LE TROTE DEL FUSCO… SUL CRINALE TOSCO ROMAGNOLO
Il crinale tosco romagnolo è un polmone verde situato a metà tra Toscana ed Emilia-Romagna, comprende un territorio che va dal monte Falterona a Nord al passo dei Mandrioli a Sud, per un totale di oltre 35.000 ettari.
Comprende la Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, la zona integrale della Pietra, le Riserve naturali biogenetiche di Campigna, della Scodella, di Badia Prataglia-Lama, di Camaldoli, il bosco monumentale della Verna, i complessi forestali di proprietà della Regione Toscana ed Emilia Romagna e l’Area delle Cascate dell’Acquacheta.
Il paesaggio cambia da un lato all’altro dello spartiacque: tanto è dolce e dalla pendenza morbida il versante toscano, dove predomina la roccia arenaria cementata col calcare (il così detto macigno), così il versante romagnolo è ripido e accidentato, costituito da arenarie marnose molto più vulnerabili all’erosione.
Tutta questa parte dell’Appennino, fatta di rocce impermeabili, è ricca di acque. Da questi monti nascono fiumi importanti come il Tevere e il fiume Arno oltre al savio, al Marecchia e il Bidente e ognuno di questi corsi d’acqua è alimentato da torrenti e ruscelli classificati in categoria D ovvero acque da salmonidi.
Il parco interessa le Regioni Toscana ed Emilia Romagna, le Provincie di Firenze, Arezzo, Forli, i Comuni di San Godenzo, Londa, Pratovecchio, Stia, Poppi, Bibbiena, Chiusi della Verna, Bagno di Romagna, S. Sofia, Premilcuore, Portico, San Benedetto.
In questi torrenti la pratica della pesca è assai diffusa per via della generosa presenza di salmonidi in maggioranza autoctoni.
Tra i tanti frequentatori di questi torrenti ne abbiamo visto in azione uno molto noto ai pescatori della pesca al colpo, quel Fusconi Antonio , che non di rado parte all’alba per i monti della sua Romagna alla ricerca di fario e a volte gli è pure riuscito ad incontrare anche i famosi gnomi.
Antonio è un amante di questo stile di pesca, ama l’aria pulita, le fresche mattine immerso nel verde della foresta Casentinese, un paio di stivali, una canna e poco altro e le sue camminate tra sassi, rocce e anfratti non hanno termine fino a quando non ha violato ogni buca o rigiro d’acqua.
Dalla bassa Romagna non è difficile raggiungere il crinale e poi dirigersi verso la parte alta del Savio, il fiume cesenate citato anche da Dante nella Divina Commedia e nel cuore di Bagno di Romagna è possibile pescare a spinning leggero in quanto il fiume scorre con pendenza moderata, offrendo un comodo percorso per praticare la pesca alla trota Fario.
Le trote sono comunque ben presenti, sia stanziali che immesse per l’apertura della stagione di pesca, e non sono rari gli esemplari di taglia accresciuti grazie alle disponibilità trofiche e alle acque temperate di questi tratti mediani dei fiumi appenninici.
Se invece ci si dirige nella vallata forlivese dove la diga di Ridracoli, dopo la sua realizzazione, ha modificato la portata dell’acqua. Nei torrenti a monte di San Benedetto in Alpe nel tratto a ridosso del confine toscano, la pesca è pin prevalenza al tocco così come nel Tramazzo altra vallata che si trova in provincia di Ravenna.
LE CANNE
Nelle buche e nelle piane dove l’acqua rallenta, molti pescatori si cimentano con canna bolognese munita di lenza leggera realizzata con galleggiante di pochi grammi e monofili sottili, con la quale non è raro allamare, oltre alle trote, anche i cavedani e i barbi che vi stazionano.
Per esca si possono utilizzare vermi di piccole e medie dimensioni oppure camole del miele innescate singole.
In altri spot conviene pescare al tocco con canne teleregolabili di 8 metri di lunghezza: per una pesca di ricerca nei tratti più irregolari si può approntare una lenza a corona di 80 centimetri di lunghezza costituita da 20 pallini di 3,5 millimetri di diametro, per operare in passata radente il fondo nei raschi e nelle correntine vanno utilizzate spiraline di 5-6 grammi di peso.
Possono essere utilizzate le esche standard per il tocco in torrente come vermi di terra del tipo “veronese” e camole del miele innescate in coppia su ami del numero 6.
SPINNING LIGHT
Con l’arrivo della bella stagione e con livelli idrici nella norma consentendo un’azione di pesca quasi sempre “gambe in acqua” si possono catturare esemplari di fario molto combattivi.
Può essere utilizzata una canna di 7 piedi della classe light e un mulinello imbobinato con monofilo di 0,18 millimetri di diametro per lanciare cucchiaini rotanti di 6-8 grammi di peso oppure minnows di 5-7 centimetri di lunghezza oppure artificiali siliconici.
Si pesca a risalire con lanci in diagonale sotto la vegetazione protesa sull’acqua, nel susseguirsi dei meandri si incontrano alcune buche che vanno sondate con cura posizionandosi nella corrente di uscita, operando recuperi lenti e intervallati da pause, quindi aggirate per effettuare ulteriori tentativi nella corrente di ingresso impegnandosi dalle sponde vegetate.
E queste sono solo alcune catture realizzate da Antonio Fusconi, il tuttofare del Comitato di settore Acque interne della Fipsas.
Se volete saperne di più su questa specialità o per farvi consigliare su torrenti generosi di fario selvatiche non esitate a chiamare Antonio e sarà ben lieto di svelarvi i suoi posti segreti.