IL RISVEGLIO DELLE BREME DI OSTELLATO

Il conto alla rovescia quest’anno è saltato, le breme non hanno avuto pazienza e già in pieno inverno, con temperature molto basse, non solo hanno mostrato di essere in attività ma sul loro corpo mostrano già i primi segni della stagione dell’amore.

I tubercoli nuziali sono già ben evidenti su diversi esemplari e questo fa capire che con questo pesce l’orologio biologico non ha più stagioni.

Domenica 10 febbraio sento il forte bisogno di trascorrere alcune ore sulle rive di un canale, la mattina non mi va di alzarmi presto, e alle nove non avevo ancora deciso dove dirigermi.

Anita è pieno di cormorani, branchi di uccellaci neri impossibile da contarli, e se andassi a Medelana a catturare qualche grossa carpa? ma poi mi viene in mente che ci sono già stato ultimamente un paio di volte e così la scelta cade su Ostellato.

Mi dirigo nel tratto del Valle Lepri al km 5, più o meno dove ci sono gli alberi sull’argine, trovo lungo il canale una decina di pescatori presenti fin dalla mattina con qualcuno che ancora non aveva scapottato e altri che avevano preso uno o due pesci.

Buon segno, se il Circondariale regala qualche pesce in questo periodo vuol dire che come si alzerà la temperatura il divertimento sarà assicurato.

Lo aspettiamo impazienti perchè questo canale sa regalare sempre tante emozioni anche dopo diversi anni di frequentazione.

Sono contento di non essere solo, mi posiziono in una posto che conosco molto bene e in dieci minuti sono pronto per il giù le canne.

Chiedo lumi ai presenti e mi riferiscono che le poche mangiate sono state viste sui 45 metri e così decido di partire proprio su quella linea.

Alimento solo con pastura in un cage da 30 grammi e dopo alcuni lanci inizio ad aggiungere qualche bigattino vivo.

Dopo due ore ancora nulla, nessun segno sul cimino.

Allora cambio linea e mi sposto a ridosso delle canne sulla sponda opposta ovvero a circa 70 metri di distanza.

In bobina ho montato del filo affondante del 16 che solitamente utilizza il campione inglese Tom Pickering, trattasi dello Stone River, un nylon super affondante perchè al suo interno possiede delle particelle di ferro che lo rendono più pesante rispetto ad altri fili di pari categoria.

Infatti i lanci sono perfetti, con un cage da 44 grammi arrivo sempre molto bene sulla linea scelta e ciò che mi piace di questo approccio è che ad ogni ferrata, anche quando pesco con terminali dello 0,10, non strappo più il terminale come invece mi era capitato qualche volta con pesci grossi e trecciato in bobina.

E’ solo questione di mano, occorre essere più dolci nella ferrata quando si ha il trecciato e magari più energici quando si utilizza il nylon in bobina.

Da diversi mesi sto testando il nylon in bobina e devo dire di aver trovato il giusto compromesso tra la mia manualità e l’azione della canna che, per assicurarmi lanci lunghi di solito utilizzo canne dal fusto rigido per poter caricare meglio e arrivare sempre nello stesso punto senza sovraccaricare la canna in fase di casting.

Il bello è quando si ha un bel pesce in canna, l’elasticità del nylon, non favorisce le lacerazioni dell’amo dentro l’apparato boccale del pesce e quindi si evita totalmente la slamatura del pesce.

La linea lunga dunque inizia a dare subito i suoi frutti e la prima cattura è una grossa breme superiore ai due chili, a questa ne seguiranno altre sette.

Chiudo la giornata con 8 catture e un liscio con pesci di peso compreso tra 1,5 e 2,5 chili e solo l’ultima non superava il mezzo chilo.

Ho innescato bigattini vari ma l’esca che mi ha reso di più è stato il classico verme e nel pasturatore ho alimentato con pastura chiara molto speziata.

Di queste breme una cinquina avevano ben sviluppati i bugni nuziali a dimostrazione che il canale ferrarese è vicino al risveglio.

A. S.

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