TRE TECNICHE A CONFRONTO (ovvero: Val Badia: non solo pesca…)

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Il nostro mega inviato in terra altoatesina continua a stimolare la nostra invidia!

 

 

 

Sono sicuro che molti di voi già stanno pensando :”Uffa !!!La solita sfida fra pesca a Roubaisienne, Inglese e Ledgering…

Nulla di tutto questo. Siamo in pieno periodo di ferie e quindi messe a momentaneo riposo le canne ad innesti, le match rod e le amate canne da feeder, mi posso dedicare alla pesca che più amo: la pesca nei bellissimi torrenti e fiumi di montagna (siano essi Alpi od Appennini).

Durante il mio soggiorno in Alta Badia ho modo di frequentare diversi torrenti (o “Acque” come qui le chiamano e che vengono individuate con un numero sul permesso di pesca) e di praticare diverse tecniche per insidiare i magnifici salmonidi che le abitano. In Alto Adige non esistono acque libere, le acque hanno tutte un “padrone” privato ad eccezione di due piccoli tratti, uno in Val Pusteria in località Valdaora di Sotto ed un altro nell’Aurino che sono gestiti dalla F.I.P.S.A.S.

Questo in virtù del fatto che da tempi immemorabili in questa regione le concessioni di pesca furono rilasciate dalle Autorità di allora ai privati, fossero essi ricchi e nobili possidenti o semplici agricoltori, solo per il fatto che il fiume scorreva attraverso le loro proprietà o lambiva il Maso (casa colonica) ed i terreni di pertinenza.

Alcune concessioni furono rilasciate, secoli fa, anche ad alcune Curie nelle persone dei loro potentissimi Cardinali e Vescovi, forse con l’idea che per “certi“ gestori la moltiplicazione dei pesci fosse la cosa più naturale. Molto più prosaicamente forse perche l’acqua è sempre stata, ed è, fonte di ricchezza in tutti i sensi.

Per tornare ai nostri tempi, si sa di una riserva nel fiume Rienza, in Val Pusteria, dove, è proprio il caso di dire, per pescarci devi avere dei Santi in Paradiso, o meglio conoscere qualche loro “rappresentante“ terreno. Un’altra riserva in Valle Aurina fu, alcuni anni fa, venduta per una cifra da capogiro dalla Curia ad un gruppo di facoltosi industriali milanesi che non rilasciarono più, da quel giorno, permessi a nessuno se non ovviamente a se stessi. Nelle altre acque, dove invece i permessi vengono rilasciati, il “gestore“, qui chiamato “coltivatore dell’acqua“, a fine stagione raccoglie le schede dove i pescatori hanno annotato il numero delle catture effettuate ed i capi asportati (con relative misure) ed è in grado quindi di dimostrare la quantità di pesci prelevata. Da qui nasce per lui l’obbligo di reintrodurre o seminare, in accordo e collaborazione con la Provincia, un equivalente numero di avannotti, di novellame o di pesci autoctoni di varia pezzatura, ripristinando così di fatto la popolazione ittica che era presente nel “suo” fiume ed anzi, se tutto viene fatto a norma, ad incrementarla.(da qui nasce la definizione di “coltivatore d’acqua”).

 

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Siamo ai primi di Agosto e finalmente mi raggiungono a Corvara, per il meritato periodo di ferie, due fra i miei più cari amici, quelli con la A maiuscola per intenderci, anche loro amanti della pesca e delle Dolomiti.

Sono due fratelli, anche loro residenti come me a Pianoro (Bo), Michele e Federico, il primo amante della pesca a mosca mentre Federico fa dello spinning la sua seconda passione (la prima non la si può dire ma la si può facilmente intuire data la sua giovane età ed il suo status di single… beato lui!).

Decidiamo per la prima uscita, visto che finalmente le acque, ancorché un po’ velate sono pescabili dopo i tanti temporali di questa pazza estate, di scegliere un tratto del torrente di casa, il Gadera; più precisamente circa 10 km. a valle di Corvara, in località Pederoa.

Considerando che il permesso di pesca è valido o per il mattino o per il pomeriggio optiamo per il pomeriggio (dalle 13 alle 18).

Il permesso si fa presso il negozio di abbigliamento “La Paruda” nella zona commerciale che si trova fra la strada statale ed il torrente stesso.

 

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Arriviamo verso mezzogiorno ed il titolare, il Sig.Gottardo, famoso ed espertissimo pescatore a mosca, ci accoglie con la consueta cordialità e con quel suo proverbiale sorriso che sembra volerti dire “tranquilli, farete sicuramente una bella giornata di pesca nel nostro Gadera”.

Gli chiediamo notizie sul torrente e sui tratti migliori e soprattutto sulle esche più catturanti.

E qui si apre un mondo: i suoi occhi si illuminano e per la nostra gioia ma ancor di più per Michele (il ns moschista) ci mostra alcune scatole con centinaia di “sue mosche e ninfe”, raccontandoci di ognuna i pregi ed i “pochi difetti”, i materiali di costruzione, le modalità di utilizzo e di alcune anche dei pesci che hanno catturato… Una vera e propria enciclopedia vivente fatta di ore ed ore di pesca nei principali fiumi da salmonidi d’Europa e non solo.

 

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Le mosche e le ninfe sono tutte di sua costruzione e per lui parlarne è come parlare delle proprie “figlie”. Ascoltarlo con quella sua tipica pronuncia alto atesina è molto bello e senza accorgertene entri poco a poco in quel magico mondo fatto di acque stupende, pesci bellissimi e ti sembra di essere già in attesa di una “bollata“ sul tuo artificiale o di una leggera toccata alla ninfa che scende la corrente radendo il fondo. Così, preso dai suoi racconti e dai suoi consigli, non si è accorto che alcuni clienti stavano sbuffando, in attesa da alcuni minuti, di poter acquistare qualche capo di abbigliamento. Chiedendoci scusa si allontana mal volentieri da noi per dedicarsi al suo lavoro.

Dopo pochi attimi è nuovamente da noi: “Per fortuna di ciò che volevano non avevo la misura richiesta”. Era più contento di tornare a parlare di pesca con noi che dispiaciuto per una mancata vendita.

Si allontana un attimo e ritorna con un quadro incorniciato dove fanno bella mostra alcune foto del 2010 con alcune sue catture da urlo, fra tutte un magnifico Hocho Hucho (salmone del Danubio) di oltre 12 kg preso (e rilasciato) in Slovenia, nella Sava Bohinjka, con una canna da dieci piedi e coda 6 mentre pescava trote fario con una piccola ninfa ad imitazione di uovo di salmone e… finale dello 0,16!!!!!!!!!

Cattura rarissima, oltretutto considerando il periodo in cui è avvenuta: maggio. Il racconto di quella cattura ci appassiona e ci prende… poi il dovere ci chiama: oramai le 13 sono passate da un pezzo e ritirato il permesso, calzati i Waders e scelta l’arma della contesa scendiamo lungo la stradina inghiaiata che porta al torrente, fantasticando sulle imminenti catture.

 

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Michele usa una 10 piedi con coda 5 con finale per pescare a “ninfa ceca” con due artificiali distanziati di circa 60cm. Una ninfa ad imitazione di portasassi con testina pesante in tungsteno in basso e superiormente, con un bracciolo di 10 cm, una imitazione di emergente.

Questo tipo di lenza gli è stata spiegata, poco prima, da Gottardo il quale l’ha vista usare con successo dalla Nazionale Ceca quando sono venuti, per il Mondiale, ad allenarsi proprio in queste acque.

Federico scende al torrente con la sua inseparabile canna da spinning da mt.2,50 con azione molto nervosa ed in bobina un ottimo 0,25 e per esca un verme siliconico di generose dimensioni montato su un amo con testina piombata da 20 gr.

Il sottoscritto con teleregolabile da mt.8, mulinello, un mitico ed inseparabile “Crak Conctat” degli anni ’60 con in bobina un buon 0,23 e per finale opto, vista la turbolenza dell’acqua, per una spiralina da 8 gr. Giusto compromesso per sondare rapide correntine o spumeggianti cascatelle.

Prima di iniziare la sfida ci accordiamo di trattenere solo una quota, cioè 4 pezzi, mentre le altre due quote, pur potendole trattenere, saranno tutte rilasciate.

In considerazione del tipo di tecnica da me usata (al tocco con esche naturali) sarò io a trattenere i 4 pesci per la tradizionale, allegra e conviviale cena.

Ha inizio la sfida. Michele si porta a valle entrando in acqua fin oltre la metà del torrente sondando un veloce raschio. E li lo immortalo con la prima foto.

 

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Federico invece opta per un bellissimo giro d’acqua sotto una spumeggiante cascatella.

Io immergo la mia camola del miele proprio nel ribollire della stessa cascata ma dal lato opposto. Nella spuma della corrente il rosso segnalatore mi indica uno strano arresto della lenza: con il filo tenuto fra il pollice e l’indice della mano sinistra accenno ad un delicato invito al quale per tutta risposta avverto due leggerissimi tocchi degni della più sospettosa delle Breme di Ostellato, poi più nulla. Il mio istinto mi dice: ”questa è grossa e fa la furba”; decido di ferrare e… si scatena l’inferno: la teleregolabile si piega a dismisura, poi il pesce schizza fuori dall’acqua cercando disperatamente di risalire il metro di dislivello della cascatella! Cosi facendo si mostra in tutta la sua bellezza e selvaggia forza. E’ un salmerino bellissimo che stimo abbondantemente oltre i 40 cm. Combatte con fughe pazzesche all’interno della schiuma della cascatella alternate da capriole degne della migliore Tania Cagnotto!!

Il mio cuore batte all’impazzata: riuscirò a non perderlo? All’improvviso il salmonide cambia strategia, che magari altre volte gli ha donato la libertà e aiutandosi con l’impetuosa corrente opta per una veloce discesa verso valle. Grave errore il suo: ad attenderlo c’è il mio guadino e la sua lotta finisce lì.

 

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Nel rumore della corrente sento la voce inconfondibile di Federico che si congratula con me per la cattura con il suo proverbiale: ”Bela Generel, tì sampar al miour” Poi viene dalla mia parte per le foto di rito, alla misurazione il salmerino risulta di 46 cm… STUPENDO!!

Dopo poco anche Federico attacca un bel pesce ma gli si slama a portata di mano. Michele ama le difficoltà e si ostina nel velocissimo raschio e la sua ostinazione lo premia con due belle fario, anch’esse oltre i 35 cm. Decido di risalire verso monte e catturo ancora un’altro salmerino sempre in corrente molto vorticosa, sondo dei giri d’acqua più lenti e catturo due splendide fario dai colori indescrivibili.

Sono le 15 e ho già fatto la quota, mi siedo sul prato adiacente la riva a raccogliere ed a gustare delle gustosissime fragoline di bosco guardandomi attorno e beandomi di tutto ciò che mi circonda; poi arriva Federico che ha già segnato 3 pesci nella sua scheda e decide di tentare la sua ultima cattura proprio dove io avevo appena preso l’ultima trota. “E’ difficile che tu possa prendere un pesce lì, ne ho appena presa una e le altre saranno scappate…

Lui ride e sicuro del fatto suo al secondo lancio mi cattura un salmerino degno di nota: ”Et vest Generel che ai n’era un’etar!!!!” (Ai visto Generali che ce ne era un altro!)

 

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Quota fatta anche dallo “spinning men”. Manca all’appello “il poeta“ della pesca a mosca, decidiamo di scendere per andargli incontro e dopo la prima curva del torrente vediamo Michele che ancora intento a far correre le sue ninfe in una pianetta molto invitante ci fa segno che ne ha prese e rilasciate 3.

Dai mò, dat da fer parchè al ven sira!” (Dai, datti da fare perche vien sera)

Detto fatto e la sua canna piegata all’inverosimile doma una superba fario di oltre 40 cm.

La sfida si conclude alle 17, quota realizzata da tutti tre e quindi in perfetta parità numerica. La teleregolabile, si sapeva, potendo tener l’esca per più tempo nei posti giusti e con una presentazione più naturale, ha impiegato minor tempo a realizzare la quota e con una pezzatura delle catture più accentuata (anche questo era prevedibile). Lo spinning, con una pezzatura un po’ inferiore causata anche dal fatto che la forte corrente non permette di far lavorare bene l’artificiale, realizza la quota in un tempo leggermente superiore.

 

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Per la ninfa (Michele) la quota è stata realizzata, non importa in quanto tempo e questo, viste le condizioni di acqua molto molto veloce, è a mio avviso il risultato tecnicamente migliore. La pezzatura, a detta dello stesso Michele, è stata leggermente inferiore a quella ottenuta con le altre due tecniche.

Contrariamente a quanto lui stesso si aspettasse tutte le catture sono avvenute sulla ninfa di testa, che in teoria doveva fungere più da zavorra per il terminale che da esca vera e propria. Segno che i pesci stavano il più possibile ancorati al fondale.

Soddisfatti e dopo esserci scambiati reciproci complimenti e sfottò, dopo le foto di rito che si andranno ad aggiungere all’albo dei ricordi, contentissimi per le belle ore trascorse lungo il fiume affrontato con tre tecniche diverse, siamo tornati al negozio a consegnare le schede segna catture ed a raccontare a Gottardo le nostre impressioni.

 

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Con Gottardo ci siamo lasciati dandoci appuntamento per il prossimo anno. Con Federico e Michele… beh loro hanno deciso che sarebbero venuti a casa mia a cena per gustare gli ottimi salmonidi catturati. Nulla mi avrebbe fatto più piacere che accettare questa decisione.

La serata si è conclusa a tavola con i pesci sapientemente preparati e cucinati da mia moglie Patrizia. Come? Al forno con pomodorini, olive, capperi, prezzemolo ed aglio ed olio extra vergine a crudo. Il tutto annaffiato con tanto ed ottimo fresco gewurztraminer. Ottima cena, grazie Patty!!!

 

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dalla Val Badia Roberto Generali

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