COLMIC DAY SARDEGNA: UNA FESTA D’ALTRI TEMPI
Tutto ha inizio qualche giorno fa, quando il Canaccini, chiamandomi al telefono con il suo solito tono simpaticamente perentorio mi dice:
“Marcello, c’hanno invitato al Colmic Day in Sardegna, non prendere impegni per il prossimo fine settimana, perché bisogna andare”; e poi, senza nemmeno darmi il tempo di rispondere: “Boia dè, ma sei scemo? Un’ ti provà a di’ di no perché si letiha di brutto”.
Ovviamente non ho esitato un solo attimo. L’occasione era troppo ghiotta, tant’è che subito gli ho risposto con tono incerto e sommesso: “Non so se posso…..Ma guarda te, proprio in quei giorni……Sai come sono le mogli?”
…… Sapevo bene che sarebbe stato solo questione di secondi e infatti, dopo un attimo di silenzio tombale, per l’auricolare del mio cellulare transitano tutte le peggiori ingiurie del vernacolo livornese e di fronte alle quali non sono più riuscito a reggere la parte, scoppiando in una irrefrenabile risata, causa di una seconda mandata di maledizioni labroniche, solo dopo le quali abbiamo potuto iniziare a programmare la trasferta.
Alle sette di sabato mattina sbarchiamo a Olbia e subito ci dirigiamo verso Ottana, nel centro geografico della Sardegna. Lì ci aspetta Pierluigi Corrias, rappresentante Colmic per la Sardegna, nonché principale organizzatore dell’intera manifestazione.
È con lui che ci dovremo coordinare, sia per quanto riguarda l’esposizione dei prodotti da presentare, sia per la gara del pomeriggio. Il tutto però solo dopo aver onorato il tipico pranzo sardo che gli amici della “ A.P.S.D. Alessandro Lai Colmic” hanno preparato per noi e che, per come si presenta, non sarà certo una passeggiata.
Si, perché alla “Sa Buttega di Angelo”, oltre al padrone di casa: il mitico Angelo Carotti, in arte “Marzullo”; ci stanno aspettando anche altri amici che hanno preparato per noi un “incontro culturale” a base di salumi tipici sardi, porcheddu, casu marzu e bevande varie (di acqua non se ne parla nemmeno) abbinabili al menu del giorno.
Difficile dire quale sia stato l’argomento più interessante, ma sicuramente il porcheddu, presentato a cura di Stefano Lai e Mino Pittalis, ha riscosso grande apprezzamento, alla pari del casu marzu, nei confronti del quale, dopo un breve momento d’indugio, siamo entrati nel merito fino in fondo.
Riguardo alle bevande non mi esprimo, poiché senza dubbio……..l’hanno avuta vinta loro.
Alle 15, 00 di “Quel pomeriggio di un giorno da cani”, sotto un forte vento di maestrale, ben 45 coppie si presentano sulle sponde del Lago Omodeo, per partecipare al primo Colmic Day Feeder organizzato in terra di Sardegna.
L’Omodeo, con i suoi 29 kmq, è il più grande invaso artificiale d’Europa, originato con lo sbarramento del fiume Tirso e appare agli occhi del visitatore come una perla, ancor più impreziosita dall’ambiente aspro e rude che la incastona.
Le colline granitiche e i pascoli già bruciati dal vento e dal sole, esaltano la bellezza di questo lago e l’importanza di una enorme riserva d’acqua, raccolta in una valle, quella del Tirso, nota per essere uno dei luoghi più caldi d’Italia.
Io sono in coppia con Antonio Lai e il Andrea Canaccini è in coppia con Paolo Cocco, due ottimi pescatori che conoscono bene tutti i segreti di queste acque, ma che non potevano prevedere il repentino abbassamento delle temperature, scese di almeno dieci gradi in un solo giorno e che fin da subito rivelano tutta la loro nefasta influenza sull’attività del pesce.
……..Ma dico io, siamo nel centro della Sardegna, in uno dei luoghi più caldi in assoluto e proprio oggi dobbiamo pescare vestiti con tanto di felpa e con il colletto alzato…….
Dopo una buona mezz’ora di gara, stando almeno a ciò che posso vedere dal mio picchetto e alle voci che circolano, non è ancora uscito un pesce.
Io e Antonio stiamo pescando sulla linea dei 25 m., in circa due metri e mezzo di fondo, proprio per come avevamo deciso di fare, poiché quella è l’impostazione migliore.
L’acqua trasparente e il pesce piuttosto viziato inducono all’uso di finali sottili e ami piccoli, ma Antonio mi consiglia di non scendere sotto a un buon 0,14, perché le carpe dell’Omodeo, seppur non grandi, sono estremamente combattive; un buon fluorocarbon, come il Colmic King da 0,148 e un amo N500 del n° 16 sono il giusto compromesso per queste circostanze.
Almeno sulla carta tutto sembra perfetto, ma non si muove ancora niente e mentre mi sto arrovellando per capire il da farsi, improvvisamente, senza nemmeno un minimo accenno, la violenta mangiata di un pesce mi strappa quasi la canna dalle mani e purtroppo anche il mio finale si trappa….senza quasi.
Dopo aver preso una scardoletta sui 100 grammi e un persico reale di peso analogo, la scena si ripete: la mia Gold Lion si piega paurosamente sotto lo sgangherio rabbioso di un bel pesce, cerco di giostrare al meglio la canna, ma proprio quando mi pareva di essere riuscito a tener botta, il mio finale cede, questa volta però in modo strano, probabilmente strusciando sulle tante pietre che si trovano nel fondo, sulle stesse pietre dove più tardi andrò a incagliarmi con altri due pesci, decisamente più piccoli di quelli che prima mi hanno rotto il finale, ma comunque sufficienti per mettere a dura prova la mia già precaria fede cristiana.
Anche Antonio, il mio compagno d’avventura, è in crisi; vede tante toccatine, ma tutte senza esito; le ferrate a vuoto sono una costante e a niente serve cambiare innesco o sostituire ami e fili di varie misure.
Sicuramente si tratta di qualche famelico branco di piccole scardoline che disturba le esche senza riuscire a inghiottirle e impedisce l’ingresso in pesca al pesce di taglia.
Intanto giungono voci di qualche sparuto pesce, uscito qua e la. Perlopiù si tratta di carpette da 5/600 gr. e di qualche carassio over size che oggi, in queste condizioni, farà sicuramente la differenza.
Intanto il tempo passa, ma la musica non cambia, mentre quello che cambia è la temperatura che continua a scendere sotto l’influenza di un maestrale talmente forte da agitare il lago fino a fargli fare i cavalloni e ne sa qualcosa il Canaccini, costretto a togliersi le scarpe e tirarsi su i pantaloni per non bagnarsi.
Almeno per quanto mi è stato detto, il picchetto avuto in sorte non era certo uno dei peggiori, ma oggi pare proprio che le carpe non ne vogliano sapere di assaggiare le nostre esche.
Qualche pescetto l’abbiamo preso, ma tranne un agone (slamato a due metri dal guadino) e un persico reale, per il resto sono tutte scardolette sui 100 gr., buone solo per chiudere in quinta posizione con poco più di un chilo e mezzo.
Va meglio ad Andrea Canaccini e Pier Paolo Cocco i quali, con i loro 4 kg. di pescato, vincono il settore di pertinenza, anche se questo non basta per aggiudicarsi il Titolo del Colmic Day Feeder Sardegna, meritatamente vinto dalla coppia formata da Marco Carta e Manuela Secchi, dell’A.S.D. Team Borore, che portano alla pesa ben 10 kg. di pesce, dominando un settore dove, alla luce delle molte nasse piangenti, si registrano ben poche altre emozioni.
Una bella emozione invece quella della seconda coppia classificata, formata da Giuseppe Divona e Giovanni Chirigoni della Logodurese Pesca Ozieri, salita sul podio grazie a una bella pescata che vale 9.000 punti.
In terza posizione troviamo la coppia formata da Stefano Fusar Imperatore e Davide Unali, le due punte di diamante della Fishing Club Sassari-Muros, capaci di sfilare dall’acqua oltre quasi sette kg. di pesce, in un settore davvero difficile.
Alla fine, vincitori e vinti si sono ritrovati nella sala ricevimenti dell’Hotel Funtana e Donne di Ottana (NU) dove tutti i convenuti hanno potuto applaudire i loro campioni e nel frattempo dare anche un’occhiata alle nuove proposte di casa Colmic, messe a disposizione di un bel pubblico, particolarmente interessato e colpito soprattutto dalle splendide Gold Lion e dall’intera serie delle Next Adventure S3, subito apprezzate da tutti coloro i quali hanno scelto di toccare con mano queste canne.
A questo punto però, prima di chiudere questo modesto servizio, mi sento in dovere di ringraziare sinceramente, a nome mio e di Andrea Canaccini, tutto quello stupendo gruppo di amici che ci hanno ospitato, facendoci sentire parte di loro.
Grazie quindi alla squisita cortesia di Pierluigi Corrias e della sua Signora, Maria Antonietta; grazie all’ospitalità di Angelo Carotti (alias Marzullo) e a tutta l’allegra brigata della “Sa Buttega di Angelo” e grazie a Stefano Lai e Mino Pittalis, cuochi “stellati” del gustosissimo porcheddu; grazie a Antonio Lai, a Paolo Cocco e a Samuel Tola, nostre pazienti guide di pesca.
Vorrei inoltre ringraziare anche tutti gli amici che ci hanno accompagnato durante la trasferta di Torre Grande.
Un saluto ai lettori di Match Fishing da
Marcello Corbelli