Selettiva Centro Italiano Individuale FEEDER: L’avarizia del Tevere caratterizza la prima prova del Campionato

“Aprile non ti scoprire”……. e visto che la primavera è appena iniziata, è giusto seguire i saggi proverbi dei nostri nonni, ma iniziare la stagione agonistica 2019 con un termometro che al raduno di Umbertide marcava un grado sopra lo zero termico, mi sembra davvero un po’ esagerato, ormai però ci siamo; la smania d’incominciare è pressante e quindi, caldo o freddo che sia, non vediamo l’ora di dare sfogo alla nostra passione.

Il nastro di partenza si taglia a Umbertide dove, dopo un lungo periodo di siccità che aveva molto ridotto la portata del Tevere, con l’inizio di aprile sono finalmente incominciate le piogge e il pesce, fino ad allora molto apatico, grazie all’acqua rinnovata da una bella piena, pareva aver ripreso la sua normale attività, lasciavano ben sperare per la gara che ci starebbe stata da lì a pochi giorni.

Purtroppo però avevamo fatto i conti senza l’oste e le speranze di un buon inizio della stagione agonistica si sono pian piano disciolte, di pari passo con la tanta neve caduta sull’Appennino, che ha riempito il fiume di acqua gelida, facendo così precipitare la temperatura del Tevere e bloccando di conseguenza il pesce, tra l’altro già in un avanzato stato di frega, probabilmente anticipato con il caldo anomalo del mese di marzo.

In un contesto del genere quello che già si poteva intravedere in prospettiva andando a pesca, era l’oscuro presagio di una gara molto avara e difficile, tristemente confermato dalla prova del sabato, quando c’è stato chi non ha scappottato e chi si è dovuto accontentare di uno o due pesci.

La domenica invece (giorno della gara), tanto per non farci mancare niente, si sono ulteriormente abbassate le temperature; fa un freddo cane e di certo sarà ancora più dura del previsto, ormai però siamo in ballo e dobbiamo far di tutto per ballare, possibilmente meglio degli altri concorrenti.

In ossequio alle diverse scuole di pensiero su come affrontare i cavedani del Umbertide, c’è chi affiderà le proprie sorti a una pasturazione fatta a base di sfarinati dai sapori forti e piccanti come l’aglio, le spezie, le varie farine di pesce, condite con qualche “bachino” e chi invece rispetterà la tradizione, basandosi soprattutto sui classici bigattini, sia incollati che sfusi, fermo restando che in entrambi i casi la canapa e i caster saranno elementi di comune corredo.

Detto questo, sarebbe stato interessante poter descrivere e analizzare le varie strategie che avrebbero dovuto caratterizzare le scelte individuali, purtroppo invece posso solo dire che quella di Umbertide si è fin da subito dimostrata una gara fatta di soli nervi, basata su due o tre mangiate nel corso delle cinque ore, spesso caratterizzate da un unico colpetto sul vettino: un minimo accenno da intercettare e al quale rispondere fulmineamente per non ritrovarsi con la classica “camicia” e tanto di naso, senza essersi accorti di niente.

Tuttavia, anche in casi estremi come quello del quale stiamo parlando, c’è sempre un filo logico da seguire e la scarsa attività rilevata durante le prove, ha portato i più attenti a capire che in questi casi si pesca e si pastura per un solo pesce alla volta e quindi, dopo qualche pasturatore iniziale scaricato per fare un minimo di pascolo, l’azione di pesca attiva doveva basarsi sull’uso di piccoli feeder, più leggeri possibile per non infastidire il pesce e soprattutto su attese piuttosto lunghe, utili per dar tempo agli apatici cavedani in transito di indugiare un po’ sul nostro brumeggio.

Nel rispetto di questa linea di condotta mi sono imposto attese di dieci minuti fra un lancio e l’altro e anche se dirlo sembra un paradosso, vi garantisco che sono un’eternità.

Dieci minuti senza la minima distrazione, attento solo a captare un segnale del vettino, non passano mai e se oltre a questo si pensa che fra la tensione accumulata e i finali capillari, c’è anche da governare lo sfogo della ferrata, ecco che viene facile capire cosa intendo dire con: “una gara fatta di soli nervi”.

Diversa invece la condizione di chi si è trovato davanti a qualche sparuta frega e ha potuto gestire la sua gara con il vantaggio di qualche pesce in più nel picchetto, ma anche in questo caso nessuno si è potuto permettere di gareggiare in scioltezza poiché il patrimonio ittico dei più fortunati era solo di poco superiore alla media, con gli assoluti di giornata che hanno portato alla bilancia non più di 5 o 6 pesci a testa, a fronte degli altri vincitori di settore che invece si sono dovuti accontentare di un bottino compreso fra i due e i quattro pezzi ciascuno.

Purtroppo ci sono stati anche tanti cappotti, addirittura sei su dieci nel settore “F”, quello meno pescoso, tuttavia, come in ogni gara, chi ha sprecato meno ha vinto e pertanto si gode giustamente il suo risultato che gli permette di mettere una pesante ipoteca sulla qualificazione alle semifinali, fermo restando che i giochi sono ancora apertissimi perché nell’Arno pisano tutto è possibile, compresi radicali ribaltamenti.

Intanto però, facciamo i nostri complimenti a tutti i vincitori di settore e in particolare al podio degli assoluti, occupato dal Federico Ermini (oltrarno Colmic), che con 3.700 punti sale sul gradino più alto del podio; a Christian Nardelli (All Black feeder team Preston Innovations), secondo assoluto con 3.300 punti e a Daniel Guglielmucci (A.S.D. P.F.P.), che con 3.260 punti si aggiudica la medaglia di bronzo in questa difficile gara.

A livello societario, c’è da dire che dei nove settori a disposizione, nell’ordine, quattro se li aggiudica l’Oltrarno Colmic; tre li vince l’All Black Feeder Team Preston Innovations; uno la A.S.D. P.F.P. e uno la San Giorgio Maver.

In allegato troverete le classifiche ufficiali e qualche foto di corredo.

Un saluto agli amici di Match Fishing da

Marcello Corbelli

classifiche 1° prova centro

 

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