“MORMORE IN NOTTURNA” di FRANCESCO DELLI PAOLI

La mormora (Lithognathus Mormyrus) è una specie tipicamente costiera che popola prettamente gli ambienti a fondale sabbioso; appartiene alla famiglia degli sparidi, a cui appartiene anche l’orata, e proprio come quest’ultima ama cibarsi sul fondale, prediligendo vermi marini e piccoli crostacei, come la “pulce di mare” di cui è ghiotta.

Può raggiungere i 50 cm di lunghezza e superare il chilogrammo di peso. Di particolare interesse per gli amanti del beach casting e della buona cucina.

Detto ciò, qual è l’approccio migliore per tentare la loro cattura?

Sicuramente il momento più propizio per scendere in spiaggia è durante la notte, quando questi grufolatori si avvicinano notevolmente al sottocosta, “pascolando” nelle prime fasce d’acqua.

Sarà indispensabile procurarsi delle esche molto gradite a questi sparidi, se vogliamo assicurarci un buon numero di catture, prima fra tutte l’arenicola.

Talvolta non disdegnano il coreano rosso (o saltarello) che con il suo vivace movimento attirerà la loro attenzione, ne l’americano di piccole dimensioni, che con una copiosa fuoriuscita di sangue formerà una sorta di “zona di pasturazione”.

Fondamentale sarà poi un assetto pescante piuttosto leggero, tipico da beach ledgering: trave dello 0.35 di circa 2 metri su cui costruiremo due snodi (perlina-girella-perlina) e uno sgancio rapido in fondo, all’interno del quale inseriremo la nostra zavorra di circa 70g. Agli snodi legheremo due braccioli di 120 cm dello 0.16/0.18, rigorosamente in fluorocarbon.

Il tutto sarà “montato” su canne estremamente sensibili, con un casting weight (o potenza di lancio) che non superi i 100g (non essendo necessari piombi superiori a questa portata), abbinate a mulinelli altrettanto “leggeri” (taglia 4500/5500).

Non saranno necessari shock leader conici o dal grosso diametro; basterà uno spezzone di nylon diretto dello 0.30/0.35 di circa 15 metri da legare, per mezzo di un nodo di sangue, al filo in bobina; se quest’ultimo dovesse essere già di un diametro adeguato per sopportare lo “stress” del lancio, possiamo tranquillamente unirlo al trave senza l’ausilio di uno spezzone di filo dal diametro maggiorato.

L’azione di pesca si svolgerà in condizioni di mare calmo o leggermente formato, posizionando le nostre esche nell’immediato sottoriva (a circa 50-70 metri dalla battigia).

Disponendo di calamenti a due ami, proveremo diverse combinazioni nella presentazione delle esche, prediligendo l’arenicola sull’amo più basso.

Quest’ultima, in particolare, non va necessariamente innescata per intero: con un solo esemplare, se di grossa taglia, possiamo realizzare tranquillamente tre inneschi.

Per quanto riguarda il coreano rosso, innescandolo sull’amo superiore, rendiamo più evidente il suo vivace movimento se, una volta messa in tensione la vetta della canna, dovesse risultare staccato dal fondo di un paio di centimetri.

Infine, parlando dell’americano, con quest’esca possiamo tentare anche la cattura di una specie diversa dalla mormora, innescandolo su una terza canna e posizionandolo ad una medio-lunga distanza.

Tuttavia nulla ci vieta di abbinare quest’esca alle precedenti due, per cercare la mormora di taglia.

Alcuni accessori fondamentali sono:

  • Un ago da innesco, lungo e sottile, per “maneggiare” ed innescare nel modo corretto le nostre esche, in particolare l’arenicola che risulta particolarmente delicata;
  • Degli ami modello Aberdeen, a sezione sottile, indicativamente del numero 8;
  • Una torcia frontale, indispensabile per avere visibilità ed essere visibili in notturna;
  • Un assortimento di starlight da applicare sui cimini delle nostre canne (mediante appositi porta-starlight o delle semplici strisce di nastro isolante), senza i quali sarà molto difficile visualizzare le mangiate o le eventuali abboccate.

Gli starlight sono dei piccoli cilindri di plastica semi-rigida, contenenti un liquido trasparente nel quale galleggia un cilindro più corto e sottile, contenente a sua volta una sostanza chimica.

Per “accendere” lo starlight basta fare pressione sull’involucro esterno e rompere il cilindretto interno. Le due differenti sostanze chimiche che vengono a contatto fra loro, reagendo, danno vita ad una soluzione luminosa fosforescente che garantisce l’illuminazione del cimino per alcune ore ( in genere uno starlight dovrebbe bastare per tutta la sessione notturna).

Il consiglio è quello di scendere in spiaggia quando il sole si appresta a tramontare, per poter sfruttare la poca luce rimasta e preparare al meglio la nostra postazione di pesca.

Una volta presi questi semplici ma fondamentali accorgimenti non ci resta altro che affrontare la notte tra una cattura e l’altra!

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