IL PO SOTTO L’ATTACCO DEI BRACCONIERI. I PESCATORI DIFENDONO IL FIUME.
Un anno dopo il convegno che ha acceso i riflettori sulla piaga del bracconaggio, il mondo della pesca sportiva torna a convocare la politica alla Fiera di Gonzaga: “Criminalità in aumento. Servono risposte”.
Più di 200 i pescatori di frodo, organizzati militarmente.
Gonzaga (MN), 5 febbraio 2016.
Un anno dopo il convegno che ha unito mondo della pesca ricreativa, le forze dell’ordine e la politica, al Carpitaly di Gonzaga si torna a parlare di bracconaggio sul fiume Po. L’appuntamento è per sabato 13 febbraio alle 11.30 (sala convegni) quando la fiera internazionale del carpfishing e della pesca al siluro alla Fiera Millenaria di Gonzaga (MN) aprirà i battenti proprio con una riflessione sul drammatico problema della pesca di frodo, che rappresenta un danno ambientale ed economico, oltre che una vera e propria emergenza sicurezza. “Bracconaggio 2.0 un anno dopo: i fatti” è il titolo dell’appuntamento che vuole porre un punto al dibattito per passare alla verifica di azioni normative efficaci.
Hanno risposto all’appello, sei parlamentari e consiglieri regionali, in un’ottica trasversale. Per il PD, Marco Carra (Camera dei Deputati, Commissione Agricoltura) e Diego Crivellari (Camera dei Deputati, Commissione Trasporti). Per la Lega Nord Guido Guidesi (Camera dei Deputati, Commissione Bilancio) e Alan Fabbri (Consigliere Regione Emilia Romagna). Per il Movimento 5 Stelle, Davide Tripiedi (Camera dei Deputati, Commissione Lavoro) e Vittorio Ferraresi (Camera dei Deputati, Commissione Giustizia). A rappresentare la pesca ci sarà il presidente nazionale della FIPSAS-Federazione Italiana Pesca Sportiva Claudio Matteoli. Modera Roberto Ripamonti, giornalista specializzato, noto pescatore e punto di riferimento nel settore per il suo impegno nella lotta al bracconaggio.
Cos’è accaduto in quest’anno? “C’è stata una presa di coscienza da parte della politica, con due proposte di legge in corso di presentazione (una targata PD e una Lega Nord), anche se avremmo preferito che si unissero le forze. – spiega Ripamonti, – Dopo l’incontro di Gonzaga, anche i media nazionali si sono dimostrati sensibili al tema. Sul campo, però, resta una situazione drammatica. I pescatori di frodo sono in continuo aumento e hanno un’organizzazione militarizzata che supera ogni concetto di bracconaggio, ma pone un grave problema di ordine pubblico. E’ finito il tempo delle chiacchiere, ora dalla politica ci aspettiamo fatti concreti”.
I bracconieri che agiscono sul Po, per la gran parte provenienti dall’Est Europa e in particolare dalla Romania, sono oltre 200 secondo le stime delle associazioni di pesca e delle forze dell’ordine. Il Po è di gran lunga il più colpito, ma il fenomeno si sta allargando a macchia d’olio. Anche a Roma (sul Tevere e nel laghetto EUR) e nel Meridione i bracconieri stanno depredando le acque.
Si tratta di un gravissimo danno ambientale, a causa dei metodi di pesca invasivi (sul Po le reti a strascico), ma anche economico perché i fiumi si stanno impoverendo sempre di più e la pesca sportiva – un mercato sette volte più grande della pesca commerciale – rischia di scomparire. I bracconieri sono organizzati in vere e proprie “squadre d’attacco”, ma sono numerosi anche i soggetti che si muovono singolarmente. Si stima che mediamente ogni gruppo sia in grado di smerciare due carichi a settimana da 20 quintali ciascuno di pescato che in gran parte finisce sul mercato rumeno con profitti altissimi. Ma i sospetti che il pescato illegale arrivi anche sulle tavole italiane attraverso una filiera illegale e priva di controlli, c’è.
“Conosciamo questi soggetti, che agiscono impunemente e si vantano dei loro guadagni anche sui social network”, aggiunge Ripamonti. “Finora la politica non ha considerato questo grave fenomeno una priorità. Le forze dell’ordine fanno grandi sforzi, ma sono prive degli strumenti organizzativi e normativi necessari”.
Le pene per questi reati, infatti, sono solo sanzioni amministrative, che per il 90% dei casi non vengono pagate. Per questo al convegno di Carpitaly verrà chiesto un impegno immediato e definitivo a livello parlamentare: il passaggio della pesca di frodo a reato penale e reato contro l’ambiente, con pene pesanti che facciano scattare il carcere e non solo multe; il dialogo con i consolati dei paesi di provenienza dei bracconieri per rivedere gli accordi del passato che ora si rivelano dannosi; il ritiro immediato delle licenze di pesca.