CANAPA, MAIS E SOPRATTUTTO RAVIZZONE!
Nella pesca sportiva da sempre, per insidiare i grossi esemplari di pesci come carpe, tinche, cavedani e barbi, oltre alle classiche esche si può far uso anche e soprattutto di granaglie e semi.
Ci sono aziende specializzate che le vendono già preparate e chiuse dentro ai barattoli ma ancora meglio sarebbe prepararle fresche di volta in volta.
Il mais è senza dubbio il più utilizzato dai pescatori di carpe ma al suo pari potremmo inserire la canapa, i ceci, i piselli, l’orzo, il lino.
Alcuni di questi sono molto validi per pasturare e come innesco, altri invece come il coriandolo o il finocchio sono eccezionali anche come integratori alle pasture da pesca.
Sono proprio certi semi che macinati finemente rilasciano un forte profumo come il coriandolo o il finocchio che pare abbiano una grande capacità attirante per i ciprinidi.
Ultimamente però ne ho scoperto un altro davvero formidabile, probabilmente il segreto di Pulcinella per un pescatore di Carp fishing, ma nuovo per gli addetti della pesca al colpo e feeder che si colloca di prepotenza alla pari del mais o della canapa che già tutti conosciamo.
Trattasi del ravizzone, un seme dalla famiglia delle brassicacee o della colza che pare abbia dato ottimi risultati anche in gara.
Può essere considerato un seme a metà via tra la canapa appunto e il mais.
Il seme di ravizzone una volta bollito se lo andiamo a schiacciare con la pressione di due dita farà uscire dal guscio marrone rosso dei piccolissimi frammenti di polpa identica a quella del chicco di mais.
Mentre la canapa o il mais lo troviamo comodamente nei barattoli e commercializzati in tutti i negozi, il Ravizzone lo troviamo solo sfuso presso qualche negozio zootecnico di mangimi o cibaglie per uccelli.
Ma vediamo di conoscerlo meglio questo piccolo seme che pare sia largamente utilizzato da chi pratica la pesca sportiva nell’est Europa.
Un giorno mi trovavo in Austria per una competizione internazionale e nell’albergo dove soggiornavo erano presenti anche i due fratelli della Repubblica Ceca Josef e Ladislav Konopasek i quali la sera prima della gara li notavo intenti ad cucinare in una pentola in ebollizione una chilo di questo seme, il ravizzone appunto.
Incuriosito, mi sono fatto avvicinato per capire cosa stessero facendo e a cosa serviva questo seme.
Grazie alla traduzione dell’amico Luca Pergreffi mi veniva detto che nel loro paese, soprattutto tra chi pesca le carpe e le breme, questo seme è fondamentale per attirare grossi pesci .
Ovviamente me ne hanno regalato una buona porzione che al rientro in Italia non ho esitato di provare nelle mie gare di feeder.
Ben posso dire che il risultato delle mie gare è stato molto positivo perché su tre gare di pesca sono riuscito a conquistare un secondo posto di settore, un primo posto assoluto e un primo posto di settore con un ottimo peso.
Questi risultati sono arrivati grazie all’uso del Ravizzone? Non so , so solo che fino ad allora mai avevo utilizzato questo seme magico ma che da quel giorno in poi deve far parte sempre del menù che preparo da offrire ai pesci.
Come inizio niente male direi ma per saperne di più su questo seme proseguiamo la lettura.
Ravizzone, olio di ravizzone
Il ravizzone o “rapa oleifera” – nome scientifico Brassica napus var. oleifera – è una pianta appartenente alla famiglia delle brassicacee/crucifere che, dal punto di vista botanico, sembra stare “nel mezzo” tra il genere dei cavoli e quello delle rape.
Olio di Ravizzone
Il ravizzone è una rapa “da olio” che somiglia moltissimo alla colza (Brassica rapa campestris oleifera), un’altra rapa oleifera autoctona europea; da sempre, le due specie sono state confuse, quindi mescolate, pertanto sia la coltivazione che la commercializzazione ed il consumo, non sono ben distinguibili tra una rapa e l’altra.
Olio di ravizzone nella storia
Il ravizzone (e il relativo olio) è una rapa conosciuta fin dall’antichità; i Romani ne ignoravano l’esistenza, mentre i Galli (nel centro Europa) ne facevano già un largo utilizzo.
Alcuni reperti storici collocano le prime coltivazioni del ravizzone da olio a nord della Francia (nel XIII-XIV secolo); nel Medioevo, l’olio di ravizzone era già oggetto di scambi e vendite da parte della “corporazione dei fabbricanti d’olio” e da quella degli “speziali droghieri”.
Come molti altri tipi di olio (ad esempio l’olio di semi di papavero), prima del XVIII secolo anche quello di ravizzone subì una grande discriminazione da parte della comunità scientifica; solo nel 1774 con la pubblicazione e relativa smentita scientifica dell’abate francese Rozier, molti di questi oli “banditi” vennero ripristinati sul mercato continentale.
Dall’800 in poi, il ravizzone fu coltivato soprattutto nell’est-europeo dove, per motivi religiosi (chiesa Ortodossa), in periodo di Quaresima, il latte e il burro risultavano severamente vietati a vantaggio dell’olio di ravizzone.
Impieghi del ravizzone e dell’olio di ravizzone
Fin dal XVIII secolo, quello di ravizzone era considerato, oltre che un alimento, un olio emolliente e risolvente di grande efficacia (Lémery – Pharmacopée Universelle); nel secolo successivo Roques e Cazin confermarono tali proprietà attribuendo all’olio di ravizzone anche la peculiare funzione lassativa.
Nel ‘900, Fournier ne ha riproposto l’utilità terapeutica sia come emolliente, sia nella risoluzione delle costipazioni intestinali attraverso enteroclismi, aggiungendo un’ipotetica funzione preventiva contro le coliche epatiche e quelle renali. Inoltre, pare che le tradizioni popolari (delle quali però non si conosce la reale attendibilità) tramandino ancor oggi di bere un bicchiere di olio di ravizzone come rimedio al morso di vipera.
Del ravizzone se ne possono utilizzare anche solo i SEMI; questi, se assunti in polvere, risultano fortemente diuretici e sudoriferi (5g in una tazza di tiglio per 2 volte al dì), mentre mescolati al miele (stessa dose) possono fornire un certo effetto emolliente contro la tosse e la bronchite.
Ad uso esterno, mediante tamponi, l’olio di ravizzone è ancora utilizzato come pro-cicatrizzante nella cura della piaghe, mentre più genericamente risulta utile (miscelato a delle aromatiche) per risolvere la frizione dei massaggi e delle manipolazioni contro i dolori.
Uso alimentare e aspetti nutrizionali dell’olio di ravizzone
Non ci sono molte informazioni sull’olio di ravizzone poiché risulta un alimento “obsoleto” e consumato solo in piccole realtà territoriali per produzione artigianale (al contrario, risulta di maggior interesse per la produzione industriale saponaria). In cucina, l’olio di ravizzone si presta alla preparazione di piatti che necessitano una buona tenuta (per la maggiore capacità legante ed emulsionante rispetto ad altri oli) e risulta anche molto conservabile rispetto a quelli altrettanto ricchi in acidi grassi polinsaturi (PUFA); NB. nonostante sia ricco in omega3, alcuni sostengono che l’olio di ravizzone si presti molto per la frittura, grazie alla sua consistenza grassa e vischiosa.
In ogni caso, quel che è certo è che l’olio di ravizzone rappresenta una vera e propria miniera di PUFA 18:3 e le relative concentrazioni sono quasi paragonabili a quelle dell’olio di lino.
Origine e diffusione
Il Ravizzone è una pianta di origine incerta, coltivata nei Paesi dell’Europa centro-settentrionale. Nella Pianura Padana viene coltivato come erbaio autunno-primaverile, dove viene utilizzato tra la fine di marzo e i primi di aprile, epoca in cui fiorisce. Nelle zone irrigue, sempre come erbaio, viene seminato verso la fine dell’estate e offre un primo taglio verso novembre e un secondo, meno produttivo, in primavera.
Caratteri botanici
Pianta annuale o biennale, con radice fittonante, gracile, a colletto non ingrossato, molto simile al Colza, dal quale si distingue per avere le foglie più ruvide, irte di peli, in particolare nella pagina inferiore, meno glauche e meno carnose. Lo stelo, le foglie caulinari e le infiorescenze sono quasi come nel Colza. Le silique sono molto erette, rostrate; i semi, più chiari rispetto a quelli del Colza, hanno un contenuto in olio del 35% circa.
La raccolta viene fatta in giugno (usando mietitrebbie). La quantità di prodotto ad ettaro è di circa 20 quintali. I caratteri organolettici dell’olio di ravizzone è molto simile a quello del colza.
Come per il colza anche il panello del ravizzone viene usato per l’alimentazione del bestiame e come concime. Come detto, viene usato anche come erbaio.
Come prepararlo per la pesca sportiva
La procedura è molto semplice:
- lasciare a bagno la quantità desiderata del ravizzone in una bacinella di acqua per almeno un paio di ore.
- Procedere poi con la bollitura a fuoco lento per circa 25 minuti e lasciare raffreddare il tutto nella pentola senza scolarlo.
Può essere bollito a seme intero oppure se dobbiamo insidiare dei piccoli pesci si può anche preventivamente macinare proprio come si usa fare con la canapa.
A differenza dei chicchi di mais o di canapa che hanno dimensioni più grossolane il ravizzone non sazia il pesce.
La piccola dimensione del ravizzone, simile ad una perlina da 2 mm, favorisce il richiamo del pesce sul luogo di pesca e riesce a trattenerlo per lunghi periodi.
Le carpe adorano queste piccole perline marroni rossastre e gialle all’interno come fossero mais .
Perché bollire il ravizzone?
La fermentazione rende l’esca stimolante per il complesso sistema ricettivo della carpa e l’eventuale pre bollitura accorcia ulteriormente questa fase (in verità migliora anche la sua digeribilità trasformando l’amido in zuccheri digeribili.
A mio avviso il ravizzone deve essere sempre cotto seguendo le indicazioni sopra descritte.
La loro forma di piccola pallina del diametro di circa 2 mm di colore marrone rossastro agevola la pasturazione tramite l’aggiunta in pastura, all’interno del feeder oppure in mezzo ai bigattini incollati.
Per chi pratica la pesca al colpo con la roubaisienne il ravizzone, come la canapa, può essere anche scodellato.
L’importante è tenerlo sempre a bagno in una magic box possibilmente nella sua acqua di cottura.
Il ‘seme magico’ del ravizzone, grazie al suo buon rendimento, sta trovando un numero sempre maggiore di utilizzatori nel mondo della pesca sportiva.
Vi invitiamo a provarlo, potreste rimanere sbalorditi.