LA PESCA E’…. SPORT, HOBBY, PASSIONE O MALATTIA?

28 Dicembre 2014 Redazione Match Fishing 4468 Views 0 Commenti

In questi giorni di rigido inverno non tutti hanno voglia di uscire per affrontare una giornata di pesca. Meglio il caldo del camino, magari a rifare le lenze per il prossimo anno, o legare gli ami che non sono mai abbastanza.

Ma c’è anche chi non molla mai, estate , inverno, primavera e autunno, ogni stagione ha i suoi lati positivi e negativi ma ogni situazione può esprimere delle caratteristiche in funzione della pesca.

Non è certo gradevole stare con la mano in mano sotto il sole a 40 gradi o sotto una bufera di neve con temperatura sottozero ma dove c’è un pesce che mangia ci sarà sempre un pescatore che lo insidia.

Ma cos’è che fa muovere tutto questo?

Uno dei dilemmi che difficilmente potrà mai essere sciolto è sapere se la pesca può essere definita uno sport, un hobby, una passione, una malattia…o altro.

Io penso che possa essere tutte queste cose messe insieme e ognuno di noi ha avuto il suo battesimo con la canna, chi per caso, chi per stare in compagnia, chi per passione ereditata da un familiare, chi per avere avuto tra le manai una rivista e ci ha voluto provare.

Pescare è diventato per qualcuno una vera filosofia di vita mentre per altri una vera malattia alla quale non poter rinunciare nemmeno quando fuori le condizioni sono estreme.

Anzi, la pesca è quella pratica che in ogni stagione, in ogni situazione climatica si riesce a trovare sempre il modo per poterla praticare.

Se torniamo alle origini del tempo, scopriamo che il pescatore a pesca ci andava per necessità e anche nei momenti peggiori doveva escogitare qualcosa per accaparrarsi il cibo.

Ma quali sono le motivazioni profonde che spingono un uomo a dedicare tanto tempo e infinita passione a questa disciplina.

Mi piacerebbe leggere le vostre motivazioni, scoprire le ragioni che vi hanno portato ad imbracciare una canna da pesca, raccontare la vostra prima volta in assoluto.

Io, ad esempio, non ricordo bene come ho contratto questa malattia visto che in casa mia non pescava nessuno, anzi erano più vocati per la caccia e da bambino venivo attratto dai racconti del nonno che davanti al camino mi raccontava di carnieri incredibili di colombacci, cesene e lepri.

Ricordo però che le mie prime volte con una canna di bambù sono legate alla stagione delle vacanze estive, vicino a casa mia c’era un macero di un agricoltore pieno di pesci rossi e carassi e i ragazzini del paese lo frequentavano di nascosto per cercare di catturane qualcuno.

un macero tipico delle pianure agricole romagnole

Bicicletta, secchio con pasterello bianco di farina e anice al manubrio, un sacchetto con qualche metro di filo arrotolato, gli ami con l’occhiello, un sughero e dei piombi.

Ho iniziato a pescare così in quei caldi pomeriggi di luglio, quando non si faceva mai sera e si cercava in qualche modo di far trascorrere il tempo.

Ricordo che già allora si guardava con occhio furbo i ragazzi più bravi che riuscivano a catturare più pesci di tutti gli altri.

E le fughe a gambe levate all’arrivo del contadino che ci scopriva sulle sponde del macero.

I GALLEGGIANTI CHE USAVAMO DA RAGAZZINI PER LA PESCA NEI MACERI

Poi iniziai a frequentare, in compagnia di un anziano vicino di casa, le scogliere di Cesenatico per pescare i paganelli che poi la mamma cucinava fritti in padella.

Li deve essere successo qualcosa nella mia testa, io che da bambino appena tredicenne portavo a casa del cibo per la famiglia.

La soddisfazione per me non era il pesce in quanto tale ma la soddisfazione dei miei genitori che gli leggevo negli occhi che mi caricava e mi portava ogni volta ad impegnarmi sempre di più per portarne a casa quantità maggiori.

Ecco forse quello è stato il meccanismo che mi ha portato a sfruttare maggiormente il tempo di pesca.

Avevo imparato che i paganelli mangiavano dall’alba fino alle 9,30 e poi sparivano forse per l’arrivo dei bagnanti.

E così cercavo di dargli dentro più che potevo come poi si fa in ogni gara di pesca.

VEDUTA DEL MOLO E SCOGLIERA DI CESENATICO (foto da www.juzaphoto.com)

Andare a pesca mi piaceva sempre di più, ho guardato sempre con attenzione dentro l’acqua, incantato da quello che succedeva sotto la superficie.

Da bambino prima e da ragazzo poi non avevo le idee chiare su che tipo di rapporto volevo instaurare con la pesca, ma quando in inverno chiedevo a mia madre le budella di pollo per andare a pescare i cavedani in corrente, con la canna da fondo con il piombo, solo allora mi accorsi che ormai non potevo più fare a meno di andare, con il sole estivo o con la pioggia e la neve in inverno, dovevo andare.

E’ stato frequentando il caccia e pesca vicino a casa che allargai i miei orizzonti, mi piaceva ascoltare i racconti dei più grandi, pescate incredibili di anguille sul fiume Po e chi invece raccontava di gare di pesca a savette e cavedani utilizzando le fisse “fiorentine” della Maver o le bolo con i primi Crack verde oro.

Così mi avvicinai alla mia prima società di pesca, avevo 14 anni, con un Fiat 1100 i più anziani mi passavano a prendere alle 4 del mattino per andare a pescare ad Ostellato, nel Guagnino a San Giuseppe, a Marmorta, ad Anita.

Le mie prime gare di pesca, dove potevo sfoggiare la maglia con lo scudetto della società di pesca, la stessa che avevano i più bravi, mi avevano subito trasmesso lo spirito di appartenenza, era emozionante indossarla e sfoggiarla ai raduni.

Iniziai così a fare gare al pesce piccolo, alborelle, orologi, cavedanelli e sul Guagnino a San Giuseppe di Ferrara prendevo a canna fissa da 6 metri tutti carassi dei quali molti dorati.

Ritornava l’estate e con essa le pescate sul fiume Savio innescando crisalide bollita o il gatoss che si andava a cercare tra il muschio sotto i sassi in acqua corrente insieme alle larve di sanguisuga.

Ogni volta rimanevo affascinato dall’alba che mi vedeva protagonista sul fiume fin quando ancora era buio per occupare i posti migliori nelle buche o nelle lanche.

La natura che si risvegliava, i canti degli uccelli a rompere il silenzio del bosco, il vento che si alzava leggero e che scombinava le foglie degli alberi, un film che riviveva ogni volta con una trama diversa e un finale sempre nuovo e tutto da scoprire.

Nel corso della mia vita ho scoperto torrenti, laghi, fiumi, ho pescato a fissa, a bolognese, a spinning, a fondo a roubaisienne, all’inglese, insomma non mi sono mai fatto mancare nulla, come oggi che vivo per la pesca tutte le ore che avanzano dal lavoro e dagli impegni famigliari.

Andare ogni volta dove c’era dell’acqua con dei pesci ha stregato la mia attenzione e incendiato la mia passione.

La pesca per me è empatia con la natura, emozionarsi per una bella cattura.

La pesca è anche un’occasione unica per stare in compagnia degli amici in modo spensierato, la pesca è quella magia che ti fa ritornare bambino, la pesca è bella anche se fatta in solitudine, la pesca è quella scuola che non smette mai di insegnarti e di farti imparare qualcosa.

Ognuno vive la pesca a modo suo, c’è chi è nato pescatore facendosi da se, costruendosi i galleggianti con la balsa verniciati con la Enamel, cercandosi le esche in natura e chi invece è nato agonista senza sapere nemmeno legarsi un amo.

C’è chi è nato con una dote innata di leggere subito l’acqua e gli ambienti di pesca e chi ha bisogno di provare e riprovare prima di intuire la soluzione vincente.

Da quel macero (e quei pesci rossi) è cominciato un viaggio che mi ha portato ad esplorare canali, laghi, fiumi e torrenti per affrontarne quei pesci che poi ritrovano la giusta libertà, utilizzando le tecniche che man mano ho imparato grazie ai miei compagni di viaggio tutti pescatori.

Continuo questo viaggio perchè da quel macero dove vedevo il mio galleggiante affondare come oggi vedo il cimino della canna vibrare e poi partire sull’abboccata del pesce è un’emozione che mi travolgeva ieri come oggi.

Penso che la pesca almeno una volta nella vita sia stata praticata da tutti grazie anche alla varietà di acque presenti, in fondo vivere in un paese meraviglioso come l’Italia ricco di coste, di grandi e piccoli laghi, di fiumi e torrenti, è facile diventare pescatori.

La pesca è quel qualcosa che tutti hanno praticato, di qualsiasi livello sociale, anche molti dei grandi nomi dello spettacolo e della politica hanno preso in mano una canna e cercato la cattura di un pesce.

E per voi la pesca che cos’è? ve la sentite di raccontarlo su match fishing? La pesca per voi è uno sport, un hobby, una passione o una malattia?

Diteci come avete iniziato a pescare scrivendo a: info@matchfishing.it e i vostri racconti saranno pubblicati.

Alessandro Scarponi

le foto sottostanti sono fonte facebook

BUONA PESCA

UN PANIERE SOTTO LA BUFERA

STEFANO CAVICCHI UNO CHE NON MOLLA MAI

MARCO MAZZETTI IBERNATO NELLA TUTA

UNA PESCATA SOTTO LA NEVE

LA NEVE NON FERMA NESSUNO

GARA DI PESCA IN LAGHETTO

UN CANALE VENETO CON PESCATORI IN AZIONE

LA PESCA DELLA TROTA TROVA LA SUA MASSIMA ESALTAZIONE PROPRIO NEL PERIODO INVERNALE

Anche in Belgio nonostante il clima rigido non si molla. I canali navigabili sono pieni di gardon e i garisti li insidiano in qualsiasi condizione meteo.

DALL’ALTRA PARTE DEL MONDO NON SI FERMANO NEMMENO CON I LAGHI GHIACCIATI, PESCATE E GARE NEI LAGHI CON LA PRATICA DEL BUCO

Anche tanti personaggi del mondo dello sport, della politica, dello spettacolo hanno la passione – malattia per la pesca e non si fanno certo mancare i momenti per insidiare qualche preda.

IL CAMPIONE DI CALCIO ALVARO RECOBA httpcommons.wikimedia.orgwikiFileRecoba-fishing.jpg