IL FERRETTO, PER UNIRE MADRE LENZA E TERMINALE

La mia soluzione per collegare la madre lenza al terminale con l’uso di questo “gancio” nasce nell’Inverno fra il 2004/5 quando alle prese con i grossi barbi europei del Po iniziai, convinto dalla soluzione adottata dall’amico Leonardo Casini ad imbobinare sui mulinelli del dacron resosi necessario per poter pescare in serenità almeno una giornata intera!

Accadeva che i nailon anche se robusti e trattatati mare, si parla di diametri reali da 0,28 con cui erano imbobinati i nostri mulinelli, finissero in breve per rendersi inutilizzabili, perchè le torsioni (nonostante le girelle) e i carichi di trazione in pesca a cui erano sottoposti, usando canne toste anche se paraboliche progressive erano eccessivi per una loro minima durata; si assisteva dopo 4 ore di duro lavoro, ad attorcigliamenti che spesso mettevano a repentaglio la vetta delle canne, ed impedivano una serena distensione della lenza.

Fare fra i 30 e i 40 kg di barbi, c’è chi arrivò all’epoca anche al Quintale,(Leonardo e Ferruccio) non era uno scherzo, ogni pesce con quelle correnti sostenute, se superava i 2 kg richiedeva minimo dai 5 ai 10 minuti per essere salpato.

Il dacron risolse il problema usura, ma ne aprì altri, ci costrinse a montare anelli adeguati al nuovo materiale, e per secondo a ricercare una connessione semplice ed efficace fra il dacron imbobinato e il terminale di nylon, perchè andare ad unire due prodotti così diversi anche se fattibile, non era banale, e richiedeva nodi elaborati, e non privi di fallacità (come tutti i nodi…)

Fu così, che per risolvere questo secondo problema, nel cercare, approdai al No-nodo della Berkley che mi venne consigliato per la prima volta dallo Spinnofilo Stefano Corsi detto il GURU … quando andai nel suo negozio Penne e Cucchiaio (FI)…

Era l’inverno del 2004 o forse del 2005 non ricordo più.

La Berkley era probabilmente allora l’unica casa che ne producesse.

Risolto il problema pesca in Po, quel collegamento mi entrò nelle grazie; anche perchè ci presi su a fare test come avevo fatto con gli ami ad occhiello, mettendolo a confronto con la tenuta che avevo con le connessioni a doppia asola (sia ad 8 che a 9) dove finì che il ferretto aveva sempre la meglio; ora dovete pensare che un klk su amo ad occhiello (specie quello in asse) ha trazioni che spesso possono far saltare il nodo dell’asola del terminale… con il ferretto invece saltava sempre il klk; così riproposi il no-nodo Berkley (riducendolo e privandolo della girella) anche per la pesca negli altri fiumi.

Uscito qualche anno dopo, penso 2008/9( bisognerebbe chiedere alla casa madre)  il no-nodo di Stonfo che nel suo articolo 435 alla misura n°1 era decisamente più piccolo e leggero del Berkley scelsi di utilizzare quello.

Dietro la confezione è riportata la modalità con cui va collegato.

MISURE TECNICHE

Stonfo Art. 435 mis n°1

PESO

L’articolo risulta Milligrammi 7 ( tenete presente che un pallino del size 14 pesa 10 Milligrammi )

FILO COSTRUTTIVO

mm 0,30

DIMENSIONI LINEARI

1 Cm.

Negli anni essendo per natura un pignolo, scoprii tutti i “difetti” che poteva presentare un oggetto nato per lo Spinning e traghettato alla pesca alla passata.

In realtà da quando ne ho parlato sono in molti (penso) i passatisti che lo usano originale, così come lo commercializza la Stonfo, vuoi per carattere, perchè magari a molti qualche contrattempo non da fastidio, o per la tipologia di acque che frequentano, dove magari maggior profondità e flusso, non ne evidenziano particolari difetti, finisce che non sentono necessità di modificarlo.

Io invece in anni di utilizzo nei miei fiumi appenninici misi su una lista non breve:

1) Troppo grande: 1 Cm di lunghezza di acciaio satinato risulta troppo visibile su lenze con pallini molto piccoli e molto distribuiti

2) La satinatura può portare a riflessi di luce, dovete pensare che anche solo la schiacciatura dei pallini di piombo se non fatta bene (parlo mordendoli…) può creare acciaccature che riflettono anche su di un pallino del n°12 in acque trasparenti son state rilevate anche di queste attenzioni da parte dei cavedani, fate voi… io ad esempio non uso se posso ami di color satinato, ma ne cerco sempre di colori più opachi, cioè che riflettano il meno possibile.

3) Il Cm di lunghezza come dicevamo risulta troppo anche perchè è una “barretta” su cui i terminali se scarichi tendono ad appigliarsi perchè ci fanno fulcro e si ribaltano.

4) sempre il Cm di lunghezza quando mettiamo molta lenza a terra (anche 60-80 cm cioè pure oltre la lunghezza del terminale) cosa che a volte si rende necessaria per frenare una lenza con un basso molto leggero e frazionato, raccatta sporco e se trova grossi ostacoli, può ribaltarsi ed agganciarvi il nylon del terminale

5) Il gancetto del 435 se lasciato originale (con terminale corto) si aggancia alle maglie del guadino, e il pesce che si dimena dentro finisce per strappare il terminale; come è anche accaduto (un paio di volte) che un pesce in fase di combattimento strisciando nei pressi della nassa abbia beccato con il gancetto le sue maglie, come è pure accaduto che sfiorando un’ostacolo quel maledetto ci si sia agganciato…ora capirete, mi sembra inutile avere più carico di rottura e un costoso fluoro carbon di terminale per reggere il più possibile alle eventuali abrasioni da strisciamento, se poi ci si impiglia il ferretto.

Tutte cose rare, o molto rare, ma accadute personalmente, e a me per carattere ne basta UNA che devo subito trovare la soluzione, perchè il pesce se rivuole la libertà anticipata dopo aver “toppato” se la deve guadagnare tutta al 100%!

Io mi impegno a più di 65 anni a stare in acqua anche in inverno a giocare alle tre carte con lui per ore, se vuole mangiare a sbafo che cerchi un’altro.

6) La metodologia di collegamento con gli avvolgimenti a capi di nailon doppiati, una volta scattata nel falso occhio non esce in asse, è un disturbo non solo visivo, ma anche potenzialmente pratico, specie per il baffo angolato che uno dei due capi forma, che crea pure un effetto elica durante il recupero.

7) Dopo un bel combattimento dentro al falso occhio scendono per colpa della forte trazione più spire, che sono una benedizione per quanto riguarda il supporto alla frizione nei momenti in cui quella non può più soccorrervi…però nel caso si debba cambiare un terminale rotto, anche se avete due capi di nailon che si tengono bene, svolgendoli si finisce per fare tappo sull’uscita del falso occhio e si bestemmia…perciò il consiglio è di aprire leggermente il falso occhio con l’unghia e poi riappoggiarlo successivamente all’estrazione del nylon.

Ma in definitiva a me piacciono le cose PULITE e LESTE perchè la SEMPLICITA’ porterà sempre in dote anche la RESA

Così come avevo già fatto con il Berkley iniziai a ridurre anche il 435 (size 1) e non contento, perchè aveva comunque tendenza ad incagliarsi e ribaltarsi nello sfregare sul fondo, oltre a raccogliere sporco, arrivai nel giugno del 2010 alla soluzione del 3 occhi, che non fu solo un’esercizio da pignoli, perchè anche se evitare il nodo a monte ( quello del trave) non era certo determinante per la tenuta del terminale, la soluzione nuova equilibrava l’oggetto riducendone l‘ingombro ( che passava da 10 mm 7 mm) senza penalizzarne la tenuta e facendolo sia incagliare che ribaltare meno.

In foto è riportato come si collega, prima la lenza madre e successivamente il terminale in modo che lo si possa svolgere senza problemi in caso di sostituzione.

A parte qualche turba, quando nel 2009 scoprii dei gancetti (attacchi rapidi con occhio) della Vincent che con i loro 5 mm. mi attraevano perchè comunque utilizzabili anche come no-nodo…(c’è chi li usa tutt’oggi) …turba scomparsa perchè erano veramente troppo minuscoli e perciò poco pratici da maneggiare e sottoposti al rischio scioglimento per le poche spire che si poteva avvolgere in quei 3 millimetri di gambo che rimanevano disponibili; insomma ormai sembrava fatta…invece no, ero ancora in caccia di qualcosa…era emersa la mia smania di “storico” volevo sapere a tutti i costi di chi fosse stata l’idea, del senza-nodo, chi era il genio, così, un pò come avevo ricercato scoperto a suo tempo con gli ami ad occhiello chi era il padre dei Partridge Vincent Marinaro; anche questa volta cercavo il “colpevole”.

La Berkley essendo americana non era contattabile e la sua serie dei no-nodo è ora intestata a K. MacMahon che probabilmente è il pescatore americano che lo ha ideato, ma non sono riuscito ad andare oltre.

Invece in Italia cercando e parlando con gli spinnofili, approdai il 13 di marzo del 2018 a Nunzio Di Stefano classe 1946 pescatore siciliano di Mazzara del Vallo, ma residente e occupato prima a Spezia e ora in Toscana, conosciuto ed apprezzato costruttore dei pesciolini finti chiamati commercialmente “Pinocchio”.

Una volta contattato questo signore mi rivelò che a suo tempo (non ricorda nemmeno lui quando) aveva ideato un suo senza nodo a spirali, che una volta osservato non mi dette pace finchè non ne realizzai uno uguale ma ridotto che mi fosse utile per la pesca alla passata!

Questo è il mio oggetto definitivo, niente nodi, niente complicazioni per sciogliere eventuali terminali rotti, perchè in questo caso la coppia di fili di nylon si svolge senza dover forzare il falso occhio dei senza nodo di Stonfo, insomma sono al capolinea, doppio il nylon dopo un paio di avvolgimenti a monte dell’occhio centrale, metto un pallino size 12 o anche 13 a bloccare i due fili subito sotto al ferretto, e sono alla massima resa specie quando combatto pesci di mole con terminali fini e anche (finalmente) alla fine delle mie turbe da perfettino.

Nelle mie lenze il No-Nodo a spirale e l’amo ad occhiello sono diventati l’uno complementare dell’altro, dando vita a quella che io amo chiamare LENZA SENZA NODI!

In questo riepilogo “ tecnico/storico” non posso fare a meno di citare Massimo Magrini pescatore di Chiesina Uzzanese che nel tempo, oltre ad essere un vero amico, ha finito per essere l’unico e puntuale mio rifornitore di ferretti no-nodo, con una capacità manuale estrema, tanto da averlo dovuto richiamare all’ordine perchè me ne costruiva di troppo minuti che non riuscivo a vederli…oltre a socio per aver creato con me durante il look down del 2019 per il Covid il mio canale You Tube (Zaccaria Australi) dove appaiono i video per potersi costruire (per chi ne sentisse necessità) -partendo dall’originale 435 di Stonfo – tutte le tipologie e le taglie di no-nodo artigianali che ho maturato in questi anni, o che sono anche apparse fatte da altri pescatori, penso ad esempio al no-nodo girella di Tosi Dante.

Un’ultima curiosità prima di concludere; il 7 Novembre del 2009 alle 22,15 e prima alle 17 (lo testimonia le “proprietà” delle foto che scattai all’epoca) in piena turba ferretto iniziai a pensare di trasportare la soluzione “avvolgimenti” anche sull’amo per arrivare alla tenuta finale massima realizzabile; presentai anche la cosa all’amico Giani Claudio che era amministratore delegato di C.O.L.M.I.C. è fu incredibile conoscere da Claudio come lo stesso giorno che io partorivo l’idea, una ditta Americana brevettava quella tipologia di amo, con il nome di Hook easy 2 e ne proponeva alla sua ditta la commercializzazione per l’Italia!

Cosa dire ancora, se non che di queste soluzioni per la pesca alla passata (ami ad occhiello e no-nodo) mi tengo in dote un giusto orgoglio, dovuto anche al fatto che in questa tecnica (pesca al colpo) queste due son state le uniche vere novità da tanti anni a questa parte che non provenissero dal mondo dell’agonismo, dove tante menti volte verso l’unico scopo di catturare di più e più velocemente, son sempre state il volano per le novità.

Oltretutto anche con un minimo di orgoglio nazionale, visto che le novità nel mondo della pesca sono spesso provenute da Francia e Inghilterra (dove l’amo ad occhiello è molto usato, ma non quello da mosca per pescare al colpo).

A.Z.

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