestita più o meno da tutti con gli stessi criteri, alternando la pesca fra il centro canale e la sponda opposta, con montature adatte sia per il cavedano, che per il carassio, con finali da 0,12 a 0,14 mm., lunghi mediamente una cinquantina e con ami mediamente piccoli, del n° 18/20.
L’innesco più redditizio è stato come sempre il bigattino singolo, meglio se appuntato per la pancia in un amo del 20 (di quelli piccoli), anche se personalmente ho trovato molto giovamento nel girare spesso l’innesco, alternandolo con qualche piccolo vermetto lasciato penzoloni e con il mais schiacciato, innesco quest’ultimo gradito anche dai cavedani.
Alla fine, contrariamente agli oscuri presagi del pre-gara, i “quiver tip” sono riusciti a domare Granaiolo, uno dei campi di gara più tecnici e difficili dell’intero panorama nazionale, portando alla pesa una media di oltre 3 kg. a coppia, che nell’Elsa non sono pochi.
Per quanto mi riguarda, lo ripeto, questa è stata una gran bella gara, soprattutto sotto il profilo agonistico, dove è stato necessario curare tutto nei minimi particolari, dalla precisione maniacale dei lanci, alla presentazione dell’esca; dalla cura nel dosare la pasturazione, alla scelta dei tempi di riposo delle linee di pesca.
Chi a saputo gestire meglio tutto questo nel corso delle cinque ore, ha fatto i risultati migliori.
Con tali presupposti, la quantità del pescato assume un ruolo assolutamente insignificante, perché quello che davvero conta e che esalta le migliori prestazioni, è il riuscire a mettere in pratica il più sottile espediente strategico, senza trascurare il minimo dettaglio, quel dettaglio che ci permette di prendere dieci grammi in più degli avversari.
Questa è l’essenza dell’agonismo.
Così come fa parte dell’agonismo il dopo gara quando, parafrasando il Manzoni, per uno che piange nella polvere, ce n’è sempre un altro che ride sull’altare, e questa volta a ridere sono Roberto Manganelli e Cesare Palei, due simpaticissimi portabandiera della Lenza Senese (Colmic) i quali, con 6720 punti, hanno messo tutti in fila, vincendo l’assoluto di giornata.
Complimenti sinceri a loro e complimenti anche alla coppia Giannini-Moscatelli dell’A.P.O. (La Peche Preston), artefici di un terzo di settore da manuale, strappato con le unghie e con i denti, a soli 20 gr. dai secondi, che gli permette di conservare la leadership della classifica generale.
A questo punto non resta che aspettare l’ultima di Campionato, il 19 ottobre al Lago Borghese, per vedere se i due coriacei grossetani dell’APO riusciranno a difendere la loro posizione, oppure se saranno gli inseguitori ad avere la meglio nel rush finale…….Sarà una lotta serrata.
Chiedo scusa per il servizio fotografico, scarno e poco rappresentativo, ma essendo io stesso in gara, non ho potuto far di meglio.
Un saluto agli amici di Match Fishing da
Marcello Corbelli