I CAVEDANI VEDONO SOLO IL GIALLO E IL NERO
Negli ultimi tempi diversi uomini vestiti di giallo e nero si sono distinti nelle gare dove la specie ittica da insidiare era sua maestà il cavedano. Dopo una attenta ricerca ( a dire il vero nemmeno troppo faticosa) abbiamo scoperto che quei colori corrispondono al marchio Tubertini, abbiamo così avvicinato due dei migliori alfieri del marchio bolognese rispondenti ai nomi Francesco Vaselli e Lorenzo Bruscia per farci raccontare un po’ di segreti e farci vedere da vicino alcune delle novità commercializzate che sono state tra le armi vincenti per ottenere questi risultati.
Facendo una spunta delle cose da preparare: pescatori al top, fatto!- attrezzature al top, fatto!…. mancava solo una location al top… e quale soluzione migliore se non il fiume Tevere ad Umbertide? Un vero paradiso terrestre per chi ama pescare questi furbissimi pinnuti.
Prima di andare a parlare di tecnica, ovvero di come preparare e manovrare le nostre lenze andiamo a vedere da vicino cosa utilizzano i nostri campioni per ingannare gli astuti cavedani.
Le nostre lenze non potranno che essere che attaccate agli elastici Hybrid, che ormai sono insostituibili in quanto uniscono le caratteristiche positive degli elastici cavi a quelle degli elastici pieni classici. Un prodotto unico sul mercato in quanto nessun altro elastico è in grado di unire le caratteristiche di allungamento dell’hybrid alle sue doti di “nervo”. Un elastico che si allunga ma non è mollaccione ed è in grado di avere forza fino all’ultimo centimetro, evitando così quelle brutte immagini di elastici penzoloni fuori dalla punta. La misura perfetta per questo tipo di pescate è l’1.2, ma anche l’1,0 in caso di terminali sottili e pesci più sospettosi oppure l’1.4 quando abbiamo bisogno di domare cavedanosauri di dimensioni XXXL.
Cominciamo ora a parlare di monofili. La gamma ERRE si allarga e dopo il grande successo dei monofili per terminali oggi entrano in gamma anche tre diversi monofili ideali per mulinello e lenze. I tre modelli sono Erre uno, Erre due ed Erre tre, monofili con le stesse caratteristiche e che si differenziano per la colorazione, neutra per l’Erre uno, marrone per l’Erre due e verde per l’Erre tre. Questi monofili hanno un diametro molto preciso abbinato ad un’ottima resistenza sia al nodo che all’abrasione e sono commercializzati in bobine da 150, 350 e 1000 metri.
Accanto a questi vi è quello che ormai è diventato un benchmark per tutti ovvero il filo Erre per terminali, quello commercializzato in bobine da 50 metri. Un filo molto resistente al nodo e all’abrasione, che abbina grande morbidezza ed estrema invisibilità. Le misure sono assolutamente reali e garantiscono la stessa tenuta di fili con una misura superiore, praticamente stessa resa, ma con una misura in meno!
Per quanto riguarda i galleggianti abbiamo visto tre modelli differenti: i PRO 128 sono galleggianti dalla forma leggermente affusolata e più lunghi rispetto agli altri che andremo a vedere.
Hanno deriva in fibra di vetro ed antenna in plastica. Questi materiali gli donano caratteristiche straordinarie di stabilità e nell’entrata in pesca e lo rendono ideale quando dobbiamo pescare appoggiati, magari anche con l’ultimo pallino, o anche nella pesca fuori punta in quanto tiene perfettamente l’acqua grazie alla particolare distribuzione dei pesi.
Successivamente abbiamo visto i PRO 131, dalla forma classica a goccia rovesciata, ottimo per pescare anche in lenta ed ideale quando si pesca staccati dal fondo. L’antenna in plastica è robusta ed adatta anche per i combattimenti con i cavedani più vivaci, la deriva è in carbonio e la lunghezza è decisamente minore rispetto al Pro128, questo per permettergli una entrata in pesca più rapida ed una migliore segnalazione delle rapide tocche dei furbissimi cavedani.
Infine il nuovissimo PRO 139, galleggiante molto simile come forma al pro131, ma con filo passante, deriva più generosa ed antenna in plastica cava ad alta visibilità. Si può utilizzare sia con la bolognese sia con la roubasienne anche per la pesca nei laghetti: trova la sua massima espressione nella pesca con il mais in quanto ci permette una taratura assolutamente perfetta e sempre a bolla anche senza impazzire a trovare chicchi di mais della stessa dimensione e peso.
Ed infine gli ami, serie 247 e serie 29, entrambi senza ardiglione ed entrambi infallibili poiché in grado di garantire una perfetta presentazione dell’esca unita ad una tenacità impensabile per ami di queste dimensioni. Il 247 appare appena più leggero rispetto al serie 29, se non altro per la misura del gambo corto nel 247 e medio nel serie 29. Entrambi gli ami ci permettono di lottare ad armi pari con cavedani abbondantemente superiori al kg anche nelle misure più piccole.
Ed infine altra novità sono le fionde, Lake e River, entrambe con un fondello in gomma studiato per stringere il più possibile la “rosata” dei bigattini, la prima più dolce con elastico da tre mm, la seconda più strong con elastico da 4mm. Entrambe queste fionde hanno l’aggancio dell’elastico nel cuore delle forcelle, con il vantaggio di poter usare la fionda in entrambi i versi e di non ingarbugliare MAI l’elastico durante la fase di pesca.
Ed ora dopo aver visto le attrezzature i consigli su come utilizzarle. Umbertide è da sempre sinonimo di cavedani, ma la differenza tra grandi pescate e “quasi cappotti” è davvero sottile.
Francesco Vaselli e Lorenzo Bruscia che ci hanno accompagnato in questa pescata sono due specialisti di questo tipo di pesca, ma la prima cosa che ci tengono a sottolineare è che in realtà questi fiumi (come il Tevere o l’Elsa per esempio) vanno affrontati sempre con la massima attenzione ed apertura mentale perchè ogni volta presentano caratteristiche diverse. La dimostrazione sta anche in questa uscita poiché i due campioni hanno dovuto faticare per più di mezz’ora prima di capire l’umore dei cavedani tiberini.
Una volta intuito il punto debole degli astuti pinnuti è stata davvero una rumba e a vederli pescare sembrava tutto davvero di una semplicità disarmante (cosa che in realtà non lo è affatto). Quindi il primo consiglio è quello di adattarsi molto velocemente agli umori dei pesci, tenendo ben presente che a volte variano anche durante l’arco della giornata .
La costanza della pasturazione è un’altra regola basilare per questo tipo di pesca. A volte ci sembra che non ci siano più pesci e rallentiamo il ritmo delle fiondate. Grave errore! Anche quando non vediamo mangiate i pesci spesso ci sono o sono nei paraggi, dobbiamo solo capire come vogliono l’esca in quel momento. Un rallentamento o addirittura uno stop della pasturazione li farebbe sicuramente allontanare in maniera molto rapida. I bigattini vanno fiondati in giusta quantità, ovviamente l’esagerazione è controproducente ma più o meno un paio di kg di larve sono sufficienti per una pescata di tre o quattro ore.
In estate a volte possono servire un po’ di bigattini in più per sfamare i piccoli pesci ed evitare così il disturbo di alborelle e cavedanelli di pochi grammi. In questi casi (se c’è disturbo di pesciolame) le fiondate dovranno essere più piene, mentre quando a farla da padroni sono i pesci di taglia maggiore e le catture sono un pochino più ridotte potremo fiondare anche un pochino meno per metterli maggiormente in competizione alimentare tra loro.
Per quanto riguarda le lenze dovranno essere basse quando la pescata è importante con tanti pesci al nostro attivo. Lenze aperte in 25 cm circa con piccoli pallini abbastanza raccolti, pallini che dovranno essere un pochino allargati nel caso la pescata sia “a stendere” fuori dalla punta.
I finali lunghi sono ormai passati di moda ed i nuovi specialisti di questa pesca come Lorenzo e Francesco prediligono terminali corti, intorno ai 20 cm circa, poiché sostengono che con terminali troppo lunghi si rischia di vedere le mangiate in ritardo finendo così con il “padellare” molto più frequentemente.
I ragazzi ci raccontano che questa idea delle lenze chiuse con terminali corti è assolutamente personale e molti pescatori continuano ad effettuare le loro pescate con le classiche lenze aperte e terminali lunghi. A giudicare dai risultati di questi due campioni ci sentiamo di consigliare di provare ad ascoltarli e … “vedere di nascosto l’effetto che fa”.
Semplicemente demenziale,tenere tutto quel pesce,non aggiungo altro, poi quei due fenomeni sono anche i primi a lamentarsi che non c’è più pesce. VERGOGNA
Il pesce verrà rilasciato a fine pescata, sicuramente una nassa per quanto grande stressa molto il pesce specialmente nelle gare dove c’è anche la pesatura.