CAMPIONI EMERGENTI: MAURO FELICANI

 

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Siamo reduci dalla tre giorni sul lago di Corbara, dove si é disputata la seconda prova del Campionato Italiano individuale feeder 2015.

Dopo due gare, la graduatoria dei 40 “superstiti” che si giocheranno a Peschiera tutte le carte possibili per vestire la maglia con lo Scudetto individuale di specialità é capeggiata, unico a punteggio pieno, da Mauro Felicani, agonista bolognese molto conosciuto sui campi gara nonostante si sia affacciato all’agonismo da poco tempo.

Di Corbara, bello e difficile campo gara che non aveva mai visto, si può dire che Mauro abbia capito in fretta e bene l’essenza, visto che ha realizzato il miglior peso assoluto nel test match del venerdì con oltre 17 chili di breme, gardon e carpe e si é ripetuto alla grande domenica, quando il risultato contava sul serio, vincendo con autorità e forte distacco il proprio settore con poco più di 14.000 punti.

Ho incontrato Maurino, come é conosciuto da tutti grazie al suo lavoro di distributore di esche sui campi gara in collaborazione con Oscar Ferrari, proprio nel negozio di costui, alle porte di Bologna, per una chiacchierata sul personaggio Felicani e sull’uomo che, in pochi anni di gare di colpo e feeder, ha già conquistato le luci della ribalta. E non per caso!

 

Ciao Mauro, innanzi tutto ti sei ripreso? Durante il lungo week end umbro, oltre a macinare tanti pesci in gara ed in prova, ti ho visto andare avanti ed indietro lungo le sponde impervie del lago e delle stradine limitrofe per consegnare ogni genere di esche e pasture. Lavoro e pesca assieme: un cocktail piuttosto pesante…

“Bhe, oggi ricomincio a respirare! In effetti sono stati giorni impegnativi dal punto di vista del lavoro, ma anche pieni di soddisfazioni sportive.”

 

Prima di parlare dell’oggi direi di dire chi é Mauro Felicani…

Ho quarant’anni e sono nato vicino a Bologna. Ho iniziato a pescare da bambino ed in seguito a fare qualche garetta, per divertimento. In seguito ho abbandonato per alcuni anni la pesca e l’agonismo per motivi di lavoro. Da 5/6 anni ho ricominciato con le gare, con la maglia del Team Crevalcore; in quell’anno, assieme a Mirco Govi ed altri due amici vincemmo il girone C del Trofeo Regionale Emilia Romagna di pesca al colpo. L’anno seguente con tutta la squadra siamo passati al Lenza Club Mogliano dove disputammo il Trofeo A2, sempre nel colpo. E’ di quel periodo l’avvicinamento con Mirco Govi al mondo del feeder. L’anno scorso, assieme al Scalco, Govi e Vezzalini partecipammo al CIS feeder ed arrivammo secondi nella famosa doppia sfida di Peschiera con la Lenza Emiliana, ad una incollatura dai campioni. Anche quella fu una esperienza bellissima ed emozionante, da cardiopalma!

Per vari motivi quest’anno ho cambiato Società, anzi addirittura due, poiché con i colori del River Club Tubertini di Padova disputo il Trofeo A2 colpo e l’Italiano individuale di Feeder. Il River Club non disputa il CIS feeder e quindi partecipo a questa competizione con la divisa del Team Castelmaggiore Maver di Bologna”

 

Hai menzionato quella bellissima finale dello scorso anno a Peschiera. Come la ricordi? Qualcosa brucia ancora?

“Sono stati giorni molto belli, di cui ho un forte ricordo. E’ naturale che quando perdi un Titolo italiano per una penalità qualche rimpianto rimane. Le gare spesso sono fatte di episodi e nel corso di un campionato di episodi ne succedono sempre, positivi e negativi, quindi un distacco così ridotto può essere frutto anche di un episodio ma ci sta perché questo é il nostro sport. Poi, alla fine, é stato giusto così: hanno vinto i più forti e quindi complimenti alla Lenza Emiliana!”

 

Non so se hai dei rammarichi per quella esperienza ma credo di poter dire che hai avuto l’opportunità di disputare il CIS in una formazione ricca di talento…

“Assolutamente! Gareggiare al fianco di personaggi come Vezzalini, Govi e Scalco per me é stata una fonte di apprendimento unica. Casualmente anche venerdì scorso ero a spalla con Vezzalini, a Corbara, ed ho avuto l’opportunità di imparare ancora qualcosa!”

 

Dopo questo veloce riepilogo della tua breve ma intensa carriera agonistica nella quale puoi già contare diversi successi, veniamo a questa tua esperienza nell’Italiano di feeder 2015. La tua gara nella Fiuma?

“Debbo premettere che in Fiuma ho avuto anche la buona sorte di un sorteggio favorevole, essendo capitato primo di campo in Mandria Nuova. Nonostante questo, la gara é stata tutt’altro che facile perché durante le prime due ore ho avuto un notevole disturbo da parte di pescigatto piccolissimi e minutaglia varia. In seguito sono entrati i carassi e sono riuscito a compiere un buon recupero con questi pesci, pescati sia sulla linea della roubaisienne che sullo scalino di fronte.”

 

In Fiuma c’erano due orientamenti sulla ricerca dei carassi, con l’uso o meno dei bigattini o del fouillis…

“Le mie lenze erano caratterizzate da fili piuttosto sottili ed ami piccoli. Ed i bigattini incollati, magari senza esagerare, io li uso sempre in quel canale. Purtroppo non ho trovato pesci sulla distanza cortissima, come successo ad altri, ma questo credo dipenda molto anche dall’ambiente che si può avere attorno alla propria pedana.”

 

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Veniamo a Corbara, ora, un campo nuovo per molti che ha rappresentato una bella sorpresa in fatto di pescosità ma un certo rebus sulla selezione della taglia. Ora, a gara terminata, vogliamo svelare qualche segreto di Mauro Felicani per Corbara?

“Io non avevo mai visto il lago di Corbara e ti confesso che per me é, dopo Peschiera, il campo gara più bello che ho frequentato! Peccato che non venga utilizzato per gare del nord perché lo meriterebbe veramente. Avevo alcune informazioni generiche, un po’ come avevano tutti, ma nulla più. Sono arrivato venerdì mattina per la gara di prova, ho montato alcune canne al momento ed ho fatto il test match che é andato molto bene, visto che ho fatto il peso maggiore di tutti.”

 

Quali linee avevi scelto, venerdì?

“Dalle informazioni di amici che avevano fatto gare qui all’inglese, sapevo che normalmente qui si pesca sui 30/35 metri. Il lago era molto basso e sondando avevo visto che a quella distanza c’era poca profondità. Spostandomi oltre i 45 metri avevo trovato un bello scalino con circa 5,50 metri di fondo ed ho deciso di fare la mia prova a quella distanza, alla ricerca dei pesci di taglia. Ho avuto ragione della mia scelta, visto che sono entrate diverse belle breme di taglia oltre a grossi gardon.”

 

Durante la prova del sabato hai ripetuto le medesime scelte?

“No. Con Massimiliano Tacchetto, l’amico della River Club che era impegnato a Corbara con me, abbiamo provato una impostazione contraria, più corta, alla ricerca della continuità di catture dei gardon di taglia minore, mista, che sui trenta metri erano numerosissimi. Questa opzione, domenica, era la nostra seconda scelta nel caso le cose pescando fuori non fossero andate come speravamo. Fortunatamente abbiamo visto giusto, la nostra pastura ha lavorato bene, gli assetti sono stati azzeccati ed entrambi abbiamo vinto il settore e passato il turno. Sono molto contento di Corbara anche per questo, visto che Massimiliano é alla sua prima esperienza nel feeder agonistico e sta raccogliendo ottimi risultati.”

 

E domenica?

“Ho ritrovato il medesimo scalino del venerdì sulla linea dei 45 metri e quindi sono partito su quella distanza. Avevo preparato anche una canna sui 60, visto che a quella distanza c’era un nuovo salto di profondità, ma non l’ho usata, anche per via della corrente che si aveva a quella distanza,. E’ sembrato che le breme fossero lì ad aspettarmi, perché ho trovato subito una bella serie di pesci da tre etti. Dopo circa 90 minuti ho strappato una bella carpa, con il finale dello 0.20 e subito dopo ne ho attaccata un’altra, di circa tre chili, che sono riuscito a guadinare dopo un combattimento piuttosto lungo. Alla resa dei conti non é stata determinante, visto che ho staccato il secondo, un certo Marco Mazzetti, di circa 5 chili ma indubbiamente ha fatto morale e mi ha dato tranquillità: quando a metà gara hai una decina di chili di pesci in nassa, é naturale che ti senti a posto e prosegui bene.”

 

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Cosa hai usato nei tuoi pasturatori e quali tipologie di feeder?

“Come pasturatori ho usato degli open end da 40 grammi, nastrati, per evitare al massimo di perdere qualcosa durante la discesa verso il fondo. La pastura che uso é una miscela scura che preparo io e che ultimamente sta dando ottimi risultati, ricca di ingredienti idonei ad evitare di richiamare pesce piccolo, a cui ho aggiunto tanti caster e tanta canapa. La frequenza dei lanci era ogni tre minuti, che si vedesse o meno la mangiata, per mantenere alimentato comunque il posto, vista la grande quantità di pesci presenti. Come inneschi ho ruotato sia il fiocco di bigattini che gli orsetti ed il lombrico grosso, innescati su di un amo del 10 legato con del filo da 0.20 mm. La dimensione dell’innesco, voluminoso, e la variazione sono stati un aspetto secondo me importante.”

 

Ecco uno dei segreti di Maurino, allora: il mix Felicani per le breme!

“Scherzi a parte, stiamo usando una pastura su cui abbiamo lavorato tutto l’inverno e che ci sta dando delle belle soddisfazioni, sulla quale le breme di taglia entrano bene. Ma non la chiamerei mix Felicani quanto piuttosto la pastura River Club. Con quella pastura il mio amico Tacchetto nella prova di Adria ha portato alla pesa 26 chili di breme, tanto per dire!”

 

Un’altro particolare che in prova aveva destato discussione era la “lettura” dei movimenti del vettino, per evitare tante tirate a vuoto per colpa dei famelici gardon che assalivano l’esca svuotando letteralmente l’amo, spesso senza restare agganciati. Tu quale potenza di vetta hai usato?

Devo premettere che io sono, in questi casi, un estremista e la scelta del vettino più idoneo era anche legata all’uso o meno del trecciato o del nylon in bobina. Per la pesca del gardon, sui trenta metri, io avevo preparato due Concept Light da 12 piedi e caricato il mio mulinello con della treccia al quale ho collegato direttamente il terminale, senza lo spezzone di filo che si usa intercalare come ammortizzatore, il tutto abbinato ad una vetta sottilissima da mezza oncia che ho preparato io artigianalmente Per la distanza maggiore le canne erano le Medium Light ma con la vetta da trequarti, sempre con del trecciato puro. La scelta di usare terminali da 0.20 mm derivava anche da questa cosa, perché un finale più sottile applicato direttamente sotto al trecciato metteva a rischio di rottura il tutto ad ogni ferrata, per la rigidità della madre lenza. Con il trecciato puro, a quella distanza e con quella profondità, si riuscivano a leggere delle tocche che con qualche metro di spezzone di nylon inframmezzato tra finale e treccia non si avvertivano. Diversamente il rischio era di vedere tremare spesso la vetta senza capire bene quando ferrare; poi ci si innervosisce e…”

 

Ora pensiamo a Peschiera, Mauro. Ricordo che lo scorso anno, proprio nel periodo in cui andrete a disputare la finale, avevi inquadrato piuttosto bene la pescata complessa di Peschiera ed i pesci erano usciti…

“Lo scorso anno ci fu una pescata molto bella, a passare, fatta di pasturatori relativamente leggeri in base alla zona ed alla forza della corrente; quest’anno speriamo si ripeta una situazione analoga. Ora il lago é un po’ più basso di un anno fa e la corrente un po’ più sostenuta, una condizione che dovrebbe favorire la pescata ai pesci di taglia. Come zona credo che saremo posizionati all’incirca nel tratto della terza zona del colpo, un buon tratto. Certo la concorrenza si fa ancora più agguerrita, perché quelli che sono rimasti sono certamente tra i migliori feederisti in circolazione, gente che sa il fatto suo e quindi temibile. Sarà una gara difficile in cui saranno impegnati dei veri e propri specialisti di Peschiera; io cercherò di fare del mio meglio, come sempre, poi venga quello che deve venire…”

 

Vogliamo chiudere questa chiacchierata con una tua nota, con un tuo ringraziamento a qualcuno…

“Ti ringrazio di questa opportunità perché ci terrei a fare i complimenti all’organizzazione per il lavoro fatto. L’unico appunto che mi sento di fare é quello relativo al fatto che se avessero dato il permesso di entrare in acqua con tutto il panchetto e non solo con le gambe anteriori, avremmo potuto posizionare meglio le nasse, mettendole più immerse in acqua per salvaguardare meglio i pesci. Purtroppo il livello basso del lago e il digradare molto lento in alcuni punti del fondale, nonostante l’obbligo giustissimo de paletto per tenere tesa la nassa, in alcuni picchetti non permetteva di avere più di metà del diametro della rete immersa e quando si prendono diversi pesci importanti come succede a Corbara, il rischio di far soffrire ulteriormente il pesce é molto alto. Ed inutile.

Bastava poter andare più avanti, in acqua, con il panchetto di un paio di metri per mantenere immersa tutta la rete.

E poi, ancora, ma qui non riguarda più l’organizzazione ma la Federazione, vorrei fosse ridiscusso l’obbligo di reimmettere in nassa il pescato dopo la pesa, una operazione che sottopone i pesci ad uno stress tale che queste specie fanno fatica a sopportare ed il rischio di trovare poi pesci morti, soprattutto i piccoli gardon da pochi grammi, é molto, troppo altro. I ringraziamenti certamente voglio farli alla mia sponda, il mitico Sergio Brunetti,fondamentale aiuto in tante occasioni. Grazie D’Artagnan!”

 

Angelo Borgatti
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