UN SORRISO LUNGO 40 ANNI…
Mi sveglio presto, molto presto, e non per il vociare dei partecipanti all’imminente gara di trota lago, assembrati sotto l’albergo. Vado verso il bagno della camera, evito di spalancare le imposte principali per non svegliare mia moglie. Apro il lucernaio con un filo di speranza ma so già cosa mi troverò davanti. Il cielo è plumbeo, basso e grigio, carico di pioggia. Le nuvole abbracciano impudenti, come una sciarpa umida, perfino le cime dei vicini colli che dominano l’alta valle del Tevere. Le previsioni non sbagliano specie se consultate poche ore prima di quella che dovrebbe essere una giornata di festa e che al contrario rischia di essere rovinata dall’ennesima perturbazione. Una perturbazione che ha già rotto le uova nel paniere nella giornata di venerdì, quando il previsto incontro con i bambini presso i Laghi di Faldo è stato spostato direttamente in aula proprio per la forte pioggia, seppur con la preziosa presenza e l’apporto di un certo Tom Pickering. Il duplice incontro, organizzato grazie all’indispensabile collaborazione della Sezione FIPSAS di Perugia in concomitanza con il Preston Festival, è rivolto ai bambini della 5^ classe della scuola elementare Garibaldi di Umbertide e, visto il tempo, ci vorrebbe proprio uno spirito “garibaldino” per affrontare senza timori acqua e vento. Scendo lo stesso, con tanto di attrezzatura, sulla riva del lago “C”, quello adibito a carpodromo. Ci sono altre postazioni in allestimento, pronte ad accogliere i nuovi e speriamo futuri piccoli pescatori. Sono nervoso, inutile dirlo, mi capitava quando ero in gara, ora gara non è ma la tensione è identica. Ci sono tante domande alle quali non riesco a dare risposta e questo mi mette ansia: la pioggia cesserà? I bambini arriveranno? I pesci si dimostreranno collaborativi? Mentre finisco di preparare la rapida e leggera 11’ con un mulinello taglia 3000 che ho scelto per i giovani ospiti, la pioggia rinforza costringendo tutti ad aprire l’ombrellone, gli occhi che vanno ora al cielo ora alla strada d’ingresso dalla quale dovrebbero arrivare bambini e genitori. Me li immagino, frementi sull’uscio di casa, con la madre che pone il veto e il padre che nicchia non sapendo se sfidare la consorte e uscire ugualmente portando il bambino verso questa nuova esperienza. Immagino che se almeno uno dei genitori non pesca è difficile accettare un tempo inclemente ed è ancora più difficile sperare che un bambino possa apprezzare il maltempo come una normale espressione della Natura alla quale, attraverso la pesca, ci si avvicina. Una pioggia è come un tramonto, un’alba, il vento che increspa la superficie, momenti irrinunciabili per chi ha capito il vero senso della pesca, un modo per interagire al meglio con quello che ci circonda e sentirsi davvero parte dello stesso. Sono sotto l’ombrellone e sudo, troppa pressione almeno per me, gli altri volenterosi volontari con canna e mulinello mi sembrano un po’ meno agitati. Poi il cielo si apre e come d’incanto arrivano gli ospiti. La sponda si anima di quel vociare allegro, un pò timido visto cosa gli aspetta, dei bambini euforici, curiosi e desiderosi di prendere contatto con il primo pesce. La sorte, in prima battuta, mi regala una bambina deliziosa, bionda con due incredibili occhi azzurri, le trecce appena fatte e un look quanto più lontano possibile dal verde camo al quale sono abituato. Si piazza sulla sedia, occhio vigile sul tip, segue con attenzione le brevi informazioni che cerco di darle per metterla a suo agio. La mangiata non arriva ed io mi agito impaziente, quasi come se aspettassi io il pesce che vale un titolo mondiale. Indugiamo cinque minuti poi la facciamo spostare nella postazione di fianco dove i pesci sembrano più collaborativi. Nel frattempo la sponda si è definitivamente riempita, gli efficienti istruttori FIPSAS sono indaffaratissimi a registrare i bambini e a smistarli in diligente attesa su ogni panchetto. Mi ritocca una bambina, appena più “anziana” dell’altra. Gli spiego come tenere la mano sul piede del mulinello mentre recupera, i lanci li faccio io, le carpe sono a una spanna dalla riva opposta, impensabile far lanciare un bambino di 10 anni con il filo del mulinello clippato. Sbaglia le prime due mangiate, la terza gli dice bene e la cosa che mi sorprende è la facilità con cui mette in pratica i pochi suggerimenti che gli diamo in diretta. La carpa è a guadino, una foto e via. Tocca finalmente al primo bambino, dico finalmente perché per un attimo rivedo mio figlio alle sue prime esperienze alieutiche, adesso ha 23 anni e altri interessi diversi dalla pesca, purtroppo non sa cosa si perde. E’ veramente piccolo, porta il cappellino di traverso, in modo quasi sfrontato al pari di un esperto pescatore reduce da mille gare. La prima carpa non si fa attendere e il viso concentrato gli si apre in un largo sorriso dove alcuni denti da latte, caduti, non sono ancora stati sostituiti. La mattina volge rapidamente al termine, una foto di gruppo piena di visi soddisfatti e via. Un grazie di cuore alla FIPSAS, a Sandro Zucchini, ai volontari del Preston Festival che per un giorno hanno fatto da istruttori, al meteo che per qualche ora ha chiuso un occhio, ma soprattutto un grazie di cuore a Riccardo, Celeste, Tonia, Gabriele, Nicolò, Laura e a tutti gli altri bambini che, per un paio di ore, mi hanno fatto rivedere com’era, un tempo, il mio sorriso. Avevo più o meno 6 anni quando presi il mio primo pesce “serio”, era un pescegatto di buona pezzatura e a me pareva enorme. Allora non c’erano le digitali o i telefonini muniti di fotocamera, tantomeno i tablet, e i ricordi erano affidati solo ai racconti degli amici presenti o alla fortunata presenza di una macchina fotografica a rullino, parlando del 1968 direi che siamo sul bianco e nero. Mio nonno che era con me quel giorno, in uno splendido macero poi sacrificato alle culture intensive, se n’è andato da qualche anno, foto non ne ho e quel pescegatto poi finì la sua carriera nella polenta della nonna, però sono strasicuro che il mio sorriso era identico a quello del mio piccolo ospite…un sorriso lungo 40 anni.
Sergio Farina