LE CAVE DA CARPFISHING: A RAVENNA C’E’ AQUAECARPLAKE

Una cava romagnola nata nei primi anni 60 nella frazione Ravennate di Porto Fuori per estrazione di sabbia, estesa su una superficie di 80.000 metri quadri caratterizzata dalla vasta vegetazione sulle sponde, acque cristalline e due isolotti al centro.

La sua profondità media è di 6 metri con punte di oltre 8 metri. Ricca di erbai ed ostacoli offre veri e propri giacimenti naturali di cibo per le carpe.

Fine anni 70 viene gestita come pesca sportiva, pesca alla trota ed alla carpa.

Da metà anni 90 il lago viene lasciato un po a sé, sicuramente date le vaste dimensioni dell’area e la sua difficoltà di gestione, pur continuando con l’attività di pesca sportiva, ma molto ridotta.

Nel 2012 comincia una totale bonifica del lago e nasce AQuaecarplake una struttura dedicata al Carpfishing e Spinning.

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Dotato di 16 postazioni, tutte  agibili con l’auto e caratterizzate da un ricca vegetazione la quale dona ombra nelle calde giornate estive.
La popolazione ittica presente è composta per lo più da carpe (regine, cuoio, full scaled e koi) e amur. Per gli amanti dello spinning grandi black bass, persici reali e persici trota.

La pesca in questo bacino non è per niente semplice, molti carpisti nel corso degli anni si sono cimentati ottenendo ottimi risultati o tremendi cappotti.

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I migliori risultati sono stati ottenuti pasturando boiles di ottima qualità, vicino agli erbai o agli ostacoli presenti in vari punti del lago.

Sono necessarie attrezzature robuste, canne potenti, terminali di buon libraggio e un ottimo monofilo  per catturare le energiche e possenti carpe ed amur presenti in questo lago.

La discrezione è basilare perché in questo luogo le carpe presenti hanno occhi e orecchi molto sviluppati.

(Maggiori informazioni su www.aquaecarplake.com)

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Fino  ad arrivare all’autunno 2015 quando il lago chiude temporaneamente i cancelli lasciando un enorme punto interrogativo.

Cosa è successo? È una domanda che ci hanno posto in molti, moltissimi, forse troppi e alla quale ancora una risposta certa non esiste.

Per cui, partendo dal presupposto che la sottoscritta, non è né ittiologo né esperto si toglie lo sfizio di rispondere a modo suo, limitandosi a scrivere ciò che ha visto.

Era un sabato dell’autunno 2015, caldo e estremamente umido, l’associazione ospitava un enduro, i ragazzi pronti e l’adrenalina ai massimi livelli.

L’acqua si stava colorando di rosso rame e il pesce si comportava in modo estremamente anomalo, alcune vittime erano  già a galla. Capendo che la situazione non era delle migliori, si annulla la gara, i ragazzi del club, molto comprensivi, ci augurano buona fortuna e se ne vanno, non sapevo ancora che quello sarebbe stato  solo l’inizio…

Passeggiai sulle sponde, quasi volevo tenere gli occhi chiusi, perché si sa, chi gestisce un lago ha un incubo, solo uno e il nostro era appena iniziato.

Camminai tanto, poi vidi lei, la mia prima carpa, quella snobbata da tutti perché non di un peso superiore ai 10 kg, quella che non mi fecero nemmeno pesare.. ma per me Lei era LEI, catturata con quelle palline al mirtillo, quelle stesse palline per cui venni presa in giro perchè “non son buone da niente, le solite trovate da ragazzina”, era a pancia in su, chiesi se fosse davvero lei, non ebbi risposta, l’umore generale in quel periodo non era dei migliori.

Insomma, era Lei, la mia prima presa.

Fino  a quel momento mi  sono sempre chiesta come fa  un pescatore a riconoscere i pesci pescati una sola volta, insomma, sono tutti uguali, regina, specchio o cuoio, sono sempre pesci, bocca, pinne, pancia e coda, quel giorno, ho capito cosa succede.

Succede che la presa ti rimane, inconsciamente, dentro. E vederla morta è stato un duro colpo.

Non oso immaginare quel che hanno provato i miei amici più esperti a vedere tutti gli altri.. so solo che quegli occhi lucidi, dovuti, a dire loro, dal vento, erano la stessa sensazione che provavo  io.

Eppure, loro, in silenzio, si sono rimboccati le maniche, indossati i waders e in silenzio quasi solenne, raccolto quel che c’era. La notizia fece presto ad espandersi a macchia d’olio e nel giro di pochi giorni la prima ondata di curiosi fece capolino.

Non nascondo che la cosa mi diede oltre che fastidio, una gran tristezza. Chi veniva a vedere era pieno di risposte, pieno di orgoglio nel saper dare un motivo a tutto questo, facendo supposizioni campate per aria.

L’ittiologo che sta ancora studiano il fatto al momento non dà nulla per certo ma spiega che una concatena di eventi, tra alghe tossiche, ossigeno, falde e afa possa aver scatenato la moria.

Poi una voce fuori dal coro “posso darvi una mano?” E in pochi giorni quelli che ho sempre considerato semplici compagni di pesca, si sono rivelati veri amici, chi una parola di conforto, chi con una birra fresca, chi con un guadino.

Insomma alcuni di voi invece di dare aria alla bocca hanno dato davvero un grande aiuto e sicuramente ci sarà modo di ringraziarvi tutti  ora che è tutto sistemato.

Allo stesso tempo, questa tragedia ci ha dato modo di capire chi è un amante della pesca, chi  invece lo prende solo come passatempo e chi, di fronte alle difficoltà, scappa.

Ha avvicinato i veri pescatori, quelli che ancora portano rispetto al pescato e ha allontanato chi invece si nutre degli scandali altrui.

Inoltre tutto questo, non ci ha ucciso, ma ci ha dato  la forza di ricominciare, cogliendo l’occasione  per far nascere un’associazione sportiva  amante della pesca, con nuove iniziative, nuove immissioni certificate e lotta al bracconaggio.

Concludo, invitando tutti a dare un occhiata al nostro lavoro portato avanti con orgoglio e tanta tanta fatica il 12/13 marzo, inaugurazione del nuovo AQUAECARPLAKE kamikarp con tante sorprese.

AQUAECARPLAKE
via berretti 55 Porto Fuori RA

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