COSE  E   PERSONE   D’ALTRI    TEMPI

Una ventina di anni fà leggendo un PescaIn dell’epoca incappai in un articolo, non ricordo l’autore, che aveva per titolo: “Cose d’altri tempi”  vi appariva un vecchio pescatore d’Arno con in mano tutte le sue licenze di pesca accumulate negli anni, e una vecchia fissa in canna dolce su cui era stampata a fuoco una stella e la scritta “della Sieve”, dietro le sue spalle faceva da sfondo l’inconfondibile architettura  del Ponte Vecchio…forse è nata allora la mia voglia di “ricostruire” il percorso di quest’arte artigiana dello scegliere e assemblare  quelle vecchie canne, e anche se quì su MF ho già scritto di loro, tutte le volte che apprendo  qualche nuovo particolare mi viene voglia di tornare sull’argomento, di mettere, si sarebbe detto una volta: su carta, ciò che ho appreso, perchè non vengano dimenticate quelle che furono le origini delle nostre attrezzature da pesca.

Così quando ho avuto la possibilità di conoscere di persona il Sign. Roberto Borgi (detto Boghe) vecchio agonista fiorentino, (1940)  anzi non di Firenze ma di Scandicci, che è un piccolo paese attaccato alla città nel cui territorio scorre il fiume Greve, non ho perso tempo a chiedere…in realtà il tutto è avvenuto in due tempi, come si deve fare…prima la conoscenza, e poi nell’incontro successivo a pochi giorni di distanza, le mie tante domande e la  vera chiacchierata.

Roberto, almeno in zona è l’ultimo artigiano/pescatore che sa costruire una canna da pesca dalla pianta di Arundo donax,(canna dolce nostrale)  in specifico Roberto si diletta a farne per la pesca in velocità all’Alborella, si è specializzato talmente tanto in quella pesca, e in quell’arte costruttiva, da prendersi l’appellativo di : “Boghe”, si perchè dovete sapere che con il nome Boghe a Firenze si identificava quella che poi sarebbe risultata essere una specie a se: la Rovella, che fino ai primi anni ‘90 era sempre stata accumunata anche dagli ittiologi al Triotto padano.; insomma il Borgi pescava Alborelle e Boghe in velocità, con una grande capacità, tanto che l’amico e compagno di società Tesi gli cucì addosso  il soprannome del pesce.

E non c’è cosa più “forte” dei soprannomi, specie se a portarli è un’abitante di paese, spesso accade che anche i figli invece del cognome vengano identificati con: “ sono i  figli del…e soprannome a seguire…

Non so onestamente se anche per Roberto è stato così, perciò chiudo questo inciso di divagazione e rientro veloce nel mondo della pesca.

Figlio di un “Renaiolo” della Greve del 1901  (quelli che con i  barconi andavano al centro del corso d’acqua a scavare e portare in barca la rena con una lunga pala) ha da subito frequentato il fiume toscano e iniziato a pescare appunto con quelle vecchie canne, tanto che già negli anni ‘50  si arrampicava sulle impalcature che erano state erette per rimodernare in Scandicci una pescaia sulla Greve, per poter da li pescare al centro del fiume.

Nel parlarci ti rendi conto che  i ricordi gli sgorgano limpidi da una mente ancora lucida e da un fisico atletico e  attivo, Roberto è ancora un agonista !

Magari accade che la cronologia sia a sbalzi, dettata da quello che la memoria ha impresso in modo più profondo, ma è bello così, tanto che non mi viene nemmeno da interromperlo per ricomporre il puzzle della loro datazione, così escono sgomitando fra loro i  ricordi di quando il “Bomba” ( olimpionico del “Settebello” che aveva gareggiato alle Olimpiadi di Roma del ‘60 ) gli insegnava a nuotare in Greve, le successive pescate in Arno a bocca di Sieve con i  fichi per prendere i  cavedani e il dormiente per prendere i  barbi, e i ricordi  agonistici( Roberto dopo aver gareggiati con il Fishing Club di Scandicci è stato per circa 20 anni Presidente della società di pesca di Firenze: BELLARIVA)  così gli escono dalla bocca tanti nomi, che a me non essendo agonista non dico quello che potrebbero dire a chi gareggia per decine di anni ai massimi livelli;  anche se tanti di loro  gli ho memorizzati sin da ragazzo sentendoli echeggiare dentro i negozi dei Caccia&Pesca o leggendo le pagine delle cronace di agonismo riportate dal Bastianacci sul mensile Pescare, ed anche  ritrovati successivamente da adulto quando ho iniziato a ricercare le vecchie riviste di pesca degli anni ‘30-40-50-60…così  arrivano i nomi  del Mario Rampini della lenza Orvietana ( che ora abita a Firenze) oppure dell’agonista Orsucci di Lucca con cui Roberto si scontrava spesso in gara duellando fino all’ultimo pesce …ai nomi dei vecchi negozi di pesca di Firenze, come quello dei fratelli Piero e Paolo RAIMONDI in via Panicale n°51-53 dove Roberto aveva acquistato le già nominate canne “Stella della Sieve”prodotte dall’artigiano Mariano che prima aveva il negozio in via Torcicoda e poi in via A. Del Sarto.

Vi metto la foto di  un cartello che era affisso nella bottega dei Raimondi negli anni ‘70 e che ora è appeso dentro al negozio La Pechè

Ma quello che è più interessante sono i  ricordi dei costruttori delle canne da pesca in canna dolce di cui Roberto in più di mezzo secolo ha messo via una vera e propria collezione: Arduino Pecchioli,  – Ariano Campatelli – Mariano – Enzo Pieroni – F.lli Tatti – Giorgietti – Spadi e per ultimo anche certo Aroldo Scarlatti di Scandicci, che era amico di suo Babbo, nonchè il referente della Provincia per gli interventi sui fiumi in caso di piene.

Dello Scarlatti Roberto conserva una 7 metri a cui (vista la fattura perfetta) è particolarmente affezionato; “era una canna destinata a mio fratello”, mi racconta Roberto, ma poi lui voleva una 8 mt. (questa è 7,30) mi dice, all’epoca si arrivavano a costruire anche di 9 mt!

La caratteristica di questa canna è presto detta: è già un evoluzione “moderna” 4 soli pezzi tutti da 1,90 in modo da avere solo 3 ghiere ad interrompere  la curva naturale e preservare la massima leggerezza dell’insieme!

Mi dice Roberto: “lo Scarlatti era veramente un’artista molto preciso, aveva una produzione limitata a se e a qualche amico, aveva un carattere solitario, era uno che dava poca confidenza, questo mi riporta alla mente i racconti su Arduino, che anche se commerciante e dunque rivenditore di canne, non aveva certo un carattere semplice, di questi vecchi fiorentini mi piace molto la descrizione che mi dette tempo fa l’amico Andrea Dainelli : “quei vecchi fiorentini, moccoli e bestemmie, forti con i  forti, ma dolci c’o figlioli” …

Roberto al primo incontro che abbiamo avuto, mi ha promesso una 7 metri di Arduino, che io avevo posseduto e rotto sotto le ruote della mia bici Atala 24 … era il 1971 avevo 15 anni, il ricordo era amaro, e la voglia di rivedere quella scritta in corsivo del maestro artigiano fiorentino  dell’epoca, marcata a fuoco sul calcio della canna, tanta!

Così a questo secondo incontro Roberto si è presentato con ben DUE canne da 7 metri di Arduino, e mi ha detto: “Scegli quale vuoi, te la regalo”!

Non credo ci sia da aggiungere commenti al gesto, che da solo spiega chi è Roberto Borgi

Dalla sua macchina Roberto inizia a scaricare canne, e altri oggetti da pesca…dalla vettura esce una tale quantità di materiale da poterci allestire un Museo ( che non sarebbe una cattiva idea per non perdere il ricordo di questa tradizione artigiana) ; siamo davanti al conosciutissimo negozio La Pechè di Francesco Casini e Franco Matucci, sito in via Anton del Pollaiolo n°82  a Firenze, è la classica giornata di Agosto, poche macchine che scorrono lente sulla strada e davanti al negozio abbiamo tutto lo spazio, pure all’ombra, per allungare le canne e guardare queste opere artigiane senza tempo…ho anche l’onore di farmi fare da Pesce/Fotografo dal Casini, mentre metto in piega la Arduino che ho scelto!

Guardo la firma a fuoco Arduino impressa sul calcio, e un gruppo di nodi ravvicinati a 20 cm dalla sommità del vettino…: è un “Sopranni” mormora Roberto…so cosa vuol dire…l’ho imparato leggendo un’articolo di Roberto Picchianti su Arduino, sempre su di un vecchio Pesca In:  quei nodi ravvicinati sono la crescita più lenta che la canna ha avuto durante l’inverno, è il timbro tecnico di Arduino che usava preparare le vette delle sue canne con delle punte  che avessero almeno 3 inverni sulla pianta, perchè in prossimità di quei nodi ravvicinati si veniva a creare una resistenza maggiore, e una sicurezza sull’integrità della vetta sotto i  carichi più impegnativi.

Ho un’attimo di “sbandamento” quando dalla macchina come dal cilindro di un vecchio mago di professione, esce un “Panier Sègiè” originale, guardo il Casini, che conferma: “ Panier Siège”!

Il famoso sedile a canestro in vimini e paglia dei francesi.

Roberto lo acquistò nel 1971 in un suo viaggio in Francia in un negozio di Caccia&Pesca transalpino.

Non mi sono ancora ripreso, che dal bagagliaio esce una zucca di quelle che si usavano dagli  anni 30-al 60 per metterci dentro i  pesci che venivano pescati, per conservarli fino al loro consumo a tavola, o per I professionisti per portarli il Venerdì a vendere al mercato, o per le vie del centro, legate dietro alla bicicletta, camminando e strillando: “Pesci d’Arno…”

E’ una zucca veramente grossa, resa internamente impermeabile come usava allora con la nera pece greca. (Foto 7 e 8 )

Subito dopo ne appare anche una più piccola, alla quale Roberto ha dato una lucidata.

Sono ancora lì che fotografo ed ammiro questi reperti, quando Roberto mette sul gresse  due rotoli di stoffa che contengono le sue creazioni…anzi per dovere di cronaca, per primi escono dei vettini in midollo di bambù, ancora da rifinire ( dice Roberto) che vengono consegnati nelle mani di Francesco Casini

Roberto si siede sul Panier…e guarda le sue canne in canna dolce da Alborella belle in mostra ai suoi piedi, sono la serie delle “corte” fino al 1,90

poi è la volta del rotolo di quelle lunghe fino a 3,30

fra cui spicca, mostrata da lui, l’unica canna che non è di sua costruzione una 3 dell’amico rivale Orsucci marcata Ch-Or  che sta per Chines-Orsucci il  duo lucchese di cui il primo fini per divenire il selezionatore più capace e famoso delle nostre nazionali di pesca al colpo.

Roberto mi parla di queste canne, del fatto che dopo il taglio abbiano bisogno di 3 anni di stagionatura per asciugarsi e divenire buone per essere lavorate, di come il loro procedimento costruttivo non abbisogni di ghiere, ma solo di una buona pratica nel procedere a ridurne il diametro con dei ferri tubolari ad invito scaldati al fuoco (come del resto la canna…), che lui si è costruito da solo, e poi raffreddati in modo improvviso sotto un getto d’acqua fredda, tanto da ottenere dallo stesso pezzo due diametri scalati dal più grosso al più piccolo senza dovere fare innesti; alla fine si procede solo ad una legatura di rinforzo dove si andrà  ad inserire il pezzo successivo, anche quello opportunamente scalato, in cui sarà inserito il vettino in midollo di bambù.

E’ un piacere osservare queste canne, un piacere per gli occhi, la semplicità della natura, e l’arte manuale del trarre da lei quello che serve, con solo il nome dell’autore stampato a fuoco sul calcio, tutto riporta indietro, agli albori della nostra arte: semplicità e resa!

A.Z.

4 pensieri riguardo “COSE  E   PERSONE   D’ALTRI    TEMPI

  • 27 Agosto 2022 in 18:43
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    Anch’io ho iniziato con quelle canne che allora si chiamavano fiorentine…..cosa dire a 70 anni passati questo ricordo mi riporta cinno con a fianco campioni della lenza casalecchiese ….bello

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    • 29 Agosto 2022 in 11:51
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      Ciao Paolo io come ho scritto, non sono un agonista, ma ho seguito e letto tanto dell’ agonismo, la Casalecchiese ha una grande storia nel panorama agonistico italiano, ho appena letto un’articolo del 23 Settembre del 1951 dove la compagine di Casalecchio appare in gara nel V Campionato Toscano come semplice invitata, e naturalmente vince…con personaggi tipo: Aurelio Pullega, e il campione Italiano ( poi mondiale) del 1948 Vigarani .

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  • 28 Agosto 2022 in 11:55
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    Bellissimi ricordi, complimenti a te, a Boghe(con tutti gli artigiani di prima che non ci sono più) ed a Casini che continua a ricordare certi prodotti. Da museo, ma non per stare fermi lì e basta. Infatti te Zaccaria fai ancora vivere certi attrezzi fatti con l’ingegno, la pazienza e la passione, Davvero.

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