TEST PELLET AL TUGNOLAKE
Il pellet da quando è comparso nella pesca al colpo personalmente l’ho sempre snobbato per il semplice motivo che l’ho considerato un esca più adatta ai Carpodromi, che solitamente frequento molto raramente, rispetto ad abienti naturali. Quindi non ho mai cercato di approfondire le sue qualità.
Sono convinto che questa esca, nelle sue mille varianti, faccia la differenza se il pesce lo si abitua a quel tipo di pasto.
Difficile che un pesce abituato a cercare esche naturali sul fondo come ad esempio i vermi, soprattutto in acque naturali e poco abituate alla presenza di pescatori, possa gradire questo tipo di esca.
Ma i tempi cambiano anche per il pellet, la ricerca è sempre al lavoro e infatti la grande quantità di soluzioni presenti sul mercato ne è la apiù evidente testimonianza.
Oggi le tante aziende che producono pellet hanno nel proprio catalogo prodotti dalla forma e dal sapore più diverso proprio per assicurare le soluzioni per ogni pesce e per ogni ambiente di pesca.
Ho così deciso che era ora di iniziare a fare le prime prove, utilizzando queste esche anche nei laghetti più riservati per vedere se il risultato in fatto di catture poteva essere migliore rispetto a quello ottenuto con le classiche esche.
Le comode confezioni di pellet della Sonubaits ad esempio hanno il grosso vantaggio di essere sempre pronte all’uso e di mantenersi per molto tempo.
Li ho provati la prima volta circa un mesetto fà al TugnoLake, uno specchio d’acqua naturale, con risultati incoraggianti visto anche il periodo invernale.
In tale circostanza ho preparato del pellet al Krill e sono rimasto entusiasta per avere portato sotto la punta della roubaisienne diversi pesci e da quella occasione è nata più forte in me la curiosità di approfondire la conoscenza verso queste esche.
Mi sono detto che se ha funzionato i questo laghetto naturale il pellet potrebbe andare bene anche in altri laghetti dove sono i ciprinidi a farla da padrone.
Nel primo tentativo riuscì a catturare 2 grossi carassi.
La seconda volta ho ampliato il parco esche aggiungendo al gusto Krill anche quello all’aroma F1.
Il mio test pellet prevedeva due linee di pasturazione con la prima linea lunga a 11 mt. pasturando con il pellet al Krill e a 6 mt. quindi con 5 pz. di RBS con l’aroma al F1.
Il mio obiettivo era quello di verificare se i carassi di questo laghetto venivano attirati maggiormente dal pellet al Krill o al F1.
Con l’ausilio della coppetta scarico nei due punti prescelti i due prodotti e inizio la pescata.
Dopo circa un’ora dalla pasturazione iniziale realizzo le prime catture.
Evidentemente il pellet ha iniziato a fare il suo effetto attirando diversi carassi sulla zona pasturata.
Il pesce sembra molto timido però qualcosa si muove e per me questo è già un successo.
Sono carassi stupendi e mangiano bene sia sul pellet al Krill che sull F1.
Faccio 2 pesci a 11 mt. poi vado a 6 mt. faccio altri 2 pesci e poi torno ai 11 mt. e vado avanti ma poi tutto si blocca.
Non so se la causa sia stata una abbondante pasturazione iniziale tale da avere sfamato i carassi .
Comunque dopo circa un’ora e mezza di fermo ricominciano timidamente le mangiate e così ogni tanto riesco a portare a guadino qualche altro pesce.
A fine pescata che è durata qualche ora faccio 16 grossi carassi e 2 carpette, e posso chiudere il bilancio in modo soddisfacente.
Nelle ultime uscite di pesca in questo laghetto non ero riuscito a fare più di due pesci ma oggi, con il pellet sono riuscito a fare una gran bella pescata.
Non ho l’assoluta certezza che il merito di questo successo sia da affiancare al pellet al Krill o all’aroma F1 perchè entraambi hanno reso bene.
Non vedo l’ora di tornare a pesca con altri aromi di pellet per capire come può reagire il pesce.
In ogni caso questa esca non mancherà mai più di certo nel mio borsone da pesca.
Per Match Fishing, Antonio Medri.
Dal Blog http://pesca.all.inglese.forumfree.it/