QUANDO I BARBI GLI’ERANO TICCHIOLATI
Il barbo autoctono del distretto Tosco-Laziale
Riconosciamo la specie
Che quei pesciolini minuscoli con ancora il sacco vitellino da riassorbire e i puntini neri sul minuscolo corpo fossero barbi, è una delle prime cose che ho imparato dei pesci perchè erano quelli che più facilmente riuscivo a catturare con la catinella, visto che diversamente dagli altri verdolini ( vaironi e cavedani) avevano meno l’attitudine di saltarne fuori quando la tiravo su…erano le mie prime catture, le mie prime estati in solitudine sul torrente Comano che scorreva sotto la mia casa di campagna : 1962-63-64 una vita fa …forse due.
BARBO ETRUSCO Barbus tyberinus ( Bonaparte 1839) (Bianco 1995)
Se c’è una cosa relativa a questo pesce su cui voglio sgombrare subito il campo è il suo nome popolare che ancora resiste fra molti Pescatori Sportivi: Barbo canino!
Ecco: Barbo canino: NO-NO-NO!
A questo proposito vi metto una foto tratta dal web che considero molto utile per comprenderne le differenze a colpo d’occhio, anche se non tutti gli esemplari le hanno così evidenti
Non chiedetemi come nasce questo “disguido” fra I pescatori, di certo dalle letture, ho ritrovato che sul n°21 della Gazzetta della Pesca del 1967 era uso chiamare così in Toscana il Tiberino, sostenendo che fosse una sottospecie di quello comune; molto probabilmente il nome nasce dalla sua livrea a puntinatura più o meno intensa anche sulle pinne che lo faceva essere morfologicamente simile più al piccolo Barbo Canino padano ( di cui magari si era sentito dire) che non alla livrea a tinta molto più unita del Plebejus; comunque visto che la cosa a distanza di 70 anni è ancora dura a morire,vi confermo che il barbo puntinato che troverete ancora in rare postazioni montane nel centro italia, è una specie a se, già osservata con acutezza e per la prima volta ( visto che il famoso Linneo mai venne a studiare la fauna Italiana) dal naturalista Luigi Bonaparte nel 1839 “retrocessa” successivamente a sottospecie da altri studi ( es. Dal Canestrini 1866) e poi portata di nuovo in auge e riconosciuta come valida a livello mondiale in base ai lavori dell’Ittiologo P.G. Bianco nel 1995.
Detto questo invito tutti quelli che mi leggono a partecipare a divulgare il nome esatto:
Nome comune BARBO ETRUSCO nome scientifico Barbus tyberinus
Ah per inciso; visto che ci siamo aggiungete anche che il Barbo alloctono europeo immesso nelle nostre acque al 90% NON E’ IL BARBO SPAGNOLO , altra nomea popolare che resiste nel tempo…( oltretutto nella penisola Iberica, vado a braccio, ne esistono 7 specie ora classificate miste fra i generi Barbus e Luciobarbus)
In Italia al momento di barbi alloctoni: “Spagnoli e non “ come recita la Tosca D’Aquino nel Film il Ciclone, abbiamo due sole specie, una immessa nell’Ombrone ed ora anche in Merse- Tevere -Paglia e affluenti. che comunque è classificata nel genere LUCIOBARBUS: il Luciobarbus Graellsii, per intendersi quello che ha le scaglie grandi come quelle dei cavedani.
L’altra specie quella che tutti peschiamo a giro per l’Italia è invece il BARBUS barbus del centro Europa: autoctono dall’Inghilterra a tutta l’Europa Centrale , fino ai paesi dell’Est Europa lungo tutta l’asta del Danubio.
Chiarito questo torniamo al barbo del centro Italia:
Il Barbo Tiberino come abbiamo visto, ha una nascita, una morte, una rinascita, non è il Messia, ma poco ci manca, anzi…ci sta che muoia di nuovo e i pretendenti “assassini” non sono pochi… si va dal “geneticidio” proposto da diversi Ittiologi, visto che nel 2015 il Ciuffardi et. altri in un lavoro sui barbi della Liguria (ultima propaggine a Nord dell’areale originario della specie etrusca: fiume Magra e Vara, evidenziano differenze genetiche dal Padano per loro non eclatanti … ( arrivando a supporre che possono non essere bastati dai 2 ai 5 milioni di anni di isolamento geografico dovuto all’innalzamento dell’Appennino per farlo diventare una specie nettamente distinta dal Plebejus padano; Chi sa? )
All’Ibridicidio ad opera di altre specie di barbi, transfaunati dall’uomo sino dai primi del ‘900 (Plebejus) e poi da circa metà anni ‘90 dall’introduzione e espansione del Barbus barbus europeo.
Il soggetto puro dunque è ormai alquanto difficile da reperire nei fiumi toscani del piano, anzi gli Ittiologi prendono con le molle tutti I ritrovamenti fatti sotto quota 600 d’altitudine , dove anche soggetti dalla morfologia impeccabile, a fronte di analisi genetiche testimoniano di essere già possessori di una parte di geni di almeno uno dei due barbi maggiori sopra citati.
Questa è la cartina del suo areale originario
A promemoria vi lascio delle vecchie e rare foto riferite al ceppo originale.
Foto ahimè in bianco e nero, due delle quali riprendono solo il muso di due grossi esemplari:
Una ritrovata dal dott. Stefano Porcellotti sull’Enciclopedia della Pesca edita dalla Sadea Sansoni nel 1967
L’altra da me su di una rivista di Pescare del Marzo del 1968
FOTO 6
Un’altra foto di un Tiberino puro, ritrovata sul mensile di pesca IL TEMPO DI PESCA del 1952
Vi metto anche la foto di un Barbo etrusco che apparve in un opuscolo della casa editrice Olimpia nel 1985 l’opuscolo dedicato al barbo e ai pesci minori fu opera dell’allora giovane Vice-Direttore Alessandro Menchi che avrebbe poi assunto la direzione del prestigioso mensile Pescare nel 1990.
Dei nostri giorni vi posto invece la foto di due Tiberini di 8 mesi di età inviatami dalla Ittiocoltura Molin di Bucchio ( Ar) l’unica al mondo ad essere riuscita a far riprodurre il Barbo Tiberino in cattività, non deve essere stata una cosa banale, visto che a monte sono avvenuti diversi fallimenti. I miei più sinceri complimenti a questi studiosi allevatori che cercano con scarse finanze di mantenere accesa la speranza di salvare questo ed altri endemismi toscani!
Parlando di Ittiologia…
Dalla foto del disegno originale del Bonaparte del 1838 dove il medesimo ha disegnato anche la scaglia, si vede bene come questa sia molto meno ovalizzata di quelle dei barbi maggiori, dove sia il Padano che l’Europeo le hanno di un’ ovale più accentuato.
Ancora…
In Ittiologia nel gennaio del 2006 appare un bellissimo lavoro dell’Ittiologo Massimo Lorenzoni che ora se non vado errato è presidente della AIIAD (Associazione Italiana Ittiologi Acqua Dolce)
Lavoro eseguito sulle popolazioni di Barbi presenti all’epoca nel Paglia, dal lavoro di cui vi metto alcune foto si vedono lle differenze morfologiche fra le tre specie di barbi presenti, e anche la rilevazione che tramite la lunghezza della pinna anale possiamo stabilire la differenza di sesso nella specie.
Vi metto anche una foto che ritrae un misto di Barbus Plebejus e Barbus Tyberinus presi da me in Sieve nel 1998 quando ancora si potevano ben distinguere fra loro le due popolazioni, perchè l’immissione del Plebejus in quella buca era avvenuta da pochi mesi.
Altre due foto ritraggono l’ibridazione ormai avvenuta ( 2002) fra il Barbus barbus europeo e il ceppo originale di Tiberini del Serchio, si vede bene che le caratteristiche morfologiche delle due specie si stanno ormai “fondendo” fra loro.
Spesso capita che mi mandino una foto e mi chiedino: Ma questo barbo secondo te è puro?
Ormai non rispondo più, non perchè sia maleducato, o mi faccia fatica, ma solo perchè ripeterei quello che ho già scritto tante volte: ad oggi, specie su catture effettuate sotto le quote montane, Senza analisi genetiche molecolari non si può certificare la specie.
Vi metto la foto di un Barbo Tiberino con DNA certificato
Visto quanto sono diventati rari e quanto sono delicati questi barbi, colgo l’occasione per parlarvi della loro “manipolazione” a pesca, cosa che ovviamente vale anche per gli altri pesci.
Sia che siate agonisti o pescatori per diletto, la cosa ( anche solo per opportunismo) riguarda tutti.
Fatto salvo la cosa più importante, cioè i tempi di esposizione all’aria, che devono essere I più brevi possibile, visto che il pesce vive in acqua…fuori dopo poco muore.
C’è un’abitudine consolidata, specie fra i non agonisti, le foto della cattura.
Quando prendete con una mano un grosso barbo serrandolo sotto gli opercoli, e lo alzate in verticale per fare la foto, ricordatevi che quella per il pesce non è una posizione naturale, gli organi sono per la forza di gravità innaturalmente compressi verso il basso, ma cosa ancora più dannosa, state comprimendolo con le dita all’altezza del cuore, che è posizionato internamente proprio in asse con le pinne pettorali, sul momento non vi renderete conto di provocare danni perchè il pesce al rilascio magari ripartirà bello arzillo…ma dovete tenere presente che l’adrenalina farebbe fuggire velocissimi anche voi se aveste rischiato da poco la pelle; e pure se siete feriti …le conseguenze nefaste per la salute del pesce sono quasi sempre successive, e si evidenziano anche a giorni di distanza.
Al calo dell’adrenalina; permangono nel pesce residui di cortisolo (prodotto dallo stress da combattimento) che possono far abbassare le difese immunitarie del pesce e condurlo ad una maggiore esposizione alle malattie infettive e in alcuni casi anche alla morte; perciò consiglio, “riguardo” e casomai per le foto di sostenerlo con le due mani.
Ma visto che mi immagino delle espressioni dubbiose…sono un pescatore da 60 anni e so bene come la viviamo; e anche che ci capita sovente di riprendere pesci già catturati, sentendoci perciò in diritto di sconfessare la scienza…andiamo a vedere in modo semplice come funziona anche un’altra cosa importante.
La Circolazione sanguigna nei pesci.
La circolazione nei Pesci è di tipo semplice: il sangue venoso arriva al cuore, da questo viene pompato alle branchie (per gli scambi gassosi, l’escrezione di ammoniaca o urea e eventuali sali in eccesso) e distribuito (senza passare nuovamente per il cuore) a tutti i distretti del corpo; per far si che non ci siano “ritorni di flusso” verso il cuore, nella “vena di uscita” la natura ha posizionate delle “valvole unidirezionali” costituite grossomodo da membrane lamellari che se compresse o sottoposte ad un brusco aumento di pressione ( provocata ad esempio dalla pressione delle vostre mani, o anche dalla prolungata sospensione verticale) possono subire danni e avere poi delle disfunzioni successive…le valvole citate sono le Kl che trovate nel disegno allegato.
A.Z.