LE ORIGINI della PESCA ALLA PASSATA e la sua PASTURAZIONE

“Il fascino della pesca alla passata sta in buona parte nel perfetto connubio fra il contatto con l’ambiente e la messa in atto delle raffinatezze che fanno parte della tecnica vera e propria”

Mario Albertarelli (1996)

Riferendoci alla “pesca alla passata” intesa come la intendiamo oggi, con il galleggiante e quant’altro, che scorrono nell’acqua, a seguito di una pasturazione fatta sul momento, parliamo di una tecnica antica ma non primordiale

 

1304-1309 PIETRO DE CRESCENZIO

Fra queste due date in Italia , il bolognese Pietro De Crescenzio compone la sua opera sull’Agricoltura dove inserisce note anche sulla pesca, in realtà quella “ alla passata” non appare, il bolognese ci scrive solo che fra le tante pesche esiste anche quella con l’hamo la lenza e la bacchetta ( canna):

“L’hamo si appiccia ad una funicella fatta di peli bianchi di coda di cavallo, vi si avviluppa intorno il cibo che appetisce più ai pesci, si che non si vegga l’hamo, la funicella si lega al sommo di una bacchetta sottile, poi si getta nell’acqua come sa ogniuno…”

E con questo ci liquida, ma non pensate che questo “septuagenario” come lui stesso ci scrive ( cioè over 70 anni) sia stato un pescatore occasionale, o scriva per sentito dire; nella sua vita è stato uno studioso al soldo di tanti potenti e con loro ha trascorso periodi in tante città del centro nord, dove vista la sua passione ha sicuramente calato la lenza, ve ne cito alcune così da farvene rendere conto: Bologna, Ravenna, Senigallia, Asti, Imola, Ferrara, Pisa, Brescia, Piacenza, Ancona, Bergamo, Chioggia, Cortona, Cremona …
Dimenticavo Pietro conosceva già bene come esca pure i vermi della carne imputridita…

Pietro l’ho pure fantasticamente intervistato come avrebbe fatto Mario Albertarelli, ve ne rapporterò in futuro…

1493 KOBEL

A giro per l’Europa nel medioevo appaiono anche degli incunaboli piccoli manoscritti antecedenti la stampa poi andati ai “torchi” …. nel 1493

Sono racchiusi nel manuale tedesco di Kobel ( autore ed editore) stampato ad Heinelberg nel 1493 che rappresenta il primo manuale che tratta di sola pesca per diletto stampato in Europa, ma di cui a noi sono giunte solo due copie anonime del 1498 (stampate da Hans Sporer a Erfurt e da Mathis Hupfuff a Strasburgo)
Dove però personalmente non ho trovato tradotto niente che riguardi la classica conduzione della pesca a passata.

1497 JULIANA BERNERS

Della pesca al colpo non ho ritrovato tracce nemmeno sul più vecchio testo Inglese della Badessa Juliana Berners ( A TEATRYSE) – 1497 dove però si leggono pure quì utili indicazioni di come condurre il combattimento, dimenticati nell’articolo precedente ( quello sul combattimento con la canna) …rimedio subito:

Per quanto riguarda il galleggiante, quando lo vedete affondare dolcemente nell’acqua o muoversi in superficie, allora date lo strappo. Abbiate cura di non ferrare mai troppo forte per la resistenza della vostra lenza, in modo da non romperla. E se sarete così fortunati da prendere un pesce grande con un piccolo amo, allora dovrete condurlo nell’acqua e farlo lavorare sin tanto che affaticato o sopraffatto non morirà. Poi cercate di prenderlo al vostro meglio o come potete, senza mai forzare troppo la vostra lenza. Se vi è possibile, non lasciatelo venir fuori dall’acqua proprio davanti a voi, ma tenetelo sempre sotto la canna e vicino al livello dell’acqua, in modo che la vostra lenza possa sostenere e sopportare i suoi balzi e le sue immersioni con l’aiuto della vostra canna e della vostra mano.

Ci dice anche di pescare con galleggiante in acque correnti:

“Per quanto riguarda i torrenti, voi potrete pescare in ogni posto in cui il fondale sia profondo e chiaro: cioè non un fondo argilloso o ghiaioso, né con fango od alghe. In posti migliori sono in prossimità di un piccolo vortice di corrente o di un riparo, per esempio una riva infossata, o tra le grosse radici di un albero, oppure nei punti in cui vedete delle erbe galleggiare sull’acqua, poiché i pesci spesso si nascondono sotto di esse. Va anche bene pescare in corsi d’acqua profondi e rapidi, presso cascate o dighe, nelle chiuse o nei canali dei mulini, così come si può pescare dove l’acqua ristagna sulla riva, o dove scorre veloce e l’acqua è profonda e chiara, in tutti quei posti dove voi riuscite a vedere dei pesci che salgono in superficie o che si stanno nutrendo”

Ma a questo punto arriviamo a questa benedetta “pesca alla passata” :

E’ il 1538 BASURTO

DIALOGO DI BASURTO e il Tratadico de la pesca Spagna 1538

In Spagna se ne accenna finalmente per la prima volta in Europa, in uno scritto risorgimentale: Il Dialogo di Basurto manoscritto del 1538 andato in stampa a Saragoza nel 1539 ma di cui esiste un unico esemplare ritrovato nel 1960 in Francia e ora posseduto dalla Bibliothèque de l’Arsenal a Parigi 1

Vale la pena conoscerne la storia…

Erano appena trascorsi 7 anni da che Cristoforo Colombo aveva scoperto l’America…Georg Koch era un giovane asburgico che aveva deciso come molti altri giovani della sua epoca di espatriare in Spagna, così nel 1499 raggiunge Saragoza (Aragona) cambia nome e assume quello di Jorge Coci, si butta negli “affari” ed acquista da due vecchi connazionali l’unica macchina da stampa all’epoca presente in Saragoza.

Lo so vi state chiedendo, ma la pesca?

Quando si tratta di “Storia di Pesca” è bello nel ricercarne le origini, non soprassedere su chi ha dato modo che gli scritti antichi ci pervenissero, e Georg K. o J.C. come preferite, è sicuramente uno di loro, anzi, uno dei primi, insieme all’editore Inglese ( Londinese) Wynkyh De Worde che nel 1497 diede alle stampe l’opera della badessa Juliana Berners (Teatryse), che abbiamo letto sopra…aggiungendo per la prima volta al suo testo originale anche “ La Pesca con la lenza”.

Ma non divaghiamo troppo…

Georg come editore stampatore, ha il merito di aver “annusato” un pescatore/scrittore spagnolo ( probabilmente pescava anche Georg ma non ho certezze…) e di avergli dato credito, mandando in stampa un suo manoscritto che diverrà molto famoso e che vede il conio il 17 Marzo del 1539 !

In realtà l’autore Fernando Basurto aveva steso il manoscritto già nel 1538

Ma chi era questo Fernando Basurto?
F.B. ( 1470-1540) era un vecchio soldato aragonese che ormai ritiratosi in pensione dal 1520 a Saragoza, si sarebbe spento poco dopo la stampa della sua opera.
Ferdinando aveva passato la sua vita da giovane alla base dei Pirenei dove nasce il Rio Aragòn e li aveva iniziato a pescare, mettendo poi per scritto le sue lunghe esperienze con la canna in mano nel manoscritto del 1538 dal titolo:
– Dialogo que agora se hazia: dirigido al muy illustre señor don Pedro Martinez du Luna conde de Morata; señor de la casa de Illuece: con un vivo te lo do: por disconte; El qual ha visto Vasurto.-
Meglio noto come: il Dialogo Di Basurto.
E’ il dialogo fra un cacciatore e un pescatore, dove la pesca alla fine ha la meglio sulla caccia e il cacciatore diventa un servile allievo del pescatore.
Questo è uno dei testi antichi che ci tramanda come il pescare fosse già a quell’epoca, sicuramente in Spagna, ma anche in altre nazioni europee una attività per diletto e ricreazione ben conosciuta e radicata nei costumi popolari.
Anche perchè altrimenti il Georg Koch e Basurto avrebbero fatto un grosso azzardo commerciale se non fossero stati presenti in quella società I probabili lettori…
Ma entriamo nelle note:

In quel dialogo e nel suo “Tratadico” (trattato) si accenna alla trattenuta fissa con tanto di pasturazione a monte, ( lo vediamo fra pochino) ma oltre quello c’è un passo ben chiaro sulla pesaca alla passata quando parla di pescare il leucisco dell’Estremadura o il Naso Occidentale, che tradotto recita:

“ I vermiciattoli o anguillule sono una delle esche adatte per pescare il leucisco dell’Estremadura o il naso occidentale, pescando a passata, con piuma( galleggiante) e piombo in acque limpide e attrezzi sottili e non più di due o tre peli e la sedana non più lunga della canna. Bisogna attaccarli all’amo per la coda e si pesca con essi in ogni epoca dell’anno. “

Probabilmente siamo davanti alla prima descrizione della pesca alla passata che appare in Europa, non mi è dato di tradurre quelle “ anguillule” con un’esca conosciuta, in quel “ Vermiciattoli o anguillule” ci possiamo vedere anche il bigattino, d’altra parte nel 1600 in un testo italiano del padovano Africo Clemente c’è scritto che all’epoca il Rondelet (Guillaume Rondelet (Montpellier, 1507 – Réalmont 1566) l’Ittiologo più famoso di quel secolo) riteneva che le Anguille nascessero dalla carne in putrefazione del cavallo, e Africo ribadisce che secondo lui questo avviene con tutte le carcasse degli animali morti.. cioè che le loro larve fossero i bigattini di oggi… ma vedremo Africo fra poco

In un’altro passaggio del Tratadico per la pesca dei barbi con il “ caglio animale” si parla anche di pasturazione in corrente : “

“I pezzetti di scarto che non potrai usare perchè troppo piccoli, li userai per pasturare, li devi spargere a monte, perchè così la corrente te li porterà vicino all’esca e il loro odore richiamerà I barbi.”

Ma Basurto va oltre ed investe anche le origini del nostro lato “morale” riguardo alla pesca quando scrive “ l’avviso ai naviganti”:

“Non è irragionevole avvisare i lavoratori che non tutti i tempi che sono buoni per pescare devono andare a pesca, perché nelle loro case se ne sentirebbe la mancanza; né i chierici debbono recarvisi tutti i giorni, perlomeno non prima di aver compiuto il loro dovere con Dio dicendo messa e recitando le preghiere; e neppure gli avvocati, perché i litiganti ne sentirebbero la mancanza. Perché l’esercizio della pesca fa nascere un desiderio così impetuoso che non è nelle mani dell’uomo l’abbandonarlo quando la fortuna è dalla sua parte “

Spesso, anche quando non lo è aggiungo io…

LA SCIENZA E LA PESCA ALLA PASSATA

Accertato il primato Spagnolo, del 1538 ( la cui stesura inizia nel 1530) e conosciuta la sua storia, dobbiamo però calarci nel mondo della scienza per comprendere quando sono state fatte delle scoperte sul flusso dei fiumi, che poi sono risultate determinanti per comprendere anche il meccanismo di base della pesca alla passata.

1550 GEROLAMO ( Girolamo) CARDANO ( Pavia 1501 – Roma 1576)

Molti istintivamente pensano che il primo studio delle acque sia opera di Leonardo Da Vinci ( 1452 -1519 ) perché è noto che il genio toscano si era interessato alle acque dei navigli milanesi fra il 1482 e il 1500.

Altri meglio informati sanno degli studi che alle acque dedicò Galileo Galilei ( 1564 – 1642 ) che per regimare il Bisenzio (fiume toscano che attraversa Prato) nel 1631 propose un suo lavoro che però non teneva conto degli attriti…nello stesso periodo, collaborando anche con G.Galilei, ci sono anche gli studi del 1628 di Benedetto Castelli (Brescia 1578- Roma 1643) studi sulle portate e sulle esondazioni dei fiumi: es.Tevere e Po.

Ma chi veramente per primo pose le basi per la comprensione dei flussi delle acque dei fiumi che più ci interessano , fu Gerolamo ( Girolamo) Cardano ( Pavia 1501 – Roma 1576) si proprio l’insubrico, quello che ha inventato il giunto cardanico, uno che di attriti si cibava a colazione…è su di un suo lavoro del 1550 il trattato De subtilitate, che Gerolamo ci parla sia di quali esche usare per prendere pesci:

“Anche i pesci si possono prendere con il cibo e a questo scopo il cibo deve corrispondere a quattro requisiti. Deve essere profumato per attrarli da lontano, come si verifica con l’anice, il succo di pastricciano 8 e migliore tra tutti il comino.
Deve essere di sapore dolce, in modo da attrarre quelli che lo mangiano e ingannarli: di questo genere sono il sangue, soprattutto quello suino, il formaggio, preferibilmente quello di capra, il pane preferibilmente quello di grano; le farfalle e tra queste le migliori sono quelle fulve.

Sia svela per primo al mondo, e con prove matematiche, che le acque fanno attrito e rallentano sulle sponde, e che l’acqua superficiale è più veloce dell’acqua in profondità!”

Fra pescatori ci si da un tono tutt’oggi quando lo si insegna a qualche “novellino”, ed è trascorso quasi MEZZO MILLENNIO!

I lavori scientifici da allora ovviamente non si sono più fermati, cito anche Giambattista Beccaria ( famoso per gli studi dell’elettricità) ma che non mancò di studiare la velocità delle acque dei fiumi ( Trattato moto delle acque 1768)

Ma torniamo agli scritti sulla Pesca alla Passata

1577 WILLIAM SAMUEL

TORNANO I SUDDITI DI SUA MAESTA’

Ecco che riprende piede la bibliografia Inglese:

1573 o 1577 – The Art of Angling Edito da Gerard Eades Behtley( pare da ricerche storiche degli anni 2000 che il testo pervenutoci incompleto ed anonimo sia di un certo William Samuel morto nel 1580.

Su questo suo libro, appare un bellissimo dialogo far un Viandante e un Pescatore, che ci fotografa la passata come la conosciamo noi oggi: V: Viandante P: Pescatore

V: Oh, c’è stata una boccata!
P: Già, è un colpo.

V:Allora, c’è?
P: Non ancora, ma spero… adesso ci divertiamo, dammi del bugiardo se non vedrai un’altra boccata quando il galleggiante torna al posto di prima…

V:E’ quasi là. Ecco un’altra boccata! Bel colpo, tira su.
P: Piano, piano. E’ un bel pesce…

Sembra teatro, sembra di rivederci…

ANCORA ITALIA

1600 AFRICO CLEMENTE

Africo Clemente nel 1600 nel suo trattato sull’Agricoltura, ci scrive diffusamente di pesca con la canna, ma ancora non si ritrovano dettami della pesca alla passata nonostante la sue esperienza di pescatore oltrepassi i 60 anni di pratica Africo non la nomina espressamente, ma di lui voglio lasciarvi una chicca sugli ami, vi ho accennato nell’articolo ( Hamo ) che Africo preferiva quelli “todeschi” per la loro qualità di acciaio e rifinitura e nel proseguo del suo testo ci racconta che li usa da molti anni, perciò almeno dalla seconda metà del 1500, e si dice convinto, che volendo, anche qualche orologiaio di Padova che è pescatore potrebbe benissimo farne di altrettanto validi.

Questo passo mi ricorda molto lo scritto di Mario Albertarelli quando parla del vecchio amico Massola che a Torino nel 1948 comprava le molle degli orologi svizzeri per fabbricarsi degli incredibili ami…ma niente meraviglia perché ricercando proprio a Torini già negli anni 20 del ‘900 l’artigiano Raffaele Antonietti costruiva gli ami “Dora” forma italiana che apparivano sui cataloghi del grossista Sigismondi, ma non vi posso svelare tutto quello che riguarda gli ami su cui sto lavorando per il secondo articolo, perciò rimaniamo in tema.

Fra i suggerimenti di Africo, ne appare uno particolare, che fa pensare un’attimo alla passata a “sbalzello” in uso da anni fra gli agonisti (vedi Jacopo Falsini) :

“Una volta in pesca, ogni Ave Maria o al più tardo ogni Pater noster, fate moto con la ciba della bacchetta”…

In realtà sembra che l’accorgimento sia suggerito, per mettere in vista l’esca che poggia sul fondale, dove la corrente potrebbe portare foglie od altro a ricoprirla.

1653 ISAAK WALTON

Riecco gli Inglesi e il famoso “ The Compleat Angler”

La “guadinata” è un’azione di pesca alla passata importante, nel suo testo Walton la mette in “chiaro”:

“Attenzione, discepolo. Guardate, ho preso un bel pesce: mi accorgo ora che è una trota. Vi prego, mettete quella rete sotto il pesce, facendo attenzione a non toccare la lenza, perché altrimenti rovineremmo tutto. Benissimo così, discepolo”

Nelle mie ricerche ho anche trovato almeno una decina di vocaboli che si sono usati nelle varie epoche e regioni, per descriver il guadino, ve ne metto alcuni per curiosità: “Trubiotto” a Torino nel 1800 o “Trubia” vocaboli che vengono dal francese dell’epoca ( Trubleau) ma in Francia poi diventa “Puisette” o “Eipusettes” In Toscana: “ Ripaiola” a Milano “ Sibiello o Guadello” a Benevento: “Rughietello” Ma in volgare a giro i vocaboli si sprecano: “ Salaio” “ Presacchio” potrei continuare per molto.

Ora che abbiamo visto che la “Pesca alla passata” appare già nei testi Medioevali e rinascimentali, avviciniamoci all’epoca moderna, e mettiamo la lente sull’Italia

I MANUALI DI PESCA IN ITALIA

1843 ANONIMO

In Italia ho ritrovato scritti dal 1843 nel nostro primo manuale sulla pesca, che però non pare scritto da un pescatore, ma da uno che ha letto molti lavori precedenti e magari riportato le esperienze di pescatori sicuramente Lombardi, visto che è stampato a Milano. Colui che lo ha redatto aveva sicuramente letto i testi antichi come quello di Africo Clemente, ma alcune note sono anche riprese da uno scritto di Claro Giuseppe Malacarne apparso su di un testo tedesco nel 1826 Quando parla della pesca d’è Ciappin nel Naviglio milanese ( Cheppie)

In questo testo quello che fa impressione sono le note sulla pasturazione in corrente, intanto ad inizio testo nel capitolo dove si parla delle esche, c’è una realtà che non ti aspetti, perché l’anonimo esordisce così: “ I pescatori preferiscono i vermi della carne imputridita!”

Così veniamo a conoscenza che nel 1843 i bigattini si stavano già imponendo sulle altre esche naturali.

Nel proseguire ci spiega anche che il loro utilizzo non è solo come esca da mettere sull’amo, ma anche per pasturare : “ Per attirare il pesce gettasi a quando a quando nell’acqua un pugno di vermi e di carne fradicia…”

Ma non si ferma lì…: “per attirare i barbi e le reine , si fanno pallottole grosse come un pugno, con vermi di carne fradicia, terra grassa e sterco cavallino,( non avevano la destrina e l’arabica al tempo…) e le si colano in fondo all’acqua ove si vogliono pescare”

Ma le sorprese non sono finite, anzi…: “ quando si pesca in acque molto correnti, e d’uopo usare un’altro strattagemma, il quale consiste nel preparare una sottile cassettina capace di contenere alquante centinaia di vermi, forata in tutti i lati e per ogni verso, in modo che i vermi possino affacciarvisi e rampicare al di fuori, inoltre fa mestieri che a detta cassettina siavi attaccato un piombino, il quale la faccia calare sotto l’acqua, ad una lenza, o filo gagliardissimo, per tirarla innanzi e addietro a piacimento. I vermi lentissimamente e successivamente verranno a scivolare fuori dalla cassettina, e i pesci vi si raduneranno intorno. L’amo dovrassi gettare nella parte dell’acqua sopraincombente e dovrassi strascinar giù per la corrente fino alla cassettina.”

Che questo manuale non sia comunque banale lo dimostra il fatto che in Europa successivamente è stato pure ristampato in altre lingue, ne ho trovata una copia in spagnolo nel 1876

1862 MANUALE ING. CETTI GIOVANNI

Intanto è carino annotare di come i lavori antichi ( da i romani in poi) siano tutti dedicati dai vari autori al Signore Potente di riferimento dell’epoca, e spesso prima approvati dalla Santa Inquisizione…mentre in questo lavoro del 1862 appare per la prima volta ( che io abbia trovato) la dedica dello scrittore alla moglie…

Cetti Scrive il manuale per la pesca nel LARIO ( lago di Como)

Intanto passati due secoli e mezzo dallo scritto di Africo Clemente (1600) ci racconta che gli ami che hanno preso piede e vanno di moda sono gli Inglesi e gli Irlandesi.

Ci scrive che esistono i negozi di pesca, ma già questo lo avevo trovato in un manuale torinese del 1851, ( autore Paolo Domenino) poi visto che i primi grossisti di pesca in Italia nascono uno a Milano nel 1750 e uno a Torino nel 1844 vien da se che nel 1850 esistessero già anche i negozi al dettaglio.

Ma quello che ci racconta il Cetti è della mercanzia che il pescatore può trovare in questi negozi per pescare con la canna, ed è la prima volta che si ritrova scritto che ci si compra gli “scandagli per misurare la profondità” cioè le sonde!

Visto che ci sono, di questo manuale vi metto anche la pagina dei disegni dell’attrezzatura dell’epoca dedicata alla pesca con la canna, sono i disegni ITALIANI più datati che sono riuscito a ritrovare.

1905 MANETTI LUIGI

In questo Manuale del Pescatore edito da Hoepli che risulta il primo lavoro moderno e corposo della nostra letteratura di manuali da pesca (303 pagine) gli altri manuali andavano da 30 a 100 pagine, il Manetti ci svela un’altra cosa cioè ci dice:

“ Visto che non sempre si possono comprare…vi spiego come farvi da soli i vermi della carne imputridita”
Questo scritto sottintende che nel 1905 i negozi al dettaglio tenevano già i bigattini in vendita…

1936 UGO VERONESE ( vice direttore) della RIVISTA IL PESCATORE DILETTANTE

Arriviamo così alla fine di questa lunga chiacchierata sulle origini di questa tecnica con l’ultimo scritto storico che ho preso in esame.

E’ il Febbraio del 1936 quando il Rag. Ugo Veronese in qualità di vice direttore della neo nata rivista “ Il Pescatore Dilettante “ edita a Milano, dall’Agosto del 1935 e prima rivista di sola pesca per diletto edita in Italia, da alle stampe un articolo : LA PESCA DEL CAVEDANO

Dove entra nel merito della pesca alla passata in modo esemplare, d’altra parte in quegli anni, già esistevano le gare di pesca in diverse regioni italiane e come si sa l’agonismo è spesso fonte di innovazione, anche se in questo caso possiamo parlare di “messa a punto” di cose storiche come abbiamo visto già tutte scoperte :

Manovra:
“Dopo scandagli di fondo, si fa scendere l’esca a largo e da monte si scende verso valle per tutto il tratto scandagliato ( dobbiamo ricordarci che si pescava ancora a fissa…); ritirata la lenza, si torna al posto di partenza, e si ridiscende e così di seguito.
Rispondere “ ferrando” leggermente ( personalmente è la prima volta che trovo scritto il termine ferrare come lo si scriverebbe oggi, prima si usava illamare o anche inferrare ed ancora più anticamente si scriveva : “dare un tirone”! ) , quando il galleggiante scompare, o prosegue deciso nel verso della corrente.”

E continua con:

“N.B.: Trattenere ( altro termine che trovo per la prima volta) sempre il galleggiante in modo che l’esca, la quale viaggia al fondo, dove la velocità della corrente è dal 30 al 40 % inferiore a quella di superficie ( ormai il Cardanico del 1550 lo avevano già letto in tanti…), marci avanti e mai a rimorchio.

Nello scorrere anagrafico mi sono fatto prendere la mano dai pochi testi italiani ( giustamente quelli che più ci interessano) così non ho citato i cugini francesi, e la cosa va rimediata, perché se gli inglesi sono stati i custodi della memoria scritta e i divulgatori di tante tecniche, i francesi sono sicuramente stati i primi maestri europei, la loro federazione FCF ( Fishing Club de France ) nasce nel 1901 ( ben 2 anni prima di quella inglese ) e già nel 1909 si dota di una sua rivista mensile: “La Pèche Illustrèe

In quella nazione la pesca è cultura popolare già a fine del 1800 quando la si ritrova citata nella sua letteratura e sulle prime riviste di “Sport”: “Le Via Au Grand Air” ( La vita all’aria aperta) che esordisce in edicola dal 1898

Non è un caso che la Pesca Sportiva esordisca ( come sport non ufficiale, ma dimostrativo) addirittura alle Olimpiadi parigine del 1900 ne scriverò, visto che ho ritrovato foto e notizie dettagliate dell’evento.

Nella speranza di essere riuscito a darvi un quadro esaustivo dell’insieme, il mio lavoro di “divulgatore” sulle origini della pesca alla passata si conclude qui.

Buona estate e un arrivederci al prossimo articolo.

Australi Zaccaria

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