“Extreme Tuna Spinning Cup – 4th Edition” [Maretta Club A. S. D. and friends over the skyline]
Porto San Giorgio – 08 / 09 Settembre 2018: il Maretta Club A. S. D. di Alessio Smerilli raggruppa moltissimi amici dando prova di autentiche capacità tecnico – organizzative e replicando una vera e propria festa dello Spinning al tonno rosso gigante.
“Al pari di un riuscitissimo campionato italiano” è la frase che ho sentito dire dai più: sia dagli Sponsor che dai partecipanti.
Accoglienza piacevolissima: ospiti gaudenti, gioia tangibile e sorrisi spontanei, di quelli che ti restano addosso e – se non fossi stanco – resteresti al Club con loro. Poi, mentre io scrivo, scopro che c’è parecchia gente che è rimasta veramente, non solo alcuni sono arrivati prima del weekend.
Entusiasmo raro: adrenalinici, tutti, vogliosi di esserci perché coinvolti profondamente e – se c’è l’entusiasmo – ci si contagia.
Professionalità notevole: dagli operatori televisivi a tutti coloro che sono necessari per la realizzazione di un evento coi fiocchi – musica inclusa – non è certo mancato nulla.
Autorità cittadine e marittime: Comune, Capitaneria, Giudice di Gara federale, stampa di settore, media locali, sponsorizzazioni – da parte di aziende leader nel settore e non solo – perché si è mosso un indotto consistente a beneficio del territorio e della città.
Estrema: l’ “Extreme Tuna Spinning Cup 4th” è stata – in una parola sola – estrema in tutto!
Nel fare un report di queste giornate, persino io, che non ho preso parte direttamente alla competizione, mi sento ancora del tutto ebbra e gasata: quasi stessi ancora andando alla velocità di 70 nodi circa / 115 km orari.
“Provate ad immedesimarvi in chi va scorrazzando per mare, come una saetta: lo Spinning è una scarica elettrica che, quando non ci fosse più, mancherebbe.”
A tutta velocità verso l’hot spot, nel campo gara Adriatico dove il pregiato pelagico è più prolifico, oltre 16 Team si sono sfidati.
La vastità del mare, le corse e le rincorse con specifici gommoni aerodinamici, le fermate e le continue ripartenze verso le cosiddette “mangianze” – sotto ai gabbiani – e le spasmodiche ricerche delle schiumate giuste, che non fossero solo onde, ma che nascondessero i tonni: la tecnica estrema dello Spinning in altura è dinamica, affascinante e cresce sempre di più.
Dopo un rapido briefing si è preso il largo posticipando alle 10.00 l’uscita in mare per una durata di 8 ore: scarse le catture ma, nel rientrare, si è visto aumentare il movimento notevolmente.
Come si pesca a Spinning? Armati di particolari popper e di vari artificiali per lanciare, mimando il pesce foraggio, si tenta d’ingannare qualche gigante marino – che viene poi immediatamente liberato e rilasciato dopo essere stato debitamente ossigenato – divertendosi grazie alla speciale tecnica del “Catch & Release”.
Alla ricerca di prede spettacolari, la gara vera viene a disputarsi coi pesci, ma trattenendo solo l’emozione e il ricordo: è vietato salparli a bordo e – al fine di avere un rapporto più sportivo ed etico con loro – non solo vince chi ha un numero maggiore di “allamate”, ma chi effettua più rapidamente i rilasci, facendo registrare il “Timing” più breve possibile, per non prolungare il combattimento stressando l’animale. L’impatto zero con l’ecosistema marino è quanto di più sta a cuore ad ogni vero sportivo.
Il mare – un mondo sommerso da scoprire e vivere in tutta la sua vastità – regala meraviglie, incontri quasi impensabili per chi non conosce l’altura né la grande distanza dalle coste.
Andando fuori per una di queste battute di pesca si percorrono moltissime miglia scorrazzando verso l’orizzonte immenso. Capita di liberare testuggini incagliate da reti, di vedere a pelo d’acqua specie bizzarre o – come è capitato a me domenica – di poter fotografare numerosi esemplari di Cassiopea (una medusa enorme, sferica, che viaggia a pelo d’acqua facendo quasi da coperchio a branchi di piccole lampughe).
Queste – a grandi linee – le peculiarità tecniche che hanno caratterizzato la gara di sportfishing secondo la specialità dello Spinning: in mare, con natanti super veloci, sempre in “stand up”, sempre leggendo i movimenti e i flussi della superficie acquea, sempre osservando il volo degli uccelli sopra al tanto agognato branco.
A volte ci si trova in mezzo ad uno spettacolare passaggio di tonni: la chiazza di “mangianza” è vasta e la si può vedere bene dalla superficie, gli esemplari pregiati del nostro Tonno rosso Mediterraneo saltano ed è il delirio.
Si lancia all’impazzata: basta solo capire quale artificiale somiglia di più al pesce foraggio che i bestioni stanno inseguendo e c’è uno “strike” dopo l’altro.
Altre volte si vedono meno tonni dalla superficie: non significa che non ci siano, potrebbe benissimo essere un passaggio di pesci più grandi, più furbi e smaliziati, che si nascondono più in profondità.
Fatto sta che, prima o poi, saltano: bisogna seguire il volo degli uccelli ed essere rapidi, impavidi, pronti a raggiungerli facendo la massima attenzione a qualsiasi dettaglio – non ultimo le fasi lunari e le maree – perché, se c’è luna piena, è facilissimo si nascondano di giorno e salgano a mangiare di notte.
La sensazione più bella che si prova, però, è quella di aver respirato un’aria rara – vasta come il mare stesso – che è l’aria familiare, fraterna, che solo un gruppo di gente così sano e affiatato come quello presieduto da Alessio Smerilli ti lascia addosso.
Ogni volta che ho avuto l’onore di scrivere di Spinning al tonno l’ho fatto con grandi amici: gli stessi, cosa che non stupisce, sono quelli che frequentano il Maretta.
Ogni volta che sono stata al Maretta, io, mi sono sentita una di loro: rispetto, simpatia, coesione, amore per il mare e spirito d’avventura ci sono tutti e non fanno che crescere.
Perché certe passioni, alla fine, sono poco comuni: come ho già detto è una sorta di famiglia al di là del convenzionale.
Tanto estrema almeno quanto rara.
Tanto coesa quanto preparata. Tanto in gamba, persone di cervello e di cuore.
Gente di mare concreta, che sa il fatto suo, che pur possedendo un ottimo know how in materia – a differenza della moltitudine – non si è lasciata spazzare via dal triste vento del vanto.
I miei più sentiti complimenti a tutti, al Team “Overstrike Tuna” che ha vinto e all’indiscussa ed indiscutibile signorilità che non è mai avulsa dal Maretta di Alessio Smerilli né da tutti gli amici che lo frequentano.
Per Match Fishing Italia, dal “Maretta Club” di Porto San Giorgio, è tutto: un abbraccio corale e arrivederci.
Paola Cingolani