Gabbie, metodi e…carboidrati con Rino Scalzo
Piccoli aggiustamenti e una corretta applicazione di semplici regole di base, sono le prerogative vincenti del feeder fishing in mare, una tecnica in ascesa in grado di catturare, oltre che i pesci, l’attenzione degli appassionati in cerca di nuovi stimoli tecnici.
Trainata dai continui successi e soprattutto dalle prede portate a terra presso la quasi totalità delle acque interne del vecchio continente, il feeder fishing sembra vivere in questi ultimi anni una popolarità alieutica a tutto tondo. Che si tratti di carpe catturate nelle fisheries d’Oltremanica o di breme allamate nei trafficati canali olandesi al momento, infatti, le riviste ed i media del settore sembrano focalizzare l’attenzione sulle piacevolezze e soprattutto sulle capacità catturanti di una metodica dai principi semplici ed alla portata di tutti.
Coinvolgendo dunque un bacino di utenti in continua espansione, appare ovvio come l’iniziale osmosi con il vicino ambiente salino abbia permesso di saggiarne le potenzialità nei confronti delle diverse specie di mare. A favore di tutti coloro i quali intendessero avvicinarsi all’affascinante pesca con il pasturatore, iniziamo a mostrarne i contorni partendo proprio da una delle pratiche più divertenti ossia l’utilizzo del feeder nella pesca ai cefali con il pane.
Sondaggi…di base
Trattando di pesca con il feeder, appare ovvio che per una tecnica a stretto contatto con il fondale la scelta delle location e dei substrati adatti costituisca una vera e propria conditio si ne qua non. Una delle operazioni primarie da compiere all’inizio di ogni battuta di feeder fishing è quindi un attento scouting del fondale. In questo caso, una volta scelto lo spot di pesca, prima di “attaccare” la location con inneschi e pasture risulterebbe opportuno conoscere, finanche grossolanamente, le caratteristiche del fondale sul quale andranno ad agire le nostre lenze. Oltre alla profondità ed alla tipologia di substrato (vedi fango, sabbia, misto ecc), la conoscenza circa l’eventuale presenza di strutture o ostacoli sul fondo risulterà, infatti, necessaria sia per la salvaguardia dei nostri terminali che soprattutto delle eventuali prede allamate. In tal senso allora una volta stabilita la distanza di pesca semplicemente con l’ausilio di un piombo inizieremo una sequenza di lanci a raggiera i cui conseguenti recuperi ci daranno la corretta percezione di ciò che abbiamo davanti. In questo caso una piccola furbizia consisterà nell’impiego di zavorre di peso assimilabile a quello del pasturatore in assetto di pesca in modo da non uscire al di fuori dell’ideale linea di azione.
Feeder tackles
Realizzate per la pesca a corto raggio ed in grado di gestire combattimenti spettacolari sul filo di bave impercettibili, impiegando il pane, vista la ridotta esigenza di lancio, le canne maggiormente adoperate saranno delle feeder rod di genere light o meglio ancora le ipertecniche “winkle picker”. Di lunghezza variabile dai 2,40 ai 2,70-3,00 mt, queste ultime nascono per la pesca in acqua lenta o ferma insidiando a breve distanza pesci di taglia dalla mangiata sospettosa ed impercettibile. Fornite di un fusto leggerissimo ad azione parabolica e di vette ipersensibili, questi veri e propri fuscelli risultano eccezionali nella ricerca di cefali di grossa taglia individuati fino ad una decina di metri dalla riva. Perfette per condurre un’eventuale pesca alla picca, questi cannini estremamente divertenti sono in grado di amministrare battaglie allo spasimo con specimen da primato pur in presenza dei preventivati terminali di ridotto diametro. In accoppiata alle “winkle picker”, per quanto riguarda il mulinello per ottenere un complesso pescante bilanciato si potrà optare per un recupero di taglia varabile fra 2500-4000 in special modo dotato di una speciale frizione ad aggiustamento micrometrico.
Method feeder
Anima dell’intero complesso pescante, nel feeder fishing la corretta scelta del pasturatore può fare spesso la differenza fra una bella pescata ed un cappotto da ricordare. Considerato l’ambiente prescelto, per pescare con il pane o con gli sfarinati di supporto, due saranno le principali tipologie di accessorio da usare, il cage feeder ed il method feeder. Di concezione relativamente nuova, il method feeder è probabilmente il meno conosciuto dagli appassionati della pesca in mare in quanto nasce per insidiare le carpe all’interno degli immoti invasi artificiali che costellano il nord Europa. Evoluzione della classica spirale di metallo, questo genere di pasturatore è caratterizzato da una base in piombo solitamente sormontata da losanghe a rilievo il cui compito e quello di ritenere la pastura. Di forma pressoché ogivale, il method feeder viene fornito con una sorta di stampino idoneo a ricavare, tramite l’adeguata pressione, una semisfera di pastura totalmente esposta agli attacchi diretti dei pesci. Micidiale se impiegato correttamente, nella pesca con il pane il method può essere utilizzato allorquando decidessimo di iniziare l’azione di pesca foraggiando i nostri avversari con sfarinati integrati ad appetitose particelle di pane strizzato. Particolare in questo caso la realizzazione della lenza che prevede in questo caso un montaggio “in line” del feeder seguito da un cortissimo terminale, lungo non oltre la quindicina di cm, adeguato ad incorporare l’innesco nella stessa palla del brumeggio.
Cage fedeer
Pasturando direttamente con il pane ammollato, per tentare i cefali con l’impiego dei carboidrati una delle soluzioni migliori consisterà chiaramente nell’impiego del più noto cage feeder, ossia la classica gabbietta in plastica o in metallo da riempire di brumeggio e portare proprio sotto al naso dei nostri amici pinnuti. Sul mercato ne esistono ovviamente tantissimi modelli differenziati per dimensione, materiali di costruzione e caratteristiche peculiari. Tenendo presente le nostre esigenze, uno dei migliori modelli da impiegare pescando con i carboidrati è il Drennan Grip Mesh, una gabbietta in resistentissimo polimero contraddistinta all’interno da micro denti di ritenzione in grado di favorire l’adesione di pasture o contenuti abbastanza morbidi come può essere ad esempio proprio il pane strizzato.
Running rig
Pescando con il pane, nell’impiego del cage feeder, la migliore tipologia di montatura è il classico “running rig”. In barba ad alcune complicate soluzioni tipiche della pesca a feeder, benchè sia fornito di un nome altisonante, questo semplicistico assetto prevede un montaggio a scorrere del feeder in questo caso lasciato libero di muoversi sulla madre lenza proveniente dal mulinello. Dalla funzionalità a tutto tondo, il running rig non potrà però prescindere da alcuni piccoli accorgimenti di base come la costituzione di un efficace antitangle in grado di preservare il terminale da deleteri garbugli di lenza. Per eseguire una montatura efficace basta partire dal monofilo proveniente dal mulinello sul quale andranno infilate a scorrere una girella con moschettone, uno stopper in gomma di buone dimensioni ed una microperlina. A bloccare questa sequenza di accessori penserà una brillatura, rinforzata magari da un sottile filo di cianoacrilato, lunga almeno una ventina di cm terminante in una microgirella del 20\24 o in un comodo micro gancio Stonfo. Niente di più semplice anche per quello che riguarda il terminale, rigidamente monoamo, realizzato con 60\80 cm di nylon dello 0,10\0,12 e terminante nel classico amo round di misura adeguata (nr 18-14) ai pesci di zona.
Pasturazione preventiva
Pescando alla picca o a distanze pari a una decina di metri dalla sponda, per richiamare velocemente i pesci sul loco di pesca, oltre che brumeggiare attraverso lo scarico preventivo di un paio di pasturatori, sarà spesso preferibile iniziare una pasturazione manuale discretamente pesante. In tal senso allora, prima di calare le insidie sul fondo prenderanno la via del mare 4 o 5 palle di sfarinato ben compresso che sciogliendosi lentamente terranno sempre ben alta l’attenzione dei pesci nell’area di pesca. Per potenziare ancora di più l’azione di richiamo inoltre a queste ultime andranno integrate altrettante bocce di semplice pane ammollato e strizzato che sciogliendosi durante la discesa allargheranno ulteriormente il territorio di pascolo all’interno del quale i cefali andranno a grufolare. Visto l’elevato potere nutrizionale dei carboidrati, in questo caso, un piccolo trucco per sfamare un po’ meno i nostri amici pinnuti consisterà nel passare con un setaccio fine il pane strizzato in modo da somministrare piccole particelle invece che consistenti pezzi di cibo. A tale pasturazione iniziale seguirà ovviamente la proposizione ad ogni cala del brumeggio contenuto all’interno del feeder.