Dico feeder……..e scusate se è poco

Siccome io parlo Inglese “Cumme se nient’an fusse”, prima di dire qualche sfondone senza nemmeno saperlo, mi sono premurato di chiedere aiuto a Google per conoscere il vero significato della parola “feeder” e una volta premuto il tasto “invio” sono rimasto sbalordito nel vedere che se chiedo un “feeder” a un suddito di Sua Maestà, in un colpo solo posso vedermi consegnare: un’affluente, un alimentatore, un bavaglino, uno che mangia, uno che nutre, un poppatoio, un raccordo e anche una spalla…..(!?)

Da noi uno straniero può fare confusione fra pesca e pésca, ma io che in Inghilterra voglio comprare dei feeders, rischio seriamente di ritrovarmi con un biberon attaccato alla lenza o con un bavaglino da riempire di pastura……..Ma si può??
Comunque sia, a scanso di equivoci, è bene premettere che in questo testo la parola “feeder” significa solo ”pasturatore” e nient’altro e lo dico perché queste parole saranno spesso ricorrenti nel testo, poiché proprio il pasturatore (o feeder, che dir si voglia) è il protagonista di questo servizio.

1^ foto

Sempre allo scopo di evitare fraintesi, mi preme aggiungere che l’intento di questo mio modesto contributo non è certo quello di insegnare qualcosa a chi ne sa più di me, ma di essere utile a coloro i quali, essendo ancora a digiuno di nozioni, cercano di placare la loro fame di sapere riguardo il feeder fishing…perché, come disse il sommo poeta: ”Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”.
A questo punto, visto che di bischerate ne ho già dette abbastanza, mi pare sia venuto il momento di fare un po’ più sul serio, parlando di questi benedetti pasturatori.
Per risalire alle origini del feeder bisogna scomodare quel signore inglese (Steve Gardner mi disse anche il suo nome, ma io l’ho dimenticato) che ebbe l’intuizione di fregare un bigodino a sua madre, legarlo alla lenza, riempirlo di pastura e pescarci.
Quella che sembrò essere(e lo era) un’idea geniale, fu in realtà l’uovo di Colombo, poiché portare amo e pastura contemporaneamente, nello stesso posto, è quello che ogni pescatore ha sempre cercato di fare…..tranne che da noi, in Italia, dove abbiamo dovuto aspettare quarant’anni prima di prenderlo per buono.
Da allora a oggi molta acqua è passata attraverso le maglie dei pasturatori e tante cose sono cambiate, basta pensare che fino a tre o quattro anni fa i migliori prodotti per la pesca a ledgering erano reperibili solo sul mercato estero, mentre ora anche qui da noi sono tanti quei negozi che espongono un vasto assortimento di questa merce.
Di pari passo con lo sviluppo della tecnica, anche i baluardi ideologici dei più strenui “galleggiantofili” si vanno pian piano aprendo ai nuovi orizzonti e l’aumento dei proseliti della pesca con l’evoluzione del “bigodino” è sotto gli occhi di tutti.
Tanto per partire col piede giusto, è bene sapere che il pasturatore è per importanza, un accessorio secondo solo alla canna. Il suo utilizzo improprio o una scelta sbagliata possono compromettere un’intera sessione di pesca, o peggio ancora una gara.
Usare un pasturatore a rilascio rapido in acque veloci significa far felice il concorrente a valle; usare un feeder chiuso in acque ferme e poco profonde, significa liberare troppo lentamente il suo contenuto, lasciando che il pesce si allontani verso pascoli più ricchi; usare pasturatori piccoli dove serve “tanta roba” è sbagliato come usare pasturatori grandi dove il pesce si sfama facilmente.
Anche in questo caso (esattamente come per la canna) il consiglio è quello di fare i primi acquisti guidati da un amico più esperto, cercando la qualità, la robustezza, ma soprattutto la capacità di svolgere bene il preciso compito per il quale è stato progettato.
A questo punto di preamboli ne abbiamo fatti più che abbastanza e quindi è giunto il momento di entrare mani e piedi nello specifico, magari cercando di parlare quanto più italiano possibile in una materia tutta inglese.

I feeder si dividono in cinque distinte famiglie: gli open-end (aperti all’estremità con il cilindro intero); i cage feeder (aperti all’estremità con il cilindro a rete); i block-end (chiusi alle estremità); i method feeder (pasturatori a telaio); i pellet feeder (progettati per contenere pellets, ma anche bigattini incollati)

Vediamo ora nel particolare le funzioni specifiche di ogni tipo di pasturatore.

Per open-end s’intendono tutti quei feeder di forma più o meno cilindrica, con o senza fori ai lati, da usare come vettore per la pastura, sia da sola, che addizionata a mais, canapa, pellet, bigattini e quant’altro si desideri utilizzare come elemento di richiamo.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

La principale caratteristica di questo pasturatore consiste proprio nella caratteristica del suo cilindro il quale, essendo appunto con pochi fori se non completamente senza, lascia poca superfice di pastura a contatto con l’acqua, ritardando lo scioglimento del contenuto, che arriverà intatto a destinazione, anche quando all’interno del feeder avremo messo una buona quantità di bigattini compressa fra due tappi di pastura.

Questi sono i pasturatori ideali per quando ci troveremo a pescare in alti fondali, oppure in condizioni di corrente sostenuta o quando vogliamo limitare al massimo la perdita di particelle di pastura durate il tragitto del feeder verso il fondo.

I cage feeder sono le classiche gabbiette in rete, di metallo o in plastica, e sono senza dubbio i pasturatori più usati, perlomeno nei campi di gara nostrani, dove le profondità medio-basse e le condizioni di leggera corrente, se non addirittura inesistente, consigliano un veloce rilascio della pastura.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Sono cage feeder anche: gli square cage feeder– pasturatori di forma quadrata pensati per evitare o quantomeno limitare il rotolamento sotto la spinta della corrente, ma che possono essere utilizzati anche in acqua ferma, poiché la forma incide sull’assetto in pesca, ma non sul rilascio del contenuto;

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

i bullet feeder– pasturatori di forma cilindrica con un’ogiva di piombo all’apice che gli permette di sfruttare al meglio la loro aerodinamicità e quindi volare a distanze maggiori rispetto ai normali pasturatori;

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

i lead-ring feeder– pasturatori, anche questi di forma rotonda, dotati di un anello di piombo nella parte terminale che gli conferisce una buona stabilità in volo e anche se meno performanti dei bullet feeder, sono comunque indicatii per lanci a distanza;

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

i grip mesh feeder– gabbiette in plastica con all’interno un buon numero di dentini i quali, proprio grazie alla loro funzione di grip, riescono a reggere bene anche un impasto meno tenace.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

I block end, meglio conosciuti come maggot feeder, sono concepiti per l’uso pressoché esclusivo dei bigattini, accompagnati al massimo da qualche chicco di canapa o da quel pizzico di pastura necessaria per rallentare la fuoriuscita delle frenetiche larvette. Le diverse forme di questi feeder e l’ampiezza dei loro fori, sono il frutto di studi approfonditi tesi a ottimizzare il compito da svolgere nelle diverse condizioni di pesca.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Anche nel caso dei block end, come negli open end, ci sono forme diverse che prendono nomi diversi in base all’azienda che li produce, ma soprattutto in base alle loro funzioni specifiche come per esempio, le forme adatte ai lanci a distanza che hanno il piombo al vertice per un’ovvia questione di aerodinamica; le forme schiacciate, con la piombatura interamente distribuita sulla base del corpo, per una maggiore aderenza al fondo in caso di forte corrente; le forme classiche a cilindro forato per tutte quelle condizioni di pesca dove serve la massima efficacia nel richiamo dei bigattini offerti.

Passiamo ora ai method feeder e ai pellet feeder, che sono due tipologie di pasturatori di una semplicità d’uso e di un’efficacia talmente elevate da renderli strumenti illeciti nelle gare ufficiali, ad eccezione di quelle rette da regolamenti particolari, come la neonata “Coppa Fisheries di Pesca a Feeder” dove, salvo alcune importanti regole di base introdotte a salvaguardia della salute del pesce, tutto è consentito.

Come appena detto, sia il method feeder che il pellet feeder, sono due pasturatori molto catturanti perché in entrambi i casi la tecnica specifica prevede che l’innesco rimanga nascosto fra la pastura contenuta nel feeder, facendo si che il pesce non percepisca l’inganno, difficilmente distinguibile dal brumeggio contenuto nel pasturatore.

Il method feeder è un telaio che può assumere forme diverse come una spirale che si sviluppa intorno all’asse dove scorre il filo, oppure uno scheletro a tre ali, come quelle della coda di una freccia.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Queste due versioni di method feeder sono particolarmente indicate per formare delle grandi palle di pastura intorno ai loro telai e per questo ancora molto apprezzate nel carp fishing o da chi è alla ricerca del pesce della “vita”, ma nella pesca a ledgering, dove i criteri non sono quelli dei grandi tempi d’attesa, questa tecnica è un po’ troppo lenta e per questo le attuali preferenze vanno verso i cosi detti flat method, che sono dei “cucchiai” piombati sotto la loro base, leggermente intelaiati per meglio reggere l’impasto e dove l’innesco viene offerto sempre nella parte superiore della pastura di richiamo, che a sua volta verrà fissata sul method stesso per mezzo di uno stampo di misura corrispondente.

Il pellet feeder si presenta come una piccola tazza, all’interno della quale scorre in asse la lenza madre. Questo viene riempito con del pellet bagnato e colloso al punto giusto da far presa con la sola pressione delle dita. In mezzo al pellet che si trova all’interno del feeder, collegato a un finale di 7-8 cm., c’è nascosto l’innesco e l’ignaro pesce pagherà caro il suo peccato di gola nell’esatto momento in cui deciderà di aspirare il contenuto nel feeder e con questo, l’amo e l’esca.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Una variante del pellet feeder è oggi costituita dallo striky maggot feeder: un contenitore molto simile al suo predecessore, che viene utilizzato in ossequio al suo nome con dei bigattini incollati inseriti al suo interno, dove viene nascosto anche l’innesco, ovviamente costituito da soli bigattini.

Lo striky maggot feeder è molto più bucherellato del pellet feeder, per far entrare più velocemente l’acqua, così che i bigattini compressi dentro il feeder fuoriescano da questo espandendosi e spingendo fuori con essi anche l’innesco.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Sia il method feeder che il pellet feeder vengono commercializzati anche nella versione “elasticated”. In questo caso la madre lenza non attraversa in linea il pasturatore, ma viene fissata allo stelo (o coda) del feeder, mentre il finale dovrà essere legato a un elastico cavo, interno al corpo del pasturatore, ottenendo così un maggior effetto ammortizzante.

Un’espediente questo non da poco, soprattutto quando abbiamo a che vedere con prede di buona stazza, o dobbiamo utilizzare finali sottodimensionati. Io però non vedo molto di buon occhio questo tipo di pasturatori perché, in caso di rottura della madre lenza, magari per un nodo difettoso o per il filo intaccato, il pesce allamato si porterebbe dietro anche il pasturatore e questo a mio avviso, in un’ottica di salvaguardia della preda, è sufficiente a non farmeli piacere.

Ovviamente se dovessimo entrare ancor più nello specifico riguardo l’argomento trattato, dovremmo prendere molto più tempo, sia per scrivere che per leggere, ma credo che sia giusto fermarci qui, anche per non privare nessuno del piacere di far da se e quindi a questo punto non resta che incominciare a pescare e……….prendere tanto pesce.

Un saluto a tutti gli amici di Match Fishing da
Marcello Corbelli

Copertina

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *