GABRIELE TUBERTINI CI PARLA ANCORA DI LICENZA IN MARE
Vorrei tornare sull’argomento “Licenza in mare”. Per adesso tutto sospeso e dobbiamo ringraziare la senatrice Valentini Daniela, però non dormirei sonni tranquilli e maliziosamente non vorrei che questa tregua servisse a disorientarci o dividerci per non dare seguito alla
nostra reazione. Il problema non è “licenza SI o NO”.
Io non mi schiero contro l’attività lavorativa dei pescatori professionisti però affermo che se hanno qualche difficoltà non è perché il carburante improvvisamente costa troppo; il motivo è che i pesci stanno calando, si pesca meno a discapito delle loro entrate, quindi
uno sconto a nostre spese sui consumi servirebbe a poco e non risolverebbe la situazione sopratutto per quei piccoli pescherecci che a causa di sistemi di pesca distruttivi non ci saltano più fuori (questo è il solo ed unico problema).
Le istituzioni e cioè quelle che dovrebbero regolare la pesca, non ci sentono; sottovalutano il problema o forse non lo vogliono risolvere. Ma una cosa è certa: ascoltano i rappresentanti di quelle lobby (associazioni e cooperative) che scorazzando a piacimento nelle anticamere dei ministeri falsificano la realtà.
Le intenzioni e la malafede di un loro rappresentante sono state da lui dimostrate pubblicamente con una velata arroganza durante la trasmissione su Fishing TV. Ha detto: la riduzione del pescato è dovuta al prelievo dei pescatori ricreativi che dovrà essere
ulteriormente limitato. Praticamente ci avvisa che il mare è loro, lo gestiscono a piacimento e noi sfigati zitti e buoni. Ma per fare affermazioni di questo genere quanto potere di condizionamento hanno costoro nei confronti delle istituzioni preposte. Cosa dobbiamo
pensare?
E’ possibile che non si sappia che cattura di più una cianciola in un giorno nel periodo riproduttivo o distrugge di più una strascicante in una zona di frega, di tutti i pescatori ricreativi in un anno. Probabilmente chi deve regolamentare la pesca non lo sa e ciò è
grave oppure c’è qualcos’altro sotto che meriterebbe un’indagine seria.
Non ci vuole un genio per capire come stanno le cose. Noi in fondo cosa chiediamo, ben poco: pretenderemmo che le popolazioni ittiche (mare e acqua dolce) fossero salvaguardate in quanto patrimonio di tutti e lo si può fare solo creando zone e strutture dove i pesci possano riprodursi al fine di ripopolare le nostre acque. E’ interesse di tutti, soprattutto di quei pescatori professionisti che a causa di loro colleghi senza scrupoli faticano a saltarci fuori.
Sarò retorico dicendo cose di cui discutiamo da tanto tempo e questo è il nostro grande errore, limitarci a lamentarci fra di noi senza coinvolgere la politica; è ora di invertire rotta.
Queste lobby saranno finanziariamente potenti ma non possono contare sui nostri numeri e dato che votiamo è ora di farci sentire. Preferiremmo restare neutrali, però se i vertici fanno finta di non sentire cominciamo dal basso da quelli che conosciamo personalmente.
Caro Sindaco o aspirante tale, vuoi il nostro voto? Ok, nel tuo programma inserisci quel fenomeno sociale che è la pesca ricreativa, altrimenti mi dispiace ma non ti voto.
Qual’è il comune che non ha una società di pesca, un negozio come punto di ritrovo ecc.
In questi luoghi si devono formare dei gruppi di pressione, basta sottoscrivere un documento per far capire che non siamo un’identità astratta ma cittadini che rivendicano attenzione ai luoghi e nei luoghi dove intendono passare il loro tempo libero.
Se qualcuno di voi ha visto l’ultimo dibattito su Fishing TV, nel quale l’argomento trattato era il bracconaggio, avrà notato personaggi responsabili di territori (Rovigo, Ferrara,….) che certamente rappresentano una parte politica e non mi interessa quale, dirigenti che stanno
dimostrando concretamente di interessarsi al problema. Costoro hanno capito che la pesca ricreativa è un fenomeno sociale che riguarda tanti loro concittadini e come tale deve essere trattata. Personaggi di questo tipo dobbiamo moltiplicarli, non c’è alcun dubbio che in molti luoghi il nostro voto diventi determinante; ci penseranno poi loro stessi a dare una svegliata ai propri vertici (signori attenzione, questi fanno sul serio).
Non possiamo lasciare la FIPSAS da sola a combattere questa battaglia anche se è l’associazione che rappresenta tanti pescatori, non basta.
C’è bisogno del contributo di tutti.
Detto questo cominciamo a comunicare cosa vogliamo; io espongo il mio parere personale ad una auspicata riforma delle leggi inerenti la pesca, le mie considerazioni sono finalizzate alla tutela e ripopolamento delle nostre acque dolci e salate, oggetto di una predazione indiscriminata legale ed illegale. I pesci dovrebbero rappresentare un patrimonio dello Stato e cioè di tutti e non esclusiva delle lobby alle quali interessa nient’altro che lo sfruttamento della risorsa senza preoccuparsi del futuro.
Occorre invertire la marcia e cercare di conciliare la pesca professionale e quella ricreativa per fare in modo che il patrimonio ittico non scompaia, anzi deve avvenire l’esatto contrario. Le soluzioni ci sono se c’è la volontà politica di trattare l’argomento in modo serio
e costruttivo, ascoltando e valutando le nostre proposte e mi permetto di esporne qualcuna.
Non si può continuare a silenziare una maggioranza, quella numericamente più importante, che sono i pescatori ricreativi escludendoli da tutti i tavoli di dialogo.
E’ nostro diritto pretendere che nelle commissioni esistenti o future includere un nostro comitato che andremo a decidere.
Poche proposte chiare:
1) Se si vuole che i pesci si moltiplichino bisogna iniziare a salvaguardare le zone di frega, uova, avanotti e flora in prossimità delle coste (e non scopro l’acqua calda).
Qualche struttura artificiale impedirebbe alle strascicanti di distruggere tutto. Strascicare ad una certa distanza dalla costa è proibito ma tutti noi assistiamo periodicamente al contrario.
Il pesca e fuggi è ormai una consuetudine e quel che è grave che in molti casi c’è chi fa finta di non vedere e quando arriva è sempre in ritardo.
2) Individuazione di alcune zone dove i pesci si imbrancano per espletare il loro ciclo riproduttivo da interdirle alle tante famigerate cianciole e volanti. Come individuare queste zone? Niente di più semplice, coinvolgendo questi pescatori professionali che non adottano questi sistemi distruttivi consapevoli che è nel loro interesse che continuino a riprodursi per continuare ovviamente a pescarli.
3) Lotta senza tregua al bracconaggio in tutte le sue forme passando da risibili sanzioni amministrative a quelle penali e andando a colpire i ricettatori (ristoranti, pescherie,…) col reato di evasione fiscale perché di questo si tratta.
4) Risolvere definitivamente la distinzione fra specie autoctone e alloctone. Non è colpa dei pescatori se le nostre acque sono popolate da pesci che fino a qualche anno fa non conoscevamo; è successo e il fenomeno è irreversibile e dico di più, a noi diretti interessati
molte di queste specie ci sono gradite in quanto hanno ripopolato corsi d’acqua abbandonati. Imporre ai pescatori di ammazzarli è contro la nostra cultura e non risolverebbe nulla e per questo ci rifiutiamo di farlo. La maggior parte di noi i pesci li libera, ma stiamo scherzando!
5) Aumentare il numero dei guardia pesca; sono troppo pochi per vigilare zone immense, solo tra Rovigo e Ferrara ci sono 9000 km di fiumi e canali. Dotarli dei mezzi ma sopratutto il potere di svolgere al meglio il loro lavoro. In un paese dove abbiamo una forestale per l’albero, non credo che ci sia niente di scandaloso pretendere qualche guardia pesca in più.
Questi sono alcuni punti cardine che gli organi preposti dovrebbero valutare per mettere un po’ di ordine in materia, sopratutto se a chiederlo sono 2.000.000 di cittadini; e non sono solo esternazioni isolate di Tubertini.
Quanto esposto riguarda oltre a non tutta quella categoria di pescatori professionali che non ci devono considerare contro, anzi il contrario.
Proposte per ripopolare le acque, è un vantaggio sopratutto per loro stessi e il loro futuro.
I pescatori ricreativi non chiedono di pesare sull’erario, molte richieste sono a costo zero; quelle dove occorrono risorse, da quel che mi è sembrato di capire, sarebbero disponibili ad accettare una licenza di pesca in mare (nell’acqua dolce già esiste) a patto che gli introiti vengano orientati per fare cose utili.
Detto queste cose che tutti conosciamo, e non scopro l’acqua calda, per svilupparle occorrono delle proposte efficaci e sopratutto realizzabili. Il censimento tramite permesso di pesca in mare promosso dall’allora ministro Galan e che si quantifica in 865.000 pescatori ricreativi, prima che venisse sospeso (mi chiedo ancora perché anche se maliziosamente lo immagino) sortì un numero rilevante purtoppo fine a stesso perché non c’è stato seguito organizzativo, quello che Galan si proponeva è stato vanificato dalle vicende che ben conosciamo.
E’ mio parere dar seguito a questa iniziativa collocandola in un ambito più steso e facilmente perseguibile, e mi spiego: in Italia il settore economico della pesca ricreativa si limita alla FIPO (Federazione Italiana Produttori e Operatori) dove io per altro sono iscritto;
non esiste la parte più determinante di questo settore che sono i negozi di articoli per la pesca che non sono rappresentati in nessuna forma e devono sempre subire le decisioni di altri. I negozi sono il punto di ritrovo dei pescatori e vivono in prima persona le problematiche che li affliggono.
Le principali, ma ce ne sono altre, se si pesca si lavora altrimenti no. Quindi il oro interesse primario è difendere la pesca ricreativa.
Quindi la mia proposta è di riunire tutti i negozi in una associazione o federazione. Penso che tutti o quasi possono essere d’accordo se l’iscrizione comporterà una cifra risibile. Se si riesce nell’intento, dare il via ad un tesseramento gratuito dei propri clienti. Potrebbe, e dico potrebbe, avvenire sotto egida della FIPSAS distinguendolo dal tesseramento agonistico.
Dico ciò perché questo tesseramento acquisirebbe valore legale.
La FIPSAS è un’associazione neutrale che non ha colore politico, inoltre già strutturata e preparata per svolgere alcune mansioni.
Se poi a questa associazione o federazione dei negozianti aggiungiamo i distributori o produttori che ci stanno, senza alcun dubbio rappresenterà l’effettiva realtà del mercato.
Aspetto finanziario: io ritengo che non sia un problema, diciamo che dai 25 ai 50€ a negozio si otterrebbe già una cifra importante, se occorrerà di più non sarà un problema individuare iniziative a scopo di finanziamento; l’importante è che tutto si svolga in assoluta trasparenza.
Io personalmente ci sto a contribuire, ma anche altri miei colleghi non si tireranno di certo indietro; i negozi sono i nostri clienti naturali, i pescatori sono i loro clienti.
Mi sembra che il binomio calzi alla perfezione. A questo punto vorrei che i negozi esprimessero il loro parere, è sufficiente dire “è interessante parliamone” oppure “non mi interessa”
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In attesa
Gabriele Tubertini