Grandi esche, grandi pesci, Oppure Big bait, big fish

Anche se non sempre è vero, impiegare un’esca di grandi dimensioni, può aiutarci a selezionare le prede, soprattutto se peschiamo nelle zone tropicali

Testo e foto Alessandro Righini

Le esche naturali, vive o morte, sono impiegate in moltissime tecniche di pesca, sia da terra come dalla barca.

Non si può stabilire a priori un rapporto tra la dimensione dell’esca ed il pesce a cui è destinata poiché è più che assodato che con le esche piccole si possono catturare anche pesci di grandi dimensioni ad esempio con il bigattino, con uno solo, si possono catturare grandi spigole e addirittura nelle acque interne ci permette la cattura di carpe da oltre dieci chili di peso. In mare il classico esempio è la sardina: con venti grammi di esca si possono catturare tonni da duecento, trecento chili.

Naturalmente, però, il nostro bigattino e la nostra sardina, oltre ad essere appetiti da grandi spigole o grossi tonni, sono graditi anche da pesci di taglia assai minore: un piccolo sparlotto può mangiarsi il bigattino e la sardina può essere ingoiata da uno sgombro o mangiucchiata da un branco di boghette fameliche e così, in entrambi i casi, la nostra azione di pesca dedicata alla cattura di una preda di maggior taglia viene vanificata.

Grande esca grande preda

Per la ricerca delle grandi prede si decide così di impiegare delle esche di dimensioni adeguate, più consone alle loro taglie ed al loro istinto famelico.

In Mediterraneo, anni or sono si è iniziato ad innescare palamite e tonnetti vivi per la cattura delle grandi ricciole e, dobbiamo dire, con ottimi risultati. Impiegando grosse occhiate e tanute si sono registrati numerosi attacchi di dentici e con cefali di peso anche superiore al mezzo chilogrammo abbiamo allamato lecce di bella taglia.

Certo, di più nel nostro piccolo Mare non possiamo fare….

Ai tropici, invece possiamo esagerare. Per catturare pesci di grandi dimensione, quindi, niente di meglio che innescare i nostri ami con esche decisamente “voluminose”.

Sappiamo ormai da anni che nella pesca del marlin vengono impiegate esche naturali, tonni, rainbow runner, mackerel di svariati chili di peso e che le stesse esche sono comunque attaccate anche da pesci diversi.

Niente di strano, quindi, se nelle aree tropicali si decida di innescare una testa di un bonito o tonnetto striato da tre chili per pescare a bolentino o addirittura il tonnetto stesso, ma questa volta intero, per pescare a drifting: un generoso circle hook del 16/0, un marlin hook 12/0 supporterà la nostra testa, mentre un bel tandem di ami del 10/0 o addirittura un amo 12/0 ed un’ancoretta del 10/0, saranno le soluzioni ideali per l’innesco delle nostre voluminose esche.

La scelta dell’esca

A seconda delle tecniche che noi sceglieremo, potremo avere soluzioni diverse di innesco.

Nel bolentino (stiamo parlando di aree tropicali) potremo impiegare delle abbondanti trance di pesce, meglio se di tonno proprio a causa delle sue carni grasse e ricche di sangue, oppure la testa di un bonito. Ultimamente abbiamo iniziato a realizzare un innesco particolare, utilizzando un pesce morto: si sfiletta il pesce esca sui due fianchi lasciando i due filetti attaccati alla testa, si toglie la spina centrale e si monta su un circle hook sempre del 16/0 (e non crediate che sia grande…) innestando l’amo cucendo la bocca del pesce dal basso verso l’alto. Una volta in acqua i suoi fianchi sfilettati avranno un movimento incredibile, una sorta di ciao-ciao fluttuante. Con questo tipo di innesco abbiamo ottenuto risultati al di sopra di ogni aspettativa un po’ con tutti i tipi di predatori, dagli snapper alle cernie, dai carangidi agli squali.

Nel drifting e nella traina si preferisce impiegare dei pesci vivi o morti, ma comunque interi, anche in queste tecniche i vari tipi di tonno rimangono le esche migliori.

Naturalmente le attrezzature dovranno essere appropriate all’esca che filiamo in acqua: innescando un pesce esca da due o tre chilogrammi, sappiamo che possiamo allamare di tutto e la nostra risposta deve essere adeguata: canne e lenze intorno alle 80 lbs saranno sufficienti a farci aver ragione, nella maggioranza dei casi ma non sempre, dei nostri avversari. Oltre alle grosse cernie, agli squali, ai grandi GT (giant trevally), ai tonni dente di cane, non è raro allamare marlin anche oltre i duecento chili di peso, fatto questo che giustifica l’impiego di attrezzature XXL.

La prossima volta che vi capiterà di pescare in acque tropicali, se già non lo avete fatto, provate ad innescare un pesce di generose dimensioni, vivo o morto che sia, o una generosa trancia di pesce, vi accorgerete presto come la taglia dell’esca impiegata possa fare la differenza sulle dimensioni del pesce che la può attaccare.

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