MONDIALI GIOVANILI: APPROFONDIMENTI TECNICI CON UMBERTO BALLABENI

I mondiali giovanili si sono da poco conclusi ed è ora di cominciare a fare le analisi in maniera più approfondita, non solo basandosi sulle fredde classifiche ma andando a capire la pescata fatta dai nostri atleti e quella degli altri.

Per fare questo abbiamo fatto una chiacchierata con Umberto Ballabeni, ct dell’under 18 ma soprattutto personaggio che calca i palcoscenici internazionali da quando aveva i pantaloncini corti. Con lui abbiamo provato a cercare di capire cosa ha funzionato e cosa no, ma siccome molte analisi tecniche partono anche dalla classifiche la prima cosa che abbiamo notato è che i nostri non hanno avuto la fortuna dalla loro parte.

Molte posizioni perse per pochi grammi (nell’under 18 addirittura una manciata di posizioni perse per meno di 30 grammi, posizioni che avrebbero significato medaglia) hanno un solo significato: la dea bendata non ci ha sorriso, anzi si è girata dall’altra parte.

Sia ben chiaro, nessuno dei nazionali si è appellato alla sfortuna, questa versione dei fatti viene da un’occhiata veloce data alla classifica.
Con il ct invece abbiamo affrontato più in profondità i dettagli tecnici.

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Il “Ballack” ci ha parlato come prima cosa del canale. L’ha definito un impianto molto bello sotto mille aspetti: si trattava di un tratto di canale che è stato chiuso ai lati con delle reti ed all’interno ripopolato. Una specie di laghetto molto allungato, e fin qui molto bene, nulla da dire.

La pecca è stata proprio il ripopolamento, effettuato con carpe da 1,5 a 5 kg. Pochi esemplari decisamente grossi che hanno falsato decisamente la pescata, anche perchè l’alternativa era ricercare i pesciolini di peso intorno ai 5 grammi o poco più a sei pezzi di canna dove si realizzavano pescate intorno al chilo e mezzo/due.

Le carpe erano rappresentavano una variabile molto ghiotta,ma erano pochissime, se ne catturavano una o due al massimo, ma se si sbagliava la mangiata buona, si slamava o rompeva il pesce o si aspettava invano quella singola mangiata si finiva inesorabilmente all’ultimo posto in classifica.

Vero che a volte la fortuna aiuta gli audaci e chi non risica non rosica, ma nazionali che hanno cercato il pescione hanno gettato all’ortiche un mondiale praticamente già vinto a causa di un concorrente che ha realizzato un ultimo di settore o giù di lì.

Ecco svelato il rebus da affrontare e i nostri hanno deciso di affrontare la gara cercando di portare a casa il maggior numero di pesciolini possibile, con grande spirito di squadra rinunciando ad ogni individualismo.

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Parlo di individualismo poiché una gara così alivello individuale avrebbe un approccio completamente differente,simile a quello avuto da chi ha vinto il titolo individuale nell’under 18, una ragazza portoghese che con un pesce in gara uno e due in gara due ha vinto a mani basse il titolo… certo, i complimenti sono d’obbligo perchè chi vince ha sempre ragione,ma affrontare così la sfida poteva anche portare in fondo alla classifica e per stare tutta la gara alla ricerca del pesce risolutivo ci vuole tantissimo coraggio e (personale opinione) anche un po’ di sana pazzia.

In ogni caso la pesca vincente era quella del pesciolino, lo dimostrano le tre medaglie a squadre dei francesi, autentici mattatori della kermesse.
Ma cosa hanno fatto i nostri e cosa i francesi? Ora lo sappiamo poiché a fine gara ci si dice tutto, ovvio che a gara in corso non era per nulla semplice capire le differenze.

Entrambe le nazionali hanno impostato la gara veicolando sul fondo delle palline molto dure e molto ricche di fouilles.
In questo modo la taglia del pesce non è che cambiasse in maniera radicale ma aiutava a mettere in nassa quei 15/20 pesci da 40/50 grammi che a fine gara avrebbero fatto molto comodo. I francesi, rispetto ai nostri atleti ne hanno presi di più di questi pesciolotti… eppure entrambe le pasturazioni erano molto dure e molto ricche.

Nelle discussioni a fine gara è emerso che i nostri hanno pescato con un mix di terra e pastura molto dura e molto ricca poiché nelle prove era il mix che sembrava dare maggiori garanzie mentre i francesi hanno utilizzato terra di riviere e bentonite, anch’essa molto dura e molto ricca.
Ma forse non è stato solo questo a fare la differenza. I francesi hanno pescato appena fuori dalla pasturazione mentre i nostri sulla roba. Probabilmente è stato più questo che ha fatto la differenza, ma durante la gara era quasi impossibile accorgersi di questo infinitesimale dettaglio.

Ma in una pesca che ormai ha raggiunto livelli incredibili sono proprio i minimi dettagli a fare la differenza, e stavolta ci è mancato davvero un soffio per arrivare a tre medaglie.
Ne portiamo a casa “solo” una, pazienza, i ragazzi ci hanno messo l’anima quindi tanti complimenti e, in ogni caso, tanta esperienza messa in saccoccia…. la prossima volta sono sicuro che sapranno metterla a frutto.

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