In assetto di pesca

Non importa se siamo immersi fino all’inguine in un correntone del piano, oppure seduti su un secchio rigirato lungo la banchina di un molo, piuttosto che sopra un paniere di ultima generazione, perché comunque sia, quello che faremo prima di mettere le lenze in acqua, sarà la ricerca della posizione migliore per ottimizzare le nostre esigenze di pesca.

Una scelta tanto essenziale, quanto imprescindibile, sia nella pesca per diletto, che in quella agonistica dove, in quest’ultimo caso, il concetto ideale di “posizione” assume i contorni dell’assetto di pesca: una base operativa, mentale e materiale, programmata per trarre profitto da ogni singolo movimento, che sia questo un gesto meccanico, come nella pesca all’alborella; muscolare come in una gara ai “gatti” dell’Arno, oppure balistico come nel caso del feeder fishing.

L’assetto di pesca è importante in ogni disciplina, ma in una tecnica d’appostamento com’è per sua natura il feeder fishing, forse lo è anche di più ed è per questo motivo che, sforzandomi di abbandonare tanti luoghi comuni, cercherò di analizzare più a fondo gli aspetti di una pesca ricca di particolari solo apparentemente insignificanti, ma capaci di stravolgere l’esito di una gara.

Tranne qualche rara eccezione, l’assetto base della pesca a feeder prevede di tenere la canna appoggiata al rod rest e per quanto possa apparire strano, è proprio su di un argomento così scontato, che s’incrociano dubbi atroci e labili certezze; un vero e proprio campo minato dal quale ne usciremo indenni solo ragionando senza fisime, sulle varie dinamiche che di volta in volta ci troveremo ad affrontare.

Detto questo, iniziamo da uno dei concetti più radicati per il quale, in caso di acqua veloce, la canna deve stare alta in verticale, nell’intento di togliere quanto più filo possibile alla spinta idrodinamica, riuscendo così a rimanere in pesca senza scarrocciare.

Un esempio classico è quello del “barbel fishing” dove la canna alta è un dogma imprescindibile dettato sia dalle correnti dei grandi fiumi, che dalla potente struttura delle “barbel rods”.

Teniamo conto però che in questo caso stiamo parlando di una pesca per diletto, mirata alla ricerca del pesce da trofeo fotografico.

Quando invece serve prendere tutto quello che possiamo prendere, è bene valutare attentamente se conviene opporsi alla corrente, aumentando il peso del pasturatore per tenere la lenza in tensione (e qui la canna alta è d’obbligo), oppure se è meglio trasformare la forza liquida in una preziosa alleata, lasciando fare al filo la classica pancia, fino a trovare l’assetto limite del feeder, pronto a volare via con la corrente, ferrando il pesce non appena questo toccherà l’esca (evento segnalato con la “starata” del vettino).

Nel primo caso (canna alta), il peso notevole del pasturatore e la canna in forte tensione, offrono un buon effetto auto-ferrante sulle prede importanti (le mangiate saranno sempre molto violente); di contro però sarà molto difficile vedere la toccata dei pesci piccoli e come ben si sa, in gara anche quelli contano.

Con la pancia di filo invece, è il rapporto fra il peso del pasturatore e la forza della corrente che determina il giusto assetto di pesca; un assetto che ci permetterà di rilevare la mangiata del pesce piccolo esattamente come quella di uno più grosso.

In tal caso però non conviene tenere la canna in verticale, perché da questa posizione si può ferrare solo all’indietro e non avremmo spazio a sufficienza per tendere la lenza, quindi è molto meglio appoggiare la canna stessa davanti a noi, più o meno all’altezza degli occhi, perché da questa posizione sarà possibile ferrare sbracciando di lato, con una capacità di rotazione molto ampia e per questo utile a mettere in tensione il filo in bando.

Tutto si fa più semplice quando l’acqua è completamente ferma e la posizione della canna può tranquillamente variare in base alle abitudini e alle caratteristiche individuali.

Tanto per fare un esempio, io sono destro e una volta posizionato il paniere fronte acqua, preferisco sempre orientare la canna verso sinistra, così da ferrare chiudendo l’avambraccio, perché questo è un movimento che mi viene naturale e quindi anche più rapido e calibrato.

Ovviamente se fossi mancino, agirei al contrario…..almeno credo.

Poi ci sono anche quelli, e non sono pochi, che pur essendo destri si trovano meglio a ferrare aprendo il braccio verso l’esterno destro. Se sono costretto a farlo, come in caso di spazi ridotti, anch’io mi adatto a ferrare verso l’esterno, ma in questo caso cerco di facilitarmi il compito, orientando l’intero assetto di pesca verso destra, in posizione obliqua rispetto allo specchio d’acqua, così da ridurre al minimo lo spazio di ferrata.

Attenzione però, anche quando sembra tutto semplice, non sempre è così e se di solito siamo propensi a tenere la canna più bassa possibile, talvolta dobbiamo rivedere le nostre abitudini, come per esempio nel caso in cui sappiamo di pescare oltre una “schiena d’asino”, cosa piuttosto frequente nei corsi naturali dei fiumi.

Pescare a canna bassa in circostanze simili equivale ad appoggiare molto filo sul fondo e per di più in trazione, compromettendo così non solo la sensibilità di tutto l’impianto, ma anche e soprattutto, la tenuta della lenza madre che si può rompere, strusciando sulle asperità del fondo.

Viceversa, quando c’è corrente, ma non abbastanza da pescare con la pancia di filo, ecco sorgere le prime titubanze: “In certi casi, è meglio tenere la canna in favore o contro corrente?”; un dubbio amletico che turba il sonno di tanti novizi feeder man……e non solo.

In ogni condizione di corrente, anche leggera, è sempre bene tenere la canna rivolta verso monte (controcorrente), facendo in modo che il filo e la punta della canna, una volta tesi dalla forza dell’acqua, formino fra loro un angolo di circa 90°, poiché questa è in assoluto la posizione più sensibile.

Con la punta della canna a monte, la spinta idraulica esercitata sul filo si scarica su questo e di conseguenza sul vettino, facendolo flettere in base al rapporto esistente fra la forza dell’acqua e la resistenza del vettino stesso il quale, se scelto a dovere, manterrà comunque una riserva elastica sufficiente a segnalare le tocche del pesce.

Se invece la canna è puntata a valle, nel senso della corrente, la pressione dell’acqua si scaricherà dalla lenza all’intero fusto della canna e non solo sul vettino il quale, anziché piegarsi per il verso della corrente, si tenderà perpendicolarmente a questa, proseguendo nell’andamento parabolico del filo, fino a ridurre la nostra montatura alla stregua di un’unica struttura terribilmente rigida, esattamente come se tenessimo la canna stesa, in linea retta con il filo.

“Ma in gara è meglio tenere la canna in mano o appoggiata sui supporti?”

Almeno per quanto mi riguarda, tranne nei casi in cui si tratti di una pesca particolarmente veloce o complessa, preferisco sempre appoggiare la canna sui supporti, posizionati in modo da poter ferrare con eguale prontezza, pur senza tenerla costantemente in mano, perché un filo di nylon teso, ancora peggio se in braided, è un ottimo conduttore di vibrazioni e sono convinto che queste, una volta amplificate dalla risonanza dei liquidi, possono essere una fonte di disturbo, soprattutto quando c’è da speluzzicare qualche raro pesce.

A tale proposito, per un perfetto assetto di pesca privo d’influenze terze, sarebbe sempre consigliato fissare i sostegni della canna direttamente sul terreno, svincolati dal paniere.

A questo punto non resta che un’ultima considerazione.

Finora abbiamo snocciolato tanta teoria, ma alla fine dei salmi, senza un solido “campo base”, comodo e ben organizzato, la ricerca dell’assetto di pesca rimarrà solo un concetto vano poiché, con un paniere che traballa, i supporti che tentennano e senza avere a portata di mano tutto quello che serve, faremo ben poca strada.

È molto importante quindi, almeno per chi fa attività agonistica, dotarsi di un paniere capace di rispondere a quanto finora detto. Non serve che sia un’astronave; deve solo essere stabile, pratico e funzionale.

Io uso prodotti Colmic e, inutile negarlo, sono uno di quelli che ha il privilegio di poter scegliere.

Nonostante questo, fra i vari modelli disponibili, ho deciso di prendere il Kross: un paniere Colmic che risponde perfettamente a tutte le esigenze della pesca a feeder e che è piaciuto molto anche gli “uomini d’oro” del Team Oltrarno Feeder Colmic.

Il nuovissimo Kross è un paniere essenziale, costruito con i più innovativi accorgimenti; molto robusto e compatto, il Kross è anche straordinariamente stabile; le sue quattro gambe sono velocissime da mettere in “bolla” e sono una garanzia di sicurezza anche sugli argini più complessi come quelli del Canal Bianco di Adria dove, grazie al paniere Kross, possiamo fare tranquillamente a meno della pedana.

Un saluto a tutti gli amici di Match Fishing da

Marcello Corbelli

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